Napolitano, Giorgio

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Uomo politico italiano (Napoli 1925 - Roma 2023). Dirigente del PCI e poi del PDS, è stato deputato, presidente della Camera e ministro dell'Interno, oltre che presidente della commissione affari costituzionali del Parlamento europeo. Senatore a vita, nel 2006 è stato eletto presidente della Repubblica e nel 2013 è stato rieletto, ricevendo un secondo mandato, primo caso nella storia della Repubblica italiana. Rassegnate le dimissioni nel gennaio 2015, da tale data è stato presidente emerito e senatore a vita e di diritto. In linea con le scelte del suo predecessore, C.A. Ciampi, ha cercato sin dalle sue prime azioni di valorizzare l’identità politica dell’Italia, attribuendole un ruolo attivo e costruttivo nello scenario europeo. Cavaliere di Gran Croce dal 1998. *

Vita e attività

Nell'ultimo anno di liceo, frequentato a Padova, e nei primi anni universitari a Napoli - dove, nel 1942, si era iscritto a Giurisprudenza - maturò i suoi interessi culturali, inizialmente orientati al teatro, alla letteratura e al cinema. Pubblicò articoli di critica cinematografica e teatrale sul settimanale IX maggio del Gruppo universitario fascista di Napoli, del quale facevano parte molti giovani già antifascisti o filocomunisti, e dopo la Liberazione avviò una collaborazione sempre più stretta con gli intellettuali comunisti. Alla fine del 1945 aderì al Partito comunista italiano (PCI), di cui più tardi divenne funzionario e poi dirigente fino alla costituzione del Partito democratico della sinistra (PDS) nel 1991, cui è rimasto iscritto in seguito. Nel 1947 si laureò con una tesi di economia politica sul mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l'Unità e la legge speciale per Napoli del 1904, una scelta culturale confermata dal costante impegno nella soluzione dei problemi economici e sociali posti dall'arretratezza meridionale: dall'autunno del 1946 alla primavera del 1948 fece parte, infatti, della segreteria del Centro economico italiano per il Mezzogiorno presieduto dal senatore G. Paratore e partecipò al Movimento per la rinascita del Mezzogiorno dalla sua fondazione (1947). Segretario della federazione di Caserta del PCI (1951-57), nel 1953 fu eletto alla Camera dei deputati, alla quale fu sempre riconfermato fino alle elezioni del 1996, salvo che nel 1963 quando non si presentò candidato perché segretario della federazione di Napoli (1962-66); la sua attività parlamentare si concentrò in particolare sui problemi dello sviluppo del Meridione e sui temi di politica economica nazionale. Come dirigente del PCI ricoprì diversi incarichi: responsabile della Commissione meridionale del Comitato centrale del PCI (dal 1956), poi della sezione del lavoro di massa (1960-62), dopo il X Congresso entrò nella direzione nazionale del partito (dic. 1962), fu coordinatore dell'ufficio di segreteria e dell'ufficio politico (1966-69) e in seguito responsabile della politica culturale (1969-75). Negli anni dei governi di solidarietà nazionale (1976-79) fu responsabile della politica economica del PCI. Gli anni Settanta lo hanno visto impegnato anche in un'intensa attività all'estero; tenne conferenze e dibattiti in istituti di politica internazionale in Gran Bretagna, Germania e in diverse università statunitensi (Yale, Harvard, Princeton e altre). Nel decennio successivo, nella Commissione affari esteri della Camera, N. si è interessato particolarmente alla politica internazionale ed europea; ha diretto la Commissione per la politica estera e le relazioni internazionali del PCI; è stato presidente del gruppo dei deputati del PCI alla Camera (1981-86) e parlamentare europeo (1989-92). Esponente dell'ala del partito definita migliorista (con una sfumatura negativa per gli avversari dentro e fuori il PCI), legato a G. Amendola, N. ha mantenuto uno stile politico e culturale improntato a concretezza e realismo e, in anticipo sui tempi del suo partito, si è mostrato aperto al riformismo, alle socialdemocrazie e all'Europa, intessendo intensi rapporti con i partiti del socialismo europeo. Nel 1989 si è dichiarato favorevole alla trasformazione del PCI in Partito democratico della sinistra. Eletto presidente della Camera nel 1992, è divenuto in seguito ministro dell'Interno del governo Prodi (1996-98); durante il suo mandato ha proposto quella che poi sarebbe divenuta la legge Turco-Napolitano sull'immigrazione (1998). È stato insignito nel 1997 del premio internazionale Leibniz-Ring-Hannover e nel 1998 del cavalierato di Gran Croce; presidente della Commissione affari costituzionali nel Parlamento europeo tra il 1999 e il 2004, nel 2004 gli è stata conferita la laurea honoris causa in Scienze politiche dall'Università di Bari. Senatore a vita dal settembre 2005, è stato eletto presidente della Repubblica il 10 maggio 2006, con 543 voti su 990 e rieletto il 20 aprile 2013, con 738 voti su 997. Il 14 gennaio 2015 ha rassegnato le dimissioni; iscrittosi nello stesso mese al gruppo parlamentare Per le Autonomie - PSI - MAIE, nell'ottobre 2022, nella prima seduta della XIX legislatura, ha rinunciato  al ruolo - già rivestito nel 2018 - di presidente provvisorio del Senato.

Opere

N. ha collaborato tra l'altro alle riviste Società e Cronache meridionali (1954-60) con saggi sul dibattito meridionalista, sulle politiche di riforma agraria e sull'industrializzazione del Mezzogiorno. È autore di diversi libri: Movimento operaio e industria di Stato (1962); Intervista sul PCI, con E.J. Hobsbawm (1975); In mezzo al guado (1979); Oltre i vecchi confini: il futuro della Sinistra e l'Europa (1988); Al di là del guado: la scelta riformista (1990); Europa e America dopo l'89: crollo del comunismo, i problemi della Sinistra (1992); Dove va la Repubblica - 1992-94, una transizione incompiuta (1994); Europa politica: il difficile approdo di un lungo percorso (2003); Europa, politica e passione (2016). La sua autobiografia politica, Dal PCI al socialismo europeo: un'autobiografia politica (2005), ha ripercorso lucidamente e criticamente sessant'anni di storia delle sinistre italiane.

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