ROSATI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

ROSATI, Giuseppe

Matteo Sanfilippo

– Nacque a Sora nel Regno di Napoli il 12 gennaio 1789, da Giovanni e da Maria Vienna Senese.

Nel dicembre del 1804 entrò nel seminario diocesano per passare a quello romano della Congregazione della Missione (vincenziani) il 23 giugno 1807. Pronunciò i voti il 1° aprile 1808 e proseguì gli studi teologici presso la casa vincenziana di Monte Citorio, dove fu ordinato sacerdote il 10 febbraio 1811.

Tornato a Sora, si spostò a Napoli e partecipò ad alcune missioni nei dintorni. Nel 1814 era di nuovo a Roma, da dove fu inviato in missione nei centri minori del Lazio meridionale. Dietro consiglio di Felice de Andreis, suo confratello più anziano, iniziò intanto a studiare l’inglese, che offriva la possibilità di recarsi nelle missioni nordamericane. Nel 1815 giunse a Roma il sulpiziano Louis Valentin Guillaume Dubourg per essere consacrato vescovo dell’appena creata diocesi della Louisiana. Dubourg, da decenni negli Stati Uniti, incontrò i vincenziani e chiese loro missionari per i territori acquistati dagli Stati Uniti nel 1803 (Louisiana Purchase). Qui bisognava accudire quanto restava dei coloni di origine francese e spagnola, nonché le popolazioni autoctone. De Andreis fu scelto quale superiore della spedizione vincenziana e chiese a Rosati di accompagnarlo. I missionari, dopo un soggiorno in Francia a cavallo tra il 1815 e il 1816, s’imbarcarono a Bordeaux la notte tra il 12 e il 13 giugno 1816.

Due settimane dopo erano a Baltimora e dopo una breve pausa di acclimatazione proseguirono per Bardstown nel Kentucky. Qui il vescovo Benedict Joseph Flage mise de Andreis e Rosati a insegnare teologia nel locale seminario diocesano. In seguito Rosati si trasferì nel Missouri, dove nel 1818 fondò a Perryville il seminario di St. Mary of the Barrens, destinato a divenire il nucleo dell’impresa vincenziana.

Agli inizi del decennio successivo Dubourg gli chiese di tralasciare l’insegnamento a favore dell’attività missionaria fra la popolazione locale e gli immigrati che iniziavano ad arrivare. Rosati riuscì invece a contemperare questi nuovi compiti e l’attività didattica. Nel febbraio del 1822, su richiesta di John Carroll, arcivescovo di Baltimora, fu nominato vescovo titolare di Tanagra e nell’agosto vicario apostolico del Mississippi e dell’Alabama, carica che rimase soltanto nominale perché ci si rese conto che i due territori in questione erano troppo vasti. Il 21 gennaio 1823 divenne perciò vescovo coadiutore di New Orleans in Louisiana e il 18 luglio 1826 fu designato amministratore di questa diocesi e di quella nuova di Saint Louis nel Missouri, dove prese la residenza. Il 20 marzo 1827 divenne vescovo di Saint Louis e due anni dopo rinunciò ad amministrare New Orleans, spingendo per la nomina a vescovo di quest’ultima del confratello belga Leo De Neckere.

A quel punto era a capo di una diocesi di frontiera, dai confini non certissimi, dalla quale potevano partire missioni verso il Messico e verso i territori britannici più a nord. La sua attività di vescovo s’intrecciava dunque con quella di superiore delle missioni statunitensi vincenziane, posto ereditato da de Andreis, quando questi morì, il 15 ottobre 1820.

La sua posizione era complessa: non soltanto perché combinava interessi diocesani e della sua Congregazione, ma per una sorta di identità multipla. In quanto ‘romano’ era considerato il rappresentante in loco di Propaganda Fide; in quanto vincenziano era membro della rete ecclesiastica di lingua francese, che allora dominava nel Canada e nell’Ovest degli Stati Uniti; in quanto vescovo, manteneva i rapporti con la gerarchia episcopale di lingua inglese dell’Est, interessata ad ‘americanizzare’ la Chiesa cattolica statunitense.

Il tutto era complicato dal quadro geopolitico, ancora in evoluzione. Nel 1803 gli Stati Uniti si erano estesi verso l’interno del continente, ma buona parte dell’attuale fascia occidentale e meridionale era ancora messicana; inoltre l’odierna Columbia britannica era una colonia britannica indipendente che contendeva agli Stati Uniti i territori che ora formano lo Stato di Washington e l’Oregon.

I carteggi con Propaganda Fide rivelano che Rosati non volle intromettersi in quell’area e chiese di affidarla alla Chiesa canadese, spingendo con questa per la formazione di una diocesi di lingua francese nell’attuale Manitoba in grado di seguire l’evoluzione della Chiesa in quelle che oggi sono le arcidiocesi di Vancouver e di Seattle. Allo stesso tempo, su richiesta romana, nel 1829-30 s’interessò della situazione della Chiesa cattolica in Messico (Archivio storico della Congregazione di Propaganda Fide, Congressi America-Antille, vol. 4, c. 386) e ad Haiti. Qui intrattenne una corrispondenza con il presidente Jean-Pierre Boyer in vista di un possibile accordo fra Stato e Chiesa (cc. 436-439).

Per quanto riguarda i territori statunitensi, mirò ad aumentare le missioni per gli autoctoni, per i francesi e gli spagnoli, per i nuovi immigrati, in particolare i tedeschi appena arrivati nel Missouri. Inoltre fondò importanti infrastrutture religiose (scuole, ospedali, chiese, missioni) nel Missouri e al contempo strinse rapporti con istituzioni europee per garantirsi i fondi necessari. Per esempio, quando iniziò a occuparsi degli immigrati tedeschi nel 1833, si rivolse alla Leopoldine Stiftung di Vienna, chiedendo sovvenzioni per le missioni fra gli immigrati e gli autoctoni (Congressi America Settentrionale, vol. 3, cc. 175-176). Inoltre coordinò i rapporti fra l’arcidiocesi di Baltimora e le nuove diocesi dell’Ovest: la sua nel Missouri, quella già ricordata del Kentucky e quella fondata a Vincennes nell’Indiana nel 1834 e affidata al sulpiziano Simon Bruté. I relativi fittissimi carteggi si ritrovano nelle singole sedi diocesane e, microfilmati, negli archivi dell’Università Notre Dame nell’Indiana.

Lo stesso Rosati si è raffigurato come il giovane e meno brillante collaboratore di de Andreis. Di fatto la sua importanza è stata di gran lunga superiore a quella del confratello, che, tra l’altro, morì dopo aver trascorso pochissimo tempo nel Nuovo Mondo. Rosati invece favorì la penetrazione vincenziana negli Stati Uniti e nel Canada, grazie al seminario di Perryville e l’articolazione diocesana degli Stati Uniti nell’Ovest. La sua intensissima attività è testimoniata dal diario tenuto tra il 1830 e il 1836 e di cui oggi si trovano copie nell’archivio diocesano di Saint Louis, in quello centrale vincenziano a Roma e in quello dell’Università Notre Dame. Inoltre giornali e riviste cattoliche di quel decennio segnalano le sue fondazioni, in particolare quelle educative: oltre a The Barrens creò il seminario di Saint-Francis-Xavier e tre scuole: a Saint Louis, a Kaskaskia e a Carondelet. La prima, affidata ai gesuiti, divenne la celebre Università Saint Louis. Grazie a questi istituti rafforzò la rete vincenziana e la legò a quella dei gesuiti e dei sulpiziani. Inoltre creò un gruppo di studenti destinati a brillanti carriere: i vincenziani Jean-Marie Odin, futuro vescovo di Galveston nel Texas e poi arcivescovo di New Orleans, e John Timon, futuro superiore americano della Congregazione e poi vescovo di Buffalo, si formarono entrambi sotto di lui nel seminario di Perryville.

La sua crescente autorevolezza spinse Roma a dargli nuovi incarichi. Nel 1839 si iniziò a pensare a designarlo delegato apostolico ad Haiti. La questione tornò a galla l’anno successivo, quando il vescovo si recò in Francia e a Roma per presentare gli atti del quarto Concilio provinciale di Baltimora e raccogliere fondi per le diocesi dell’Ovest. In tale occasione incontrò Gregorio XVI, che da cardinale prefetto di Propaganda lo aveva incaricato di prendere contatti con il presidente Boyer. Il pontefice insistette nuovamente, mentre lo designava quale assistente al Soglio. Infine Rosati ricevette il breve di nomina il 30 aprile 1841, assieme a dettagliatissime istruzioni di Propaganda (Lettere e decreti, vol. 326, cc. 681-697).

A Rosati si chiedeva un vero e proprio concordato con il governo haitiano. Si trattava di un delicato affare diplomatico, del quale doveva essere messa al corrente anche la Francia. Di conseguenza egli si recò a Parigi nell’ottobre 1841 e incontrò il ministro degli esteri François Guizot. Proseguì quindi per il Regno Unito e da Liverpool salpò per Halifax nella Nuova Scozia. Da qui si recò a Filadelfia, dove consacrò, il 30 novembre, Peter Richard Kenrick quale vescovo coadiutore di Saint Louis. Quindi si diresse a New York e salpò per Port-au-Prince, dove arrivò il 29 gennaio 1842. Poco dopo scrisse a John Hughes, coadiutore del vescovo newyorchese, che tutto era andato per il meglio. Convinto di essere vicino al concordato richiesto, del quale tratteggiò con Boyer i punti principali, ripartì il 22 febbraio per Roma, dove però non lo raggiunsero i rappresentanti di Boyer, perché nel frattempo l’isola era insorta contro il presidente-dittatore. A Roma il papa gli chiese di tornare ad Haiti, ma il viaggio fu posposto per una grave crisi respiratoria. Nel gennaio del 1843 Boyer fuggì in Giamaica e il progetto di concordato fu rimandato. A questo punto Rosati decise di rientrare negli Stati Uniti per il quinto Concilio provinciale di Baltimora. Il 19 marzo 1843 partì quindi per Parigi, dove si ammalò gravemente.

Tornato a Roma alla casa vincenziana di Monte Citorio, vi morì il 25 settembre 1843.

Fonti e Bibl.: Le fonti si trovano nei già ricordati: Archivio generale della Congregazione della Missione (Roma, in particolare sue lettere e il suo diario sono nella collezione Felice de Andreis, Lettere, America, Parte I e Parte II); archivi diocesani di Saint Louis, Missouri, e Vincennes, Indiana; Archivio dell’Università di Notre Dame, Indiana (buona parte del materiale è in copia, ma vi sono volumi di corrispondenza originale fra John Timon e Rosati). Inoltre documenti sull’attività diocesana negli Stati Uniti si trovano nell’Archivio storico della Congregazione di Propaganda Fide (Città del Vaticano): oltre a quanto già citato, si vedano le serie Lettere e Congressi America Centrale per gli anni 1827-39. La documentazione della delegazione apostolica ad Haiti è nell’Archivio storico della Seconda Sezione della Segreteria di Stato: Archivio degli Affari Ecclesiastici Straordinari, Primo periodo, Haiti, pos. 7, ff. 485-487 (anni 1842-43). Di fondamentale importanza sono infine i DeAndreis Rosati Memorial Archives, che non raccolgono solo le carte dei due missionari, ma sono gli archivi della Provincia del Midwest della Congregazione della Missione e rimangono nel ricordato St. Mary’s Seminary di Perryville. Qui oltre all’ennesima copia dell’autobiografia di Rosati sono raccolti 23 volumi di sua corrispondenza. Alcune lettere con de Andreis sono edite in Frontier missionary. Felix De Andreis, CM. 1778-1820. Correspondence and historical writings, a cura di J.E. Rybolt, Chicago 2005. Gli scritti di Rosati su de Andreis sono stati raccolti e rilavorati in Life of the very rev. Felix De Andreis, St. Louis (Mo.) 1900. Documenti del periodo haitiano sono in Th.F. O’Connor, Joseph R., C. M., apostolic delegate to Haiti, 1842. Two letters to bishop John Hughes, in The Americas, 1945, vol. 1, n. 4, pp. 490-494.

La bibliografia su Rosati è purtroppo esigua e spesso agiografica: F.J. Easterly, The life of Rt. Rev. Joseph R., C.M., first bishop of St. Louis, 1789-1843, Washington DC 1942; P.J. Rahill, St. Louis under bishop R., in Missouri historical review, 1972, vol. 66, n. 4, pp. 495-519; R.A. Cavacece, Il sorano G. R. e il cammino della Chiesa cattolica negli Stati Uniti d’America, Napoli 1999; J.E. Rybolt, Joseph R., C.M. (1789-1843), Pioneer American bishop, in Vincentiana, 2004, vol. 48, n. 2, pp. 394-403; S. Poole, The diplomatic missions of bishop Joseph R., C.M., in The catholic historical review, 2005, vol. 91, n. 4, pp. 633-687; R.D. Janet, The era of boundlessness at St. Mary’s of the Barrens, 1818-1843: A brief historical analysis, in Vincentian heritage journal, 2013, vol. 31, n. 2, pp. 65-102.

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