Dessi, Gianni

Lessico del XXI Secolo (2012)

Dessi, Gianni


Dessì, Gianni. – Artista (n. Roma 1955). Diplomatosi all’Accademia di belle arti di Roma, si avvicinò dapprima al Teatro d’avanguardia, verso la metà degli anni Settanta del 20° sec., per dedicarsi poi alla pittura, giungendo nel 1984 a esporre al MoMA (Museum of modern art) di New York nella mostra An international survey of recent painting. Nello stesso anno partecipò alla mostra Ateliers (1984), dedicata a un gruppo di sei artisti che avevano aperto i propri studi nel quartiere romano di San Lorenzo. Le opere di D. sono state inizialmente caratterizzate da una sobrietà cromatica unita a una varietà di interventi materici e gestuali su tela o su carta. Sempre più, negli anni, si è allontanato dai supporti tradizionali sperimentando altre superfici. Costante del suo lavoro è la presenza di un nucleo centrale, punto di fuga attorno al quale la materia pittorica si aggrega e si spande. Del 1991 è la sua prima Camera picta, nell’Edicola Notte a Roma, lavoro dove l’intero ambiente è trasformato, attraverso l’uso di un colore avvolgente, in un unico grande quadro dove un elemento centrale, facilmente riconoscibile, funge da perno. Ha partecipato alle Biennali di Venezia (1984, 1986 e 1993) e alle Quadriennali di Roma (1986, 1996). La Galleria civica di Trento gli ha dedicato la sua prima mostra antologica nel 1995. Nel 2003 sono comparse le sue prime sculture. Queste saranno spesso associate alla pittura in un’unica opera, come è accaduto nella mostra personale al Macro di Roma nel 2006 o in quella del museo di Saint’Etienne (2011). Nel 2009 il Mart di Rovereto ha promosso una mostra che ripercorre gli ultimi venti anni dei sei artisti di San Lorenzo. Mantenendo costante la sua collaborazione con il mondo del teatro, nel corso del 21° sec. D. ha realizzato numerose scenografie, fra le quali quella per Il cordovano. Opera in un atto (2004), con la regia di Stefano Vizioli per il Teatro dell’Opera di Roma, e quella per Il castello di Barbablù (2008), per la regia di Peter Stein alla Scala di Milano.

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