CAVIGLIA, Enrico

Enciclopedia Italiana (1931)

CAVIGLIA, Enrico

Amedeo Tosti

Maresciallo d'Italia, nato a Finalmarina (Genova) il 4 maggio 1862. Uscito a ventun anno dall'Accademia militare di Torino sottotenente di artiglieria, partecipò alle campagne d'Africa del 1888-89. Frequentati quindi i corsi della Scuola di guerra e passato nel corpo di Stato maggiore, fu nuovamente in Africa negli anni 1895-96 e '97, dimostrando un d'allora singolari qualità di uomo di guerra. Nel 1904 andò come addetto militare a Tokio ed ebbe così modo di seguire le operazioni in Manciuria. Rimpatriato, prese parte alla campagna italo-turca 11911-12). Promosso colonnello, fu nominato direttore in seconda dell'Istituto geografico militare. La guerra italo-austriaca lo trovò al comando della brigata di fanteria Bari, di nuova formazione, e con essa prese parte alle prime dure lotte sull'altipiano carsico, guadagnandosi la croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Passato quindi al comando della 29a divisione, tenne testa fieramente agli attacchi austriaci sull'altipiano di Asiago. Nell'estate 1917 fu trasferito per merito di guerra al comando di un corpo d'armata, il XXIV, che ebbe parte precipua nella vittoriosa battaglia della Bansizza; per l'energica difesa opposta all'avversario sull'Isonzo e durante il ripiegamento al Piave meritò una medaglia d'argento al valor militare. Sciolto il XXIV corpo d'armata, passò a comandare per qualche tempo l'VIII, il 23 giugno 1918, infine, il giorno stesso in cui gli Austriaci ripassavano, sconfitti, il Piave fu nominato comandante dell'8ª armata, alla testa della quale fu uno dei maggiori artefici della nostra vittoria finale.

La sua opera nell'ultima fase della guerra è così consacrata nella motivazione di Gran Croce dell'Ordine militare di Savoia: "Capo insigne di truppe, per rapidità d'intuito, genialità di concezione, energia di azione, durante tutta la guerra rese eminenti servigi; nell'ultima battaglia, comandante di un gruppo di armate incaricato della manovra decisiva, giunse a spezzare il munitissimo fronte nemico oltre il Piave e a determinare, con pronta percezione delle possibilità strategiche, l'irreparabile rotta, onde egli fu uno dei maggiori artefici della vittoria (giugno-novembre 1918)". Dal 18 gennaio al 23 giugno 1919 fu ministro della guerra nel terzo ministero Orlando, e fu nominato senatore. Nel dicembre 1920 comandò le truppe regolari che, in seguito al trattato di Rapallo, bloccavano Fiume, tenuta dai legionarî di D'Annunzio, e occupò la città dopo la sua resa (patto di Abbazia, 31 dicembre 1920). Dal 1920 al 1925 ebbe le funzioni di comandante designato d'armata. Nel 1926 gli fu conferito il grado di Maresciallo d'Italia. Nel gennaio 1929 venne insignito del Collare dell'Annunziata.

Ha scritto un libro sulla battaglia di Vittorio Veneto (Milano 1920), uno sulla battaglia della Bansizza (Milano 1930) e altri pregevoli lavori d'argomento militare e politico.

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