Kunert, Günter

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Scrittore tedesco (Berlino 1929 - Kaisborstel 2019). Ideologicamente orientato in senso socialista, ha preferito trasferirsi, dall'allora capitale della Repubblica Democratica Tedesca, nella Repubblica Federale, per continuare a svolgere senza intralci la propria azione di denuncia politematica. La sua poesia, sotto l'evidente influsso di Brecht, si serve di strumenti anche inconsueti, come la metafora e il paradosso, per snidare la mediocrità di un'umanità aproblematicamente appagata e, più oltre, i rischi d'un processo distruttivo di beni culturali e naturali. Fra le raccolte di liriche: Wegschilder und Mauerinschriften (1950); Unter diesem Himmel (1955); Tagwerke (1960); Erinnerung an einen Planeten (1963; trad. it. 1963); Werkündigung des Wetters (1966); Offener Ausgang (1972); Unterwegs nach Utopia (1977); Fremd daheim (1990); Mein Golem. Gedichte (1996) e Nacht-Vorstellung (1999). Più scarsa, ma coerente, la produz. narrativa, fra cui il romanzo Im Namen der Hüte (1957; trad. it. 1969) e il lungo racconto Gast aus England (1973). Da segnalare i saggi e le riflessioni che contraddistinguono la produzione più recente: Die letzten Indianer Europas. Kommentare zum Traum, der Leben heißt (1991), Der Sturz vom Sockel: Feststellungen und Widersprüche (1992), Im toten Winkel (1992), Baum, Stein, Beton. (1994) e Erwachsenenspiele (1997) .

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