GENOVA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

GENOVA

Federico Morchio

(XVI, p. 547; App. I, p. 644; II, I, p. 1026; III, I, p. 721; IV, II, p. 17)

Per dati statistici provinciali v. Liguria (Tabelle), in questa Appendice.

Architettura. - Durante la seconda metà degli anni Settanta, a G. vedono la luce due strumenti urbanistici finalizzati, almeno nelle intenzioni, a porre rimedio ai limiti, da più parti evidenziati, del Piano Regolatore Generale del 1959. Si tratta del Piano dei servizi (adottato il 3 agosto 1975) inteso come variante per l'adeguamento delle aree per i servizi pubblici al suddetto PRG e anticipatore, in diversi suoi significativi contenuti, del secondo strumento, il nuovo PRG, adottato il 26 aprile 1976 e approvato il 3 aprile 1980.

Il nuovo strumento, opera degli Uffici tecnici comunali, si poneva tra gli altri fini quello della distribuzione e del riequilibrio della residenza sul territorio tra le cinque grandi zone urbane (Ponente, Valpolcevera, Centro, Valbisagno, Levante) privilegiando l'intervento pubblico su quello privato con relativa destinazione di un'ingente parte del nuovo stock abitativo a edilizia economico-popolare. Proprio in merito alle aree di edilizia residenziale economica e popolare, venivano pertanto sancite le scelte localizzative di espansione operate negli anni precedenti, a partire da quelle zone già individuate dal piano di attuazione con la l. 167 del 18 aprile 1962 (Begato, Borzoli, Granarolo, Pegli, Prà-Voltri, Quarto, Quezzi, Sestri Ponente, S. Eusebio), zone rimaste per diversi anni in gran parte inedificate e poi progressivamente riconfermate con successive varianti parziali e integrali nel corso degli anni Settanta e Ottanta con l'aggiunta della variante di via del Colle nel centro storico, e l'approvazione del Piano di Zona (P. d. Z.) di Valletta S. Pietro a ridosso dell'abitato di Cornigliano (ancora bloccato poiché relativo a un'area verde considerata indispensabile per la vita dell'abitato stesso).

Le aree scelte per le espansioni risultavano esterne al tessuto consolidato della città e totalmente prive di urbanizzazione; proprio tale fatto, unito alle particolari caratteristiche morfologiche e geologiche del territorio genovese, ha indotto a ingenti spese per elaborare le trasformazioni del suolo necessarie tanto all'edificazione quanto all'accesso dei nuovi quartieri. Le conseguenti infrastrutture e urbanizzazioni hanno anche costituito il supporto per parte dell'espansione residenziale d'iniziativa privata, che si è disposta spesso a saturazione del tessuto costruito o, anche, tra questo e le nuove edificazioni pubbliche − appoggiandosi, quindi, alle opere di urbanizzazione realizzate per queste ultime − oppure, in altri casi, ancora più a margine, sulle colline, come gli interventi di Pegli 2 (che da solo copre circa il 50% degli alloggi concessi in aree a regime libero tra il 1981 e il 1988) o quello del Belvedere di Sampierdarena (130 alloggi). Un'ingente parte della quota di abitazioni realizzate è dunque relativa all'iniziativa pubblica, mentre la restante (circa il 20%) all'iniziativa privata; essa si è concentrata attraverso l'attuazione di quattro grandi strumenti urbanistici attuativi (Pegli 2, Belvedere di Sampierdarena, Montesignano e Rio Panego) unitamente a numerosissime altre iniziative concentrate per lo più nella Valbisagno e nel Levante: interventi modesti o addirittura di piccole dimensioni (meno di 20 alloggi), ai quali fa capo il maggior numero di concessioni rilasciate dal Comune.

Le difficoltà generate dal rapporto tra città esistente e nuove espansioni sono state affrontate con modalità diverse: mentre da una parte, in insediamenti più contenuti per dimensioni e abitanti, sono stati realizzati servizi da destinare anche alla periferia esistente (Sestri Ponente) e infrastrutture viarie in grado di favorire l'integrazione col tessuto urbanizzato mediante più rapidi collegamenti diretti (Granarolo), dall'altra, anche in ordine all'elevato numero di utenti insediabili, si è cercato di dotare i nuovi quartieri (per es. Begato, Prà-Voltri, Quarto, per citare solo i maggiori) di una maggiore autonomia e autosufficienza. Alla luce dei risultati, tuttavia, quasi ovunque appare evidente, come fattore primario, la mancanza di spazi in grado di costituirsi come fulcro per l'intero insediamento o per parte di esso.

Un'altra delle caratteristiche delle espansioni genovesi sta nell'eterogeneità dei risultati ottenuti. Un'eterogeneità derivante dal confronto sia con la città costruita sia con l'immagine, l'impianto, le tecnologie e i materiali delle nuove espansioni, confrontate tra loro. La progettazione alla scala edilizio-architettonica è, inoltre, posta spesso su un piano di subordinazione a favore di una meccanicistica e disorganica giustapposizione di grandi ''volumi residenziali'', con conseguente forte impatto ambientale, tanto che, frequentemente, nell'accezione popolare taluni edifici dei nuovi quartieri vengono ad acquisire curiosi, ma quanto mai sintomatici, soprannomi (d'esempio su tutti: la ''diga'' di Begato, e le ''lavatrici' di Pegli 3).

Emblematico, a questo proposito, può essere considerato il P. d. Z. di Quarto (approvato con il D.M.LL.PP. del 1965 e successive varianti susseguitesi fino al 1986), a Levante (nei pressi del casello autostradale di Nervi), al cui interno è possibile osservare come le opposte scuole di pensiero dei progettisti abbiano portato, a distanza di poche centinaia di metri, a diversi risultati. Da un lato la scelta di una soluzione urbanistico-edilizio-architettonica intenzionalmente in contrapposizione con l'ambiente e con la città (Costa d'Orecchia, settore 2 del P. d. Z.), dall'altro (Costa degli Ometti, settore 4 del P. d. Z.) la ricerca di un riaggancio con l'evoluzione storico-tipologico-linguistica dell'organismo urbano attuata mediante il recupero critico delle linee fondamentali di quell'organismo, per fornire risposte adeguatamente moderne e contemporanee ai quesiti posti dalla definizione progettuale e dall'integrazione urbana e ai nuovi problemi socio-abitativi (coordinatore G. Caniggia).

Per quanto riguarda il recupero del patrimonio edilizio esistente nell'antico nucleo cittadino hanno preso avvio alcuni interventi d'interesse pubblico (opera degli Uffici tecnici comunali) relativamente agli isolati di salita del Prione e via del Colle, favoriti dai finanziamenti attribuiti al Comune dalle ll. 166 del 27 maggio 1975 e 513 dell'8 agosto 1977; la costruzione della nuova sede della facoltà di Architettura (progettisti I. Gardella e A. Malaponti), di cui una parte è in funzione dall'inizio del 1990 e una seconda è in fase di realizzazione (progetto L. Grossi Bianchi e F. Lagomaggiore), e il risanamento del Sestiere di Pré (progetto ILAUD, International Laboratory of Architecture and Urban Design, coordinatore G. De Carlo) iniziato nel maggio 1989 e finanziato in gran parte dal CER (Comitato per l'Edilizia Residenziale del ministero dei LL.PP.), in base alla l. 94 del 25 marzo 1982, e dal Comune stesso. Numerose sono altresì risultate le operazioni di restauro, recupero e risanamento avviate da privati su singoli immobili.

Nel Ponente cittadino, a Voltri, si sono avviate le operazioni per realizzare il nuovo bacino portuale, ove già nel 1972 erano iniziati i lavori di costruzione della diga foranea. Il progetto è definito dall'edificazione di un terminal per navi porta-contenitori, di uno per navi roll/on-roll/off, e di tutte le infrastrutture, interne ed esterne al nuovo varco doganale, indispensabili al funzionamento del moderno organismo, nonché dai collegamenti viari stradali, autostradali e ferroviari necessari per lo smistamento delle merci in arrivo e in partenza. Ancora nel Ponente, a Sestri, il 10 maggio 1986 è stata inaugurata la nuova aerostazione dell'aeroporto Cristoforo Colombo progettata per un traffico di 1500 passeggeri/ora e dotata di sofisticati mezzi, con collegamento diretto, per le operazioni d'imbarco e sbarco.

Sempre nel campo delle grandi infrastrutture hanno preso avvio (1986) i lavori per la costruzione della rete metropolitana (''Metrogenova'', progetto Ansaldo e R. Piano Building Workshop) di tipo leggero, realizzata in parte a cielo aperto e riutilizzando, non senza opportune opere di adeguamento, strutture preesistenti quali viadotti, gallerie e sedi di linee ferroviarie per lo più dismesse. Organizzata in un'unica tratta, dalla media Valpolcevera (Rivarolo) al centro (stazione Brignole), sottopassa il centro storico con la previsione di un futuro ampliamento verso l'entroterra nelle Valbisagno (Molassana) e Valpolcevera (Bolzaneto), e verso Sampierdarena e il Ponente (aeroporto, zona industriale e nuovo porto).

In occasione dei campionati mondiali di calcio del 1990 e delle celebrazioni del 1992 per il cinquecentenario della scoperta dell'America, G. si è trovata al centro di una particolare congiuntura legislativa (l. 205 del 1989 per le infrastrutture relative ai mondiali, prorogata per G. fino al 1992, legge speciale ''Colombiana'' 418 del 1985 e legge ''Expo'' 373 del 1988) che ha provveduto a fornire fondi e procedure snellite di finanziamento per l'esecuzione delle infrastrutture collegate alle manifestazioni. Sono così stati effettuati i lavori di ristrutturazione dello stadio (prog. V. Gregotti e Associati), con copertura di parte del basso corso del Bisagno (da utilizzarsi come parcheggio) e sistemazione della viabilità; è stata ristrutturata l'area portuale (sdemanializzata) tra Ponte Spinola e Molo Vecchio, che ha ospitato l'Esposizione Internazionale Specializzata Genova 1992 "Cristoforo Colombo la Nave e il Mare" (circa 416.000 m3 con spazi espositivi, centro congressi, spazi commerciali, per servizi, parcheggi, ecc.; prog. R. Piano B.W.), procedendo al restauro di manufatti compresi in tale area (per es. i Magazzini del cotone e il Porto franco), e a lavori di sistemazione dell'approdo turistico del centro storico e di complessi monumentali (per es. la Commenda di S. Giovanni di Pré, il Palazzo Ducale, ecc.; v. anche liguria, in questa Appendice).

Nella primavera del 1987, a seguito dell'appalto-concorso del 1983, ha avuto inizio la ricostruzione del Teatro comunale dell'opera ''Carlo Felice'', edificio neoclassico progettato (1826) da C. Barabino e gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale (1943), che risparmiarono solamente il pronao su piazza De Ferrari e il colonnato su via XXV Aprile; il teatro è stato inaugurato nell'ottobre 1991. La nuova costruzione (progettata da un gruppo di architetti e ingegneri tra cui I. Gardella, A. Rossi e F. Reinhart) riutilizza in gran parte le strutture sopravvissute e propone l'addizione di un'ingente torre a pianta quadrata (circa 40 m di lato e più di 80 m di altezza) che racchiude la voluminosa e sofisticata ''macchina scenica''.

Sotto la pressione operata dal terziario sulla città, molti immobili esistenti hanno subito un progressivo mutamento, totale o parziale, della destinazione d'uso, con il conseguente abbandono della residenza, e, in taluni casi, la demolizione e successiva costruzione di grandi complessi a carattere direzionale-commerciale, tanto nel cuore della città come nelle aree a diretto margine di esso. Nel primo dei due casi rientra l'intervento di ristrutturazione della zona di Madre di Dio (dal nome del borgo in luogo del quale è stato realizzato) − inteso come completamento di un disegno pianificatorio iniziato nel 1932 con lo sventramento intorno a Porta Soprana (per far posto alla piazza Dante e ai relativi grattacieli) − che ha ottenuto definitiva sistemazione nel corso degli anni Ottanta con l'individuazione, sulla base del Piano Particolareggiato (PP) del 1966, di due nuovi lotti d'intervento, per il primo dei quali, a completa destinazione direzionale, sono iniziati i lavori nel 1985 (per un totale di circa 146.000 m3), mentre per il secondo la realizzazione, destinata al momento della definizione progettuale a tempi successivi, non ha, a tutt'oggi, avuto inizio. Altri grandi centri sono stati costruiti sulla spinta dell'imprenditoria privata. Su un'area di matrice otto-novecentesca (in parte demaniale poiché in area portuale), a ridosso del centro, ha trovato ubicazione, secondo le indicazioni del PRG ma con volumetria maggiorata, il complesso direzionale-commerciale di San Benigno (circa 800.000 m3), oggetto, previa sdemanializzazione dell'area, di un PP adottato nel 1983 e approvato con convenzione nel 1985. L'esecuzione è stata programmata in due tempi: una prima parte, da realizzarsi tra il 1985 e il 1990 (comparti 1, 3 e 5 del PP), portata a termine, e una seconda, tra il 1990 e il 1992, destinata al conseguente completamento. Ancora in una zona di espansione ottocentesca è stato eseguito, sulla base del PP approvato nel 1985, il complesso direzionale-commerciale di Corte Lambruschini (circa 370.000 m3), sorto sul luogo di una costruzione tardo-settecentesca ampliata nell'Ottocento fino ad assumere la conformazione di un grande edificio a corte, e del vicino mercato dei fiori, realizzato intorno al 1940, in stile razionalista. Il nuovo complesso ospita, oltre a uffici ed esercizi commerciali, un albergo, parcheggi sotterranei multipiano, e il Teatro comunale di prosa.

Bibl.: P. Barozzi, Lineamenti dello sviluppo urbano di Genova, Genova 1988; L. Seassaro, Operatori e operazioni residenziali: Genova e Provincia negli anni Ottanta, Rapporto Tematico OSA-ILRES n. 20, vol. i, ivi 1988; Fondazione Labò, Laboratorio di sperimentazione sulla qualità urbana regione Liguria - Servizio programmi edilizia residenziale, Piani di zona di edilizia economica popolare, schede per Comune, aggiornate al 30 giugno 1988; C. Bertelli, I centri direzionali di Genova. Qualche elemento di valutazione, in Archivio di studi urbani e regionali, 34 (1989).

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