Lukács, György

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Filosofo ungherese (Budapest 1885 - ivi 1971). Fu uno dei principali esponenti del marxismo del Novecento. In Storia e coscienza di classe (1923) sottolineò il profondo nesso tra G.W.F. Hegel e K. Marx e criticò la dialettica della natura di F. Engels. Per tale motivo il libro fu duramente condannato dall'Internazionale comunista. L. allora lo sconfessò, avviando la seconda fase del suo pensiero, ispirata al 'materialismo dialettico' e volta a creare un'estetica marxista. Tra le sue opere: Der junge Hegel und die Probleme der kapitalistischen Gesellschaft (1948; trad. it. 1960); Die Zerstörung der Vernunft (1954; trad. it. 1959).

Vita

Laureatosi a Budapest nel 1906, nel 1909 si trasferì in Germania (a Berlino e a Heidelberg), dove restò per vari anni, allo scopo di approfondire gli studi di filosofia. Fu un periodo decisivo per la formazione culturale di L., il cui pensiero risentì fortemente dell'influsso di Simmel, Weber, Rickert, Lask e della Hegel-Renaissance iniziata da Dilthey. Lo scoppio della Prima guerra mondialle generò in L. una crisi ideale e politica che lo avvicinò al marxismo. Tornato in Ungheria e iscrittosi al partito comunista, partecipò nel 1919 alla repubblica sovietica ungherese di B. Kun, come commissario del popolo all'istruzione. Emigrò quindi in Austria e in Russia; di qui tornò in patria nel 1945, e divenne professore all'università di Budapest. Nel 1956 L. prese parte attiva al disgelo politico e culturale e partecipò al secondo governo Nagy come ministro della Pubblica istruzione. Dopo la repressione russa, fu deportato in Romania; rientrato a Budapest nel 1957, si ritirò da ogni attività pubblica e si dedicò interamente al suo lavoro scientifico.

Opere e pensiero

Il rapporto con Hegel e con lo storicismo tedesco costituì il nucleo teorico delle sue prime opere: Die Seele und die Formen (1911; trad. it. 1963) e Die Theorie des Romans (1915; trad. it. 1962). Gli stessi motivi teorici sono soprattutto presenti nell'importante e celebre opera del 1923, Geschichte und Klassenbewusstsein (trad. it. 1967), che rappresenta il momento più significativo dell'incontro di L. con l'opera di Marx e con il marxismo. In questo libro, che ha esercitato un influsso non trascurabile su alcuni filoni della cultura europea, L. univa strettamente fra loro la teoria marxiana della reificazione e del feticismo, la critica hegeliana dell'intelletto e del materialismo, e la critica (sviluppata ampiamente dallo storicismo tedesco) dei procedimenti metodologici, "analitici" e "quantitativi", delle scienze della natura. Nel suo libro L. rivendicava un metodo incardinato sulla categoria della "totalità concreta", all'interno della quale soltanto possono essere colte le contraddizioni e le connessioni profonde tra i singoli fenomeni. Per alcune delle tesi in esso contenute (per es., la critica della "dialettica della natura" di Engels) fu duramente criticato dalla Terza Internazionale. L., ormai legato al movimento comunista, sconfessò il suo libro. Ha inizio così la seconda fase della sua attività, ispirata al "materialismo dialettico" e volta a elaborare un'estetica marxista. In Der junge Hegel und die Probleme der kapitalistischen Gesellschaft L. ha sostenuto la sostanziale continuità di metodo fra Hegel e Marx-Engels (da lui ormai rigidamente identificati); in Die Zerstörung der Vernunft ha ricostruito il pensiero tedesco dell'età imperialistica, mettendo in rilievo una linea di sviluppo irrazionalistico che andrebbe da Schelling a Hitler. Come teorico dell'arte e della letteratura, L. ha elaborato una teoria estetica fondata sulla concezione leniniana del "rispecchiamento" e sulla categoria del "particolare"; la forma più alta di arte è per L. il realismo, che consiste nella rappresentazione di personaggi "tipici" in circostanze "tipiche". L. ha presentato le sue teorie estetiche e letterarie nelle seguenti opere: Essays über den Realismus (1948; trad. it. 1950); K. Marx und F. Engels als Literaturhistoriker (1948; trad. it. 1953); Th. Mann (1949; trad. it. 1956); Der russische Realismus in der Weltliteratur (1949); Deutsche Realisten des XIX Jahrhunderts (1951; trad. it. 1963); Balzac und der französische Realismus (1952); Skizze einer Geschichte der neueren deutschen Literatur (1953; trad. it. 1956); Beiträge zur Geschichte der Aesthetik (1954; trad. it. 1957); Der historische Roman (1955; trad. it. 1965); Die Eigenart des Aesthetischen (2 voll., 1964; trad. it. Estetica, 2 voll., 1970).

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