Dalai-lama

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Maestro supremo del buddhismo tibetano. Il titolo, che letteralmente significa «maestro (lama) del mare universale», fu conferito per la prima volta nel 1577 a Sodnam Djamts’o, terzo successore tibetano di Tsonkhapa (fondatore della ‘Chiesa Gialla’), dal principe dei Mongoli orientali Altan Khān, nel corso di una visita del lama di Lhasa in Mongolia, che assicurò definitivamente i Mongoli al buddhismo lamaista. Secondo il sistema ereditario detto (con voce mongola) khubilganico, basato sull’incarnazione costante di divinità nella dinastia di lama, i D. di Lhasa sono l’incarnazione di Padmapani, il bodhisattva di Amitabha.

Al 14° Dalai-lama, Tenzin Gyatso (n. nella prov. di Amdo, Tibet, 1935), riconosciuto come tale nel 1940, salito al potere effettivo nel 1950 ed esule in India dal 1959 in seguito alla definitiva perdita dell’indipendenza del Tibet a opera della Repubblica popolare cinese, è stato attribuito nel 1989 il premio Nobel per la pace.

Nel marzo del 2011 il 14° Dalai-lama ha rassegnato le sue dimissioni, proponendo inoltre nuovi emendamenti da apportare alla Costituzione tibetana per consentire la devoluzione dei suoi poteri politici ai leader tibetani eletti democraticamente; nel maggio 2011 l'Assemblea dei deputati del popolo tibetano ha approvato in via definitiva tali emendamenti.

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