Struzzi, emu e nandu

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

struzzi, emù e nandù

Giuseppe M. Carpaneto

Uccelli giganti

Incapaci di volare, i Ratiti – di cui fanno parte struzzi, emù e nandù – sono diffusi nell’emisfero australe. Le grosse dimensioni e la forza delle loro zampe li hanno protetti dai predatori per milioni di anni ma attualmente rischiano l’estinzione a causa dell’uomo. L’allevamento degli struzzi e dei nandù è diventato una pratica zootecnica di grande successo

Inabili al volo e con un palato primitivo

Gli Uccelli attualmente viventi si dividono in due categorie, in base alla conformazione delle ossa del palato. I Paleognati mostrano un modello più primitivo di struttura delle ossa del palato e sono rappresentati da un ristretto numero di specie, mentre i Neognati, più evoluti, sono la grande maggioranza degli Uccelli. I Paleognati più noti vengono chiamati Ratiti: sono specie che hanno perso la capacità di volare e conseguentemente presentano lo sterno piatto, cioè privo della carena ossea che negli Uccelli permette l’inserimento dei muscoli pettorali necessari per il volo. Contemporaneamente alla perdita del volo, questi Uccelli hanno raggiunto enormi dimensioni, diventando veri e propri giganti per potersi difendere dai predatori. Le forme più grandi e quelle più piccole si sono evolute nella Nuova Zelanda (kiwi e moa). L’alimentazione dei Ratiti, in generale, è onnivora e si basa su vegetali (foglie e semi), Insetti e piccoli Vertebrati.

Sempre all’interno dei Paleognati, nell’America Meridionale esistono circa 70 specie che hanno conservato la capacità di volare e sono ancora di piccole dimensioni. Si tratta dei Tinamiformi, uccelli simili per l’aspetto a pernici, la cui posizione sistematica è ancora molto discussa. Sono diffusi in tutti gli ambienti sudamericani, dalle Ande peruviane alle pampas argentine, e vengono perseguitati dai cacciatori locali per la bontà delle loro carni.

Struzzi e nandù

L’Africa e l’America Meridionale sono le terre originarie rispettivamente dello struzzo (Struthio camelus) e dei nandù (Rhea americana e Pterocnemia pennata). Lo struzzo è il più grande uccello vivente sulla Terra, con un’altezza di oltre 2,5 m e 135 kg di peso. Il maschio ha un bellissimo piumaggio bianco e nero, ed è stato vittima di un intenso commercio delle penne durante la prima metà del Novecento. Inoltre, è stato a lungo perseguitato per la sua carne e le uova, a tal punto da estinguersi in vaste zone dell’Africa. Fortunatamente, in Sudafrica sono nati gli allevamenti di struzzi che hanno soddisfatto la domanda del mercato, permettendo di evitare l’estinzione della specie. Lo stesso è successo nell’America Meridionale, dove i nandù vengono allevati in grande numero nelle sterminate fattorie dell’Argentina, le estancias.

Emù, casuari e uccelli elefante

Nella regione australiana vivono l’emù (Dromaius novaehollandiae) e i casuari (genere Casuarius). L’emù (2 m e 60 kg) ha una colorazione poco vistosa con cui si confonde tra la vegetazione secca delle savane australiane; i casuari, invece, vivono nell’Australia settentrionale e nella Nuova Guinea, e la colorazione blu e rossa della loro testa risalta tra la rigogliosa vegetazione tropicale, con la funzione di delimitare il territorio. I casuari adulti possiedono una cresta ossea sul capo, che probabilmente serve loro per farsi strada tra la vegetazione forestale, ma che potrebbe avere anche altre funzioni, come la determinazione dello stato sociale tra gli individui.

Altre specie di Ratiti si sono estinte nel corso degli ultimi secoli, a causa dell’uomo. È il caso dei giganteschi moa (Dinornis) della Nuova Zelanda e degli uccelli elefante (Aepyornis) del Madagascar. Diversamente dai moa, gli uccelli elefante non eccellevano tanto in altezza quanto nel peso. Infatti, erano caratterizzati da zampe corte e tozze, potevano pesare fino a 450 kg e deponevano uova grandi il doppio di quelle degli struzzi. Il grande Aepyornis maximus è sopravvissuto almeno fino al 17° secolo, per molto tempo dopo la colonizzazione dell’isola da parte delle popolazioni indonesiane, che iniziarono a stabilirsi nel Madagascar all’inizio del 1° millennio d.C.

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