ALBERTOSI, Enrico

Enciclopedia dello Sport (2002)

ALBERTOSI, Enrico

Alberto Costa

Italia. Pontremoli (Massa Carrara), 2 novembre 1939 • Ruolo: portiere • Esordio in serie A: 18 gennaio 1959 (Roma-Fiorentina, 0-0) • Squadre di appartenenza: 1957-58: Spezia; 1958-68: Fiorentina; 1968-74: Cagliari; 1974-80: Milan; 1982-84: Elpidiense • In nazionale: 34 presenze (esordio: 15 giugno 1961, Italia-Argentina, 4-1) • Vittorie: 2 Campionati italiani (1969-70, 1978-79), 1 Coppa delle Coppe (1960-61), 3 Coppe Italia (1960-61, 1965-66, 1976-77), 1 Mitropa Cup (1966)

Quella di Albertosi è una carriera dai contrasti violenti, a più riprese dall'altare alla polvere. Per almeno un ventennio, dagli anni Sessanta agli Ottanta, è insieme a Dino Zoff la miglior espressione del calcio italiano a livello di portieri. La sua vita professionale subisce però un arresto improvviso quando, all'età di 40 anni, viene travolto dallo scandalo del 'calcio-scommesse', subito dopo avere conquistato con il Milan un Campionato a suo modo storico: quello della stella del decimo scudetto. Ma questo ottenuto con i rossoneri, nell'ultima stagione di Gianni Rivera, non è il suo unico successo. A Cagliari, nel 1970, aveva già vinto un titolo addirittura leggendario, il primo (e l'unico) nella storia della Sardegna, quando Gigi Riva era 'Rombo di tuono'. Anche in nazionale i momenti di buio si alternano a quelli di luce. Così è lui in porta il 19 luglio 1966 nel piccolo stadio di Middlesbrough, quando il coreano Pak Doo Ik firma la rete che elimina gli azzurri dal Mondiale inglese, una bocciatura clamorosa, che rimarrà per sempre impressa negli almanacchi e che originerà pure un neologismo entrato nel linguaggio comune: 'Corea' ha infatti assunto il significato di sconfitta disonorevole. Per contro è sempre Albertosi a difendere la porta degli azzurri all'Azteca di Città di Messico, il 17 giugno 1970, quando, nel primo Mondiale messicano, Italia e Germania Ovest danno vita a quello straordinario ed emozionante spettacolo che culminerà nel successo italiano per 4-3, una sfida che verrà ricordata come la più bella partita mai giocata nel 20° secolo.

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