Liszt, Franz von

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Musicista (Raiding, Sopron, 1811 - Bayreuth 1886). Studiò con C. Černy, A. Salieri, F. Paër e A. Reicha. Ventenne, fu spinto dall'ascolto in concerto di N. Paganini a rinnovare la propria arte pianistica, alla quale esperienza seguì quella del contatto con F.-F. Chopin e H. Berlioz. Verso il 1835 si legò affettivamente alla contessa Sofia d'Agoult dalla quale ebbe tre figli (fra i quali Cosima sposa a H. von Bülow, poi a R. Wagner). La sua attività concertistica si sviluppò nel frattempo in modo straordinario, e lo stesso S. Thalberg dovette soggiacere all'arte del grandissimo pianista. Dal 1842 al 1861 occupò, prima saltuariamente, poi stabilmente, la carica di Hofkapellmeister a Weimar. Una nuova relazione, intanto, L. aveva allacciato con la principessa Carolina di Sayn-Wittgenstein, che tra l'altro lo spinse a una più intensa attività di compositore. Visse poi tra Roma, Weimar e Budapest. Nel 1865, deluse le sue speranze di poter sposare la Sayn-Wittgenstein, vestì l'abito talare. Ebbe le massime onorificenze di ogni paese, e fu presidente del conservatorio di Budapest, che oggi porta il suo nome. ▭ La figura artistica di L. è poliedrica, e se eccezionale fu l'aspetto del pianista non meno interessante, anche alla luce di studî recenti, appare la personalità del critico e soprattutto del compositore. Come pianista L. fu il primo ad avere la nozione precisa delle complete risorse dello strumento, che egli sfruttò con l'intervento non soltanto delle dita ma del braccio e della spalla, con gli incessanti spostamenti di accordi o di ottave, oppure con incroci di mani, con l'uso del pollice in funzione basilare e come mezzo di forza. Il genio di L. si riverbera anche nella composizione, in cui l'estro e la fantasia si associano a un prorompente e non di rado poetico vigore espressivo. Malgrado l'affiorare sporadico di alcune debolezze comuni all'età romantica (l'oratoria, la magniloquenza, l'eccessivo compiaciuto abbandono al sentimentalismo), si ritrova nella sua musica la più grande libertà formale, che conduce sovente a soluzioni strutturali, sia melodiche sia armoniche, estremamente audaci ma sempre sorrette da una salda e pur personalissima concezione del fatto creativo, inteso come missione artistica pura, cui risulta pertanto estraneo, almeno nelle intenzioni, ogni virtuosismo esecutivo di natura esclusivamente esteriore o fine a sé stesso. Di conseguenza il rendimento strumentale lisztiano risulta sempre perfetto, essendo il rapporto tra mezzo tecnico e capacità naturale dell'esecutore costantemente tenuto entro i limiti d'una difficilissima ma non irrealizzabile attuazione. E se il criterio della musica a programma discernibile nei poemi sinfonici può oggi sembrare superato, non possiamo però dimenticare che il poema sinfonico da lui creato, per la sua sapienza compositiva, ridette impulso alla musica orchestrale. Opere principali: la Messa solenne detta di Gran (1855) e quella per l'incoronazione (1867), i due oratorî La leggenda di s. Elisabetta (1857) e Christus (1859-66); le sinfonie a programma Faust (1854-57) e Dante (1855-56); 13 poemi sinfonici fra i quali Tasso, lamento e trionfo (1849-50), Les Préludes (1849-50); i due concerti e la Totentanz per pianoforte e orchestra; tra le composizioni pianistiche: la grandiosa sonata in si min. (1853), le grandi raccolte Armonie poetiche e religiose (1835-53), Anni di pellegrinaggio (1835-81), Consolazioni (1849), Liebesträume (1850), le due leggende su s. Francesco d'Assisi e s. Francesco di Paola, le rapsodie (19 ungheresi e una spagnola); le composizioni per organo Fantasia e fuga sul corale Ad nos, ad salutarem undam (1851), trascrizioni (celebri quelle da R. Wagner), parafrasi da opere (Mozart, Rossini, Verdi), ecc. Lasciò numerosi scritti di interesse musicale e fu un apostolo del romanticismo nelle sue varie sfaccettature, dando un notevole contributo all'affermazione teatrale di Wagner (prima esecuzione del Lohengrin a Weimar, agosto 1850).

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