PLANA, Giovanni Antonio Amedeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PLANA, Giovanni Antonio Amedeo

Marco Ciardi

PLANA, Giovanni Antonio Amedeo. – Nacque a Voghera l’8 novembre 1781 da Antonio Maria e da Giovanna Giacoboni.

La famiglia, originaria di Guarene, presso Alba, si era trasferita a Cardazzo, frazione di Bosnasco, a circa 25 km a est di Voghera, quasi al confine con l’Emilia. Dopo le scuole primarie, Plana venne iscritto all’istituto di S. Agata di Voghera. Qui si rese protagonista di un episodio destinato a rimanere celebre. Nel 1796, venuto a sapere dell’arrivo di Napoleone in Italia, il giovane piantò un albero della libertà nel cortile della sua scuola. A causa di questo gesto, il padre lo ritirò immediatamente, lo condusse a Genova e lo imbarcò su una nave per Marsiglia. Da qui Plana si diresse a Grenoble, dove lo aspettavano due zii del padre, Giuseppe Amedeo e Alessio, che avevano una farmacia situata in place Grenette, nel centro della città.

L’anno seguente Plana si iscrisse all’École centrale della cittadina francese. Qui strinse amicizia con Henry Beyle, il futuro Stendhal. Presso l’École, Plana si distinse per le sue capacità in matematica, disegno e materie letterarie. In una lettera del 29 gennaio 1803 alla sorella Pauline, Beyle scriveva che Plana, «di cui aveva il piacere di essere amico intimo», sarebbe stato, se non si fosse lasciato sviare, «un grand’uomo entro dieci anni» (Stendhal, 1962, p. 49). Al termine del ciclo di studi, nel settembre del 1800 Plana si recò a Lione per partecipare al concorso di ammissione all’École polytechnique. Si classificò ottavo su cento iscritti. Tra gli ammessi di quell’anno ci furono anche François Arago e Augustin-Jean Fresnel. Una volta arrivato a Parigi, Plana si distinse agli occhi dei suoi insegnanti, fra i quali Pierre-Simon de Laplace, Adrien-Marie Legendre, Jean-Baptiste-Joseph Fourier e Joseph-Louis Lagrange. Quest’ultimo si rivelò fondamentale per il proseguimento della sua carriera: il rapporto con Lagrange divenne stretto quando, nel 1817, Plana sposò Alessandra Maria, figlia di Michele Agostino, un fratello minore del celebre matematico.

Nel 1803, dopo essere stato proposto da Fourier come docente presso la scuola di artiglieria di Grenoble, Plana venne nominato socio corrispondente dall’Accademia delle scienze di Torino. Ricevette poi l’incarico di professore di matematica alla scuola di artiglieria di Torino, che nel 1805 fu trasferita da Napoleone ad Alessandria, nell’ambito di un programma di rafforzamento delle strutture militari nell’Italia settentrionale. In quel periodo iniziò a frequentare l’osservatorio astronomico di Brera, diretto da Barnaba Oriani, dove effettuò i primi studi sul movimento della Luna assieme a Francesco Carlini, avviando una collaborazione destinata a produrre notevoli risultati scientifici. Le attestazioni di stima nei confronti del giovane scienziato piemontese si fecero sempre più numerose e autorevoli, come ad esempio quella di Alexander von Humboldt. Nel 1809 Plana presentò all’Accademia delle scienze di Torino le sue prime memorie, poi pubblicate nei volumi dell’istituzione (Plana, 1811). Il compito di esaminare questi lavori venne affidato a Tommaso Valperga di Caluso e a Giorgio Bidone, i quali, pur formulando un parere positivo, espressero alcune riserve, dovute a un errore di segno presente nella risoluzione di un’equazione e al fatto che (come ogni studioso può facilmente riscontrare) Plana aveva una pessima grafia.

Nel marzo del 1811, non ancora trentenne, Plana ottenne la cattedra di astronomia presso l’Università di Torino, mentre nel giugno di quello stesso anno venne nominato membro effettivo dell’Accademia delle scienze di Torino. Due anni più tardi ricevette anche l’incarico di direttore dell’osservatorio astronomico, che era situato nel piccolo padiglione eretto sul tetto dell’Accademia.

Con la Restaurazione, Plana non andò incontro a particolari difficoltà (come fu invece per Anton Maria Vassalli-Eandi e Giovanni Antonio Giobert), nonostante la sua carriera si fosse svolta interamente nel periodo napoleonico. Anche se la cattedra di astronomia fu soppressa, nel dicembre del 1814 venne affidata a Plana quella di analisi infinitesimale. La sua posizione acquistò, di lì a poco, ulteriore prestigio con l’elezione a membro della Società italiana delle scienze, nell’aprile del 1815, e la nomina a docente di meccanica razionale presso l’Accademia militare, nel febbraio del 1816. Grazie all’interessamento di Vittorio Emanuele I, promosse la costruzione di un nuovo osservatorio astronomico, separato dalla specola dell’Accademia, su una delle torri romane di Palazzo Madama, la più occidentale. Il re lo nominò quindi astronomo reale. Plana riuscì a riprendere anche gli studi sulla teoria del moto della Luna, in collaborazione con Carlini e con il gruppo di Brera, al quale si era aggiunto Ottaviano Fabrizio Mossotti, che divenne uno dei suoi più cari amici. Plana fu di grande aiuto a Mossotti quando questi rientrò in Italia dal suo esilio in Argentina, durato ben otto anni.

Fra il 1814 e il 1820 Plana si recò spesso a Milano. Qui risiedeva Stendhal, il quale, per evitare i controlli della polizia, utilizzava l’amico come recapito per la corrispondenza, assieme a Carlo Guasco, avvocato torinese amico di Silvio Pellico, ben inserito nell’ambiente de Il Conciliatore. Anche Plana probabilmente partecipò alle attività della rivista milanese. Collaborò anche con la Biblioteca Italiana, diretta da Giuseppe Acerbi, per la quale scrisse un articolo (Plana, 1816) e promosse la pubblicazione di un lavoro di Amedeo Avogadro, allora professore di fisica presso il liceo di Vercelli.

Nel 1818 l’Académie des sciences di Parigi, su proposta di Laplace, bandì un premio per la determinazione di tavole lunari costruite con l’ausilio della sola teoria. Plana e Carlini consegnarono un lavoro che venne premiato (assieme a quello di Charles-Théodore Damoiseau, ufficiale del genio francese), circostanza che accrebbe ancor più la fama dei già celebri astronomi. Plana era ormai al centro di una fitta rete di relazioni scientifiche internazionali, non solo con gli ambienti francesi, ma anche con quelli tedeschi e inglesi. Lungo e duraturo, per esempio, fu il rapporto con John Herschel e Charles Babbage, il quale, nel settembre del 1840, avrebbe scelto la Riunione degli scienziati italiani di Torino per presentare la celebre macchina calcolatrice di sua invenzione, proprio per l’amicizia che aveva con Plana.

Dopo gli eventi rivoluzionari del marzo 1821 fu tra i docenti messi sotto inchiesta, pur senza subire particolari conseguenze. Nel luglio di quello stesso anno Plana venne coinvolto nell’impresa scientifica che aveva l’obiettivo di determinare un grande arco del parallelo medio tra il polo e l’equatore, di cui restava da misurare il tratto passante per la Savoia e il Piemonte. La realizzazione dei lavori venne concertata dal governo austriaco e da quello piemontese, che nominarono una commissione composta da ufficiali dei reciproci Stati e coadiuvata da Plana e dall’amico Carlini. Qualche mese prima, inoltre, Plana era stato nominato direttore degli studi matematici all’Accademia militare su proposta di Cesare Saluzzo. Presso l’Accademia militare egli ebbe la possibilità di continuare il suo insegnamento di meccanica razionale, avendo come allievi anche due fra i futuri protagonisti della vita politica piemontese e italiana: Luigi Menabrea e Camillo Benso conte di Cavour. Dopo gli eventi del 1821 il comportamento di Plana si fece comunque più cauto e anche i rapporti con Stendhal furono interrotti.

Nel 1832 Plana dette alle stampe la Théorie du mouvement de la Lune, monumentale opera in tre volumi, compendio delle ricerche dell’astronomo reale in questo settore. La pubblicazione fu finanziata dal re Carlo Alberto. Proprio in quell’anno, tuttavia, la vita di Plana fu segnata da un evento luttuoso, che ebbe notevoli ripercussioni sui suoi comportamenti pubblici e privati: la perdita del figlio Luigi Lodovico, di soli sette anni. La figlia di Plana, Sofia, sarebbe invece incappata, nel 1840, in uno sventurato matrimonio con un avventuriero cacciatore di doti, vicenda che avrebbe provocato allo scienziato piemontese ulteriori sofferenze e dispiaceri.

Nel corso della sua carriera Plana ebbe modo di realizzare oltre ottanta lavori scientifici nel campo dell’analisi, della fisica matematica, della meccanica celeste e della geodesia. Nel 1842 venne nominato vicepresidente dell’Accademia delle scienze di Torino. Ne fu il presidente a partire dal 1851. Partecipò attivamente anche alla vita politica. Fu, infatti, consigliere comunale di Torino (1852-57), membro ordinario e poi vicepresidente del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (30 ottobre 1848-3 gennaio 1858), e anche senatore, dall’aprile 1848, partecipando ininterrottamente alle sedute del Parlamento, fino a quelle dell’VIII legislatura, la prima del Regno d’Italia.

Fu socio di numerose accademie nazionali e internazionali. Oltre a quelle già citate, si ricordano l’Istituto lombardo di scienze e lettere (8 agosto 1844, corrispondente); l’Accademia dei Lincei (1° gennaio 1850, effettivo); la Società reale di Napoli (10 novembre 1863, effettivo). Il 5 marzo 1860 fu eletto socio straniero dell’Accadémie des sciences di Parigi. Ricevette inoltre la medaglia Copely della Royal Society (1834) e la medaglia d’oro della Royal Astronomical Society (1840).

Gli vennero conferite numerosissime onorificenze: cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro; commendatore dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro; gran cordone dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro; cavaliere dell’Ordine civile di Savoia; ufficiale dell’Ordine della Legion d’onore (Francia); cavaliere dell’Ordine della Corona ferrea (Austria); commendatore dell’Ordine della Concezione di Villa Viciosa (Portogallo); cavaliere dell’Ordine della Stella polare (Svezia). Nel 1844 venne nominato barone, con il diritto di trasmettere il titolo ai figli maschi. Morì a Torino il 20 gennaio 1864.

Opere. Équation de la courbe formée par une lame élastique quelles que soient les forces qui agisent sur la lame, e Mémoire sur l’intégration des équations linéaires aux differences partielles du second et du troisième ordre, in Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino, XVIII (1811), pp. 123-155, 156-176; Riflessioni sopra la prima parte dell’Opera del sig. Tadini intitolata «Del movimento e della misura delle acque correnti» (Milano 1816), in Biblioteca Italiana, III, (1816), pp. 466-485; Opérations Géodesiques et Astronomiques pour la mésure d’un arc parallèle moyen, I-II, Milan 1825; Mémoire sur différentes points relatifs à la Théorie des perturbations des planètes exposé dans la Méchanique céleste, in Memoirs of the Astronomical Society of London, II (1826), pp. 352-412; Théorie du mouvement de la Lune, I-III, Torino 1832.

Fonti e Bibl.: Senato della Repubblica, Senatori d’Italia, Senatori del Regno di Sardegna: http://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/5d5329 b9ed62bffdc125703c004d714b/0d9b5f7ba886 8791c12570690031871b?OpenDocument (21 settembre 2015).

F. Sclopis, Della vita di G. P., in Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino, s. 2, XXIV (1865), pp. LI-LXIII; É. De Beaumont, Éloge historique de Jean Plana, Paris 1872; Stendhal, Correspondance, t. I, 1820-1821, a cura di H. Martineau - V. Del Litto, Paris 1962; A. Maquet, Deux amis italiens de Stendhal. G. P. et Carlo Guasco, Lausanne 1963; C. Agostinelli, Della vita e delle opere di G. P., in Atti dell’Accademia delle scienze di Torino, XCIX (1964-65), pp. 1177-1199; A. Maquet, L’astronome royal de Turin G. P. (1781-1864). Un homme, une carrière, un destin, Bruxelles 1965; S. Leschiutta - M. Rolando Leschiutta, G. P., astronomo reale, in Giornale di fisica, XXIII (1992), pp. 112-125; M. Ciardi, La fine dei privilegi. Scienze fisiche, tecnologia e istituzioni scientifiche sabaude nel Risorgimento, Firenze 1999; Id., Gli scienziati e l’Europa, in Enciclopedia Italiana. VIII Appendice. Il contributo italiano alla storia del pensiero, Scienze, Roma 2013, pp. 344-350.

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