CORREGGIO

Enciclopedia Italiana (1931)

CORREGGIO (A. T., 24-25-26)

Nestore PELLICELLI
Mario LONGHENA Omero MASNOVO

Città nella parte bassa della provincia di Reggio nell'Emilia, a 33 m. s. m. e con 3621 ab. Ha forma quasi quadrata, con vie larghe, costeggiate - le principali - da portici. Ha un convitto nazionale, un liceo-ginnasio, una scuola complementare, e poi scuole di musica, di disegno, una biblioteca e molte opere di beneficenza.

Dista 18 km. da Reggio ed è stazione della ferrovia Reggio-Carpi. Il territorio del suo comune è tutto piano: ampio 77,79 kmq., è popolato da 19.327 ab., di cui 3621, quelli del capoluogo, accentrati, e 15.706 nelle case sparse; nel 1881 gli abitanti del comune erano 12.587. Fertilissimo, produce soprattutto uva (500 mila q.). Ha molti caseifici e vi si allevano suini.

Monumenti. - Conserva i segni della sua grandezza passata nelle vie, chiese e palazzi. Il palazzo dei Principi, in mattone a vista, ha il portale in marmo e un cortile a portici con colonne e capitelli, finemente ornati, del più puro Cinquecento; la chiesa di San Quirino, incominciata nel 1513, fu compiuta soltanto nel 1580; e la chiesa di S. Francesco, fondata da Giberto VIII nei primi anni del sec. XV, ebbe aggiunte posteriori. Un recente restauro ha ridonato all'interno del tempio la forma primitiva.

Storia. - La prima menzione storica che abbiamo di Correggio è nella carta dell'anno 945, pubblicata dal Tiraboschi nel Codice Diplomatico (aggiunto alle Memorie storiche modenesi, I, p. 114). Sappiamo, da un'altra carta dell'anno 1009 del medesimo Codice Diplomatico (I, 174), che poco dopo Correggio era già assunta a dignità di castello. Sul finire del sec. XII era già sotto il dominio dei Correggeschi, e sotto di essi rimase sino al sec. XVII, quando passò agli Estensi di Modena. Del ducato di Modena condivise poi le sorti fino all'unità d'Italia.

La famiglia dei da Correggio. - Questa famiglia ben presto si divise nei rami di Correggio, Parma, Medesano e Casalpò e in cinque rami bastardi. I da Correggio deriverebbero da un Frogerio, figlio di Guido, del contado di Reggio, che sarebbe stato il primo di sua casa a impadronirsi di Correggio. Fors'anche fu lui l'edificatore del castello dei Correggeschi: certo è che nel 1029 era morto. Uno dei fondatori della fortuna della famiglia fu Gherardo, soprannominato "dei Denti" per la smisurata dentatura, che fu podestà di Parma, Modena-Reggio e Genova. A Parma fu uno dei capi del partito guelfo. Nel 1247 tolse la città ai ghibellini; nel 1248 fu magna pars nella gloriosa difesa fatta dai Parmigiani contro Federico II. Guido, suo figlio, fu podestà di Genova, Bologna, Modena e Piacenza, capitano del popolo in Firenze e Modena. Nel 1285 fu eletto dai Parmigiani capitano delle loro armi e salì in Parma a grande potenza per aver combattuto con successo la frazione estense che incoraggiava Azzo d'Este a farsi signore della città. Guido seppe tanto abilmente destreggiarsi tra le fazioni parmensi da apparire coi suoi vero difensore della libertà cittadina contro chiunque tentava di affidare il comune ad una signoria straniera. Preparò così il terreno a suo figlio Ghiberto, che, nel 1303, riuscì a farsi acclamare signore di Parma. Azzo, suo figlio, grande protettore delle lettere, tentò di riacquistare la signoria di Parma, perduta dal padre nel 1316, e vi riuscì nel 1341 (21 maggio). Il Petrarca, reduce dall'incoronazione in Roma, giunto a Parma applaudiva al trionfo dell'amico, presso il quale fissava il suo soggiorno e al quale dedicava il De remediis utriusque fortunae. Sennonché Azzo nel 1344 vende segretamente il suo dominio a Obizzo d'Este: di qui la guerra di Luchino Visconti contro gli Estensi, il successivo accordo degli Estensi coi Visconti e la conseguente decadenza dei da Correggio. Il piccolo principato di Correggio, però, seppe barcamenandosi conservare la propria indipendenza sino ai primi decennî del sec. XVII. Ottenuto dall'imperatore il titolo di contea nobile nel 1452, Correggio, innalzata in seguito al grado di città ed eretta a principato nel 1616, ebbe ancora qualche breve periodo di splendore, finché nel 1634 il principe Siro fu spodestato del suo dominio. Egli, mal vigilando la sua zecca, ne aveva lasciato uscire moneta alterata, onde fu condannato da Vienna a pagare la multa di 230.000 fiorini d'oro, inflittagli nel 1630 dall'imperatore Ferdinando II, presso cui era caduto in disgrazia. Quella multa equivaleva a una confisca vera e propria, per l'impossibilità da parte della casa da Correggio di pagare la somma suddetta. Nel 1634 - nonostante tutti i tentativi fatti per salvare il suo principato - Don Siro doveva cederlo "provvisoriamente" agli Estensi di Modena, e si ritirava prima in Gonzaga e poi in Mantova, dove moriva poveramente nel 1645. Don Giberto ritentò di riavere i beni perduti dal nonno, ma nel 1698 il possesso fu riconfermato agli Estensi; poco dopo, nel 1711, con la morte del diciottenne Camillo, figlio di Giberto, la casa si estingueva.

Bibl.: Statuta Civitatis Corrigiae, Modena 1673; G. Colleoni, Scrittori di Correggio, Correggio 1775; Q. Bigi, D'Azzo da Correggio e dei Correggi, ricerche storiche, in Atti e mem. d. R. dep. St. Pa. Modena e Parma, III (1865); V. Magnanini, Sulle cause che produssero la caduta del principato di Correggio, in Atti e mem. per le prov. moden. e parm., s. 3ª, VI (1890), pp. XXXI-XXXVI; C. Boni, La zecca di Correggio sacra: notizie storiche sulla basilica di S. Quirino, la Collegiata ed altri istit. ecclesiastici, Reggio Emilia 1889; Q. Bigi, Camillo e Siro da Correggio, in Atti e mem. d. R. dep. St. Pa. Modena e Parma, V (1869), pp. 77-109; M. Melchiorri, Vicende della Signoria di Ghiberto da Correggio in Parma, in Arch. stor. p. le prov. parm., IV (1906), pp. 1-201; R. Finzi, Azzo da Correggio, Reggio Emilia 1928. Utile sempre G. Tiraboschi, Memorie storiche modenesi, V, cap. 14° (Notizie genealogico-storiche della famiglia dei signori e poi principi di Correggio), Modena 1793-5.

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