ESCHILO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

ESCHILO (Αἰσχύλος, Aeschãlus)

L. Laurenzi*

Il primo dei tre grandi tragici attici del V sec. a. C., morto nel 455 a. C.

Da Pausania (i, 21, 2) si apprende che la figura di E. appariva in un quadro di Panainos nella stoà Poikìle come guerriero di Maratona; da Diogene Laerzio (ii, 2, 5) che gli Ateniesi lo avevano onorato con una statua posta nel teatro di Dioniso solo dopo che tale onore era già stato concesso ad Astidamante (inizio IV sec. a. C.).

La sua immagine viene generalmente riconosciuta in un ritratto di cui esistono otto repliche ornate dalla tenia e rappresentanti quindi un personaggio illustre. Mancano le iscrizioni, ma l'iconografia può dirsi sicura poiché una delle repliche, in bronzo, fu trovata nel mare di Livorno insieme con un'immagine del secondo grande tragico, Sofocle, e un'altra, ora nel giardino del Palazzo Colonna a Roma, era unita in una doppia erma con lo stesso tragico.

Sappiamo dalle fonti che E. era calvo, particolare omesso dal ritratto; per cui l'archetipo si deve classificare fra le immagini ideali. Esso fu eseguito più di un secolo dopo la morte del poeta e fece forse parte del gruppo collocato da Licurgo (Paus., i, 21, 1; Plut., Vita X orat., Lyc. 10) nel teatro di Dioniso ad Atene nel 340 a. C. insieme all'archetipo del Sofocle lateranense. Come quest'ultimo appartiene a un indirizzo ritrattistico attico monumentale e maestoso che ebbe origine nell'Atene del periodo fidiaco e che nel IV sec. a. C. assunse caratteri maggiormente naturalistici.

Rielaborazioni classicheggianti sono, secondo lo Schefold, il ritratto ritrovato a Ravenna (Arch. Anz., 1940, p. 389, fig. 9) e uno della Sala delle Muse nei Musei Vaticani (G. Lippold, Vatikan Katalog, Musensal, n. 494). Ivi la grafia è più lineare e minore è la corporeità.

L'ipotesi che il ritratto di E. possa congiungersi con la statua acefala di un poeta tragico del Museo Vaticano rappresentato con la maschera della tragedia nella sinistra (Museo Vaticano, Braccio Nuovo, 54; A. Hekler, Bildnisse der Griechen, Berlino 1940, tav. iii) non è molto attendibile.

Il ritratto di E. appare anche in una gemma della Collezione Zammit ad Homs (ora perduta) e in una pasta vitrea a Berlino, moderna, ma copia di una gemma antica. Su entrambe E. appare calvo ed è raffigurata anche la tartaruga che secondo il diffuso aneddoto gli procurò la morte.

La Squarciapino ritiene che entrambe le gemme derivino da un prototipo ellenistico (II sec. a. C. ?) da cui discenderebbe anche l'erma del Museo Capitolino (Hafner, f. 6-9) identificata con E. già dal Melchiorri (Bull. Inst., xv, 1843, p. 72 ss.) ma in seguito respinta dall'Orsi, dal Lippold, dallo Schefold.

Il Poulsen nota come tutte le repliche note inizino dal II sec. d. C.; esamina una testa associata in doppia erma con Omero di una collezione privata di Oslo (medita) e la testa Fianello - Sabino (Not. Scavi, 1951, p. 70, f. 16), ricorda come la statua di E. nel teatro di Dioniso fosse stata rinnovata in epoca adrianea (Ath. Mitt., xxvii, 1902, p. 294 ss.) e suggerisce infine di riconoscere nelle teste Oslo e Fianello le copie del ritratto originario del IV sec., mentre le otto ben note repliche dipenderebbero dal rifacimento adrianeo.

Recentemente però l'iconografia di E. ha subito una accurata revisione da parte dello Hafner che considera l'originale (da cui deriva l'erma al Capitolino) come ritratto principale di E. anche se probabilmente non ufficiale, opera di uno scultore contemporaneo al Maestro di Olimpia (460-450 a. C.); da tale ritratto dipenderebbero entrambe le gemme. Identifica invece il ritratto del IV sec. del teatro di Dioniso con la statua acefala del Museo Vaticano, Braccio Nuovo, 54, generalmente non accettata. Per la testa propone il cosiddetto Ippocrate di Villa Albani (J. J. Bernoulli, Gr. Ikon., i, p. 171, f. 33) che presenta una tenue somiglianza fisionomica con l'erma capitolina, ma conclude infine che nulla sappiamo con certezza circa questo ritratto licurgico, non accettando la serie delle otto repliche.

Bibl.: L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, n. 31 (con bibl. prec.); K. Schefold, Die Bildnisse der antiken Dichter, Redner u. Denker, Basilea 1943, p. 88 e 207; E. Buschor, Das hellenistische Bildnis, Monaco 1949, pp. 8, 13; M. Floriani Squarciapino, Eschilo in una gemma cirenaica, in Arch. Class., V, 1953, p. 55 ss.; V. Poulsen, Les portraits grecs, Copenaghen 1954, p. 35, n. 8, tav. VII; G. Hafner, in Jahrbuch, LXX, 1955, p. 105 ss. (con elenco delle varie copie e bibliogr. completa).