BUAT, Edmond

Enciclopedia Italiana (1930)

BUAT, Edmond

Adriano Alberti

Generale francese, nato nel 1868 a Châlonssur-Marne, morto a Parigi nel 1923. Nominato sottotenente d'artiglieria nel 1889, pubblicò, prima della guerra, studî su questioni tattiche d'artiglieria, sostenendo la necessità di usare l'artiglieria pesante anche nelle battaglie della guerra di movimento. Fu all'inizio della guerra sottocapo di Stato maggiore dell'armata di Alsazia, poi capo di gabinetto del ministro della Guerra: quindi alternò la sua carriera fra il gran quartier generale e le truppe. Comandò come colonnello una brigata di fanteria; divenne poi nel 1916 uno dei principali collaboratori del Joffre, sostenendo l'opinione che si dovesse effettuare l'offensiva sulla Somme, nonostante l'attacco tedesco contro Verdun. Partecipò alla battaglia della Somme come comandante di una divisione. Alla fine del 1916 ebbe il comando del II corpo d'armata, ma subito dopo fu messo a capo della riserva d'artiglieria pesante. Nel giugno 1918 gli venne affidato il comando della V armata, ma già alla fine dello stesso mese fu nominato maggior generale delle armate nord e nord-est, e, come tale, divenne uno dei più attivi collaboratori del generale Pétain durante la controffensiva franco-inglese. Il 24 gennaio 1920 venne nominato capo di Stato maggiore dell'esercito, carica che tenne sino alla morte. Lasciò parecchi scritti di storia militare: Ludendorff (1920), Hindenburg (1921), l'Armée allemande pendant la guerre (1921) e Hindenburg et Ludendorff stratèges (1924). Inoltre scrisse parecchi articoli sulle operazioni militari dei Tedeschi alla fronte orientale. Il soverchio amor di patria ha fatto più volte velo allo scrittore, che non apprezza al loro giusto valore non solo gli avversarî, ma neppure gli alleati, giungendo sino ad accusare il generale russo Rennenkampf di tradimento, accusa destituita di qualsiasi verosimiglianza e anche di ogni fondamento. La sua affermazione relativa ad una gigantesca offensiva progettata dal Foch nel novembre del 1918, la quale avrebbe portato a un colossale disastro per i Tedeschi, oltre che essere discutibile come tutte le deduzioni storiche non basate sugli avvenimenti reali, ha suscitato molti dubbî, poiché, per concentrare e far manovrare, come vorrebbe il Buat, una massa di divisioni (sessanta) in un paese devastato dalla guerra si sarebbe andati incontro a insormontabili difficoltà di trasporti e di rifornimenti, tali da dar tempo ai Tedeschi di ripiegare dietro il Reno. Del resto nessuno si è mai lasciato accerchiare se non di sorpresa: cosa che qui non si poteva ottenere. Anche se gli Anglo-franco-americani fossero riusciti a rompere la fronte tedesca, troppe linee di comunicazioni rimanevano a disposizione di Hindenburg dietro i due tronconi dell'esercito, perché essi potessero essere accerchiati da un avversario con linee di comunicazioni da organizzare.

Del resto Foch, interpellato il 29 ottobre dai capi del governo francese e inglese sulla durata probabile della guerra, pur rifiutandosi di fare il profeta, disse che sarebbero stati necessarî forse tre, forse cinque mesi. Inoltre, dopo la vittoria italiana, il 3 novembre, sotto la presidenza del Foch, il consiglio supremo dei generali alleati propose di studiare l'invasione della Germania dall'Austria. Tutto questo dimostra che il comandante supremo delle forze franco-anglo-americane non riteneva con sicurezza di potere, con una gigantesca battaglia in Francia, avere subito ragione dell'avversario.

Bibl.: Rousset, Les grands chefs de l'Armée française, 1914-1918, Parigi 1923.

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