DECORAZIONE

Enciclopedia Italiana (1931)

DECORAZIONE (fr. décoration; sp. decoración; ted. Ausmückung; ingl. decoration)

Vincenzo FASOLO

Nella denominazione di decorazione si comprende l'insieme di ornamenti di oggetti o di elementi architettonici di edifici che hanno un ritmo di linea, o di rilievo geometrico o figurativo, o di colore. I tipi e gli stili di decorazione seguiti nei varî periodi si adattano ai varî temi ed esprimono le aspirazioni estetiche e spirituali del tempo e della civiltà. Così intimi sono i rapporti tra decorazione e architettura, da poter asserire che la prima ha, più che un valore a sé, un carattere subordinato al concetto architettonico; il quale comincia dalla creazione costruttiva, a cui è connessa la disposizione spaziale, ma prosegue nella conformazione adatta e ritmica dell'interno e dell'esterno degli edifici; sia che tale conformazione, in taluni periodi stilistici esprima gli elementi costruttivi abbellendoli ma non nascondendoli (come nelle forme greche e nelle gotiche), sia che vi si sovrapponga con rivestimenti di superficie (marmi e stucchi nei templi e nelle terme romane, mosaici nelle chiese bizantine, stucchi o maioliche negli edifici musulmani, ecc.), sia infine che completi l'aspetto con l'arredamento e l'ammobiliamento (ferri battuti, stoffe, arazzi, rilievi, ecc.).

Fino alla metà del sec. XIX, quasi sempre, seguendo il principio ora indicato, anche le opere della grande arte, e non solo quelle che noi chiamiamo delle arti minori, risposero a tale funzione architettonica: sia quando abbellirono l'interno o l'esterno di edifici, come le statue greche, i rilievi egizî, gli affreschi nei palazzi e nelle chiese del Rinascimento, i quadri sugli altari, ecc., sia quando intervennero a dare un ritmo nelle composizioni architettoniche, accentuando la ricchezza di alcune zone, modificandone esteticamente i rapporti.

Le leggi enunciate dal Lübke sulla decorazione sono le seguenti: 1. che la forma di un oggetto dipenda dalla sua destinazione o la sua destinazione dalla sua forma; 2. che il valore del lavoro occorso nel decorare un oggetto superi quello del materiale usato per costruirlo. Ad esse bisogna aggiungere una terza, che cioè la decorazione si debba adattare al genere di lavoro di cui son suscettibili i diversi materiali. Appunto per questo ultimo principio, più che studiare genericamente i mezzi e i metodi di decorazione, sarà da rinviarne la trattazione a quelle sulle singole arti. Qui s'intende invece soltanto sviluppare i principî generali sopra enunciati, riannodandosi a quanto è stato esposto nella v. architettura ed esaminando il significato, la formazione e lo sviluppo di elementi decorativi. Come infatti l'arte madre, così anche la decorazione ha una sua destinazione, una forma, una struttura; ma avviene spesso che le ragioni della forma superano quelle degli altri da principio, o, per dir meglio, se ne distaccano presto dopo breve concordanza.

Nei riguardi della significazione, conviene dire che la decorazione all'inizio compie funzioni narrative e descrittive, o realistiche o simboliche; come nei bassorilievi e negli affreschi delle tombe egizie, nella scultura greca ispirata a soggetti mitologici, negli ornati delle chiese lombarde in cui si riflette la simbologia medievale, di contenuto religioso e morale. Ma spesso si manifestava il fenomeno di una involuzione, per cui presto tali cicli narrativi perdevano l'ordine logico e il carattere rispondenti al concetto originario, per trasformarsi in elementi di ornato formale e astratto e mantenere soltanto una funzione estetica. Fenomeno non dissimile è quello che, in un campo diverso, si verifica per quegli elementi decorativi che si trovano in diretto rapporto con la ragione costruttiva. In un primo tempo ne seguono il carattere pratico e organico, solo imprimendovi un garbo; poi si elaborano in senso estetico pur senza perdere detto carattere, finché in un'ultima fase dello sviluppo stilistico si scindono nettamente dall'elemento strutturale.

Gli esempî più importanti si hanno negli ordini architettonici classici. Il dorico greco, nella fase di affermazione piena che si svolge nei secoli IV e V a. C. (mentre il periodo di formazione rimane per noi ancora oscuro), ci mostra la perfetta unione tra funzione statica ed espressione estetica; il periodo ellenistico ne rappresenta l'evoluzione formale, prevalentemente estetica, e un'applicazione puramente decorativa è data più tardi dall'arte romana. Un ciclo analogo si riscontra nelle fasi decorative dell'architettura gotica nel passaggio dalle primitive severe forme al periodo medio, nel quale la decorazione si lega intimamente e accentua le strutture necessarie, fino al "flamboyant", che rappresenta la decadenza, quando la decorazione diviene esuberante e pletorica.

A un primo tipo di espressione decorativa insito nei materiali, nelle loro qualità e derivante dal modo della loro disposizione appartengono tutti i dispositivi escogitati nelle varie architetture per formare la varietà dei paramenti murarî, ad esempio il disegno ottenuto dalle possibili combinazioni delle connessure delle pietre da costruzione, l'effetto risultante dai modi della lavorazione delle loro superficie, che vanno da varî sistemi di lavorazione piana a quelle rustiche in forma di bugnati a cuscino, a punta di diamante, fino alle fantasiose forme del Rinascimento (bugnati decorati da ornamentazioni del palazzo del podestà di Bologna di epoca bentivogliesca, strutture bugnate dei palazzi del Longhena a Venezia). Qualcosa di analogo si riscontra per le strutture laterizie nelle architetture mesopotamiche, nelle persiane, e via via nelle derivazioni bizantine, musulmane, romaniche, risultando l'effetto decorativo dalla disposizione a disegno, da rilievi di cornici, da risalti di chiaroscuri.

Se si passa a ricercare quali procedimenti abbia seguito l'invenzione decorativa per compiere la trasfigurazione estetica degli elementi architettonici, due metodi ci appariscono: uno che è estraneo all'imitazione delle produzioni della natura (procedimento geometrico); l'altro che è dipendente invece dalla natura, e tende a riprodurne gli aspetti essenziali, in una generalizzazione e sintesi di tipi, oppure con tutte le apparenze della realtà sia dal punto di vista del disegno, sia da quello del colore.

Al primo metodo appartiene la fase geometrica che caratterizza le decorazioni primitive e che impronta poi tutto un vasto gruppo di architetture. Forme astratte che altro non sarebbero che il risultato delle materie adoperate e degli strumenti e dei procedimenti seguiti per produrle, fra cui la tecnica delle arti tessili, del vasaio, del panieraio, dalle quali quindi l'ornatista avrebbe derivato i motivi decorativi traendoli dalla disposizione dei giunti, dei fili dei tessuti, dei cerchi concentrici delle terre dei vasai. Tutto un gruppo di decorazioni di antiche architetture è infatti costituito da intrecci lineari, da intersezioni geometriche, da successioni di volute, di meandri, losanghe, scacchiere, croci, scolpite e dipinte nelle arti dei Fenici, di Micene, nella Frigia e nella Lidia, nell'arte dei Persiani. Sistemi che si continuano nella decorazione musulmana che più d'ogni altra rivela genialità d'invenzioni complicate ma regolari, quasi matematiche, con cui sono tracciati arabeschi, rilievi simili a cristallizzazioni e a formazioni stalattitiche. L'arte del Medioevo si servì largamente dell'ornamentazione geometrica, alla quale appartiene anche il tipo degl'intarsî dei mosaici che i Cosmati cosparsero sulle membrature architettoniche delle loro opere.

L'altro metodo di trasfigurazione, che risulta dall'antichità e che apparisce ininterrottamente nella storia delle forme architettoniche, è quello che si riporta all'imitazione di forme vegetali e in genere alla trasformazione di materiali effimeri in forme stabili; e ciò non solo per ciò che si riferisce alla stilizzazione che le forme architettoniche subiscono in rapporto alla ragione costruttiva, ma anche per ciò che viene a costituire tutto il frasario decorativo destinato a tramandarsi d'epoca in epoca (festoni, bucranî, patere, armi, elementi floreali e naturali), che altro non sarebbero se non la pietrificazione dei modi arcaici di addobbare gli edifici per feste e cerimonie. A questa legge si riportano i caratteri decorativi delle architetture delle più antiche civiltà riproducenti in pietra le costruzioni che per condizioni naturali favorevoli e determinanti erano foggiate con strutture di legni.

La dimostrazione più convincente di questa trasformazione è data dall'evoluzione decorativa delle strutture egizie. Dopo una prima fase di astrazione nelle strutture organiche a pilastri e a coperture architravate, apparisce subito la derivazione dalla vegetazione della regione. La decorazione scolpita del guscio terminale del coronamento egizio ricorda le foglie di palma, la suddivisione del fusto della colonna imita il fascio di palme, aperte a formare il capitello, legate da nastri al nascimento. Analoga è l'origine delle colonne lotiformi in cui 4 o 6 fasci di fusti di loto, dal nascimento bulboso, finiscono con segni di foglie nascenti o col fiore chiuso o aperto. Questa legge di stilizzazione si riscontra anche nell'evoluzione delle forme greche: così dalla palma la colonna greca trae il suo aspetto: un bassorilievo di Sippara del sec. XI a. C. rappresenta appunto una palma adattata a guisa di colonna. I più antichi capitelli, quelli di Delo, Lesbo, Mitilene, Neandria, e le riproduzioni sui più antichi vasi greci ripetono in sostanza le forme di sippara, né vi è dubbio che da questi modelli arcaici derivi il capitello ionico classico.

Analogamente si conferma la relazione decorativa della colonna dorica con l'imitazione naturale attraverso le forme predoriche apparse dagli avanzi micenei e cretesi recentemente posti in luce, nei quali la singolare e irrazionale adozione di colonne con rastremazione che s'apre verso l'alto è da spiegarsi mettendola a confronto con la palma Phoenix, l'unica delle regioni orientali che abbia il fusto con diametro crescente verso l'alto. Nell'ordine corinzio l'imitazione naturale è ancora più evidente: il fogliame d'acanto e il suo fiore costituiscono il motivo predominante della decorazione dei capitelli e dei fregi; le ghirlande naturali di fogliami, fiori, frutta, alloro, quercia predominano nel motivo architettonico del festone, sia nei fregi sia nell'ornato, di membrature architettoniche: alcuni periodi romani si caratterizzano per simile ricchezza, e le scuole romane della provincia, la siriaca in particolare, la profonderanno su ogni superficie architettonica, pur graduandone il rilievo e il trattamento plastico.

Le epoche partidi e sassanidi similmente invadono le superficie architettoniche di una fitta trama decorativa nella quale gli elementi ora nominati si compongono in combinazioni regolari e simmetriche con un trattamento secco e tagliente, quasi metallico: più legata alle ragioni organiche nelle architetture cristiane della Siria e dell'Asia Minore in genere ove appariscono nei capitelli i motivi a guisa di cesti da cui trabocca il motivo floreale, l'acanto greco-romano trasformando le sue foglie in frappature più acute, e ripetendo il motivo di una foglia lanceolata della flora desertica. Sono sempre i modelli ellenistici e mesopotamo-persiani, ora maggiormente intessuti tra intrecci geometrici e qualche nuovo elemento cristiano, il pavone, la colomba fiancheggiante il vaso della vita, la croce, il monogramma di Cristo, e in complesso con un'apparenza piuttosto simile al tessuto cui gli Orientali sembra abbiano sempre guardato per tradurre in plastica la loro decorazione. Dalla corruzione dei modi decorativi romani della tarda epoca e dalle influenze specialmente siriache risulta il trattamento plastico decorativo bizantino nel quale è ancora maggiormente accentuato, mediante una minuziosa opera di trafori meccanici e mediante il piatto bassorilievo, quell'effetto simile all'opera di oreficeria (spiegabile anche per l'amore delle opere decorative in metallo che caratterizza, come vedremo, questo fastoso periodo artistico), che, però, nel complesso architettonico risulta monotono, uniforme, ben lontano dalla meditata distribuzione dell'ornato classico.

Gli elementi decorativi posti nell'antichità classica non si disperdono nel Medioevo: dal sec. IV all'VIII e poi nella rinascita detta romanica sino al sec. XI possiamo seguirne l'evoluzione dovuta non tanto a trasformazioni essenziali, quanto a diversità di raggruppamenti, sia come variante dei modi romani, sia per influenze orientali.

La decorazione gotica compie un'elaborazione di elementi naturali con una sintesi pari per potenza di stilizzazione a quella egizia; tanto nell'una quanto nell'altra abbiamo una fase di stilizzazione ispirata agli elementi di vegetazione nascente (boccioli, gemme, fiori d'acqua nascenti) che più si addice al carattere primitivo; segue un periodo di maggiore realismo nel quale la vegetazione si fa svelta, leggiera, più flessibile, debordando dalle linee architettoniche in corrispondenza in ciò col carattere delle vegetazioni delle diverse regioni.

Il Rinascimento italiano, specie nel Quattrocento, riprenderà con favore la decorazione naturalistica soprattutto nelle scuole regionali lombarde ed emiliane per le possibilità plastiche dei materiali di terracotta, presso i Toscani grazie all'uso della maiolica ornamentale (v. della robbia). E di recente un vasto movimento stilistico tentò di definirsi sulla base della decorazione naturalistica in una forma di florealismo.

Nella straordinaria vastità dei suoi mezzi, la decorazione tuttavia non si è arrestata ai procedimenti che ora abbiamo descritto; ma altri, di più complesso ordine, ha seguito, specialmente quando si è valsa di sovrapposizione di materiali diversi e di applicazione di diverse tecniche, recanti ciascuna con sé il proprio stile. Uno di tali mezzi è dato dal colore; il quale è stato quasi costantemente usato, talvolta come attributo indispensabile della forma, o col sovrapporre tinte ad elementi costruttivi, o col rivestire di pittura intere superficie di parete, o con l'accostamento di diversi materiali policromi, negl'intarsî, nell'adozione di marmi colorati in zone architettoniche, nella sovrapposizione di metalli e di smalti, ecc.

Fra i periodi artistici dell'antichità che si servirono del colore come mezzo espressivo, basti ricordare le civiltà dell'Oriente ove, in accordo con la vivacità delle luci e delle tinte ambientali, ogni parte degli edifici risaltava per la decorazione policroma. Con maggiore sapienza i Greci usarono del colore ad accentuare le caratteristiche architettoniche delle loro opere e i Romani se ne servirono specialmente nelle incrostazioni marmoree e musive.

I Bizantini ereditarono e svilupparono questi concetti fondendoli con gli elementi orientali che vi concorrono con fastosità e abbondanza non più raggiunta per intervento di mosaici, di ori, di metalli. Il Medioevo e il Rinascimento attuarono la policromia mediante mosaici, graffiti, affreschi, o maioliche smaltate distribuite sulle facciate dei palazzi e delle chiese, talvolta anche, come negli edifici toscani o liguri, con l'alternanza di corsi di marmi bianchi e scuri nelle facciate.

Grande splendore raggiunge poi la decorazione policroma nel periodo barocco, che amò rivestire gl'interni di chiese e palazzi, d'intarsî multicolori, fino a nasconderne l'organismo architettonico vero e proprio.

Tra i materiali adoperati in funzione decorativa è da notare la terracotta, usata già dai Greci e dagli Etruschi nel coronamento delle coperture e nel rivestimento di materiali non adattì a una lavorazione raffinata. Nell'architettura romanica si fecero in cotto speciali mattoni modanati e scolpiti, con i quali si formavano cornici varie per decorazione di finestre, per coronamento di edifici, ecc.

Anche il metallo fu usato come elemento decorativo architettonico già nell'antico: Pausania dice che il tempio di Minerva a Sparta era rivestito di rame. Lumeggiature d'oro, riporti di metallo dorato furono usati in Grecia (attributi del fregio delle Panatenee, incrostazioni d'oro nell'Eretteo, filettature d'oro tra giunti sono attestate da Plinio); ed è stata messa in evidenza l'affinità di trattamento plastico del capitello corinzio greco con le forme che piuttosto convengono a un lavoro di sbalzo su metallo, confermandosi così la tradizione che deriva da Vitruvio, per la quale il capitello greco corinzio sarebbe l'opera di un orafo di Corinto. Sull'esempio alessandrino le placcature metalliche prendono gran posto nell'arte bizantina; e poi nell'arte barocca, che non lasciò intentato nessun mezzo per accrescere lo sfarzo e l'imponenza degli edifici.

Appunto tipico dell'arte barocca è il mezzo fornito dallo stucco. Era stato questo sobriamente adottato nell'antichità romana e anche in alcuni elementi decorativi del Medioevo; ma il Rinascimento lo porta ad applicazioni, pur non molto ampie, nell'esterno degli edifici oltre che negl'interni, ed il Seicento ed il Settecento se ne valgono per liberare la decorazione da ogni vincolo che non sia quello della generale inquadratura architettonica. Seguendo i procedimenti che si sono sopra illustrati, le prime di tali applicazioni simulano gli elementi architettonici di pietra (cornici, bugne, mensole) o imitano, nelle espressioni più propriamente ornamentali, festoni, o conchiglie, o drappi, o fogliami. Poi man mano assumono carattere fantastico, che solo lontanamente ricorda antichi modelli, in cornici curve e spezzate, intrecci, targhe, svolazzi di ogni genere: come in alcune opere del Borromini (mentre altre mantengono un valore di architettura spaziale) o del Guarini, e nel barocco spagnolo, e nel cosiddetto rococò del Settecento francese. Pur in tale sbrigliamento era tuttavia in codesti periodi ancora un legame e un contenuto stilistico, che l'Ottocento ha invece completamente perduto in questo campo col dare alle varie arti vita indipendente, volgarizzandole e distaccandole dall'architettura.

La tendenza moderna, in reazione a tale ultima fase decadente nella quale la decorazione fu applicata senza la misura delle leggi che abbiamo fin qui notate, è di ritornare a queste leggi cercando gli effetti decorativi nella qualità dei materiali, nella finezza e preziosità della esecuzione dei punti decorativi posti in evidenza in confronto ai riposi ampî di spazî. Da una esclusione meditata di ogni elemento decorativo si nota ora un ritorno ai più sani metodi decorativi che sapranno ridare all'architettura della nostra età il commento spirituale e poetico. Già nella raffinatezza dell'arredamento questa tendenza d'arte si è ormai pienamente manifestata. Lentamente si avvia agli esperimenti nel colore e nel rilievo, o geometrico o figurativo, non più considerato mezzo d'invadere intere superficie, ma incastonatura di gemme valorizzate dal contrasto con la semplicità dell'insieme.

V. tavv. CXXIII-CXXXII e tavv. a colori.

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