Costantinopoli

Enciclopedia Dantesca (1970)

Costantinopoli

Adolfo Cecilia

La città, che fu edificata tra il 327 e il 330, nel sito dell'antica Bisanzio, per volontà di Costantino, ed è attualmente compresa nella Turchia Europea (Istanbul), è citata due volte da D., in Mn III X 18 Adhuc dicunt quod Adrianus papa Carolum Magnum sibi et Ecclesiae advocavit ob iniuriam Longobardorum, tempore Desiderii regis eorum; et quod Carolus ab eo recepit Imperii dignitatem non obstante quod Michael imperabat apud Costantinopolim, e (implicitamente) in Pd VI 5 Poscia che Costantin l'aquila volse / contr'al corso del ciel, ch'ella seguio / dietro a l'antico che Lavina tolse, / cento e cent'anni e più l'uccel di Dio / ne lo stremo d'Europa si ritenne, / vicino a' monti de' guai prima uscìo. Nella seconda citazione C. è lo stremo d'Europa ove per lungo tempo si soffermò l'uccel di Dio, il simbolo del romano Impero, non lungi dai monti della Troade (cfr. Pg IX 19-24), donde si era mosso dietro a Enea.

D. senz'altro ha definito C. stremo d'Europa per la sua posizione di ponte naturale verso l'Asia Minore; e non, come erroneamente sostiene il Torraca, per la sua vicinanza al Mar Nero e quindi al Danubio. Limite orientale d'Europa (v.) era infatti considerato il Don (v.), noto col toponimo di Tanai, la cui foce, oltretutto, è molto più distante da C. di quella del Danubio.

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