ETOLIA

Enciclopedia Italiana (1932)

ETOLIA (A. T., 75-6; 82-3)

Margherita GUARDUCCI
Giuseppe CARACI
Paola Zancan

Una delle regioni storiche della Grecia continentale di SO. L'Etolia (Αἰτωκία, Aetōlia) era distinta dagli antichi Greci in due parti: la vecchia Etolia (ἡ ἀρχαία Αἰτωλία) e l'Etolia aggiunta (ἡ ἐπίκτητος Αἰτωλία). La prima, nella quale più antico era stato l'inizio della vita e della coltura, corrispondeva naturalmente alla parte più fertile della regione, a quella occidentale, segnata dai due fiumi Acheloo ed Eueno (odierno Phidaris) e chiusa a nord dal massiccio del Panetolio. Essa infatti comprendeva tutto ciò che del territorio etolico fosse adatto alla coltivazione: la breve pianura soleggiata fra le pendici del monte Aracinto e il golfo di Patrasso dove si trovava Calidone ricca di vigne; e fra l'Aracinto e il Panetolio quell'altra pianura abbastanza fertile, occupata per una buona estensione dai due laghi Hyria e Trichonis, dove sorgeva Termo (Thermos, Thermum), il cuore della nazione etolica. Invece l'altra parte, che la vecchia Etolia si era venuta aggiungendo con le conquiste, era quell'aspra regione montuosa compresa fra le alture del Panetolio, del Timfresto e del Corace, e abitata da genti rozze e vigorose (Apodoti, Ofionei ed altri) che vivevano con le risorse del pascolo e della caccia: popolazione la quale forse anche più degli Euritani, abitanti con ogni probabilità nell'Etolia occidentale, contribuì a procurare al nome degli Etoli quella fama d'inciviltà e di avidità di preda, ma anche di valore in guerra che essi avevano tra i Greci.

Oggi l'Etolia costituisce, insieme con l'Acarnania, un unico νομός o dipartimento, esteso su 7465 kmq., ma una parte del territorio che storicamente e geograficamente le compete (all'incirca 550 kmq.) è aggregato al finitimo νομός della Focide e Ftiotide. Delle provincie in cui il primo dei due νομοί si divide spettano grosso modo all'Etolia quelle di Valtos, di Mesolóngion (Missolungi), di Nav???paktos (Naupatto) e di Trichonide.

La regione risulta in sostanza di due unità naturali ben distinte: una zona montuosa a N. e a E., e un esteso tratto pianeggiante a O., divisi all'incirca dal corso dell'Aspropotamo, il fiume più lungo di tutta la Grecia. La prima rappresenta la continuazione del sistema del Pindo, del quale riproduce i caratteri, accentuandone anzi l'asprezza e l'impraticabilità, sebbene le altezze, le quali pure oltrepassano in più luoghi i 2000 m. (Kaliakoũda 2104 m., Veloũkhi o Tymphrēstòs 2315 m.), si vadano deprimendo rispetto al settore epirota, e tanto più quanto più si procede verso il mare. Questo distretto, nel quale continua, come a N., la tipica alternanza dei calcari cretacei e del flysch eocenico, da cui trae una relativa varietà la sua morfologia, risulta da una specie di zolle che l'intensa erosione fluviale ha isolato con gole longitudinali e trasversali, zolle in parte rivestite di dense foreste di latifoglie e di conifere, fra le più belle di tutta la Grecia. Il rilievo si continua fino al Canale di Patrasso, che lo divide dal Peloponneso, sul quale presenta una costa ripida e unita; non mancano tuttavia rifugi adatti a crearvi dei porti (Nav???paktos, Galaxeidion). Oltre l'Aspropotamo, che ricalca anch'esso una linea di frattura, si sviluppa la piatta zona d'affondamento delimitata a O. dal rilievo dell'Acarnania e diretta anch'essa, al pari di questo, press'a poco da N. a S., fra l'angolo meridionale del golfo ambracico e l'insenatura lagunare di Mesolóngion. La zona continua verso E. alle spalle del gruppo dello Zygos (955 m.), che sovrasta all'ampio (82 kmq.) specchio d'acqua del Lago Agriníon (Trichonis), il maggiore dei bacini lacustri disposti sul fondo della fossa.

Differenti per origine e morfologia, le due regioni contrastavano anche per i caratteri dell'insediamento e dell'economia. L'Etolia montuosa è territorio essenzialmente di pastori, molti dei quali scendono d'inverno al piano, e vivono accentrati in grossi villaggi, che ospitano anche la popolazione agricola; questa poi è predominante o addirittura esclusiva nell'Etolia occidentale, plaga destinata a colture diverse (cereali, vino) e con centri abitati più popolosi.

Le quattro provincie di Valtos, Mesolóngion, Nav???paktos e Trichonide contano in complesso 140 mila abit. (1928), con una densità, quindi, di meno che 35 abit. per kmq., inferiore a quella della Grecia. Il centro più notevole è Agrínion, a poca distanza dal lago omonimo, cresciuto da 12 a 17 mila abitanti nel periodo 1920-8; nessuno degli altri (Mesolóngion, Aitōlikōn) raggiunge 10 mila anime.

Storia. - La tradizione asserisce che nella regione etolica vivevano in età molto antica altre popolazioni di varia origine (Cureti, Ianti, Eoli di Tessaglia); talune di queste forse sono antiche; comunque, tutte le diverse stirpi furono o presto o tardi sottomesse dagli Etoli e si fusero con essi, sotto la protezione comune di Artemide Λαϕρία o Αἰτωλή. Sembra che anticamente dall'Etolia partisse la colonizzazione dell'Elide. Ma soltanto nella seconda metà del sec. V, durante la guerra del Peloponneso, gli Etoli fanno il loro ingresso nella storia. Essi sono - è vero - distinti in diversi rami, che hanno voce in capitolo e, quando si tratta di affari con paesi stranieri, delegano i loro membri; ma tutti formano un insieme singolarmente compatto e pieno di energie così fresche da intimorire i nemici più potenti e più esercitati nelle arti della guerra: come accadde nel 426 allo stratego ateniese Demostene, il quale si era addentrato dalla parte di SE. nella regione etolica col proposito di conquistarla (Tucidide, III, 94. segg.). In seguito gli Etoli si riconciliarono con gli Ateniesi, che ne assoldarono una certa quantità per la spedizione di Sicilia (Tucidide, VII, 57, 9). Dalla fine del sec. V alla metà del IV sull'Etolia grava un silenzio più o meno profondo. Morto Alessandro Magno, gli Etoli non prendono che scarsa parte alla guerra lamiaca (323-2), ma di questa loro partecipazione devono pagare il fio al vittorioso Antipatro, il quale penetrato nell'Etolia con Cratero la mette a dura prova prima di concludere con essa una pace affrettata nel 321 (Diodoro, XVIII, 24 seg.). Ma già comincia fra i varî rami degli Etoli quella tendenza a riunirsi in un comune organismo, che porterà dopo pochi anni alla formazione della lega etolica (v. sotto).

Oltre Termo (v.) e Calidone (v.), l'antica Etolia ebbe altri centri abbastanza notevoli (Calcide, Pleurone, Conope ed altri); ma l'interesse maggiore si addensa naturalmente intorno ai due primi. Per la storia della regione nel Medioevo e nell'età moderna v. grecia: Storia.

Bibl.: F. A. Brandstätter, Die Geschichte des Ätol. Landes, Volkes und Bundes, Berlino 1844; C. Bursian, Geogr. Griechenl., I, Lipsia 1862, p. 123 segg.; G. Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 1119 segg.; W. J. Woodhouse, Aetolia, Oxford 1896; W. Hohmann, Aitolien u. die Aitoler bis zum lamischen Kriege, Halle 1908; H. Swoboda, Die ätolische Komenverfassung, in Wiener Stud., XXXIV (1912), p. 37 segg. - Per le iscrizioni: Collitz, Sammlung der Griech. Dialektinschr., II, n. 1409 segg. (A. Fick); Inscriptiones Graecae, IX, i, n. 396 segg. (W. Dittenberger); K. A. Rhomaios, 'Αρχ. Δελτ., I (1915), p. 281 segg.; G. Klaffenbach, ibid., X (1926), p. 34.

La lega etolita.

La formazione. - La prima menzione della lega etolica, κοινὸντῶν Αἰτωλῶν, si riferisce all'anno 314 a. C. Quando precisamente essa si sia costituita non sappiamo. Si presume comunemente, e non senza probabilità, che l'invasione dell'Etolia da parte di Antipatro e Cratero e la conseguente necessità di un'organizzazione più rispondente alle esigenze di una comune difesa abbiano determinato gli Etoli a costituire una vera e propria associazione politica. Ma è inoltre evidente che la primitiva associazione di stirpi, il cui sussistere attraverso i secoli era stato senza dubbio favorito dall'abitudine di vivere in piccoli villaggi senza veri e proprî organi amministrativi, doveva necessariamente scomparire quando l'elemento città divenne anche nella regione etolica il fondamentale elemento costitutivo. La trasformazione avvenne nel corso del secolo IV; alla fine del secolo il processo è compiuto; sua necessaria espressione storica, in quel luogo, in quel tempo, in quelle circostanze, è quella particolare organizzazione federale ch'è conosciuta col nome di κοινόν etolico. E si badi che la nuova associazione non ha nulla a che fare con la più antica unione di stirpi, che era unione affatto esteriore e inorganica; la nuova associazione implica un'organizzazione intrinseca di governo, perché è somma di singoli comuni, sopra i quali sta il potere centrale.

L'espansione territoriale. - Il territorio e il potere della lega etolica crebbero rapidamente. Non è dato seguirne passo a passo lo sviluppo; ma un indizio certo della minaccia che l'espansione etolica andava diventando per gli altri stati di Grecia, ci viene da una poesia itifallica, in onore di Demetrio Poliorcete. Da lui gli Ateniesi invocavano la pace: o mandasse egli almeno un Edipo a precipitare giù dalla rocca la sfinge etolica che minacciava non solo Delfi, ma tutta la Grecia. È il primo grido di allarme: anno 290. L'agosto di questo medesimo anno per ordine di Demetrio i giuochi pitici si celebrarono in Atene: il che voleva essere in cospetto all'intero mondo ellenico una protesta contro l'occupazione etolica di Delfi. Alla protesta tenne dietro, la primavera seguente, una spedizione di Demetrio contro l'Etolia e contro Pirro d'Epiro, che le era alleato; ma fu per Demetrio e per il suo luogotenente Pantauco una completa sconfitta, grazie all'abilità strategica di Pirro (v.). Così fin dall'anno 290 gli Etoli hanno esteso il loro dominio su Delfi, il che presuppone la sottomissione di almeno parte della Locride Esperia.

Undici anni dopo, nella difesa di Delfi, gli Etoli dovettero cimentarsi con i barbari Celti, discesi dal nord. Una prima ondata aveva costato la vita a Tolomeo Cerauno, re di Macedonia. Questa seconda, superata la resistenza che gli stati della Grecia centrale (Etoli, Focesi, Beoti) opposero alle Termopile, scese fino a Delfi; né Etoli e Focesi, nuovamente concentrati a difesa, riuscirono a impedire che il santuario fosse saccheggiato. Solo il sopraggiungere dell'inverno indusse i barbari a fare ritorno alle loro sedi. Tuttavia gli Etoli nella lotta avevano fatto quant'era in loro potere; avevano anche inseguito i Celti fuggenti fino alla valle dello Spercheo, molto danneggiandoli. Dai Greci furono celebrati come salvatori dell'Apollo delfico. Dalla lega furono in seguito coniate tetradramme sul cui rovescio era rappresentata quale eroina l'Etolia con spada e lancia, seduta sugli scudi macedoni e celti, sicuramente riproduzione della statua dedicata in Delfi dopo la vittoria sui Celti (cfr. il Catal. Brit. Mus., Thessaly, ecc., p. 194). L'influsso etolico in Delfi, che già prima era stato grande, crebbe più e più. I cento anni dal 290 al 190 sono considerati come il periodo del predominio etolico in Delfi. Del formarsi e del crescere di questo predominio testimonianza e misura sono date dal numero degli hieromnemoni etolici: il quale sale da due fino a quindici. E poiché fino al tempo di Filippo e di Alessandro gli Etoli non ebbero parte alcuna all'anfizionia, è chiaro che i voti ora riservati non sono che i voti dei popoli anfizionici incorporati nella lega; e il salire dei voti è strettamente connesso con l'accrescimento territoriale della lega. Dei popoli anfizionici i Locresi occidentali e gli abitanti di Eraclea sull'Eta già prima dell'invasione erano entrati nella lega etolica; seguirono, nel ventennio successivo, i Dolopi (275) e gli Eniani (272) e i Dori della Metropoli (269); frattanto dall'anfizionia erano stati esclusi i Macedoni e i loro alleati; la direzione ne rimase tutta agli Etoli. Tanto potere trovò conferma e manifestazione ufficiale in cospetto dell'intero mondo ellenico nell'istituzione delle soterie, festa nazionale in cui gli stati di Grecia volentieri accondiscesero a partecipare. Il decreto ci è conservato nelle due copie esposte ad Atene e a Chio. Quella di Atene è datata: arconte Polieucto, anno 261-60. Di fronte all'esplicito dato documentario sul tempo dell'introduzione delle soterie non può cader dubbio, per quanto strano possa sembrare, e sia sembrato, che la festa sia stata introdotta diciotto anni dopo l'avvenimento che doveva celebrare.

L'ambito crebbe ancora. Già intorno al 270, a occidente l'Acarnania era stata attratta alla lega con patto di alleanza e isopolitia. Intorno al 260 vi accedette la Locride Epicnemidia, e poco dopo (circa 255), almeno per qualche tempo, la Focide; il 245 anche i Beoti, in seguito alla sconfitta di Cheronea, s'unirono in alleanza. Così alla metà del sec. III la lega etolica si estendeva dal mare Ionio all'Euboico, dal seno Maliaco al seno di Corinto, abbracciando un'area di oltre 10.000 kmq.: dopo la Macedonia il più grande stato di Grecia. Tale espansione è senza dubbio dovuta in parte alla debolezza della Macedonia prima, all'alleanza di Antigono Gonata poi; ma la ragione più profonda è nell'organismo federale stesso, che è espressione ultima del principio liberale greco "istituto in cui si conciliavano le esigenze dell'autonomia con le esigenze dell'unità, senza ricorrere all'egemonia di un comune sopra gli altri". Nella confederazione i comuni erano tutti eguali in diritto: i cittadini dei singoli comuni acquisivano tutti la cittadinanza federale; in virtù della cittadinanza federale non esistevano in seno alla federazione né Locresi, né Tessali, ma unicamente Etoli, eguali nei diritti e negli oneri. I vantaggi che lo stato federale offriva ai suoi membri erano così evidenti che riuscirono vittoriosi anche del ben radicato particolarismo greco.

Il limite. - Anche il golfo di Corinto fu oltrepassato. Il 244 gli Etoli penetrarono nel Peloponneso: pretesto all'intervento la contesa fra gli Arcadi e gli Elei (che agli Etoli erano amici e alleati) per il possesso della Trifilia; risultato l'alleanza dei Messenî e forse di qualche città d'Arcadia; in altri termini, il predominio etolico su tutto il Peloponneso occidentale. Con ciò la lega etolica venne a toccare l'altra grande federazione repubblicana, la lega achea, che dal 251 andava rapidamente crescendo di territorio e di potere La vicinanza favorì o rese inevitabile l'urto. Alleati ad Antigono Gonata, gli Etoli tentarono la riconquista di Corinto, chiave del dominio macedone nel Peloponneso, di cui gli Achei s'erano impadroniti per sorpresa; ma furono battuti a Pellene (circa 243). È probabile congettura che il mancato guadagno nel Peloponneso (Antigono aveva promesso la spartizione dell'Acaia dopo la vittoria) sia stato compensato dalla spartizione dell'Acarnania fra l'Etolia e l'Epiro: Leucade e la parte occidentale ad Alessandro d'Epiro; Ftia, Strato, Metropoli, Eniade alla lega; e in ogni caso, come compenso o no, tale spartizione avvenne sicuramente in questi anni.

La morte di Antigono Gonata e la successione del figlio Demetrio II, l'anno 239, mutò d'un tratto la situazione della Grecia settentrionale: Macedoni ed Etoli non più alleati, ma anzi nemici. L'occasione della rottura è incerta, evidente il motivo: la troppo rigogliosa espansione etolica. Ne arse quella guerra che è conosciuta col nome di demetriaca, della quale quasi ignoriamo lo svolgimento e la durata, che culminò con la vittoria macedone di Filacia l'anno 233. Gli sconfitti di Filacia non sono gli Etoli, ma gli Etoli e gli Achei; alla rottura fra Macedonia ed Etolia era seguita immediata l'alleanza fra lega etolica e lega achea. L'unione delle due confederazioni parve ad alcuno fra i moderni una più completa affermazione del moto repubblicano e un fortunato convergere di tutte le forze greche contro la monarchia macedone; non fu in realtà che passeggera unione imposta dalle necessità del momento, rispondente a quell'intima legge di equilibrio onde gli stati greci erano dominati, legge che bene fu definita delle coalizioni in quanto sempre associa i più deboli contro il più forte, che per ciò stesso divide domani quelli che oggi unisce. Comunque l'alleanza con gli Achei fu per gli Etoli fortunata: nonostante la rotta di Filacia, alla morte di Demetrio (229) la perdita della Focide e della Locride Opunzia (staccatesi il 236) è compensata dall'acquisto della Ftiotide, Estieotide, e Tessaliotide, dall'annessione dell'Anfilochia e di Ambracia (230) e delle città d'Arcadia Tegea, Mantinea, Orcomeno e Figalia.

A Demetrio II, che per la politica avversa agli Etoli ebbe soprannome di Etolico, successe il figlio Filippo ancora bambino, e reggente per lui, con potere e titolo regio, Antigono Dosone: del quale il nome e la fama sono legati alla fondazione della grande simmachia ellenica (224). L'esercito dei simmachi con la vittoria di Sellasia (probabilmente 223-222) pose fine a quella guerra cleomenica nella quale dal 229 si logoravano Spartani e Achei. Non è escluso che della guerra cleomenica gli Etoli possano essere stati i fomentatori; prova anzi ne potrebbe essere la pacifica cessione al re di Sparta Cleomene III delle città arcadiche Tegea, Mantinea, Orcomeno; ma a una rottura fra le due leghe non si venne sul momento, e dalla guerra gli Etoli si astennero prima e dopo l'intervento macedone. Andarono frattanto arricchendosi dell'importante posizione di Cefallenia e posero piede nell'Egeo e nella regione ellespontica, annettendosi con patto di simpolitia l'isola di Ceo e Axos di Creta, Cio e Calcedone in Bitinia, Lisimachia nel Chersoneso tracico. Sono gli anni dell'espansione massima. La lega etolica avrà ancora tre quarti di secolo di vita non ingloriosa; ma all'ascesa fortunata il limite è posto nel momento in cui attraverso la simmachia s'uniscono in durevole alleanza Macedoni e Achei.

Nel 221, venuto a morte Antigono Dosone e succedutogli Filippo V appena diciassettenne, del naturale turbamento onde il regno di Macedonia e la simmachia ellenica furono scossi, soprattutto per la giovine età del re, approfittarono gli Etoli per riprendere nel Peloponneso quell'attività che negli ultimi anni era rimasta interrotta. Posta in giuoco era la Messenia, unica regione che non fosse stata travolta dalla guerra cleomenica, la cui alleanza era tanto più desiderata e da Etoli e da Achei; ma dei due partiti che si possono delineare in Messenia, etolizzante l'uno, favorevole agli Achei l'altro, quest'ultimo ebbe il sopravvento e la Messenia fu annessa alla federazione achea e alla simmachia ellenica. Nella ritirata gli Etoli sconfissero gravemente Arato a Cafie, nell'Acaia occidentale. Perciò gli Achei si rivolsero a Filippo il quale aderendo all'invito diede inizio alla guerra sociale che fu combattuta negli anni dal 219 al 217. Momenti culminanti il saccheggio dei santuarî di Dio in Pieria e di Dodona in Epiro per parte degli Etoli nel 219; di Thermos nel cuore dell'Etolia per parte di Filippo nel 218. Col trattato di pace, che fu sulla base dell'uti possidetis, Filippo toglieva agli Etoli Ambraco nel territorio di Ambracia che diede agli Epiroti, Ftia ed Eniade che restituì agli Acarnani, Tebe Ftiotica che unì ai suoi possedimenti tessalici, e Zacinto sul mare; nel Peloponneso l'ultima città etolica, Figalia, s'era data a lui spontaneamente senza combattere; anche gli alleati etolici dell'Elide avevano subito gravissime perdite. La pace fu stipulata a Naupatto, nel 217: anno della rotta al Trasimeno. Nel congresso per le trattative si levò la voce dell'etolo Agelao che ammoniva i Greci alla concordia e alla pace, come all'unica cosa necessaria a difendere la Grecia dalle nubi che s'addensavano a occidente.

Con Roma e contro Roma. - Le parole rimasero parole. L'intervento di Roma in Grecia, che era preparato da tutta la precedente storia di Grecia e di Roma, si concretò sei anni dopo, nel 211, in un accordo stipulato proprio fra Roma e gli Etoli. L'accordo fu firmato dallo stratego etolico Scopa, che già altra volta, il 220-19, era stato vivace rappresentante del partito della guerra; al trattato furono invitati ad accedere gli alleati degli Etoli (Elei e Lacedemoni) e quelli dei Romani (il re d'Illiria e Attalo di Pergamo). I termini del patto erano: gli Etoli facessero subito guerra per terra ai Macedoni, aiutati per mare da venticinque quinqueremi romane; le conquiste comuni a sud di Corcira rimanessero agli Etoli, ai Romani solo la preda e i prigionieri; in particolare i Romani promettevano di dare aiuto alla riconquista dell'Acarnania; né Etoli né Romani avrebbero potuto concludere con Filippo una pace separata. Fu guerra subito. Già in quel medesimo 211 l'isola di Zacinto, e Eniade e Naso d'Acarnania conquistate da M. Valerio Levino furono fedelmente consegnate agli Etoli; e l'anno seguente Anticira di Focide e l'isola di Egina, che gli Etoli vendettero al re Attalo per la somma di trenta talenti. Ma Etoli e Romani avevano assistito impotenti alle conquiste di Filippo sulla sponda ftiotica (Halos, Pteleo, Larissa Cremaste e Echino); e l'anno seguente presso Lamia due volte furono battuti da Filippo; e senza alcun successo terminò un assalto concorde che gli Etoli, i Romani e Attalo diressero contro la Macedonia. Tanto peggiore si fece per gli Etoli la situazione negli anni seguenti, in cui venne meno l'aiuto dei Romani, altrimenti impegnati nelle vicende della guerra annibalica: Farsalo, Cierio, Tricca e Gonfi (e cioè la Tessaliotide e l'Estieotide) caddero in mano di Filippo; Thermos fu una seconda volta invasa e saccheggiata (207). Gli Etoli disanimati stipulano con Filippo una pace separata (206), alla quale probabilmente furono indotti dallo stratego allora in carica, quell'Agelao di Naupatto, che già nel 217 aveva espresso le sue convinzioni antiromane. Con la pace Filippo mantenne le conquiste fatte: onde gli Etoli furono ancora assai indeboliti. Il trattato di Fenice l'anno dopo (205) stabilì, sulla base dell'uti possidetis, pace anche per gli altri contendenti.

Gli anni della guerra sfortunata stremarono le forze agli Etoli. Mai come questa volta il dispendio era stato grave e nullo il guadagno: ricordiamo che per il patto d'alleanza agli Etoli era anche stato sottratto il bottino. Contraccolpo della guerra fu un generale indebitamento, onde si elessero nomografi Dorimaco e Scopa con l'incarico di rinnovare la costituzione. Ma le loro proposte, che miravano a una più o meno radicale soppressione dei debiti, caddero per l'opposizione dei più ricchi, e in particolare del ricchissimo Alessandro. Dorimaco e Scopa, che avevano sempre goduto grande favore, furono ora coinvolti nella rovina delle loro leggi: di Dorimaco non sappiamo più nulla, Scopa passò in Alessandria al servizio del re d'Egitto. La crisi economico-sociale in Etolia rimase insoluta.

Nell'anno 201, quando Roma, vinta Cartagine a Zama, volse l'animo nuovamente alla Grecia e diede inizio alla seconda guerra macedonica, gli Etoli si trovarono a essere nemici ai Macedoni e ai Romani: ai Romani, per causa della pace separata del 206, e della conseguente freddezza con cui erano stati trattati in Roma i loro ambasciatori; ai Macedoni perché Filippo, lungi dall'appianare le antiche discordie riguardo alle città della Tessaglia meridionale (Echino, Farsalo, Larissa Cremaste e Tebe Ftiotica), accrebbe lo sdegno etolico con l'occupazione di Lisimachia, Cio e Calcedone che agli Etoli erano legate da alleanza e simpolitia. Così gli Etoli un primo tempo rimasero neutrali; ma come videro che le sorti delle armi volgevano favorevoli ai Romani, ritennero minore dei mali l'alleanza romana. Ond'è che, spesi i primi anni in varie incursioni in Tessaglia con vario successo, il 197 nella battaglia di Cinoscefale la cavalleria etolica diede alla vittoria valido contributo. Ma come nella guerra arbitri erano stati i Romani, i Romani furono arbitri pure della pace. Invano gli Etoli si adoperarono per un completo annientamento di Filippo: a Filippo fu concesso di conservare il suo regno per quanto ristretto ai limiti della sola Macedonia: invano chiesero la restituzione delle città sud-tessaliche: si addusse che quelle si erano date spontaneamente ai Romani, e solo Tebe Ftiotica fu concessa; senza opposizione ottennero invece i luoghi della Tessaglia che avevano conquistati nell'ultima guerra, e la Locride orientale e la Focide. Gli Etoli sperimentavano come la vittoria trovasse ora il suo limite proprio in quei Romani il cui aiuto la rendeva possibile. Si stabilisce così una divergenza fra la politica romana e la politica etolica: laddove aspirazione degli Etoli era di ristabilire il loro predominio, la tendenza romana si manifestava livellatrice, mirante a un generale equilibrio fra gli stati della Grecia.

Gli Etoli compresero i termini della situazione, non compresero che quella situazione doveva essere prima o dopo inevitabile. E, ripetendo il giuoco di un ventennio innanzi, cercarono aiuto in una forza esterna che li rendesse superiori alla situazione: e come prima a Roma, così ora volsero l'animo ad Antioco III di Siria, sperarono di fare ardere una generale guerra contro Roma, cui aderissero la Macedonia e Sparta. Fervido fomentatore uno dei più feroci antiromani, Toante di Triconio, che nel 194-3 fu per la seconda volta stratego. Alle ostilità gli Etoli diedero inizio con l'occupazione di Demetriade, il porto della Tessaglia (192); ma un tentativo con Sparta fallì, e Filippo passò ai Romani; unico alleato guadagnato alla grande causa nazionale fu Aminandro, il piccolo re degli Atamani. Antioco sbarcò in Grecia l'autunno del 192, fu eletto stratego autocratore della lega, vale a dire comandante supremo con pienezza di poteri, ma gli fu posto al fianco un collegio di trenta apocleti, a vigilare che quei poteri fossero adoperati negl'interessi della lega. Furono subito iniziate le operazioni militari: l'autunno e il principio dell'inverno fu speso in una spedizione in Tessaglia. L'anno dopo (191), fallito un tentativo in Acarnania, la Tessaglia fu di nuovo teatro della guerra: Antioco accampato a Lamia, il console romano in Larissa. Il console mosse verso sud, mentre le città tessale si arrendevano spontaneamente; Antioco concentrò la difesa alle Termopile, ma gli Etoli che erano stati sorpresi al Callidromo lo coinvolsero nella fuga. Antioco fece rotta per l'Asia. La guerra rimase fra Etoli e Romani; e poiché gli Etoli, conoscendo la loro inferiorità, evitavano battaglie campali, la guerra fu una serie di assedî: per assedio caddero Eraclea Trachinia, Lamia, Anfissa. La primavera del 190 recò tregua alla Grecia, per sei mesi, mentre si compieva in Asia la disfatta di Antioco (battaglia di Magnesia al Sipilo, agl'inizî del 189); le operazioni ripresero il 189 con l'assedio di Ambracia. Ma, vinto ormai Antioco, vana pareva agli Etoli ogni resistenza, onde accettarono di venire a trattative di pace. La pace, ratificata dal senato, fu conclusa sulla base dell'uti possidetis; dovevano rimanere separate dalla lega le terre e i popoli venuti in qualsiasi modo in mano dei Romani a partire dal 192; gli Etoli dovevano inoltre restituire Eniade agli Acarnani; i Romani riservarono per sé il possesso di Cefallenia.

Con la pace del 189 la lega etolica perdeva: Ambracia, probabilmente la sua città più ricca e più popolosa; Eraclea Trachinia, l'importante posizione che dominava il passo delle Termopile; Eniade, ceduta agli Acarnani; Taumaci, Xinie, Melitea, Lamia e tutta la Malide unite alla lega tessalica; a sud la Focide e Delfi, su cui gli Etoli avevano esercitato il protettorato da oltre cent'anni. Agli Etoli era imposto, con la formula consueta, che avessero per nemici quelli e quelli soli che fossero nemici ai Romani; cioè che rinunciassero a una politica indipendente. A quel risultato avevano condotto, sia pure in grado diverso, ma con unità di processo, e l'amicizia con Roma e la guerra contro Roma. Col 189 la lega etolica muore politicamente, anche se formalmente sussiste.

Nel ventennio successivo la crisi sociale, che già s'era avvertita dopo la prima macedonica, esplose inasprita dal disagio maggiore, complicata dall'odio di parte: poiché, favorendo di regola il governo romano la classe possidente, ne venne che le due classi sociali, la ricca e la povera, si traducessero in due partiti politici, il romano e l'antiromano. Al contrasto politico pose fine solo la deportazione di tutti gli elementi antiromani, per deliberazione di Emilio Paolo, l'anno 167. Nel medesimo 167 l'ordinamento dato da Emilio Paolo alla Grecia riduceva la lega etolica press'a poco all'ambito che essa aveva avuto nel sec. IV, togliendole l'Anfilochia, l'Eniania, l'Etea, la Doride, la Locride orientale e occidentale. Neppure l'aver combattuto a fianco di Roma nella guerra contro Perseo (171-168) aveva potuto impedire o differire ancora quella rovina che in tanti anni, attraverso tante vicende, era inevitabilmente maturata.

La costituzione. - La lega etolica è una federazione di città. Suoi membri le città della regione etolica e delle regioni annesse. Ogni comune conserva la sua propria costituzione, le sue leggi, obbedisce a magistrati da esso eletti, conserva il suo particolare diritto di cittadinanza federale, in virtù del quale i cittadini di tutti i comuni sono membri di un medesimo stato; e cioè i rapporti tra comune e potere centrale sono i medesimi per ogni comune. I rapporti invece tra comune e comune sono assai limitati e si riducono ai due diritti di acquisto, ἔγκτησις, esteso a tutto il territorio federale, e di matrimonio (ἐπιγαμία). Più strette relazioni non sono concesse: l'annessione alla lega impone la soluzione di ogni legame etnico o costituzionale.

Le competenze della lega si riducevano in sostanza alla conservazione dell'ordine all'interno e alla difesa da nemici esterni. Essa possedeva dunque anzitutto il diritto di stipulare paci e dichiarare guerre; ai singoli comuni solo dopo particolare autorizzazione della lega era concesso di entrare in relazione con l'estero. In guerra, il comando spettava al più alto magistrato della lega, allo stratego. L'esercito era composto dei continenti comunali; ma spettava alla lega vigilarne l'organizzazione e l'armatura. Una cassa federale non esisteva, perché i comuni non erano sottoposti a regolare tributo; ogni città doveva però contribuire con una somma determinata, proporzionale alla sua ricchezza, alle spese di guerra: era la lega che fissava le cifre e riscuoteva le somme. Contese tra i singoli membri venivano decise da giudici eletti dalla lega. La lega curava inoltre l'allestimento e la celebrazione delle feste comuni; la partecipazione a feste di stati stranieri, con l'invio di messi ufficiali (ϑεωροί) poteva essere deliberata e dalla lega e dalle città. La coniazione di monete d'argento era riservata alla lega; i comuni potevano solo batter monete di rame, e anche queste in nome della lega, col conio di essa. La medesima unità di pesi e misure valeva per tutto il territorio federale.

Il più alto potere della lega era rappresentato dall'assemblea federale. Poteva parteciparvi ogni cittadino d'ogni città federata: il diritto di voto, attivo e passivo, spettava a ogni cittadino che avesse raggiunto i trent' anni. L' assemblea si radunava, in linea ordinaria, due volte all'anno, in giorni fissi: una volta in Thermos subito dopo l'equinozio d'autunno, al principio dell'anno etolico, onde suo compito principale era l'elezione dei magistrati federali; l'altra volta, in una o nell'altra città, al tempo dell'equinozio di primavera. La prima si chiamava Thermica, la seconda Panetolica. In casi eccezionali un'assemblea straordinaria poteva essere convocata in qualsiasi città. In tempo di guerra, se all'epoca fissata non si potevano sospendere le operazioni, l'esercito cittadino fungeva da assemblea. Patti di pace, dichiarazioni di guerra, determinazione delle forze militari da porre in campo, direzione generale della guerra, conclusioni di un armistizio; e trattati di alleanza o d'isopolitia, e trattati d'annessione di un comune o di una regione alla lega, e parimente trattati di sottomissione della lega a un'altra potenza: tutto ciò era oggetto della deliberazione dell'assemblea. La quale anche con emanazione di appositi decreti concedeva a singoli o all'intera cittadinanza di stati stranieri privilegi e onori. L'assemblea inoltre riceveva ambascerie di stati stranieri, e inviava a sua volta all'estero le sue ambascerie. I suoi decreti erano sempre validi; un decreto poteva però con successivo decreto essere modificato o soppresso. Acquistava forza di legge quando l'assemblea dava espresso incarico allo stratego e agli altri magistrati, di curarne l'introduzione nella raccolta delle leggi. Decreti di stabile durata (trattati d'alleanza o d'isopolitia) s'incidevano su pietra, e si collocavano in Thermos e a Delfi; taluni anche in Dodona e a Olimpia.

Più volte all'anno, in giorni determinati, si radunava il consiglio federale, detto sinedrio, o anche bulè. I suoi membri si chiamavano σύνεδροι o βουλευταί. Erano eletti per un anno e venivano deputati dai singoli comuni, in numero più o meno grande relativamente all'importanza del comune; l'importanza del comune si valutava dall'elevatezza della tassa ch'esso pagava alla lega e dal numero dei soldati che inviava all'esercito federale. Il numero complessivo dei sinedri variò naturalmente col variare del territorio federale; dovette però sempre essere considerevole; ancora per l'anno 167 sono testimoniati 550 membri. Le presidenza pare fosse tenuta per un certo tempo da 4 bularchi, per un altro da 2 prostati. Quali fossero propriamente le competenze dei sinedri, e in quali relazioni stesse il sinedrio con l'assemblea, non sappiamo con certezza. Una collaborazione dei due organi sembra da escludere. Anche il sinedrio però poteva emanare decreti onorifici, anche esso poteva ricevere ambascerie. Ma la funzione principale dei sinedri pare fosse quella di giudici: onde il sinedrio in taluni casi rappresenterebbe un vero e proprio tribunale federale.

L'assemblea possiede dunque il potere legislativo, il sinedrio quello giudiziario. Il potere esecutivo è in sostanza tutto nelle mani dello stratego. Alla proclamazione di guerra per decreto dell'assemblea, segue immediatamente il richiamo delle truppe per comando dello stratego; è lo stratego che le raccoglie e ordina, che dirige le operazioni, che alla fine della campagna divide il bottino e congeda le truppe.

Lo stratego ha il sigillo della lega. È eponimo. La sua carica è annuale; l'anno successivo non può essere rieletto, ma non è esclusa, anzi è frequente, una relezione negli anni seguenti. Lo stratego è assistito da un comitato di 30 membri, detti apocleti. Si tratta di un collegio permanente, i cui membri si rinnovano ogni anno; può venire convocato, per invito dello stratego e sotto la sua presidenza, in luoghi diversi a seconda del bisogno; le sedute sono segrete. Il consenso degli apocleti viene richiesto in tutte le deliberazioni di una certa gravità: nelle trattative con potenze straniere, nella direzione della guerra, nella riscossione del denaro necessario. Insieme con lo stratego gli apocleti convocano le assemblee straordinarie, le dirigono e presentano le proposte; partecipano alla discussione e presentano il loro parere anche quando si debba deliberare intorno a una dichiarazione di guerra; lo stratego invece in tal caso ne è escluso, nel timore che il suo giudizio non abbia a essere turbato da interessi puramente personali, quali aspirazioni di gloria e di bottino. A un altro magistrato federale, l'ipparco, era affidato in guerra il comando della cavalleria.

Bibl.: E. Kuhn, Über die Entstehung der Städte der Alten, Lipsia 1878; M. Dubois, Les ligues étolienne et achéenne, Parigi 1885; C. Salvetti, Ricerche storiche intorno alla lega etolica, in G. Beloch, Studi di storia antica, fasc. VI, Roma 1893; B. Niese, Geschichte der griechischen und makedonischen Staaten seit der Schlacht bei Chaeronea, Gotha 1893-1903; E. Freeman, History of Federal Government, 2ª ed., Londra 1903; G. Colin, Rome et la Grèce de 200 à 146 av. J. Ch., Parigi 1905; E. Pozzi, Il trattato d'alleanza tra l'Acarnania e l'Etolia, in Atti della R. Accad. di Torino, XLVII (1911-12), p. 222 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III e IV, Torino 1917-1923 (dall'anno 220 al 167); M. Holleaux, Rome, la Grèce et les monarchies hellénistiques au IIIme siècle a. J. Ch. Parigi 1921 (va dal 273 al 205); F. Staehlin, Die Phtiotis und der Friede zwischen Philippos V. und den Ätolern, in Philologus, 1921, pp. 199-206; T. B. Walek, Die delphische Amphiktyoni in der Zeit der aitolischen Herrschaft, Berlino 1912; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., IV, i-ii, Berlino 1925-1927 (fino all'anno 217); Cambridge Ancient History, VII, Cambridge 1928.

Per la costituzione: Hermann-Swoboda, Griechische Staatsaltertümer, I, 6ª ed., iii, Tubinga 1913, p. 208 segg.; Busolt-Swoboda, Griechische Staatskunde, Monaco 1926, p. 1507 segg. - La lista degli strateghi etolici è edita da A. Mommsen, nel suo scritto Die delphischen Archonten nach der Zeit geordnet, in Philologus, XXIV (1868); e poi da H. Pontow, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 2677; cfr. in proposito H. Gillischewski, De Aetolorum praetoribus intra annos 261 et 168 a. Ch. munere functis, Berlino 1907, e M. A. Levi, La cronologia degli strateghi etolici degli anni 221-168 a. C., in Atti dell'Accademia di Torino, LVII (1921-1922), pp. 179-185. Le iscrizioni riferentisi alla lega etolica sono edite in H. Collitz, e W. F. Bechtel, Sammlung der griechischen Dialekt-Inschriften, Gottinga 1884 segg., nn. 1409-1428; per gli strateghi v. la raccolta delle iscrizioni delfiche pure in Collitz, nn. 1683-2993.

Per le monete v. P. Gardner, Greek coins, Thessaly to Aetolia, pp. 55-58 e 194-200; B. V. Head, Historia Nummorum, 2a ed., Oxford 1911.

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