DOLMEN

Enciclopedia Italiana (1932)

DOLMEN

Antonio Taramelli

. Col nome bretone di dolmen, "tavola di pietra", viene designato comunemente il monumento preistorico, composto di poche pietre rudi infisse dritte nel suolo, che reggono una grande pietra orizzontale. Tale forma monumentale ebbe una larghissima diffusione. In genere le pietre sono rudi nel lato esterno e lisce nella faccia interna della piccola celletta da esse formata. Il dolmen segna l'inizio di un'evoluzione graduale che si svolge in una serie di monumenti più complessi noti col nome di monumenti dolmenici o megalitici (v. megalitici, monumenti).

I dolmen servirono per sepolture o individuali o collettive, e la suppellettile in essi trovata, armi ed oggetti in pietra, o rude ceramica primitiva con decorazioni impresse, li riferisce all'età neolitica o agl'inizi dell'eneolitico, mentre le forme evolute dei monumenti megalitici scendono all'età del bronzo. Talora nei dolmen si ebbero tracce dei banchetti funebri, e in alcuni d'epoca più avanzata si presenta un foro aperto in una delle lastre verticali, che rivela il culto dei morti, collegato ai concetti dell'emigrazione dello spirito dei trapassati e dei rapporti tra essi e i congiunti.

Anche nei dolmen e nei monumenti derivati si hanno decorazioni incise, a rilievo e talora anche dipinte, che senza dubhio ebbero scopo religioso; i motivi sono per lo più geometrici, linee curve concentriche, triangoli in serie, spirali semplici e doppie, ritenute da alcuni simbolo d'una divinità lunare; compaiono anche l'ascia immanicata, specie in Francia e, più tardi, figure umane, più raramente di animali cornuti; nel ciclo cretese entra la doppia ascia e in Inghilterra la rappresentazione di navi; frequenti sono i segni di ruota, simboli astrali o solari.

Per molti dolmen si poté dimostrare che essi consistevano in una cella funeraria sepolta in un tumulo; in qualche caso il tumulo è di grandi proporzioni, e il corridoio d'accesso alla camera ha pure dimensioni monumentali. È ignoto il modo con cui si poterono trasportare, talora da lungi, e sollevare le pietre che formano i dolmen.

Dolmen di forma semplice si trovano nella Penisola Iberica, nella Francia, nell'Islanda, nell'Inghilterra, nella Scozia, nella Scandinavia meridionale, nella Danimarca, nella Germania del Nord sino all'Oder, nell'Olanda, in Corsica, nell'Africa settentrionale, dal Marocco alla Tripolitania, nell'alto Egitto, Siria, Palestina, Bulgaria, Crimea, Caucaso, nella Persia del Nord, nell'India, specie nel Malabar e nei Nilgiri, e sino in Corea. Meno diffusi e più specializzati alle singole regioni sono i tipi evoluti dei monumenti megalitici, come ristretti a speciali aree sono i dolmen con foro, frequenti nella Penisola Iberica e nella Palestina.

Per l'Italia si ricordano alcune tombe a tipo di dolmen, ma di piccole dimensioni, in Etruria e in Sicilia (Monteracello), ma veri dolmen si hanno nella Puglia, che conserva molti monumenti megalitici. In Terra d'Otranto si segnalarono 17 dolmen; altri presso Taranto, 25 in Terra di Bari, dove specialmente si trovano i megaliti a camera con corridoio che scendono sino all'età del bronzo. I dolmen di Corsica sono collegati con le pietre fitte o menhirs; da poco sono stati segnalati dolmen in Sardegna, cominciando da quello di Birori (Taramelli), e venendo a quelli indicati dal Mackenzie negli altipiani di Macomer e di Bitti. Gli scavi però, di quelli sia di Buddusò sia di Abbasanta, diedero materiali mescolati, che scendono sino a età romana e non permettono una precisa datazione di questi dolmen, dall'aspetto assai rude e primitivo.

Fu a lungo discusso se questo tipo di monumenti si sia diffuso da un unico focolare di origine; per alcuni studiosi (M. Hoernes e L. Zinck) taluni determinati tipi di monumenti derivati dal dolmen ebbero centri di origine speciali, come le costruzioni a tholos del ciclo cretese-miceneo; lo Zinck ritenne che si dovessero collegare i due gruppi dell'Europa settentrionale e occidentale, mentre la fioritura di dolmen a oriente del Mediterraneo dovesse considerarsi indipendente. Ma il maggior numero degli studiosi oggi ammette l'unità di origine dei monumenti megalitici, che taluni collocano in Oriente, e altri rivendicano alle regioni dell'Europa. Il Wilke, seguito dal Kossinna, ha ritenuto che la sorgente di questo tipo sia la Penisola Iberica, dove appaiono tutti i gradi di sviluppo dei monumenti megalitici, e dove esistono le più antiche forme dei dolmen, con elementi culturali di sopravvivenza postpaleolitica. Il dolmen appare una sostituzione della grotta naturale per uso di sepoltura, e grotte naturali usate per questo scopo sono frequentissime nelle regioni dei Pirenei, a sud e a nord dei quali abbondano i tipi arcaici dei dolmen. Essi appartengono in questa regione al puro neolitico, pure conservandosi anche nell'inizio dell'età del bronzo, col procedere della quale si sviluppano le forme più complesse e derivate. Anche nell'Africa del nord e nella Persia i dolmen appartengono agl'inizî dell'età del bronzo; quelli dell'India alla piena età del bronzo. In Francia l'evoluzione delle camere e delle gallerie sepolcrali dal dolmen è già compiuta all'età del rame, cioè al periodo eneolitico, come avviene nella Spagna del sud e nel Portogallo, e come si può fissare anche per le zone litorali dell'Atlantico, per la Scandinavia. Questo nelle linee generali, perché quasi sempre allo sviluppo tipologico monumentale corrisponde lo sviluppo graduale della suppellettile, semplice e quasi unicamente litica nei dolmen, più varia nella ceramica e nelle forme degli oggetti metallici nei monumenti progrediti.

Per la cronologia assoluta il Wilke crede di fissare i più antichi dolmen dell'Europa al 5° millennio a. C., mentre gli ultimi anelli di questa catena, cioè le grandi tombe a ciste, scendono al 2000 a. C.; del pari le forme più antiche della cella rotonda a cupola dell'isola di Creta, dove mancano le forme iniziali del dolmen, risalgono al proto-minoico, secondo il Fimmen, ma si mantengono sino all'ultimissimo periodo miceneo.

Bibl.: G. de Bonstetten, Essai sur les dolmens, Ginerva 1865; J. Fergusson, Les monuments mégalithiques, Parigi 1878; O. Montelius, Der Orient und Europa, Stoccolma 1899; J. Dechelette, Manuel d'Archéologie Prohistorique, I, Parigi 1908, p. 372; G. Wilke, Sud-West. éurop. Megalitkultur und ihre Beziehungen zum Orient, Würzburg 1912; G. Wilke, P. Bosch-Gimpera, Fr. Von Duhn, ecc., Megalithgrab, in M. Ebert, Reallexicon der Vorgeschichte, VIII, p. 77 segg.; P. Bosch-Gimpera, Arqueologia Preromana Hispánica, Barcellona 1920; D. Fimmen, Kretisch-mykenische Kultur, 2ª ed., Lipsia 1924, p. 54; L. Pigorini, Monumenti megalitici di Terra d'Otranto, in Bull. Pal. it., 1899, p. 178; M. Gervasio, I Dolmen della Puglia, Trani 1913; A. Taramelli, in Bull. pal. ital., XXXII, 1906; Not. scavi, 1915, 1916, 1919.

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