SYBEL, Heinrich von

Enciclopedia Italiana (1937)

SYBEL

Carlo Antoni

Storico, nato a Düsseldorf il 2 dicembre 1817, morto a Marburgo il 1° agosto 1895. All'università di Berlino ascoltò Savigny e Ranke. Prendeva nel 1840 la libera docenza a Bonn e l'anno seguente pubblicava la sua prima grande opera, la Geschichte d. ersten Kreuzzuges (Lipsia 1841). Già da allora si rivelava una nota dominante del suo spirito: l'avversione ai travisamenti romantici della storia del Medioevo, tornati di moda durante il regno di Federico Guglielmo IV. Questo spregiudicato senso critico è anche più accentuato nel saggio Entstehung d. deutschen Königtums (Francoforte sul Reno 1844, 2ª edizione 1881). Nel 1844 era professore straordinario a Bonn, l'anno dopo ordinario a Marburgo. Fino a questo momento era stato un corretto discepolo di Ranke. Ma il fermento politico di quegli anni lo raggiunse, imprimendo anche alla sua storiografia un tutt'altro indirizzo; il vecchio Ranke gli apparve un uomo insensibile alla realtà nazionale, e il S. aderì al movimento liberale-nazionale.

Il suo liberalismo non è però razionalistico alla francese, ma storicistico. In varî saggi storico-politici il S. si dichiara partigiano delle idee liberali non in omaggio a pretesi diritti innati dell'uomo e del popolo, ma in vista dell'evoluzione politica della nazione tedesea, in vista dell'utilità di quelle idee nella situazione allora creatasi. Vuol contemperare le idee nazionali del liberalismo con le nuove esigenze di uno stato forte, che elimini feudalesimo e clericalismo, tenga a freno le agitazioni delle classi inferiori, ma garantisca larghe libertà politiche ed economiche alla classe colta, la borghesia.

Battagliero, eloquente, si gettò nel tumulto del '48, lanciò opuscoli e programmi elettorali, frequentò il "Vorparlament" di Francoforte, sedendo a sinistra, ma non riuscì a porre la propria candidatura all'assemblea nazionale. Fallito il moto del'48 entrò, nel 1850, come delegato della sua università, nel parlamento di Erfurt, dove sostenne il progetto di unione tedesca lanciato da Radowitz.

Tramontata anche questa illusione, seguirono tranquilli anni di lavoro scientifico, dominato tuttavia dalla passione politica.

Nacque così la sua opera capitale: la Geschichte d. Revolutionszeit 1789-1800 (voll. 5, Düsseldorf 1853-1860), nella quale il S. si rivela il primo storico che abbia messo in luce gli aspetti sociali ed economici di quel rivolgimento.

Nel 1856, per intervento del Ranke e per desiderio di re Massimiliano di Baviera, si trasferì a Monaco, dove fondò con il Ranke la "Commissione storica" e nel 1859 la Historische Zeitschrift. Nel 1856 aveva definito il programma della nuova storiografia liberale-nazionale in Über den Stand d. neueren deutschen Geschichtsschreibung (ristampato nel vol. I delle Kleine historische Schriften).

La guerra del '59 rese nuovamente acuto il problema dell'unità nazionale: il S. dichiarò la sua simpatia per il Risorgimento italiano e propugnò un'intesa tra Prussia e Baviera a danno dell'Austria. È questo programma piccolo-tedesco, che ispirò la conferenza che tenne il 28 novembre del 1859 per il compleanno del re, sulle "Nuove interpretazioni dell'età degli imperatori tedeschi", in cui accusò l'impero medievale di tradimento degli interessi tedeschi e rimproverò agl'imperatori di aver negletto la missione colonizzatrice dei Tedeschi a Oriente. La polemica che seguì a questo atto di accusa può dirsi aperta tutt'ora.

Divenuta insostenibile la sua posizione a Monaco, passò nel 1861 a Bonn. Eletto deputato di Krefeld, il S. aderì al Centro sinistro, chiese che la riforma dell'esercito prussiano fosse associata a una riforma costituzionale, finì per passare all'opposizione e divenne, con i suoi discorsi contro Bismarck e Roon, l'eroe del giorno, specialmente in Renania. Nel 1864 abbandonava per malattia la scena politica. Due anni dopo era convertito alla politica di Bismarck. Rientrato nella Camera prussiana, ebbe occasione nel decennio seguente di battersi contro il suffragio universale e contro gli "ultramontani".

Fondò in Renania, durante il Kulturkampf, il Deutscher Verein e dedicò varî saggi politici alla lotta contro la socialdemocrazia. Nel 1875 era nominato direttore dell'Archivio di stato di Berlino e degli archivî prussiani, ai quali diede un nuovo ordinamento. Diresse le Publicationen aus den preuss. Staatsarchiven, fondò l'Istituto storico di Roma, partecipò alla pubblicazione dei Monumenta Germaniae historica, della corrispondenza di Federico II e degli Acta Borussica. Per suggerimento di Bismarck, che gli aprì l'archivio del Ministero degli esteri, scrisse Die Begründung d. deutschen Reichs durch Wilhelm I. (voll. 7, Monaco 1889-1894; 6ª ed., 1901). Storia non della nazione, ma dello stato prussiano, anzi della politica di Bismarck, l'opera ha i difetti di ogni storiografia aulica.

Interprete della ricca e forte borghesia liberale renana, il S. ha il suo posto, tra Droysen e Treitschke, in quella pleiade di grandi storici, che accompagnò il movimento dell'unità tedesca. Dal Ranke ereditò il metodo, ma si staccò da lui in quanto volle educare, non solamente vedere come le cose fossero andate. Dallo storico esigeva penetrazione critica della materia, vivacità d'intuizione, capacità a render presente il passato, ma soprattutto energia del giudizio etico-politico. Dal Ranke lo separa anche la diversa concezione dei protagonisti della storia: non le idee spingono avanti la ruota della storia ma gli stati incarnati nelle grandi figure. Non volle considerare "fatalisticamente" la storia come una lotta di principî e scorgere i personaggi di essa come meri interpreti e strumenti, ma si attribuì il diritto di criticare le loro azioni. E criticò infatti dal punto di vista dell'idea dello stato, rispettoso tutore delle classi colte e garante dell'ordine economico, e talvolta anche in base alla sua passione politica del momento. Evitò sempre di cadere nella storiografia pubblicistica. Dal Ranke infine lo separa l'esclusivo interesse per la storia nazionale. Nessuna delle sue tesi può esser accolta senza riserve. Ma proprio per la sua energica unilateralità la sua opera ha aperto vie nuove e impostato nuovi problemi. Essa va tuttavia considerata soprattutto come strumento di lotta, come politica essa stessa, e appartiene alla storia dello stato tedesco.

Egli ha contribuito a espellere dal mondo d'idee della borghesia tedesca il radicalismo francese. Il suo antiromanticismo, la chiarezza del suo ingegno e l'ironia talvolta spietata, fanno di lui uno degli interpreti del realismo politico di Bismarck.

Opere principali, oltre a quelle citate, sono: Kleine hist. Schriften, Monaco 1863-81; Vorträge u. Aufsätze, Berlino 1874, 3ª edizione 1885; Vorträge u. Abhandlungen, con introduzione bio-bibliografica di C. Warrentrapp, Monaco 1897.

Bibl.: F. K. L. v. Sybel, Nachrichten über d. Soester Familie Sybel 1423-1890, Monaco 1890; F. Meinecke, H. v. S., in Hist. Zeitschr., LXXV (1895); G. Schmoller, Gedächtnisrede auf H. v. S. u. H. v. Treitschke, Berlino 1896; E. Marcks, Männer u. Zeiten, Lipsia 1911; E. Fueter, Geschichte d. neueren Historiographie, 2ª ed., Monaco 1925; M. Ferres, H. v. S. s. Stellung zu den polit. Vorgängen 1859-62, Berlino 1930.