CESI, Federico

Enciclopedia Italiana (1931)

CESI, Federico

Giuseppe GABRIELI
Fabrizio CORTESI

Figlio di Federico e Olimpia Orsini, nacque in Roma il 13 marzo 1585. Appena diciottenne, ebbe l'idea e gettò le fondamenta dell'Accademia Lincea (1603); alla quale dedicò poi sino alla fine della vita le sue energie economiche e spirituali, e tutto l'entusiasmo per la ricerca della verità naturale e scientifica.

Avendo un padre ombroso, scioperato e violento, ne subì per varî anni maltrattamenti e contrasti, anche nella vocazione degli studî e nell'organamento iniziale dell'istituzione accademica, cui il duca si oppose con divieti e rigori ingiustificati verso il figlio. Cresciuto negli anni, il C. cominciò dopo il 1609 ad aver padronanza di sé e relativa larghezza di mezzi: dei quali si valse per dare esecuzione e impulso ai suoi disegni accademici, sia accrescendo il numero dei Lincei fra i dotti italiani e stranieri del suo tempo, sia promovendo e sostenendo a sue spese la pubblicazione di opere scientifiche collegiali e individuali.

Sposò nel 1614 Artemisia Colonna, poi in seconde nozze nel 1616 Isabella Salviati, da cui ebbe varî figli, ma due sole figliole gli sopravvissero, Teresa e Olimpia. Nel 1618 si ritrasse ad Acquasparta, suo principale feudo, attendendo a restaurare le sostanze della famiglia, fra crucci e contrasti, ma pur sempre occupandosi degli studî e dell'Accademia. Vi restò sino al 1624, e vi tornò varie volte sino alla morte (1° agosto 1630).

Il C. aveva concepito di scrivere un vasto trattato di storia naturale del cosmo dal titolo Theatrum totius naturae: ma non poté, per ragioni di salute, condurre a termine quest'opera. Una delle parti più importanti di essa è rappresentata dalle Tabulae Phylosophicae in numero di 20, di cui le prime 13 corrette e stampate nel 1628 furono pubblicate nel 1630 dal C. in appendice al Tesoro messicano, le rimanenti furono completate, corrette e pubblicate da F. Stelluti dal 1649 al 1651.

Quest'opera è importantissima perché è il primo libro che raccolga, in modo sintetico ma molto preciso, i fondamenti della morfologia, fisiologia, sistematica, patologia e nomenclatura delle piante, precorrendo almeno di un secolo la Philosophia botanica di Linneo. Il C. deve considerarsi come un vero precursore della botanica scientifica moderna, perché prima del Magnol usò il nome di famiglia, ebbe il concetto di sistema naturale riconoscendo il valore dei caratteri per stabilirlo, conobbe le piante sensibili e la reviviscenza dei vegetali, studiò l'anatomia col microscopio, scoprl le spore delle crittogame, conobbe i sessi delle piante e il loro ufficio, le piante dioiche (mercuriale, canapa). Usò una nomenclatura che venne adoperata molto più tardi con i termini: stilo, stami, foglie seminali, cotiledoni, stipole, ilo, spadice, tirso, amento, ecc. Quindi nella storia della botanica il C. deve occupare un posto assai elevato e deve essere ricordato come uno dei più importanti precursori di Linneo.

Bibl.: B. Odescalchi, Memorie istorico-critiche dell'Accademia dei Lincei, Roma 1806; D. Carutti, Breve storia dell'Accademia dei Lincei, Roma 1883; G. Gabrieli, Il carteggio dei primi Lincei, in Mem. R. Accad. Lincei, s. 6ª, I-II (1925-26); id., Verbali dell'adunanza e cronaca della prima Accademia lincea, ibid., V (1927); id., Federico Cesi Linceo, in Nuova Antologia, agosto 1930. Sull'opera botanica del C. cfr. la breve illustrazione delle Tabulae Phylosophicae, fatta da R. Pirotta e che precede l'edizione delle Tabulae fatta dalla Accademia dei Lincei (1904); R. Pirotta e F. Chiovenda, Flora romana, Parte storica, pp. 146-150, Roma 1900-901.

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