INGHILTERRA

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

INGHILTERRA (XIX, p. 231)

Pietro SILVA

Storia (p. 232). - Gli aspetti e gli sviluppi della storia dell'Inghilterra nell'ultimo periodo sono essenzialmente legati, per quanto riguarda la politica interna, alla formazione del governo di unione nazionale, avvenuta nell'estate del 1931; e per quanto riguarda la politica estera, alla crisi del cosiddetto sistema della sicurezza collettiva, imperniato sullo spirito e sulla lettera dello statuto della Società delle nazioni.

La formazione del governo di unione nazionale venne a rinnovare una situazione politico-parlamentare, che già si era verificata durante la guerra mondiale, e che era durata fino al 1922. In tale periodo, prima sotto la guida di Asquith poi sotto quella di Lloyd George, i governi vennero costituiti da esponenti dei partiti liberale, conservatore e laburista, uniti nello sforzo per la lotta e per la vittoria. Avvenuto nell'autunno 1922, in seguito al fallimento della politica inglese in Asia Minore (sanzionato dal trionfo di Kemal pascià contro i Greci protetti da Lloyd George), lo scioglimento della coalizione governativa con la conseguente eliminazione di Llovd George dal governo, si era tornati al tradizionale sistema della contrapposizione dei partiti e del loro alternarsi al potere; con la sola modificazione rappresentata dal fatto che di fronte al partito conservatore sorgeva come antagonista non più il partito liberale, relegato al terzo posto e per di più diviso in due tendenze divergenti, ma il partito laburista accresciuto notevolmente di forze in seguito alla concessione del suffragio universale (1918).

Tra l'autunno del 1922 e la primavera del 1929, l'avvicendamento al potere era avvenuto appunto fra conservatori e laburisti, col seguente ritmo: autunno 1922-autunno 1923, conservatori con a capo successivamente Bonar Law e Baldwin; autunno 1923-autunno 1924, laburisti con a capo Mac Donald; autunno 1924-primavera 1929, conservatori con a capo Baldwin.

Al ministero conservatore seguì nel maggio 1929, in seguito alle elezioni generali che avevano dato la maggioranza ai laburisti, il nuovo ministero laburista capeggiato da Mac Donald. Ma tra il maggio 1929 e l'estate 1931 maturò la gravissima crisi economico-finanziaria determinata dalle enormi spese che incombevano sullo stato per il mantenimento della sterlina al livello della parità aurea e per il pagamento dei sussidi alla sterminata massa dei disoccupati.

Sotto la minaccia della bancarotta si resero necessarie urgenti misure radicali per la cui attuazione apparve condizione pregiudiziale il ritorno all'unione e alla collaborazione dei partiti. Venne così costituita una nuova coalizione in cui entrò la massa dei conservatori sotto la guida del leader Baldwin fiancheggiato da Neville Chamberlain, ed entrarono frazioni dei laburisti con a capo Mac Donald, e dei liberali con a capo sir John Simon, mentre il resto dei laburisti e dei liberali passava all'opposizione. La coalizione su cui si appoggiò il nuovo ministero, che si costituì sotto la guida di Mac Donald, ebbe la sanzione dalle elezioni generali, indette nell'ottobre 1931, che assicurarono al governo un'enorme maggioranza, riducendo l'opposizione a due sparuti gruppi di liberali e di laburisti ortodossi. In realtà nell'unione nazionale predominavano gli elementi conservatori, che da soli avrebbero potuto costituire la maggioranza assoluta; ma il loro leader, Stanley Baldwin, preferiva rimanere al secondo posto a fianco del leader liberale-nazionale John Simon, nel ministero presieduto dal leader laburista-nazionale Mac Donald. La situazione politico-parlamentare così formatasi dura tuttora (primavera 1938), col solo spostamento di qualche titolare di ministero e con quello della direzione del gabinetto dal leader laburista-nazionale Mac Donald al leader conservatore Baldwin (luglio 1935), che a sua volta, nel luglio 1937, ha lasciato il posto al suo successore nella direzione del partito conservatore Neville Chamberlain, assurto in primissima linea fra i conservatori per l'eccellente prova data delle sue qualità, come cancelliere dello Scacchiere, nell'opera di raddrizzamento finanziario. (v. gran bretagna: Finanze, App.).

In realtà, il raddrizzamento finanziario ha costituito l'attività più importante e il merito principale del governo di unione nazionale, e basta da solo a spiegare come la formazione politico-parlamentare che sta alla base di tale governo abbia potuto conservare il favore dell'opinione pubblica britannica, mantenendosi sostanzialmente inalterata anche attraverso due clamorose crisi di politica internazionale, che determinarono la caduta di due ministri degli Esteri (v. sotto).

Tutto ciò giovò al mantenimento della situazione politico-parlamentare creatasi con la coalizione del 1921, e che ebbe, dopo quella dell'autunno 1931, una nuova sanzione dalle elezioni dell'ottobre 1935, per quanto in queste l'opposizione laburista sia riuscita a rafforzare notevolmente le proprie schiere, ridotte nel 1931 a proporzioni assai meschine.

Un momento di perturbamento e di crisi nella vita interna britannica si verificò nel dicembre 1936 per una questione riguardante la vita famigliare del re Edoardo VIII succeduto al padre Giorgio V nel febbraio precedente. La crisi fu provocata dalla decisione del re di unirsi in matrimonio con la signora americana Simpson, già due volte divorziata. Contro tale decisione si levò il govemo con l'appoggio quasi unanime dell'opinione pubblica, il che determinò l'abdicazione del giovine re e l'avvento al trono del fratello Giorgio VI. Così la crisi si chiuse senza lasciare conseguenze.

La politica estera del governo d'unione nazionale ebbe come capisaldi i dogmi del disarmo e della sicurezza collettiva secondo lo spirito del patto della Società delle nazioni. All'unisono con l'immensa maggioranza dell'opinione pubblica di ogni tendenza, il governo britannico promosse la convocazione della conferenza del disarmo (febbraio 1932), alla cui presidenza fu assunto il laburista Henderson, e sostenne le tesi che miravano a portare a un'effettiva riduzione degli armamenti, e che invece cozzarono e naufragarono per l'irriducibile contrasto fra il punto di vista della Francia, ferma nell'esigere il mantenimento dei vincoli di Versailles agli armamenti della Germania, e il punto di vista della Germania, reclamante la parità. Con l'avvento del nazionalsocialismo al potere in Germania (febbraio 1933), e con la successiva uscita della Germania dalla Società delle nazioni e dalla conferenza del disarmo (ottobre 1933), i capisaldi ginevrini della politica estera dell'Inghilterra ebbero i primi colpi. Altri più gravi seguirono quando, dal 1935, Hitler cominciò l'azione di smantellamento del trattato di Versailles, compiendo, come primo gesto, quello di ristabilire la coscrizione (16 marzo 1935).

La politica estera britannica si volse allora a promuovere la formazione dei cosiddetti patti multipli, diretti a costituire, sotto l'egida di Ginevra e nei quadri del patto della Società delle nazioni, raggruppamenti di stati interessati allo stesso problema per assicurare la pace e lo statu quo: patto danubiano, diretto a salvaguardare la situazione dell'Austria; patto nord-orientale, diretto a riunire nello stesso sistema di accordi Germania, Polonia, Cecoslovacchia e Russia; intesa anglo-italo-francese, negoziata a Stresa nell'aprile 1935, per evitare nuove infrazioni germaniche, dopo quella del 16 marzo 1935, al trattato di Versailles, e per tentare di ricondurre la Germania verso la Società delle nazioni e di ridare vita e attività alla conferenza del disarmo.

In codesta situazione però sopraggiunse la crisi determinata dal conflitto italo-etiopico, in cui la politica britannica prese decisamente posizione di fronte e contro l'Italia. In siffatto atteggiamento il governo si trovò sostenuto e spinto non solo dalla sua maggioranza, ma anche dalle correnti liberali e laburiste di opposizione; a determinarlo, contribuirono essenzialmente due moventi: la sensazione che l'azione italiana potesse pregiudicare e sminuire gli interessi e la posizione dell'Inghilterra nel Mediterraneo, nel Mar Rosso e in Africa, e la persuasione che lo sviluppo di tale azione costituisse un colpo alla solidità del sistema costituito dallo spirito e dalla lettera dello statuto della Società delle nazioni, su cui l'opinione pubblica britannica si era abituata a basare la sicurezza della pace e dello statu quo, e insieme l'intangibilità della posizione e del predominio dell'impero britannico.

L'attività britannica per fronteggiare e per tentare di ostacolare e paralizzare l'azione italiana nell'Africa orientale ebbe, dal settembre 1935 al luglio 1936, tre caratteristiche esplicazioni: la decisione dell'applicazione delle sanzioni all'Italia; il concentramento della massima parte delle forze navali inglesi nel Mediterraneo; la conclusione dei patti di assistenza con i varî stati mediterranei ad esclusione dell'Italia (v. mediterraneo, App.).

Un tentativo di conciliazione sulla base di una soluzione intermedia appagante solo in parte le aspirazioni italiane, tentativo del quale si fece promotore, insieme con il ministro francese Laval, il ministro britannico deglì Esteri sir Samuel Hoare, provocò nelle correnti dell'opinione pubblica inglese così veementi e travolgenti movimenti di protesta, che il premier Baldwin per salvare il ministero dovette provocare le dimissioni di Samuel Hoare e sostituirlo al Foreign Office con Anthony Eden, esponente delle tendenze più contrarie all'Italia (dicembre 1935)

Da tutto ciò una tensione fra l'Italia e l'Inghilterra che parve sconvolgere e distruggere la concezione dei rapporti italo-britannici basati sulla cosiddetta tradizionale amicizia, e raggiunse in certi momenti forme e proporzioni pericolose.

Il risultato vittorioso conseguito dall'Italia nell'impresa etiopica costituì per la politica britannica un duro colpo, le cui ripercussioni si fecero sentire non solo sulla situazione mediterranea dell'Inghilterra, ma anche sull'organismo della Società delle nazioni. Ciò mentre la crisi internazionale sorta in conseguenza del conflitto italo-etiopico, determinando la sostanziale rottura dell'intesa anglo-italo-francese costituita a Stresa nell'aprile 1935, aveva agevolato alla Germania l'attuazione di un altro grave colpo al trattato di Versailles, e cioè la rioccupazione armata della zona renana.

Ecco allora la politica britannica correre ai ripari, che in un primo tempo furono visti essenzialmente nel rafforzamento dell'intesa con la Francia e nella preparazione e nella rapida attuazione di un colossale programma di riarmo navale, aereo e terrestre diretto a mettere l'impero britannico al sicuro da ogni sorpresa. A siffatti orientamenti che si delinearono nell'estate-autunno 1936, si accompagnarono ben presto quelli determinati dalla necessità di tener conto della nuova situazione che si costituiva in seguito al rafforzamento dell'Italia dopo la creazione dell'Impero, al rafforzamento della Germania dopo il riarmo renano, e in seguito alla formazione dell'asse Roma-Berlino. Una politica di avvicinamento e di accordo alle potenze dell'asse si presentò alla considerazione di molti elementi dirigenti inglesi come la sola via per evitare il frazionamento dell'Europa in due blocchi contrapposti coi conseguenti pericoli di catastrofi generali. Ad accentuare il movimento degli spiriti e delle correnti politiche in questo senso contribuirono anche le complicazioni sviluppantisi in Estremo Oriente per il conflitto cino-giapponese (autunno 1937) e reclamanti una maggiore attenzione dell'Inghilterra verso quella zona di essenziale importanza per l'impero britannico, il che non era agevole se non avveniva prima una distensione nella situazione mediterranea e africana.

Ecco preparata e aperta la via che condusse al nuovo avvicinamento dell'Inghilterra all'Italia sanzionato con gli accordi del 16 aprile 1938, avvenimento importantissimo anche nei riguardi della situazione mediterranea, e di cui tappa preparatoria fu la dimissione del ministro Eden, legato alla posizione d' intransigenza di fronte all'Italia e d'inflessibile fedeltà ai dogmi di Ginevra anche quando la solidità di tali dogmi si presentava vacillante e scossa nella nuova situazione internazionale.

L'accordo con l'Italia si è presentato al governo britannico come una tappa essenziale destinata ad essere seguita da altre per la creazione di un nuovo sistema di pace e di vita europea, in sostituzione di quello creato a Ginevra a sostegno dei trattati del 1919-1920 e ormai quasi interamente crollato.

Bibl.: A. Maurois, Histoire d'Angleterre, Parigi 1937 (trad. italiana, Milano 1938); V. Gayda, Italia, Inghilterra, Etiopia, Roma 1936 (per il contrasto italo-inglese nel 1935-36).

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