Salvador, El

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Stato dell’America Centrale istmica. Confina a E e a N con l’Honduras, a O con il Guatemala, mentre a S si affaccia sull’Oceano Pacifico.

Caratteristiche fisiche

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Il territorio, di forma pressoché rettangolare, è costituito da una zona interna elevata e da un litorale piatto e orlato di lagune. La prima consta di un altopiano sui 600 m di altezza inciso da numerosi corsi d’acqua e dal quale si levano diversi coni vulcanici, alcuni alti più di 1000 m, in parte ancora attivi; al vulcanismo si associa un’elevata sismicità che ha dato spesso luogo a episodi catastrofici. Il fiume principale è il Río Lempa, la cui valle occupa una depressione strutturale. Il clima è caldo-umido (temperatura media annua 26-28 °C) e spesso malsano nella regione costiera, mitigato dall’altitudine e in genere salubre nelle aree interne; le precipitazioni sono abbondanti dappertutto, ma in particolare sulla costa, dove consentono lo sviluppo di foreste pluviali.

Popolazione

Il S. è il più fittamente popolato tra i paesi dell’America istmica. La densità raggiunge i valori massimi nell’area attorno alla capitale e si abbassa gradualmente verso la periferia. Notevole l’incremento demografico, dovuto principalmente alla dinamica naturale. In crescita anche il processo di inurbamento, che ha portato la popolazione urbana a rappresentare il 61% della totale (2009). A causa dei conflitti che negli anni 1980 hanno insanguinato il paese, il S. è stato teatro di importanti fenomeni migratori, con rilevanti flussi di rifugiati diretti verso gli Stati Uniti e i paesi confinanti. I meticci (88,3%) prevalgono nettamente sugli Amerindi (9,1%) e sui creoli (1,6%). Le città maggiori, tutte all’interno, sono, oltre alla capitale (che è di gran lunga il più importante centro economico e culturale), Santa Ana, San Miguel e Nueva San Salvador. Oltre allo spagnolo, sono diffusamente parlati idiomi amerindiani; la religione nettamente prevalente è quella cattolica.

Condizioni economiche

L’economia del S. ha risentito pesantemente della tensione politica e delle torbide vicende interne che negli anni 1980 hanno condotto il paese a una lunga guerra civile. Le ricorrenti calamità naturali, inoltre, penalizzano fortemente l’agricoltura, che occupa il 19% della popolazione attiva (2009). La coltura più importante è quella del caffè (principale prodotto di esportazione), seguita da canna da zucchero e cotone; mais, fagioli e riso sono destinati al consumo interno. Oltre il 90% delle aziende agricole è costituito da fondi di piccolissime dimensioni (microfondi), che coprono appena il 21% della superficie totale, e per il resto da grandi latifondi occupati dalle redditizie piantagioni dei prodotti da esportazione. Le foreste, la cui superficie peraltro si è contratta fortemente nel corso del 20° sec., forniscono legni pregiati (mogano) ed essenze usate nell’industria farmaceutica (la più nota è il cosiddetto balsamo del Perù).

Il settore secondario contribuisce alla formazione del PIL per il 28,8% e impiega il 23% della popolazione attiva. La produzione, sotto la guida delle multinazionali, si è sviluppata anche in S., come nel resto dei paesi dell’area, intorno a strutture dette maquiladoras, imprese di assemblaggio di prodotti intermedi importati a tariffa zero e successivamente riesportati come prodotti finiti. Un’importante fonte di divisa straniera sono le rimesse degli emigrati, e, soprattutto, il turismo, che, avviatosi dopo la fine del lungo conflitto civile e favorito dalle bellezze naturali del paese, rappresenta un’importante occasione di sviluppo.

Per quanto riguarda il commercio estero, i principali partner commerciali sono, per le importazioni, Stati Uniti, Messico, Guatemala e Cina; per le esportazioni, Stati Uniti, Guatemala, Honduras e Nicaragua.

Il S. dispone di una rete ferroviaria di poco meno di 300 km, di una rete stradale di 10.886 km (di cui solo 1/5 asfaltati) che comprende un tratto della Pan-American Highway, di alcuni attivi porti (soprattutto La Unión e La Libertad, scalo al servizio della capitale) e di un aeroporto internazionale.

Storia

La conquista spagnola e l’indipendenza

Il territorio corrispondente all’attuale S., popolato in epoca precolombiana da tribù indigene appartenenti a due gruppi Lenca e Pipil, fu conquistato dagli Spagnoli dopo oltre quattro anni di guerre sanguinose (1524-28) e rimase dipendente per l’intera età coloniale dall’Audiencia del Guatemala, a sua volta appartenente al vicereame della Nuova Spagna. Dichiaratosi indipendente nel 1821, partecipò alla federazione delle Province Unite dell’America Centrale (1823-39). Nel 1841, dopo il suo scioglimento, fu proclamata la repubblica.

Come nel resto della regione, il conseguimento dell’indipendenza non aveva comportato nel S. alcun miglioramento nelle condizioni di vita di indios e meticci, che continuavano a occupare i gradini più bassi di una scala sociale dominata da un’élite creola politicamente divisa fra conservatori, contrari a qualsiasi ipotesi federale, e liberali, favorevoli a ricostituire un’unione con i paesi vicini. I tentativi operati in questo senso da S., Honduras e Nicaragua (1842-44, 1849-52 e 1862) fallirono per la resistenza delle opposizioni conservatrici dei tre paesi, sostenute dall’esterno dal leader conservatore guatemalteco R. Carrera. Questi nel 1863 invase il S. riportando al potere F. Dueñas, già presidente nel 1852-60, che governò fino al 1871, quando fu rovesciato dal caudillo S. González, al quale fece seguito l’amministrazione del liberale R. Zaldívar (1876-85). Una ristretta oligarchia borghese dedita alla produzione del caffè per l’esportazione (le cosiddette 14 famiglie) riuscì a impadronirsi delle terre espropriate alle comunità di villaggio degli indios. Falliti vari tentativi di unificazione regionale, il S. fu coinvolto in brevi conflitti per questioni territoriali con Guatemala (1906) e Nicaragua (1907), entrambi risolti con la mediazione degli USA, interessati al controllo della regione nella quale intendevano costruire un canale interoceanico.

I regimi militari e la guerra civile

Il predominio liberale fu interrotto dal colpo di Stato militare che nel 1931 portò alla presidenza il generale M.H. Martínez; l’anno seguente questi represse nel sangue un’insurrezione organizzata dal locale Partito comunista, guidato da A. Farabundo Martí, che vide per protagonisti gli indios e i meticci delle piantagioni di caffè. Martínez governò con metodi dittatoriali fino al 1945, quando fu sostituito dal generale S. Castañeda (1945-48), quindi dai colonnelli O. Osorio (1950-56) e J.M. Lemus (1956-60).

L’economia del S. beneficiava intanto di un rialzo dei prezzi internazionali del caffè e faceva registrare lo sviluppo di una nuova coltura per l’esportazione, il cotone. Dopo una breve parentesi riformatrice nel 1960, per opera di una giunta costituita da un gruppo di giovani ufficiali progressisti, nel 1961 l’ennesimo colpo di Stato portò al potere nuove formazioni politiche conservatrici. Nel corso del decennio, l’aggravarsi delle condizioni di vita della maggioranza della popolazione e la permanente esclusione dell’opposizione da qualsiasi prospettiva di governo favorirono la formazione di gruppi guerriglieri di ispirazione marxista. Nel 1979 un colpo di Stato promosso da ufficiali riformisti diede il potere a una giunta di militari e civili comprendente anche esponenti progressisti, che ne furono però ben presto estromessi. Mentre nel paese si moltiplicavano le azioni terroristiche di formazioni paramilitari dell’estrema destra (assassinio dell’arcivescovo di San Salvador, O.A. Romero, nel 1980), gruppi guerriglieri di sinistra diedero vita al Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN). Il S. precipitò in una sanguinosa guerra civile, che vide il crescente coinvolgimento degli USA a fianco del governo. Nonostante l’avvento al potere dell’estrema destra avesse inizialmente causato una radicalizzazione dello scontro, nel 1990 la fine della guerra civile in Nicaragua, il mutamento dei rapporti tra Est e Ovest e il rilancio del ruolo dell’ONU sul piano regionale resero possibile la ricerca di una soluzione negoziale del conflitto, che si concluse nel 1992, grazie alla mediazione dell’ONU, dopo 12 anni, 75.000 morti e più di un milione di profughi.

Dopo la guerra civile

Il permanere dei tradizionali squilibri e la mancata attuazione degli accordi di pace determinarono però una forte crescita della povertà e dell’instabilità sociale. Durante la presidenza di A. Calderón Sol (1994-99), del partito di estrema destra Alianza Republicana Nacionalista (ARENA), scemò l’iniziale favore incontrato dalla politica neoliberista promossa dallo stesso presidente, mentre particolarmente grave rimase in quegli anni la situazione dell’ordine pubblico per l’aumento della delinquenza comune. Le presidenziali del 1999 furono vinte da F. Flores, dell’ARENA. La vittoria tuttavia venne ridimensionata dai risultati delle elezioni legislative del 2000. Nel paese, intanto, duramente colpito dal terremoto (2001) cresceva il dibattito tra la Chiesa cattolica, i partiti di opposizione e le organizzazioni non governative per chiedere al governo di promuovere un patto nazionale per la ricostruzione. Nel 2003 il FMLN ottenne il successo nelle elezioni legislative; nonostante ciò, il voto presidenziale del 2004 vide la vittoria del candidato dell’ARENA, E.A. Saca, che confermò la linea economica del suo predecessore e annunciò un rinnovato impegno nella lotta al crimine e al traffico di droga. L’orientamento del paese è nuovamente mutato nel 2009, quando il FMLN ha vinto le elezioni legislative e il suo candidato, C.M. Funes, ha prevalso nelle presidenziali, mentre alle consultazioni tenutesi nel marzo 2012 è risultata vincitrice la coalizione conservatrice, che ha ottenuto il 39,7% delle preferenze.

Alle elezioni presidenziali tenutesi nel febbraio 2014 si è imposto con il 48,9% delle preferenze S. Sánchez Cerén, vicepresidente del Paese e candidato del partito al governo FMLN; l’uomo politico si è confrontato al ballottaggio del marzo successivo con N. Quijano, candidato del partito di opposizione ARENA (che al primo turno aveva ricevuto il 38,9% dei voti), aggiudicandosi il 50,11% delle preferenze contro il 49,89 di Quijano ed essendo riconosciuto dal tribunale elettorale supremo come vincitore delle consultazioni. Nelle elezioni legislative del marzo 2015 il FMLN non è riuscito ad aggiudicarsi la maggioranza in Parlamento per un solo seggio, ciò che ha reso incerto l’appoggio dell’assemblea legislativa al presidente Sánchez Cerén, cui nel gennaio 2019 è subentrato nella carica il candidato del partito conservatore N. Bukele, che si è imposto al primo turno ottenendo oltre il 53% delle preferenze. Il partito Nuevas ideas fondato dal presidente nel 2019 si è imposto alle elezioni politiche svoltesi nel febbraio 2021, riportando una vittoria senza precedenti nella storia del Paese. Nel settembre 2021 la Corte costituzionale del Paese ha approvato un emendamento alla Costituzione che consente la ricandidatura alla carica presidenziale per un secondo mandato consecutivo, aprendo la strada alla rielezione di Bukele, che alle consultazioni del febbraio 2024 è stato riconfermato alla guida del Paese con oltre l'85% delle preferenze.

Nel 2005 divenne operativa l’unione doganale centroamericana formata da El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua. Nel 2006 il paese rese esecutivo un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti e risolse una disputa di confine con l’Honduras che risaliva agli anni 1960.

Nel settembre 2021 il Paese  è stato il primo al mondo ad adottare il bitcoin come valuta legale.

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