COMMONWEALTH OF NATIONS

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)

COMMONWEALTH OF NATIONS (App. III, 1, p. 413)

Alfredo Breccia

All'inizio del 1960 il primo ministro britannico, H. Macmillan, cercò di rivitalizzare e rilanciare con una serie di viaggi, nell'Asia, in Oceania e negli ex-possedimenti africani, la coesione tra gli stati membri del C., attestando la fiducia del governo britannico nell'istituzione e nel suo valore. Tuttavia le conferenze successive dei primi ministri del C., a partire dalla nona del maggio 1960, registrarono crescenti tensioni e polemiche interne. Oltre alla tendenza di alcuni stati ad affrancarsi dai legami con la corona britannica, era la discriminazione razziale nel Sud Africa a produrre effetti disgreganti: il primo ministro del Tanganika, Nyerere, chiese l'espulsione di Pretoria dal C. come condizione dell'ingresso del suo paese. Un'altra fonte di tensioni e contrasti nacque poi con la decisione di Londra di negoziare il suo ingresso nella CEE: inutilmente il governo britannico cercò di assicurare gli stati-membri sul mantenimento delle tariffe preferenziali britanniche e sui vantaggi che sarebbero derivati dall'estensione dello status di associati alla CEE ai paesi del C. per la commercializzazione dei loro prodotti. Ma neppure la brusca sospensione dei negoziati tra Londra e il Mercato comune valse a ristabilire la fiducia tra Regno Unito e Commonwealth.

Le conferenze dei capi di stato degli anni successivi devono continuamente fronteggiare una serie di problemi difficili. Nell'Africa australe il Sud Africa rimpiazza l'egemonia inglese, mentre il controllo britannico diminuisce anche nell'Arabia meridionale, dopo l'unione di Aden alla federazione araba del sud, e nel sud-est asiatico: in questa zona scoppia una grave tensione tra Indonesia e federazione di Malaysia sostenuta da Londra e dal governo australiano. Mentre aumenta il numero dei nuovi stati e dei nuovi membri del C. - Nigeria, Uganda, Zambia, Tanzania, Malawi - crisi politiche interne si sviluppano progressivamente in molti stati, soprattutto africani, provocando la loro trasformazione in regimi centralizzati e a partito unico (Kenia, Zambia, Ghana). Altre gravi crisi si svolgono a Cipro tra le comunità greca e turca e nel Canada a causa dei separatisti di lingua francese del Quebec. Nel 1960 il 32% delle importazioni e il 29% delle esportazioni britanniche sono relative al commercio con il C., mentre il flusso dei capitali da Londra per gli stati-membri costituiva i due terzi degl'investimenti totali inglesi.

L'evento coloniale più drammatico è costituito senz'altro dalla dichiarazione unilaterale d'indipendenza della Rhodesia del sud. Già da molti anni Salisbury si mostrava sempre più preoccupata della politica inglese volta a favorire la creazione di un governo indipendente "multirazziale" onde evitare contrasti e tensioni tra bianchi e neri. Mentre la politica di Londra diventa sempre più incerta e temporeggiatrice, lo scontro diretto con l'intransigenza del Fronte rhodesiano diviene inevitabile: alla dichiarazione unilaterale d'indipendenza dell'11 novembre 1965 la Gran Bretagna non può che trincerarsi dietro un'opposizione assoluta, con la richiesta di sanzioni economiche da parte dell'ONU. Anche l'ex-Guyana britannica si trovava nel 1965 al centro di aspre tensioni politiche in cui s'innestava una forte componente razziale. Nel 1966, quando termina il confronto tra Malaysia e Indonesia, il conflitto armato indo-pakistano per il Kashmir rimane irrisolto malgrado l'accordo di Tashkent: a pagarne le conseguenze è ancora una volta la coesione del Commonwealth. Fonti permanenti di polemiche e tensioni restano comunque la situazione del Sud Africa e della Rhodesia.

Se il C. tuttavia continua ad avere una funzione, questa è essenzialmente di corpo consultivo: il segretariato del nuovo C. degli anni Sessanta ha funzioni organizzative e informative di provata efficacia; nuove occasioni per rilanciare l'organizzazione vengono offerte da una serie di conferenze legislative e da organismi professionali e tecnici. Nel 1967 i fermenti che turbano la vita politica del C. sono essenzialmente i conflitti regionali e razziali all'interno di molti stati, l'instaurarsi di governi dittatoriali, le differenze nello sviluppo economico di vari paesi membri. Nell'Africa dell'est, Tanzania e Kenia si sono avviatì sulla strada delle nazionalizzazioni e della politica di africanizzazione; in Nigeria si è profilato intanto un grave conflitto civile dalle proporzioni ancora impreviste. Nel sud-est asiatico è cresciuta l'influenza australiana e neozelandese al posto di quella britannica.

Nel 1968 il numero degli stati indipendenti del C. sale a 28 con l'ingresso di tre piccoli stati. La guerra civile nigeriana, che contrappone il governo federale ai secessionisti del Biafra, diviene un altro elemento di disgregazione non solo nel C. ma anche nell'organizzazione per l'unità africana. Mentre i contatti tra Londra e Salisbury non approdano a nulla e il Sud Africa estende la sua influenza politica ed economica sugli stati africani vicini, Zambia e Tanzania schiudono le porte alla penetrazione economica dell'URSS e della Cina popolare. Quest'ultima appoggia anche il Pakistan nel suo lungo confronto con l'India. Un elemento nuovo è costituito dal dinamismo del premier canadese Trudeau, che progressivamente assume un ruolo di prim'ordine nell'area del Pacifico e più tardi anche in quella caraibica; il Canada diventa inoltre anche il tutore dei paesi in via di sviluppo del C., intensificando il suo sforzo politico ed economico-assistenziale. Nel 1968 l'incremento del traffico commerciale all'interno dei paesi del C. è aumentato del 6% rispetto al 1967, costituendo il 22% dell'intero commercio mondiale. Dopo una lunga parentesi si è riunita a Londra la conferenza dei primi ministri nel gennaio 1969: essa ha indirizzato la sua attenzione soprattutto all'aiuto e allo sviluppo economico, sebbene fossero avvertite le ripercussioni della guerra civile nigeriana e delle rivalità tribali e i contrasti politici interni di altri stati africani come il Ghana, la Sierra Leone, il Kenia e l'Uganda; lo Zambia ha continuato a premere per un'azione di forza contro la Rhodesia. Nel giugno 1969 si è tenuta a Canberra una conferenza per programmare maggiori sforzi per la difesa dei paesi del C. nel sud-est asiatico. Il flusso degli aiuti economici all'interno del C., attraverso i "piani di Colombo" e dell'assistenza speciale ai paesi africani, ha registrato un notevole sviluppo: la Gran Bretagna è rimasta il paese principale per contributi finanziari.

Nel 1970 il numero dei paesi membri è salito a 38, mentre ha sollevato dure polemiche la vendita limitata di armi inglesi al Sud Africa, eseguita a causa della necessità di fronteggiare la crescente presenza sovietica nell'Oceano Indiano: molti membri hanno minacciato di abbandonare il Commonwealth. La fine della guerra in Nigeria ha finalmente segnato una svolta per il più popoloso paese dell'Africa, mentre gravi rivolte a Trinidad scoppiavano ad opera di estremisti del "Potere nero" e s'intensificava l'attivismo diplomatico canadese nella zona caraibica. Sempre nel 1970 l'aiuto finanziario e tecnico è rimasto al centro della cooperazione interna del Commowealth.

Comunque la Conferenza dei capi di stato e di governo riunitasi a Singapore nel gennaio 1971 ha visto il riacutizzarsi dei timori sollevati dal proposito inglese di aderire al MEC, timori avvalorati dall'atteggiamento del premier E. Heath, orientato ad accordare la precedenza alla solidarietà europea rispetto alla funzione mondiale del Regno Unito. Vecchie e nuove tensioni dominano il C.: l'allargarsi della disputa sudafricana, un colpo di stato militare in Uganda, le ripercussioni della guerra civile nigeriana, la questione di Cipro e, sempre nel Mediterraneo, i problemi derivanti dal nuovo governo di sinistra maltese di Dom Mintoff che minaccia di sfrattare le basi inglesi se non si procede a una rivalutazione del canone di affitto, con ovvi effetti deleteri sul piano strategico data la vigile presenza della flotta sovietica. Dopo l'aspro conflitto indo-pakistano del 1971, che vede sorgere il nuovo stato del Bangla-Desh e causa il ritiro del Pakistan occidentale dal C., la tensione si acuisce anche nell'Oceano Indiano, complici soprattutto le opposte pressioni di Pechino e di Mosca. Mentre crescono i disagi economici interni - sebbene nel 1971 il commercio del C. equivalga a un quinto di quello mondiale - la situazione si aggrava in Africa: le divisioni in seno all'OUA non riescono a coordinare le azioni di guerriglia contro il Sud Africa, la Rhodesia e le colonie portoghesi e l'instabilità interna continua negli stati dell'Africa orientale: in Tanzania aumenta l'influenza cinese e l'Uganda espelle i cittadini di origine asiatica e israeliana creando non poco imbarazzo a Londra.

L'aiuto britannico allo sviluppo, comunque, raggiunge e sorpassa l'1% del PNL inglese. La XIX Conferenza del C. tenuta a Ottawa nell'agosto 1973 prende atto dei turbamenti politico-economici che travagliano lo stesso C., del grado di fluidità della politica internazionale e di un certo distacco di Londra dalle vicende dell'organizzazione, che pur registra ancora una certa attenzione per la presenza di molti paesi di varia importanza. I maggiori problemi e le principali caratteristiche dell'associazione sono costituiti, oltre che dai ben noti fattori di crisi esistenti nel C. d'Africa, dalla nuova politica terzomondista dei governi laburisti dell'Australia e della Nuova Zelanda nell'area del Pacifico, dal crescente ruolo di maggior contribuente finanziario del C. assunto dal Canada (180 milioni di sterline in un anno e il 40% dell'aiuto per la cooperazione tecnica), dalle ombre suscitate dai negoziati di Londra per l'adesione alla CEE, dalla funzione delle compagnie multinazionali, dai problemi relativi al sistema delle preferenze commerciali e finanziarie, ecc. Un fattore di contrasto è il crescente commercio di alcuni stati-membri con il Sud Africa nonostante le condanne politiche. Si contano in questi ultimi anni anche numerose conferenze annuali dei circa mille organismi professionali e tecnici sviluppatisi in seno al Commonwealth.

Il 1974 si può dire sia un anno di consolidamento, economico e tecnico più che politico. Emergono alcuni fatti nuovi: lo spostamento della zona caraibica dall'influenza canadese a quella dei paesi africani, una tendenza degli stati dell'Africa nord-occidentale e del sud est asiatico verso il regionalismo, l'esplosione della crisi cipriota con la spaccatura politica dell'isola e la maggiore predisposizione degli stati africani, caraibici e del Pacifico ad accordi economici con la CEE a fronte delle note polemiche pro e anti-MEC sorte nel Regno Unito. La crisi energetica evidenzia ancor più drammaticamente la questione dei prezzi delle materie prime di molti stati membri produttori; sorgono inoltre contrasti sulle esportazioni verso la Gran Bretagna. Comunque l'assistenza di Londra ai paesi sottosviluppati costituisce il 90% dell'intero contributo del C., soprattutto in direzione dei paesi asiatici, mentre aumentano i piani d'investimento e la cooperazione per lo sviluppo. Il XXIII incontro (a Wellington, nel 1973), tra i ministri dei paesi aderenti al "Piano di Colombo", avverte innanzitutto gl'inquietanti sintomi dell'inflazione e dell'aumento dei prezzi, fenomeni tipici anche dell'attuale momento internazionale.

Gli ultimi avvenimenti salienti della prima metà degli anni Settanta riguardanti il C. risentono della generale crisi mondiale: il disimpegno inglese dal sud-est asiatico diventa definitivo, una serie di colpi di stato sconvolgono il Bangla Desh mentre l'India s'incammina sulla strada della dittatura personale di Indira Gandhi. La vita politica dei paesi africani del C. viene resa ancor più complessa dalla guerra civile nell'Angola ex-portoghese in cui intervengono Sud Africa e Rhodesia, riproponendo in termini drammatici il problema dell'instabile Africa australe.

Bibl.: K. C. Wheare, La struttura costituzionale del Commonwealth, Napoli 1964; W. Wiseman, Britain and the Commonwealth, Londra 1965; G. Scimone, Profili economici dei paesi del Commonwealth, Milano 1966; R. L. Watts, New federation experiments in the Commonwealth, Oxford 1966; D. Hanson, From Kingdom to Commonwealth, Cambridge 1970; J. Miller, Survey of Commonwealth affairs. Problems of expansion and attributions 1953-1969, Londra-Oxford 1974.

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