Costanza

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(ted. Konstanz) Città della Germania (81.511 ab. nel 2007), nel Baden-Württemberg, a 407 m s.l.m., sulla sponda occidentale del lago omonimo e sulle rive del fiume Reno, presso il confine svizzero. Alla periferia meridionale, oltre la linea di confine, l’abitato si salda con il contiguo centro svizzero di Kreutzlingen. Industrie nei rami chimico, farmaceutico, elettrotecnico, tessile e del legno. Rinomata stazione turistica.

Costruita nel 4° sec. sotto l’imperatore romano Costanzo II come fortezza di confine, nella prima metà del 6° sec. venne eretta in sede vescovile trasferitavi da Vindonissa; si sviluppò dopo che vi fu istituito, nel 10° sec., un mercato (commercio della tela); nel 1192 divenne città imperiale e cominciò allora un periodo di grande prosperità. La Riforma protestante cacciò il vescovo dalla città (1527), che si legò con un trattato decennale a Zurigo e dal 1531 al 1558 fu attivissima a fianco della Lega smalcaldica; Carlo V la concesse al fratello Ferdinando nel 1548, e sotto la successiva dominazione asburgica C. fu ricondotta al cattolicesimo. Con la pace di Presburgo (1805) passò al granducato di Baden, che l’occupava provvisoriamente dal 1802.

Concilio di C. Convocato dall’imperatore Sigismondo per far cessare lo scisma d’Occidente, si tenne dal 1414 al 1418 e ne conseguirono diversi eventi. Giovanni XXIII fu costretto a ratificare la sua deposizione, Gregorio XII abdicò, mentre Benedetto XIII, che non voleva piegarsi, dopo un accordo tra le varie fazioni fu deposto. Martino V, eletto nel 1417, era il pontefice di tutta la cattolicità. Il concilio inoltre condannò al rogo come eretico Giovanni Hus (1415).

Pace di C. Conclusa nel 1183, tra Federico Barbarossa e i rappresentanti di città dell’Italia settentrionale e centrale, pur riconfermando il diritto imperiale di approvazione dei consoli e l’obbligo della corresponsione di determinate regalie, segnò il riconoscimento della vita in gran parte autonoma dei Comuni. Fu considerata perciò come la magna charta delle libertà comunali e, come atto normativo imperiale, diventò una vera e propria fonte di diritto comune.

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