GUATEMALA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

GUATEMALA (XVIII, p. 34; App. I, p. 699; II, 1, p. 1099; III, 1, p. 797)

Giandomenico Patrizi
Renato Piccinini
Ruggero Jacobbi

Al censimento 1973 gli abitanti erano 5.175.000, cioè 890.927 in più di quelli rilevati nel 1964 (incremento medio annuo del 2,3%); secondo una stima, nel 1975 erano saliti a 6.129.000, in media 56 ab. per km2, assai diversamente distribuiti (da 524 nel dipartimento di Guatemala a 1 in quello di Petén). Gli amerindi sono quasi il 50%, la percentuale più alta dell'America Centrale e una delle maggiori di tutta l'America latina. La capitale nel 1970 contava 730.991 abitanti. Tra gli altri centri urbani, tutti di rango assai inferiore, sono in grande espansione Escuintla e Quezaltenango.

Il G. è un paese essenzialmente rurale: la popolazione agricola è oltre il 60% di quella attiva e i prodotti rurali forniscono più di un quarto del prodotto nazionale lordo e la quasi totalità delle esportazioni. Gran parte di queste (in certi anni quasi la metà) è data dal caffè, di cui nel 1973 sono stati prodotti 1,3 milioni di q; altre colture commerciali sono quelle del cotone (900.000 q di fibra nel 1971) e della canna (2,7 milioni di q di zucchero nel 1973), una volta coltivata solo nelle basse terre orientali e ora diffusa anche nel versante pacifico; la coltura del banano (5,2 milioni di q di frutta nel 1973), dopo alterne vicende per le malattie che hanno colpito a più riprese le piante, è tornata prevalentemente nel versante caribico. Tra i prodotti destinati al consumo interno primeggia il mais (7,6 milioni di q nel 1973).

Il G. è lo stato dell'America istmica che ha il maggior numero di suini e ovini (questi ultimi, però, in diminuzione): rispettivamente, 980.000 e 650.000 capi nel 1973; ma l'allevamento più importante è quello bovino (1,8 milioni di capi), che consente una discreta esportazione di carne.

La politica di trasformazione agraria, sospesa dopo il colpo di stato del 1954, è stata ripresa, su basi assai diverse e svuotata del suo contenuto rivoluzionario, nel 1962, con distribuzione di terre e costituzione di cooperative.

La produzione di legname ha raggiunto nel 1973 i 7 milioni di m3.

L'attività estrattiva permane modesta: ricerche di minerali nicheliferi sono state intraprese nel 1968 da una compagnia canadese e nel 1967 una società italiana ha avviato lo sfruttamento di depositi di zolfo.

Negli anni Sessanta sono stati portati a compimento alcuni notevoli impianti elettrici (Los Esclavos, Jurun-Marinala) e ora è in corso la sistemazione idroelettrica del lago Atitlán. Nel 1971 la potenza installata era di 300.000 kW e l'energia prodotta di 830 milioni di kWh.

Le manifatture concorrono solo per il 14% alla formazione del prodotto nazionale lordo e occupano appena il 12% della popolazione attiva, ma sono decisamente in aumento. Accanto alle tradizionali industrie alimentari e del tabacco sono comparsi stabilimenti tessili e chimici e vari altri impianti, tra i quali una grossa fabbrica di pneumatici e due raffinerie di petrolio. Le maggiori agglomerazioni industriali sono nella capitale, a Escuintla e a Puerto Barríos.

La bilancia commerciale negli ultimi anni è stata leggermente attiva. Gli Stati Uniti sono il principale partner; seguono a distanza El Salvador, la Rep. Fed. di Germania e - a partire dalla metà degli anni Sessanta - il Giappone; tra i fornitori compare anche la Gran Bretagna.

Tra i porti prevalgono nettamente quelli caribici, soprattutto Puerto Barríos e il nuovo scalo di Santo Tomás de Castilla. L'aeroporto di Guatemala-La Aurora ha funzioni internazionali. Le ferrovie si estendono per 800 km; le strade per circa 13.000 (di cui 830 spettano alla "Panamericana"), ma solo 5000 sono praticabili in tutte le stagioni; gli autoveicoli erano 80.000 nel 1971.

I turisti sono in forte aumento (400.000 nel 1973).

Nel febbraio 1976 il G. è stato funestato da una catastrofica serie di scosse sismiche, che hanno avuto inizio nelle primissime ore del giorno 4, ma si sono ripetute il 7 e anche successivamente, interessando un'area di circa 30.000 km2. Secondo dati ufficiali resi noti negli ultimi giorni del mese, i morti sono stati 22.278, oltre 76.500 i feriti, più di un milione le persone rimaste senza tetto. Il dipartimento più colpito è stato quello di Chimaltenango.

Bibl.: N. L. Whetten, Guatemala: The land and the people, New Haven (Conn.) 1961; F. D. Parker, The Central American Republics, Londra 1964; G. Lasserre, Les Amériques du Centre, Parigi 1974.

Storia. - Il presidente Y. Fuentes manifestò ben presto il suo carattere autoritario sia nei riguardi dell'opposizione, sia verso alcuni stati amici: rinunziò agli aiuti tecnici degli SUA, espropriò fondi agricoli tedeschi, si urtò col vicino Messico per questioni di pesca, risollevò contro la Gran Bretagna l'annosa controversia territoriale di Belice (v. Honduras britannico). Una svolta nei rapporti con gli SUA si ebbe nel 1960 quando Ydígoras permise la creazione nel territorio guatemalteco di una base segreta per l'addestramento di fuorusciti cubani. Il G. venne così a trovarsi indirettamente coinvolto, assieme a nordamericani e ad anticastristi, nel fallito tentativo di sbarco a Cuba (17 aprile 1961). Nel novembre 1962 una parte delle forze armate si ribellò e bombardò la capitale; ma Ydígoras riuscì a controllare la situazione. I suoi sistemi dittatoriali si fecero più duri, la corruzione fra i capi dilagò e le masse contadine furono sempre più duramente sfruttate. Nel marzo 1963 un colpo di stato militare pose fine alla dittatura di Ydígoras, ma ne avviò un'altra capeggiata dal col. Enrique Peralta Azurdia. Il nuovo presidente combatté la corruzione, incrementò la produzione del caffè e incoraggiò gl'investimenti nordamericani nel paese; ma con la Gran Bretagna rinfocolò la questione del territorio di Belice, che portò alla rottura, nel luglio 1963, delle relazioni fra i due paesi. Nel 1966, dopo una mediazione degli SUA, la Gran Bretagna si dichiarò disposta a rinunziare a quella zona, che occupava fin dall'inizio del Seicento. Successivamente, in seguito a una conferenza del 20 maggio 1973, Londra ha informato che l'indipendenza del territorio non poteva esser presa in considerazione fino a quando sarebbero perdurate le rivendicazioni dell'Honduras, del Nicaragua e del G. (queste, peraltro, non gradite dalla popolazione).

L'ordine interno, durante il governo di Peralta, fu continuamente turbato da colpi di mano dei guerriglieri, che invocavano un governo democratico e una maggior giustizia sociale. I frequenti sequestri di persone provocarono un vero esodo di famiglie benestanti verso lidi più sicuri, mentre si moltiplicavano gli scontri armati con le forze governative. Il 15 settembre 1965 il G. si diede una nuova costituzione; nel marzo 1966 le elezioni espressero la vittoria del candidato del Partido revolucionario, l'anziano professore di diritto Júlio César Méndez Montenegro, che fu insediato il 1° luglio 1966. Cosa rara negli annuali latino-americani, i militari accolsero con perfetta disciplina il responso delle urne. Il nuovo presidente, però, dovette ricorrere sistematicamente allo stato d'assedio, nel tentativo di arginare l'ondata di violenza scatenatasi sul paese, teatro di una lotta senza quartiere fra le destre e i guerriglieri. Vittime del terrorismo, dopo il clamoroso sequestro dell'arcivescovo di Città di Guatemala, monsignor Mario Casariego, furono il capo della missione militare e l'addetto militare statunitensi, assassinati nel gennaio 1968; l'ambasciatore degli SUA John Gordon, ucciso il 28 agosto dello stesso anno; il capo del Movimento nazionale di liberazione (anticomunista) Mario López Villastoro, assassinato il 1° giugno 1969.

Le elezioni del 1° marzo 1970 si svolsero in un clima di sfiducia e d'insicurezza (alla vigilia era stato rapito il ministro degli Esteri, Fuentes Mohr, liberato in cambio di un capo guerrigliero), portando alla vittoria il candidato di estrema destra col. Carlos Arana Osorio. La reazione delle sinistre si concretò nel sequestro e nella vile uccisione (6 aprile) dell'ambasciatore tedesco Karl-Maria von Spreti, in seguito al mancato rilascio di guerriglieri. La campagna elettorale del 1974, dominata ancora dalla violenza, ha dimostrato che i militari non intendevano cedere il potere: l'opposizione è stata battuta con le sanguinose repressioni attuate dal Movimiento Anticomunista Nacional Organizado (MANO), un gruppo paramilitare dedito alla soppressione fisica degli oppositori del regime. La vittoria, com'era prevedibile, è andata (3 marzo) al candidato governativo e ministro della difesa gen. Kjell Langerud García, divenuto presidente della Repubblica. Per il G. non vi sono probabilità di mutamenti a breve scadenza. Gli indios delle campagne (70% della popolazione) non partecipano alla vita politica ed economica della nazione, legati a uno dei più bassi livelli di vita di tutta l'America latina.

Bibl.: N. Whetten, Guatemala, Londra 1962; E. H. Galeano, Guatemala, una rivoluzione in lingua maya, Bari 1968; T. M. Melville, Guatemala, another Vietnam?, Londra 1971; J. F. Mc Camant, Development assistence in Central America, ivi 1972; D. H. Mc Clelland, The central American common market, New York 1972.

Letteratura. - Il panteismo cristiano di R. Arévalo Martínez (1884-1973) ha esercitato un'indubbia suggestione sulla maggior parte degli scrittori della generazione più anziana, sia poeti che narratori, finché non è apparsa una nuova pleiade influenzata da movimenti letterari europei (il surrealismo) o da ideologie politiche (il marxismo). Significativo di questa nuova fase è soprattutto L. Cardoza y Aragón (nato nel 1904), lirico di audacissimo slancio nella metafora barocca, applicata ad oggetti della vita moderna, e nella sperimentazione metrica; ma le sue opere poetiche principali appartengono piuttosto agli anni Trenta, se si eccettua la Pequeña sinfonía del Mundo Nuevo (1949). A preoccupazioni politiche, espresse con notevole vigore di pensiero e capacità d'investigazione sociologica, si rifà invece un suo saggio che ebbe vasta diffusione: Guatemala; las lineas de su dano (1955). Dai vari gruppi letterari apparsi dopo la seconda guerra mondiale, emergono figure di poeti come R. Leiva nato nel 1916 e O. R. González nato nel 1920. Tra i narratori spicca soprattutto M. Monteforte Toledo, nato nel 1911, con una serie di romanzi ricchi di personaggi popolari, di eventi quasi favolosi, di paesaggi tropicali dal forte incanto lirico: Entre la piedra y la cruz (1948), Donde acaban los caminos (1952), Una manera de morir (1958) e con robusti, sintetici racconti: La cueva sin quietud (1950) Cuentos de derrota y de esperanza (1962). In quest'ultimo libro si accentuano le implicazioni di carattere sociale, con un vivo carattere di protesta. Tale stato d'animo è alla base del più complesso e ambizioso romanzo dello scrittore: Llegaron del mar (1966), dove egli ricostruisce l'epopea degl'indios al tempo della conquista spagnola, cioè la fine dell'ingenua confidenza con la natura e l'inizio delle angosciose contraddizioni della storia. Di tutt'altra tendenza è C. Solórzano (nato nel 1922), che ha ben appreso la lezione di Kafka e dei narratori argentini, svolgendo il tema esistenzialistico della solitudine circondata da un mondo di violenza, specialmente nel romanzo Los falsos demonios (1966).

Ma naturalmente il periodo è tutto dominato dalla presenza di uno scrittore di portata universale come M. A. Asturias (1899-1974, v. in questa App.) premio Nobel per il 1967. Oltre ai romanzi, diffusi in tutto il mondo, e che costituiscono un ciclo compatto di evocazione e interpretazione della storia guatemalteca nelle sue varie fasi e nelle sue differenze regionali e di classe, in G. sono state le sue poesie (Sien de alondra, 1949; Clarivigilia primaveral, 1965) a destare l'entusiasmo dei giovani e l'attenzione della critica, mentre l'opera drammatica (Chantaje, Dique seco, La audiencia de los confines, riuniti in volume nel 1964, Torotumbo, rappresentato al festival di Venezia nel 1969) ha fornito esempi duraturi per il teatro guatemalteco, il cui sviluppo attuale viene dopo un periodo d'incerti tentativi. Drammaturghi degni di nota sono il bizzarro e fantasioso M. Marsicovetere Durán (nato nel 1912), con echi pirandelliani, e M. Galich (nato nel 1913) piuttosto impegnato nella satira politica o in temi "indianisti". Galich ha svolto anche notevole attività di regista e di animatore teatrale.

Bibl.: O. R. Gonzalez, Panorama de la literatura guatemalteca, in Autori vari, Panorama das literaturas das Américas, Lisbona 1959; G. Bellini, La narrativa di M. A. Asturias, Milano 1966; G. Diaz Rozzotto, Origines e originalidades de la literatura guatelmalteca, in Cadernos Americanos, XXVIII, 3, 1969.

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