Pindemónte, Giovanni

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Poeta (Verona 1751 - ivi 1812), fratello maggiore di Ippolito. Ardente e irrequieto, ebbe vita avventurosa e battagliera. Avendo fervidamente aderito alle idee rivoluzionarie, andò esule a Parigi nel 1793; caduta la Repubblica veneta, tornò in Italia, ma l'invasione austro-russa lo portò di nuovo a Parigi, dove fu sospettato di cospirazioni antinapoleoniche. Tornato a Milano, fu membro del Corpo legislativo della Repubblica italiana (1802). Gli avvenimenti gli ispirarono rime politiche e patriottiche come l'Ode alla Repubblica Cisalpina (1798) e il poemetto Le ombre napoletane (post., 1883) in cui evoca i martiri del 1799. Più importanti le dodici tragedie di schema alfieriano, ma con influssi shakespeariani e larga concessione allo spettacolare e al patetico (Mastino I della Scala, I coloni di Candia, Orso Ipato, Agrippina, Cianippo, I Baccanali, Adelina e Roberto, Il salto di Leucade, Ginevra di Scozia, Elena e Gerardo, Donna Caritea regina di Spagna, Cincinnato), da lui pubblicate a Milano nel 1804-05 col titolo di Componimenti teatrali (4 voll.), precedute da un Discorso sul teatro italiano.

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