GUARINI, Girolamo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 60 (2003)

GUARINI, Girolamo

Maria Antonietta Passarelli

Figlio primogenito dell'umanista Guarino e di Taddea Cendrata, nacque a Verona il 20 sett. 1421.

Nel 1425 seguì il padre a Vicenza e trascorse qualche tempo con Biondo Flavio; seguì ancora il padre quando questi, a causa della pestilenza, si trasferì a Ferrara nel 1429: agli anni ferraresi risalgono le prime testimonianze della sua produzione letteraria d'occasione e cortigiana. Nel 1433 infatti recitò un epitalamio per le nozze della figlia di Biondo Flavio; nel 1437-38 ebbe uno scambio epistolare con Isotta Nogarola; nel 1440 con un allievo del padre, Bernardo Giustinian; nel 1441 recitò a Padova un epitalamio per il matrimonio di Niccolò Cavallo.

Nel 1443 si trasferì a Napoli, dove ebbe l'accoglienza benevola degli umanisti più prestigiosi, quali Lorenzo Valla: l'avevano preceduto lettere del padre, che si raccomandava ad Antonio Beccadelli (il Panormita) e allo stesso Valla perché il G. fosse presentato al catalano Joan Olzina, segretario del re e ambito mecenate. Nel 1444 il G. recitava a Napoli un epitalamio per le nozze di Maria d'Aragona con Leonello d'Este, ma ancora nel 1445 non doveva avere a corte un'occupazione che gli garantisse stabilità economica se in una lettera ad Alfonso V d'Aragona il Magnanimo del 7 aprile il padre si adoperava per lui; in un'altra epistola scritta al re circa due anni dopo accludeva alcuni versi di un componimento scritto dal figlio in onore della riedificazione di Bibbona da parte del re, notizia che curiosamente sembra mancare nella storiografia ufficiale aragonese.

Mentre era al servizio di Alfonso il G. partecipò nel 1447 all'offensiva di questo in Toscana, rimanendo accampato per qualche tempo a Tivoli; nel mese di dicembre dello stesso anno lasciò il campo per tornare a Napoli, ma fu assalito sulla via di Siena dai Fiorentini che lo fecero prigioniero e lo torturarono. Di questo episodio si hanno due testimonianze epistolari, l'una del Valla, anch'egli partecipante alla spedizione, l'altra di Guarino, il quale scrisse a Carlo Marsuppini, cancelliere della Repubblica di Firenze, per ottenere la liberazione del figlio.

A Napoli il G. consolidò l'amicizia con Bartolomeo Facio, che era stato allievo del padre, con il quale fu in contatto epistolare anche dopo aver lasciato il Regno aragonese, e il Valla: con lui scambiò componimenti poetici. Il G. svolse l'attività di segretario regio per circa due anni, dalla metà del 1447 all'inizio del 1449 (i due mandati risalgono, rispettivamente, al 7 giugno 1447 e al 21 genn. 1449). Lasciò tuttavia Napoli proprio nel gennaio del 1449, sostò forse brevemente a Roma e poi tornò a Ferrara, dove era già alla fine dello stesso mese: come ci informa un polemico scambio di lettere con l'umanista bolognese Antonio Tridentone, avvenuto tra la fine di gennaio e il 1° febbraio, il G. fu implicato in una controversia letteraria suscitata da un suo epitaffio per Nicolò Ghislardi, lettore di diritto a Bologna e ambasciatore, morto nel 1444; Tridentone criticò il G. per aver impiegato solo esametri invece che distici elegiaci, secondo le regole del genere; tale inosservanza gli offriva l'occasione di giudicare negativamente Guarino e la sua scuola.

Il G. fu per qualche tempo a Modena, come attestano alcune sue lettere, ma non è possibile determinare con esattezza i limiti cronologici di tale permanenza. All'inizio del 1457 egli sposò Lucrezia, nipote del marchese Battista Pallavicino, allora vescovo di Reggio Emilia, dalla quale ebbe una figlia che fu chiamata Taddea. Al battesimo fu invitato Francesco Sforza, duca di Milano, il quale accettò come risulta da un biglietto datato 18 dic. 1457: Lucrezia morì poco dopo, forse in conseguenza del parto. Non è dato invece sapere l'anno e il luogo della morte del G.: nel 1458 era ancora vivo ed è certo che non sopravvisse al padre, il quale morì a Ferrara il 4 dic. 1460.

Sebbene non pochi codici conservino le opere del G., rari sono i testi finora apparsi a stampa: uno dei due epitaffi per Niccolò (III) d'Este, edito dal Borsetti (Hic ille Estensis Nicolaus origine cuius) e poche epistole, due edite dal Bertalot e altre dal Sabbadini. Nel 1973 gli epitaffi per Niccolò d'Este sono stati pubblicati dal Capra sulla base di una nuova e più vasta recensio. Le due più ampie raccolte che ci hanno trasmesso gli scritti del G., ossia il cosiddetto codice Bevilacqua (Est. lat. 1080 [alfa J.5.19] della Biblioteca Estense di Modena) e il ms. Antonelli 546 della Biblioteca comunale Ariostea di Ferrara, contengono ancora molti inediti: uno dei suoi primi lavori è probabilmente l'orazione In incohandam a se de secundo bello Punico T. Livii decadem, una sorta di esercitazione stilistica nella quale il G. scrive di essere ancora molto giovane e inesperto aggiungendo che il compito di tale composizione gli è stato affidato dal padre e dai fratelli. Oltre ai già menzionati per il Ghislardi e per Niccolò d'Este, alla produzione di epitaffi vanno aggiunti quello composto per la morte della moglie (In Lucretiam coniugem), un secondo per Niccolò d'Este (Quoniam Estense decus Nicholaus marchio terris), un altro In Ioannem tibicinem, uno per il falcone di Leonello d'Este. Arricchiscono la già ricordata serie di epitalami quelli per le nozze di Ambrogio Avogadro e Ginevra Strozzi e quello per Scipione Ariosto. Il G. scrisse inoltre un breve poema De ventis per Guizzardo Silvestri, un carme De fontibus Musarum indirizzato a Francesco Aleardo, cui dedicò anche i versi In fabula Dircei fontis, un componimento in distici elegiaci per Lippo Piatesi, una cohortatio rivolta al papa Niccolò V contra Magni Turci Maumethe Othman, l'orazione per le nozze di Leonello d'Este, un De Scipione maiore (Devicto Hannibale et capta Cartagine et aucto), un De monte Parnaso, un Carmen ad Annam Fulcam Ferrariensem. Una vita di Senofonte, iniziata a Ferrara prima del soggiorno napoletano, fu completata solo dopo il definitivo ritorno in patria ed è conservata frammentaria. Si ricorderanno inoltre i versi indirizzati al fratello Battista sul De ordine docendi ac studendi, trattatello che raccoglie i precetti pedagogici del padre Guarino.

Fra i codici contenenti i testi del G. i principali sono: Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Antonelli, 546; I 70; I 434; II 151; Modena, Biblioteca Estense, Estense lat., 587 (alfa N.5.8); Estense lat., 1080 (alfa J.5.19); Campori 172 (gamma Z.6.10); Napoli, Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III, V F.17; Toledo, Biblioteca capitular, 100.44.

Fonti e Bibl.: B. Giustinian, Orationes et epistole, Venetiis 1492; G.B. Mittarelli, Bibliotheca codicum manuscriptorum monasterii S. Michaelis Venetiarum prope Murianum, una cum Appendice librorum impressorum seculi 15, Venetiis 1779, p. 379; R. Sabbadini, Guarino Veronese e il suo epistolario edito e inedito, Salerno 1885, p. 82; I. Nogarola, Opera, a cura di E. Abel, I-II, Vindobonae 1886, pp. 93-108, 119; L. Bertalot, Humanistisches Studienheft eines Nürnberger Scholaren aus Pavia (1460), Berlin 1910, pp. 19-21; Epistolario di Guarino Veronese, a cura di R. Sabbadini, Venezia 1915-19, I-III, ad ind.; R. Sabbadini, Documenti guariniani, in Atti dell'Accademia di agricoltura di Verona, s. 4, XVIII (1916), pp. 211-286; L. Bertalot, Uno zibaldone umanistico latino del Quattrocento a Parma, Firenze 1936, pp. 260 s.; F. Adorno, Quattro lettere e un carme di Lorenzo Valla. Codice 662 della Biblioteca dell'Università di Bologna cc. 270b-272a, in Rinascimento, VI (1955), 1, p. 118; L. Capra, Nuove lettere di Guarino, in Italia medioevale e umanistica, X (1967), pp. 179 s.; Id., Gli epitafi per Nicolò III d'Este, ibid., XVI (1973), pp. 197-226; L. Valla, Epistolae, a cura di O. Besomi - M. Regoliosi, Padova 1984, pp. 17, 28, 220, 244 s., 280, 290 s.; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, Ferrariae 1735, II, p. 361; C. De' Rosmini, Vita e disciplina di Guarino Veronese e de' suoi discepoli, Brescia 1805-06, I, pp. 95 s., 119-123; II, pp. 72, 117-121; S. Prete, Two humanistic anthologies, Città del Vaticano 1964, pp. 78-81; R. Sabbadini, Guariniana, Torino 1964, pp. 40, 47; G. Resta, Giorgio Valagussa umanista del Quattrocento, Padova 1964, pp. 138 s., 164; M. Regoliosi, Nuove ricerche intorno a Giovanni Tortelli, I, Il Vaticano lat. 3908, in Italia medioevale e umanistica, IX (1966), p. 135; R. Avesani, Epaeneticorum ad Pium II pont. max. libri V, in Enea Silvio Piccolomini papa Pio II. Atti del Convegno per il V centenario della morte ed altri scritti, a cura di D. Maffei, Siena 1968, p. 89 n. 274; A. Ryder, The Kingdom of Naples under Alfonso the Magnanimous, Oxford 1976, pp. 222 s.; C. Minieri Riccio, Biografie degli accademici alfonsini detti poi pontaniani dal 1442 al 1543, Napoli 1881, p. 85; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, ad indicem.

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