ERULI

Enciclopedia Italiana (1932)

ERULI (Herŭli o Erŭli)

Giovanni Battista Picotti

Popolazione appartenente al gruppo dei Germani del Nord, forse in origine un ramo dei Gauti del sud-ovest della Scandinavia. È controverso se qui fosse la prima loro sede, o fosse nell'isola di Seeland e nelle isole vicine: Giordane (Get., 23) li dice cacciati dalle loro sedi dai Dani: donde e in quale tempo è ignoto. Nella seconda metà del sec. III d. C. appaiono divisi in due gruppi. Uno minaccia la Gallia nel 286, e nel sec. V saccheggia le coste di questa e della Spagna. Cassiodoro Senatore (Var., III, 3) scrive in nome di Teodorico al loro re, perché induca Clodoveo a risolvere pacificamente la contesa con i Visigoti. È probabile che questo regno fosse allora tra la foce del Reno e il Baltico. L'altro gruppo è nel 267 sulle coste del M. Nero presso la palude Meotide, donde si spinge per terra e per mare a devastare la penisola ellenica (267 e 269). Sottomessi dagli Ostrogoti (metà del sec. IV), questi Eruli passano poi con loro nella soggezione degli Unni.

Dopo la morte di Attila appaiono costituiti in forte regno tra i Carpazî e il Danubio, donde avanzano nella Pannonia e forse nel Norico. Vinti dai Longobardi (512 circa), ripararono in parte nel regno di Teodorico; altri ritornarono presso i Gauti; altri si stabilirono come foederati presso il confluente della Sava col Danubio. Qui accolsero il cristianesimo, ma la scissura fra ariani e cattolici li divise novamente. I primi ripassarono il Danubio (circa 545) e si unirono con i Gepidi, gli altri restarono nell'Impero. Scompaiono dalla storia come popolo indipendente dalla metà del sec. VI. Molti di loro, fin dal sec. IV, servivano nell'esercito romano. Di Eruli era composto in molta parte l'esercito d'Italia, che, ribellandosi nel 476, proclamò re Odoacre: questi è indicato in alcune fonti come re degli Eruli. Corpi di Eruli combatterono con Belisario contro i Persiani e i Vandali e con Narsete contro i Goti in Italia (539,552), della quale anzi Sinduald, loro capo, tentò di farsi padrone (566 o 567). Non ha fondamento l'asserzione che si stabilissero allora nelle vallate tridentine. Celebri per la velocità nella corsa, lodati per fierezza, coraggio, amore alla libertà, fedeltà, ma viventi rozzamente come cacciatori e predoni, tenaci nell'idolatria, insofferenti di freno, gli Eruli rimasero fedeli più lungamente delle altre stirpi alle primitive costumanze germaniche.

Bibl.: F. Dahn, Die Könige der Germanen, Monaco 1867-1869, II; O. Bremer Ethnographie der germanischen Stämme, in Paul, Grundriss der germanischen Philologie, Strasburgo 1904, III, pp. 833-35; L. Schmidt, Geschichte der deutschen Stämme, Berlino 1910-18, voll. 2, G. Aschbach, Geschichte der Heruler und Gepiden, Francoforte sul M. 1835; Rappaport, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 1150 segg.; Munch, in J. Hoops, Reallexikon d. german. Altertumskunde, II, p. 517 segg.

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