HARZ

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

HARZ

A. Tschilingirov

Regione montuosa della Germania centrale, tra il corso dei fiumi Leine e Saale, divisa tra i Länder di Bassa Sassonia, Sassonia-Anhalt e, per piccola parte, Turingia. Lo H. prende il nome dall'omonimo massiccio della catena dei Mittelgebirge, che attraversa l'Europa centrale e delimita a S le più ricche zone coltivate e la regione più densamente popolata dell'Europa. I numerosi giacimenti minerari del territorio (argento, piombo, rame, minerale di ferro), sfruttati già a partire dal sec. 9°, assicurarono alla regione una fioritura economica che raggiunse l'apice tra il 15° e il 16° secolo.Con la conquista del ducato di Sassonia a opera di Carlo Magno, lo H. entrò a far parte, nel 775, del demanio imperiale e fu riserva di caccia personale del sovrano, mentre la zona immediatamente circostante, lo Harzvorland, divenne uno dei centri di cultura del nuovo impero franco tedesco. Anche con gli Ottoni l'area continuò a essere demanio degli imperatori, sicché la silva que dicitur Harz (Bertoldo di Reichenau, Annales) fu, fino al sec. 13°, una foresta imperiale.Dopo l'elezione del duca di Sassonia Enrico I a re di Germania (919-936) e specialmente sotto gli Ottoni, il baricentro politico dell'impero si spostò verso questa regione. Già nel 919 Enrico I eresse a Quedlinburg (Sassonia-Anhalt), nella zona settentrionale dello Harzvorland, un palazzo, che da quel momento ospitò numerose diete. All'inizio del sec. 11° Enrico II (1002-1024) spostò a Goslar, nello H. occidentale, il palazzo imperiale, che, sotto i suoi successori Corrado II (1024-1039) ed Enrico III (1039-1056), divenne - secondo la descrizione degli Annales di Lamberto di Hersfeld - la più famosa residenza dell'impero.La regione dello H. mantenne il suo importante ruolo politico fino all'epoca di Enrico il Leone (1129-1195), duca di Sassonia, il cui tentativo di conquistarsi un dominio autonomo nel 1180 fallì: la Sassonia venne divisa tra i suoi oppositori e a Federico Barbarossa (1152-1190) spettò lo Harz. Dopo la morte dell'imperatore Ottone IV (1198-1218), l'area dello H. si frantumò in numerosi piccoli potentati, che in seguito finirono sotto la dominazione di Brunswick, di Hannover e della Prussia. Accanto al potere secolare degli imperatori e dei conti, anche numerosi monasteri ebbero un ruolo importante nella vita politica dell'area. Durante la lotta per le investiture, la contesa tra il potere civile e quello religioso, l'imperatore dovette via via rinunciare alle proprie prerogative, che in parte vennero assunte dalla Chiesa.Innalzata già agli inizi del sec. 9° a sede vescovile, Halberstadt (Sassonia-Anhalt), all'estremo limite settentrionale dello H., divenne un significativo centro spirituale e culturale, che esercitò la propria influenza anche oltre i confini della stessa regione: già nel 989 l'imperatore Ottone III (983-1002) concedeva al vescovo di Halberstadt il diritto di monetazione, di mercato e doganale.Goslar e Halberstadt, ma anche Nordhausen (Turingia), al confine meridionale dello H., furono tra le città più importanti della Germania meridionale, nelle quali, già alla fine del Medioevo, la borghesia si rivelò fattore determinante in campo economico. Nel 1241 Goslar, che nel 1340 divenne città libera dell'impero, entrò a far parte della Hansa, seguita nel 1387 da Halberstadt, la cui borghesia già dal 1105 godeva di autonomia amministrativa, e nel 1477 da Quedlinburg.Nonostante il fervore architettonico e artistico sia stato costante nella regione dello H., le opere più significative sotto il profilo storico-artistico sono quelle dell'architettura preromanica ottoniana e romanica.La collegiata femminile di St. Cyriakus a Gernrode (Sassonia-Anhalt), della seconda metà del sec. 10°, è una delle più antiche chiese conservate in Germania in cui sia possibile individuare tutte le caratteristiche dello stile architettonico ottoniano: un impianto basilicale dalle proporzioni slanciate con copertura piana, sostegni alternati, matronei e tribuna occidentale - trasformata nel sec. 12° in coro occidentale -, cripta orientale, transetto con absidi orientali e corpo occidentale a due torri.Tali peculiarità stilistiche si conservarono in parte anche nella chiesa del monastero femminile benedettino di Drübeck (Sassonia-Anhalt), dei secc. 11° e 12°, e trovarono un ulteriore sviluppo nella seconda costruzione della collegiata femminile di St. Servatius a Quedlinburg, degli inizi del 12° secolo. Tuttavia, se in questo edificio l'impianto ottoniano fu modificato dalla successiva ricostruzione della chiesa solo nella parte orientale, che assunse forme gotiche, nella maggior parte dei casi gli edifici ottoniani e protoromanici della regione vennero sacrificati a causa di successivi ampliamenti e rimaneggiamenti. È questo il caso per es. dell'impianto protoromanico del duomo di Halberstadt, della costruzione romanica della collegiata di St. Alexandri a Einbeck (Bassa Sassonia), della Oberpfarrkirche di Wernigerode (Sassonia-Anhalt), di cui si conservano parti nella navata del transetto, e della Stephanikirche a Osterwieck, non lontano da Halberstadt, di cui resta il corpo occidentale romanico.Le nuove consuetudini cluniacensi portarono a sensibili variazioni nell'impianto delle chiese monastiche dello H. rispetto allo schema precedente. La cripta venne eliminata e l'area presbiteriale, riservata ai chierici, fu separata dalla navata occidentale, destinata ai laici, da una recinzione del coro. Le chiese monastiche di Ilsenburg (Sassonia-Anhalt), di Bad Gandersheim (Bassa Sassonia) e di Sangerhausen (Sassonia-Anhalt), ma anche la Liebfrauenkirche di Halberstadt, presentano la nuova tipologia architettonica del Romanico maturo, nel quale la scultura architettonica cominciava ad avere un ruolo sempre maggiore. Le forme sono come sempre estremamente stilizzate e prevalgono i motivi zoomorfi e fitomorfi, ma nelle recinzioni del coro compaiono anche altorilievi in stucco dipinto rappresentanti Gesù, la Vergine e santi, come nella Liebfrauenkirche di Halberstadt.Nello H. un ruolo importante ebbe anche la statuaria: ne sono esempi il Santo Sepolcro e il fonte battesimale nella collegiata di Gernrode, le lastre tombali delle badesse Adelaide I e Beatrice nella collegiata di Quedlinburg. Nelle chiese una posizione centrale era occupata dal crocifisso, per lo più scolpito in legno, come per es. nel duomo e nella Liebfrauenkirche di Halberstadt. Della pittura murale di epoca romanica si sono conservati soltanto pochi resti, per es. gli affreschi del 1200 ca. sulle volte della cripta nella collegiata di Quedlinburg.Rispetto agli edifici ecclesiastici, quelli civili rivestono un ruolo secondario, a eccezione del palazzo imperiale di Goslar, il più significativo edificio profano della Germania, risalente al sec. 11°, ben conservato e in parte restaurato nel 19° secolo. Si tratta di un complesso (m. 550250), collocato nel punto più alto dell'area, che comprende un palazzo a due piani, detto Kaiserhaus. Esso presenta al piano inferiore una struttura a due navate e al superiore la sala principale a navata unica. L'edificio era fiancheggiato da due cappelle doppie, delle quali la settentrionale, dedicata alla Vergine, è andata perduta.A partire dal sec. 13° la produzione artistica si concentrò nelle città, che proprio all'epoca iniziavano il loro maggiore sviluppo. A Goslar, Halberstadt e Nordhausen sorsero, in stile gotico, i palazzi municipali, i palazzi delle gilde e le chiese parrocchiali; il duomo di Halberstadt è una delle più importanti architetture tedesche di epoca gotica. Una gran parte delle chiese romaniche venne rimaneggiata, ovvero voltata in stile gotico; vennero modificati in tal modo gli originari rapporti proporzionali. Mutarono analogamente anche le forme della decorazione architettonica e della scultura a tutto tondo: ne sono testimonianza i numerosi crocifissi, le statue addossate ai pilastri e il Lettner del duomo di Halberstadt.I tesori del duomo di Halberstadt (Domschatz) e della collegiata di Quedlinburg (Domschatz der St. Servatius-Stiftskirche) conservano alcune delle più significative raccolte d'arte medievale della Germania.

Bibl.:

Fonti. - Lamberto di Hersfeld, Annales, a cura di O. Holder-Egger, in MGH. SS, V, 1844, pp. 134-262: 179; Bertoldo di Reichenau, Annales, a cura di G.H. Pertz, ivi, pp. 264-326: 300ss.; Annalista Saxo, a cura di G. Weitz, ivi, VI, pp. 542-777: 595.

Letteratura critica. - Die Bau- und Kunstdenkmäler des Herzogentums Braunschweig, a cura di P.J. Meier, 6 voll., Wolfenbüttel 1906-1922; H. Kunze, Deutsche Plastik des 14. Jahrhunderts in Sachsen und Thüringen, Berlin 1925; id., Die gotische Skulptur in Mitteldeutschland, Bonn 1925; U. Hölscher, Die Kaiserpfalz Goslar, Berlin 1927; H.T. Broadley, A Reconstruction of the Tenth-Century Church of St Cyriakus in Gernrode, Marsyas 6, 1950-1953, pp. 25-34; P. Genrich, Die Stiftskirche in Gernrode, Berlin 1954; Handbuch der historischen Städte Deutschlands, II, Niedersachsen und Bremen, Stuttgart 1960; H.J. Mrusek, Drei deutsche Dome, Dresden 1963; E. Fründt, Sakrale Plastik. Mittelalterliche Bildwerke in der Deutschen Demokratischen Republik, Berlin 1965; Vorromanische Kirchenbauten. Katalog der Denkmäler bis zum Ausgang der Ottonen, a cura di F. Oswald, L. Schaefer, H.R. Sennhauser (Veröffentlichungen des Zentralinstituts für Kunstgeschichte in München, 3), 2 voll., München 1966-1971; H. Berger, Denkmalpflege an romanischen Bauten zwischen Harz und Elbe, in Kunst des Mittelalters in Sachsen. Festschrift Wolf Schubert, Weimar 1967, pp. 17-37; A. Dohmann, Deutsche Kunstdenkmäler. Bezirke Halle, Magdeburg, Leipzig 1968; H. Möbius, F. Möbius, Sakrale Baukunst. Mittelalterliche Kirchen in der Deutschen Demokratischen Republik, Berlin 19693 (1963); H.L. Nickel, Deutsche romanische Bildteppiche aus den Domschätzen zu Halberstadt und Quedlinburg, Leipzig 1970; H. Möbius, Die Stiftskirche zu Gernrode, Berlin 19722; Die Zeit der Ottonen und Salier, Stuttgart 1973; M. Arndt, Die Goslaer Kaiserpfalz als Nationaldenkmal. Eine ikonographische Untersuchung, Hildesheim 1976; K. Voigtländer, Die Stiftskirche zu Gernrode und ihre Restaurierung 1858-1872, Berlin 1980; H. Drescher, G. Herrmann, C. Stepansky, Kunstdenkmäler des Bezirks Magdeburg, Berlin 1983; W. Hillebrand, Goslar, München 19852; H. Scholke, C. Sandig, Romanische Architektur am Harz, Leipzig 1987; G. Dehio, E. Gall, Handbuch der deutschen Kunstdenkmäler, II, 2-3, Sachsen-Anhalt 1-2, München-Berlin 1990; C. Günther, Die Stiftskirche St. Cyriakus in Gernrode/Harz (Grosse Baudenkmäler, 404), München-Berlin 1990 (1993⁴); C. Meckseper, Zur salischen Gestalt des Palas der Königspfalz in Goslar, in Burgen der Salierzeit, a cura di H.W. Böhme (Römisch-Germanisches Zentralmuseum. Monographien, 25), Sigmaringen 1991; Die Salier und das Reich, a cura di S. Weinfurter, H. Seibert, 3 voll., Sigmaringen 1991; G. Dehio, Handbuch der deutschen Kunstdenkmäler. Bremen. Niedersachsen, a cura di G. Weiss, München-Berlin 1992; S. Frotscher, Die Stephanikirche in Osterwieck (Grosse Baudenkmäler, 473), München-Berlin 19922; Der Quedlinburger Schatz wieder vereint, a cura di D. Kötzsche, cat., Berlin 1992; H. Brülls, Die Klosterkirche zu Drübeck (Grosse Baudenkmäler, 461), München-Berlin 1993; Goslar. Bergstadt-Kaiserstadt in Geschichte und Kunst, a cura di M. Gosebruch (Schriftenreihe der Kommission für Niedersächsische Bau- und Kunstgeschichte bei der Braunschweigischen Wissenschaftlichen Gesellschaft, 6), Göttingen 1993; Harz. Kunstführer, Hamburg 1993; W. Hillebrand, Goslar, München-Berlin 19933; J. Walz, Das Kloster zu Ilsenburg (Grosse Baudenkmäler, 474), München-Berlin 1993; H.H. Welchert, Burgen und Dome in Nierdersachsen, Frankfurt a. M. 19932; S. Kaps, W. Boeckh, Die Strasse der Romanik, Halle 1994⁴.A. Tschilingirov

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