CENSIMENTO

Enciclopedia Italiana (1931)

CENSIMENTO (lat. census; fr. recensement, dénombrement; sp. censo, ennumeración, empadronamento; ted. Volkszählung; ingl. census, survey)

Plinio FRACCARO
Ugo GIUSTI
Ugo GIUSTI
Dario PERINI
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E un'operazione mediante la quale si determina statisticamente il numero degl'individui appartenenti a una data categoria in un determinato momento.

Censimento della popolazione.

È la forma tipica di censimento, cui si ricorre dagli stati moderni. L'operazione si ripete periodicamente, ma può essere compiuta anche in circostanze eccezionali. All'enumerazione pura e semplice si è man mano aggiunta la notazione d'un numero sempre più ampio di caratteri o qualità dei censiti, in modo che l'operazione, ardua e complessa anche nelle forme più semplici, è venuta assumendo importanza sempre maggiore nella vita degli stati moderni.

Storia.

Antichità. - La pratica di censire la popolazione d'un paese e le sue risorse è antichissima. L'Egitto, con la sua organizzazione statale accentrata e burocratica, è la terra classica del censimento. La "numerazione" (tnwt) ricorre già sotto la seconda dinastia regolarmente ogni due anni e con la sesta diviene annuale; il censimento aveva scopo fiscale e le operazioni erano compiute dagli scribi sotto la direzione dei funzionarî del faraone. Tutti i capi famiglia dovevano periodicamente dichiarare tutti i membri della famiglia e i servi, e in base a queste dichiarazioni si compilavano liste, nelle quali ogni capo famiglia aveva un numero di matricola permettendo al governo di avere esatta notizia dello stato della popolazione e di distribuire razionalmente i tributi, le opere e gli obblighi militari. Il censimento fu mantenuto in Egitto sotto i Tolomei e i Romani; e i papiri ci mostrano come era congegnato nei particolari il suo meccanismo. I capi di famiglia dovevano annualmente dichiarare tutti i componenti la famiglia, i servi e le proprie rendite, e in base a queste dichiarazioni (ἀπογραϕαί) gli uffici redigevano le varie liste secondo i bisogni dell'amministrazione. I Romani introdussero alla loro volta in Egitto, già sotto Augusto, un censimento a intervalli di 14 anni, in base al quale erano compilate le λαογραϕίαι, liste dei contribuenti il testatico, che si pagava appunto dal 14° anno di età. Il censimento ogni 14 anni rese necessaria l'istituzione (se pure non esisteva già prima) d'una specie di stato civile per la denuncia delle nascite e delle morti e di coloro che lasciavano la provincia; in base a tali dichiarazioni si potevano tenere aggiornate le liste.

Anche gli stati della Babilonia hanno fin dal III millennio a. C. un'organizzazione così complessa e burocratica, che il censimento rappresentava una necessità per l'amministrazione. Sono testimoniate per il tempo di Hammurabi liste di obbligati al servizio militare, registrazioni di nascite (e quindi forse anche di morti), ma non dovevano mancare liste degli abitanti e catasti delle proprietà per la distribuzione delle imposte e delle prestazioni. I sistemi amministrativi babilonesi furono adottati poi dall'Assiria e un registro censuario assiro è giunto sino a noi.

Come si arrivasse all'istituzione del censimento vediamo bene per gli Ebrei. Le cifre del Libro dei Numeri (c.1-4; 26) sui censimenti degli Ebrei nel deserto non sembrano attendibili, invece la creazione di una monarchia unitaria per opera di Davide rese necessario il censimento, del quale furono incaricati i capi militari. Le cifre tramandate si riferiscono agli adulti atti alle armi; ma naturalmente i risultati servivano per tutti i bisogni dell'amministrazione.

Censimenti periodici regolari erano ignoti alle città greche. I dati statistici necessarî per il governo delle città risultavano da una serie di registrazioni varie. In Atene le fratrie tenevano un registro delle nascite, i demi uno dei cittadini che avevano diritti politici; c'erano poi i ruoli degli obbligati al servizio militare, cittadini e meteci, con l'indicazione della situazione patrimoniale di ciascuno. Nel 377 a. C., per far fronte alle spese per gli armamenti, si procedette in Atene a una stima generale del patrimonio dei cittadini, e censimenti simili delle fortune furono fatti anche in altre città. Il primo censimento generale dei maschi adulti (ἐξετασηός) in Atene fu quello ordinato da Demetrio Falereo, pare nel 313, per conoscere il numero degli atti alle armi in vista d'un assedio, e ne sono giunti a noi i risultati (Athen., VI, 103, p. 272 c). Operazioni analoghe furono fatte nella stessa epoca a Megalopoli e a Rodi.

Il censimento periodico dell'intera cittadinanza è invece antichissimo a Roma, ove risale all'ultimo periodo della monarchia (la tradizione lo attribuisce a Servio Tullio) e si collega con la riorganizzazione del comune e dell'esercito avvenuta in quell'epoca. Nel 443 si creò un'apposita magistratura, i censori, ai quali fu riservata l'operazione del censimento. Il periodo del censimento, che si diceva lustrum, sarebbe stato fissato già da Servio: quinto quoque anno; ma in realtà il censimento avveniva nel tempo più antico a periodi assai irregolari, e l'intervallo quinquennale si venne fissando verso la fine del sec. III e durò sin verso la fine del sec, II a. C. Le operazioni del censimento (tecnicamente census populi) avevano luogo nel campo di Marte ed erano pubbliche (in contione). Oggetto del censimento erano tutti i cittadini romani, maschi e femmine, adulti e impuberi, assidui e proletarî, e tutti i fondi in suolo romano, anche se posseduti da Latini. Ma l'obbligo della denuncia spettava solo ai cittadini sui iuris, che dichiaravano tutti i componenti la famiglia e tutti i beni sottoposti a censimento. Per le vedove e gli orfani dichiaravano i padri e i tutori. La dichiarazione doveva essere fatta personalmente al censore in Roma, ma speciali commissioni potevano essere incaricate di raccogliere le denunce dei cittadini assenti per servizio militare. Il censimento delle comunità alleate, che avevano spesso due censori come Roma, poteva esser solo sorvegliato dal governo romano, cui interessava aver dati esatti sulle condizioni demografiche ed economiche degli alleati. Dopo la guerra sociale e l'ammissione alla cittadinanza di tutti gli alleati italici, il censimento sulla base delle dichiarazioni personali di tutti i cittadini in Roma incontrò difficoltà gravissime, e perciò la lex Iulia municipalis di Cesare del 45 (se pure la disposizione non è anche anteriore) ordinava che il censo fosse tenuto nei municipî, contemporaneamente a quello di Roma, dai magistrati superiori locali (detti perciò censoria potestate quinquennales o quinquennales senz'altro) secondo le istruzioni dei censori della capitale, e i risultati venivano poi comunicati e riassunti in Roma. Gli atti del censo venivano depositati, a operazione ultimata, nel Tabularium, l'archivio pubblico.

Il governo romano disponeva per mezzo delle liste del censo (sulle quali vedi censore; classe: Classi del censo) d'informazioni complete e varie su tutti gli elementi della cittadinanza e sarebbe stato possibile conoscere con molta approssimazione lo stato generale della popolazione divisa per sesso ed età e delle sue fortune sottoposte al censo. Ma di solito invece i risultati del censimento venivano riassunti in una formula che ci è tramandata così: censa civium capita tot, con o senza l'aggiunta praeter orbos orbasque o praeter pupillos, pupillas et viduas. Fabio Pittore, citato da Livio (I, 44, 2), spiegava poi a proposito del censo di Servio che quel numero si riferiva agli atti alle armi. È perciò evidente che il numero dato è quello dei maschi adulti, e che con capita non si potevano indicare, o solo gli assidui (proprietarî), poiché i capita censi (ed i libertini) vi dovevano esser compresi, o solo gli iuniores o solo i sui iuris.

Durante il periodo rivoluzionario del sec. I a. C., i censimenti divennero sempre più difficili; i censori venivano eletti irregolarmente e spesso non arrivavano a compiere le operazioni del censo. D'altra parte, poiché dalla seconda metà del sec. II a. C. non si era più prelevato il tributum, e il reclutamento dell'esercito non avveniva più, dopo Mario, secondo le classi, l'importanza delle liste censorie era assai diminuita. L'ultimo censimento repubblicano giunto alla conclusione è quello del 70-69 che diede 910.000 cittadini. Quando Augusto restaurò lo stato, risuscitò anche il censimento e ne condusse a termine egli stesso tre (anni 28 e 8 a. C. e 14 d. C.) che diedero rispettivamente questi risultati riferiti da Augusto nel suo index rerum a se gestarum (Monumento Ancirano): 4.063.000, 4.233.000, 4.937.000. Un altro censimento fatto nel 47 d. C. da Tiberio diede 5.984.000 cittadini, mentre dell'ultimo censimento dell'Impero (Vespasiano nel 72 d. C.) non sono giunti a noi i risultati. Ora si disputa se le cifre del censimento del 70-69 e quelle dei censimenti imperiali siano omogenee, cioè se diano ugualmente il numero dei cittadini maschi adulti. Alcuni storici (J. Beloch, Ed. Meyer) credono che le cifre dell'età imperiale comprendano le donne e anche i fanciulli. Ma questa interpretazione delle cifre del censo imperiale fu molto combattuta, p. es., dal Frank (v. Bibl.). Augusto adopera nel Monumento Ancirano la stessa formula del censimento repubblicano: civium romanorum censa sum capita tot, mentre le cifre avrebbero avuto un significato diverso, ciò che pare ben difficile ammettere. Ci sono inoltre ragioni per credere che il censimento del 69 fosse molto lontano dal dare il numero effettivo totale dei cittadini e la differenza rispetto al censimento del 28 dipenderebbe per buona parte da questa ragione. (Sulle conseguenze di queste diverse interpretazioni delle cifre suddette per la storia della popolazione dell'Italia antica, v. Popolazione).

Anche nelle provincie romane il censo fu introdotto molto per tempo; e mentre il censo romano perdeva importanza verso la fine della repubblica, quello provinciale veniva invece tenuto con regolarità, poiché sulle provincie pesava il tributo e la leva cui l'Italia non era più sottoposta. Per la Sicilia sappiamo che il censo era tenuto ogni cinque anni (Cic., Verr., II, 131 segg.): i censori erano eletti dai singoli comuni, e omnes Siculi ex censu quotannis tributa conferunt. Le operazioni erano controllate dal governatore romano. Il primo atto della costituzione o del riordinamento di una provincia era il census della medesima, da rinnovarsi poi periodicamente. Il periodo variava; in molte provincie si ha dapprima il periodo quinquennale, in altre, periodi più lunghi e non sempre regolari; più tardi si diffuse il periodo quindicennale indictio (v. indizione). Il censo provinciale era organizzato come quello municipale; si censivano gli abitanti, cittadini, latini e peregrini, e i loro averi. In ogni provincia si seguivano però norme speciali, in relazione all'organizzazione fiscale della provincia stessa. Per il censimento la provincia era divisa in circoscrizioni comprendenti un solo grande o parecchi piccoli comuni. Gli imperatori riservarono a sé, e qualche volta fecero personalmente, prima nelle provincie imperiali, poi anche nelle senatorie, il censimento, che veniva eseguito da speciali funzionarî imperiali di vario grado e titolo o dai governatori in virtù d'uno speciale mandato imperiale. I magistrati locali potevano collaborarvi sotto il controllo dei funzionarî imperiali. Il censo provinciale, esteso poi anche all'Italia quando questa fu daccapo sottoposta al tributo, continuò fino alla tarda epoca imperiale; ed era regolato da prescrizioni sempre più minute e vessatorie, che corrispondevano alle tendenze della feroce amministrazione fiscale dei tardi tempi dell'Impero.

Bibl.: Sui censimenti antichi in generale: Ed. Meyer, in Conrad-Elster, ecc., Handwörterbuch der Staatswissenschaften, 3ª ed., II, Jena 1909, p. 898. Il materiale sui più antichi censimenti dell'Egitto è in K. Sethe, Beiträge zur ältesten Geschichte Ägyptens, Lipsia 1905, p. 75 segg.; v. poi Ed. Meyer, Geschichte des Altertums, I, 3ª ed., Stoccarda 1913, paragrafi 224, 244, 264; i papiri in F.L. Griffith, The Petrie Papyri. Hieratic Papyri from Kahun u. Gurob, Londra 1897-1898, p. 19 seg.; cfr. G. Maspero, Journal des Savants, 1898, p. 98; L. Mitteis e U. Wilcken, Grundzüge und Chrestomathie der Papyruskunde, Lipsia 1912, I, i, p. 173 e gli esempî ibid., I, 2, p. 231; U. Wilcken, Griech. Ostraka aus Ägypten und Nubien, Lipsia 1899, I, p. 435 e i Tebtunis Papyri, I, Londra 1902, n. 103, 121, 189. Per l'Asia anteriore: B. Meissner, Babylonien und Assyrien, I, Heidelberg 1920, pp. 84, 119 seg., 143 seg.; C.H.W. Iohns, An Assyrian Doomsday Book, in Assyriologische Bibliothek, XVII, Lipsia 1901; A.T. Olmstead, History of Assyria, New York 1923, p. 517. Per la Grecia: J. Beloch, Die Bevölkerung der griechisch-römischen Welt, Lipsia 1886, p. 1 seg. (trad. italiana in Biblioteca di storia economica, diretta da V. Pareto, IV, Milano 1909); W. Levison, Die Beurkundung des Zivilstandes im Altertum, Bonn 1898; J. Beloch, Griechische Aufgebote, in Klio, V (1905), p. 341 e VI, p. 34; Ch. Lecrivain, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des Antiquités, II, p. 504, art. Eisphora. Sul censo romano è fondamentale Beloch, Bevölkerung cit., p. 306 seg.; in appendice alla versione italiana sono tradotte le memorie polemiche alle quali l'opera del Beloch ha dato origine, e le sue repliche: v. specialmente E. Kornemann, Die römischen Censuszahlen als statistisches Material, in Jahrbücher für Nationalökonomie und Statistik, 3ª s., XIV, 1897, p. 291; Ed. Meyer, Die Zahl der römischen Bürger unter Augustus, ibid., XV, p. 59; F.P. Garofalo, Il census sotto l'impero, in Bullettino dell'Ist. di dir. romano, XIII (1900); T. Frank, Roman census statistics from 225 to 28 b. C., in Classical Philology, XIX (1924), p. 329. Sul census: J. Marquardt e A. Domaszewski, Römische Staatsverwaltung, II, 2ª ed., Lipsia 1885, p. 204 seg.; Th. Mommsen, Römisches Staatsrecht, 3ª ed., II, Lipsia 1887, p. 359 seg. e III, passim; G. Humbert, in Daremberg e Saglio, op. cit., I, p. 1003, art. Census; E. De Ruggiero, Dizionario epigrafico, II, 1900, p. 157 seg., art. Censor; D. Kalopothake, ibidem, p. 174, art. Census; W. Kubitschek, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 1914, art. Census.

Medioevo ed epoca moderna. - Come nell'antichità, così nel Medioevo si continuarono a fare indagini sul numero della popolazione. Ma esse si presentano sempre come indagïni saltuarie e circoscritte spesso a una sola città; si censiva per fuochi o per parrocchie e mai con l'intento d'una diretta e immediata enumerazione dei singoli abitanti d'un paese in un dato momento; di più - e in modo molto più netto che nell'antichità - queste indagini avevano sempre scopi fiscali o militari in modo che, oltre al fatto che le risultanze di esse lasciano sempre dubbiosi circa l'attendibilità dei dati offerti, non sarebbe neppure esatto parlar di essi come di veri e proprî censimenti nel senso moderno (v. sotto).

Questi hanno una storia assai breve; î primi tentativi non risalgono a oltre due secoli indietro. Il primo esempio di un'indagine periodica sullo stato della popolazione (condotta contemporaneamente alla registrazione del movimento della popolazione) si trova infatti nelle tabelle ordinate in Svezia ai parroci nel 1749 sulla base di una legge assai più antica (1686) sui registri di popolazione. Queste compilazioni tabellari svedesi, che le autorità centrali del paese riunivano poi in quadri riassuntivi, per quanto non presentino ancora tutti i caratteri di un censimento vero e proprio della popolazione, sono da ricordarsi qui anche perché il metodo allora iniziato è stato continuato in Svezia, pur con varie modificazioni e aggiunte, e sostituisce ancor oggi le complesse operazioni costituenti i censimenti degli altri paesi. Più propriamente è però da considerarsi come punto di partenza il censimento compiuto dagli Stati Uniti nel 1790 in esecuzione delle disposizioni della costituzione federale del 1787. Secondo questa, il numero dei deputati alla Camera bassa del congresso da attribuirsi ai varî stati federali doveva essere determinato in proporzione al numero degli abitanti degli stati stessi, aggiungendo al numero dei cittadini liberi (esclusi gl'Indiani) i tre quinti delle altre persone. Quest'ultima espressione alludeva, senza nominarli, agli schiavi e venne naturalmente a cadere con la soppressione della schiavitù. Secondo la costituzione, il censimento doveva aver luogo entro tre anni dalla prima convocazione del congresso e ripetersi poi ogni dieci anni. Fin dal primo censimento del 1790 si andò più in là dello stretto necessario richiesto dalla costituzione perché, oltre la separazione indispensabile fra abitanti liberi e non liberi, si aggiunse per i primi la distinzione del colore (bianchi e altri), e i bianchi liberi si distinsero per sesso e, limitatamente ai maschi, per età (sotto e sopra i 16 anni). Con ogni nuova indagine aumentò il numero dei quesiti fino a dar luogo alle colossali operazioni che oggi formano il census americano.

Durante il sec. XIX l'uso del censimento della popolazione si diffuse in Europa, con metodi che dapprima non si discostarono decisamente dalle antiche valutazioni, ma si avvicinarono poi sempre più al tipo di rilevazione personale, diretta e simultanea. Fu principalmente il censimento belga del 14-15 ottobre 1846, condotto nominativamente e a mezzo di fogli di famiglia, sotto la guida del Quételet, che tracciò la strada all'ulteriore sviluppo del censimento nei diversi paesi europei, specialmente in Germania, in Austria-Ungheria, in Inghilterra, in Svizzera. Fra i censimenti eseguiti dai varî stati italiani prima del 1861 sono da ricordare in modo particolare quello dello Stato della Chiesa del 1853, quello del LombardoVeneto del 1857 e soprattutto quello piemontese approvato con legge i luglio 1857 ed eseguito il 31 dicembre dell'anno medesimo: per la prima volta si rilevò in questo la popolazione di fatto e si chiamarono direttamente i cittadini a collaborare; si usò il foglio di famiglia e fra le domande, press'a poco corrispondenti a quelle di tutti i censimenti moderni, si comprese anche quella sulle migrazioni periodiche, luogo e data di partenza e di ritorno. La pubblicazione dei risultati, ritardata per gli avvenimenti politici, avvenne nel 1862 a cura del Ministero di agricoltura, industria e commercio del regno d'Italia, unitamente alla pubblicazione dei dati statistici raccolti sulla popolazione degli altri stati italiani.

A poca distanza dalla proclamazione del regno, fu eseguito il 31 dicembre 1861 il primo censimento italiano. Si censì la popolazione presente o di fatto, cui si dava valore agli effetti legali, ma si diede modo di calcolare anche la popolazione residente. Come nel censimento piemontese del 1853, si unì alle altre domande una breve inchiesta sulle migrazioni temporanee. Fu svolta, con larghezza inusitata anche in confronto dei censimenti successivi, l'indagine sulla distribuzione topografica della popolazione. Il 31 dicembre 1871, a dieci anni di distanza dal primo, seguì il secondo censimento della popolazione cui fu unita una numerazione degl'Italiani all'estero. Anche nel 1871 si considerò come popolazione legale quella presente e si adottò come mezzo di rilevazione il foglio di famiglia (v. sotto), lasciando ai comuni la cura di redigere le cartoline individuali sulle quali, pure a cura dei comuni e delle prefetture, furono compiuti i lavori di spoglio, rimanendo all'ufficio centrale il riassunto e il commento dei risultati. Anche nel terzo censimento della popolazione, eseguito il 31 dicembre 1881, si prese come mezzo di rilevazione il foglio di famiglia, ma la compilazione delle cartoline individuali e i lavori di spoglio furono riservati all'ufficio centrale e, invece della presente, si considerò come popolazione legale la popolazione residente. Tralasciata per ragioni finanziarie nel 1891, soltanto il 10 febbraio 1901 si provvide all'esecuzione del quarto censimento adottandosi per esso la cartolina individuale e riducendo il foglio di famiglia a una busta con poche notizie sommarie per raccogliervi, famiglia per famiglia, le cartoline suddette. Tutto il lavoro di spoglio fu accentrato nell'ufficio centrale. Il 10 giugno 1911 ebbe luogo, contemporaneamente al censimento industriale, il quinto censimento della popolazione, nel quale fu conservata, come organo principale di rilevazione, la cartolina individuale, richiedendosi peraltro anche la compilazione di un conciso stato di famiglia e di una busta come strumenti di raccolta. Si distingueva per il colore la cartolina del capo di famiglia contenente richieste sul lavoro a domicilio. Tutti i lavori di spoglio si eseguirono presso l'ufficio centrale. Il sesto censimento ebbe luogo il 10 dicembre del 1921: si adoperò il foglio di famiglia riservando all'ufficio centrale la compilazione delle cartoline individuali e gli spogli relativi. Si badò in particolare alla distribuzione topografica della popolazione.

Può dirsi che ormai con maggiore o minore regolarità tutti gli stati europei rilevino lo stato della loro popolazione per mezzo di censimenti. La Turchia eseguì il suo primo censimento nel 1927; l'Unione Sovietica compì una grande rilevazione demografica del suo immenso territorio nel dicembre 1926, facendo così seguito al primo censimento russo del 1897. L'uso dei censimenti è generale o quasi anche nei varî stati americani, con qualche eccezione per l'America Centrale e Meridionale, e in Oceania; in Asia, invece, ove pure si ha l'esempio dei grandiosi censimenti delle Indie inglesi, esistono vasti territorî, e fra questi soprattutto la Cina, per i quali manca ogni nozione anche approssimativa sullo stato della pop0lazione. Né diverse, fatta eccezione per l'Egitto e per l'Africa meridionale, sono a questo riguardo le condizioni dell'Africa.

Caratteristiche del censimento. - Osservazioni preliminari. - La popolazione di un determinato territorio può essere rilevata dal punto di vista qualitativo in due maniere diverse e cioè: mediante indagine indiretta o con una numerazione immediata e diretta dei singoli individui che la compongono. La prima forma di rilevazione può, a sua volta, avvenire per valutazione o per calcolo. Possono assumersi come elementi di valutazione: il numero delle case, quando, sulla base dell'osservazione comune, si assegni a ciascuna casa un numero medio di abitanti: il numero dei nati e dei morti, quando sui risultati di parziali esperienze si creda di poter fissare in corrispondenza a ciascun nato o a ciascun morto, in un determinato periodo, un numero fisso di abitanti. Anche il numero degli individui atti alle armi, o altri elementi, possono servire di base a queste valutazioni che hanno preceduto nel tempo le enumerazioni dirette, ossia i censimenti propriamente detti, ma che vengono ancora adoperate oggi per lo studio delle popolazioni di paesi nei quali non è possibile una rilevazione diretta. Esse hanno poi un valore grandissimo nelle indagini retrospettive sulla base di documenti e di notizie trasmesseci dagli storici. La rilevazione per calcolo si ha quando si prendono per base i risultati di un precedente censimento e i dati sul movimento naturale della popolazione nel periodo ad esso successivo (nascite, morti, immigrazioni, emigrazioni), oppure quando si ricorre a un procedimento d'interpolazione valendosi dei risultati di due (o più) censimenti entro i quali è compresa la data alla quale ci si vuole riferire. Il primo metodo di calcolo indiretto, che è di gran lunga il più usato, prende nome di conteggio anagrafico della popolazione, perché basato sulla regolare tenuta dei registri anagrafici o registri di popolazione, nei quali dovrebbe essere annotata ogni variazione nello stato dei singoli abitanti.

Metodi di rilevazione. - Sostanzialmente i metodi di rilevazione adottati dai censimenti moderni si riducono a tre: si può cioè adoperare il foglio di famiglia che accoglie notizie di tutti i membri della famiglia, o la cartolina individuale unita o no a un foglio o a una busta ove sono riportati i dati sommarî relativi alla famiglia, o infine, possono essere adoperate liste di popolazione che corrispondono a tanti stati di famiglia riportati uno sotto l'altro (metodo seguito negli Stati Uniti e nell'India Britannica).

Il foglio di famiglia, al quale si tendeva ormai a sostituire il bollettino individuale, ha ripreso recentemente nuovo impulso dall'impiego crescente delle macchine nei lavori di spoglio; fu adottato in Italia (1921 e 1930), in Spagna (1920 e 1930), nella Gran Bretagna (1921 e 1931), nel Belgio (1920), in Germania (1926), nel Brasile (1920), in Egitto (1927), nell'Unione dell'Africa del Sud (1926), mentre si preferì la cartolina individuale nell'Unione Sovietica (1926), in Grecia (1920), in Francia (1926) e in Svizzera (1920 e 1930).

Oggetto e materia dei censimenti. - Oggetto dei censimenti è la popolazione, ma questa può considerarsi in diverso modo secondo che se ne voglia cogliere la consistenza reale, rilevando cioè tutte le persone presenti nel momento della rilevazione (popolazione presente), o piuttosto si voglia tener conto soltanto delle persone abitualmente o stabilmente dimoranti in un determinato luogo (popolazione residente), escludendo così dal conteggio i presenti per ragioni transitorie (popolazione occasionale) e includendovi invece le persone assenti per ragioni parimenti transitorie (assenti temporanei). Le antiche valutazioni e i primi censimenti si basano generalmente sulla popolazione residente, e a questa debbono di necessità riferirsi anche i censimenti che prendono per base i registri anagrafici (Svezia). Ma la maggior parte dei censimenti moderni estende l'indagine a tutta la popolazione presente, salvo a richiedere gli elementi necessarî per rilevare il numero dei presenti occasionali e degli assenti temporanei al fine di stabilire anche il numero dei residenti. Si dà poi il nome di popolazione legale a quella fra le diverse valutazioni sopra ricordate, cui la legge riconosce, per un determinato periodo di tempo, e cioè generalmente tra un censimento e l'altro, valore giuridico agli effetti dell'applicazione delle molteplici disposizioni legislative che si basano sulla cifra della popolazione.

La varietà grande nel numero, nella sostanza e nella forma delle domande contenute nei diversi censimenti dei paesi civili creò ben presto tra gli studiosi un movimento inteso a raggiungere una maggiore omogeneità di queste domande, come pure dei metodi per la elaborazione delle risposte, al fine di rendere il più possibile comparabili i risultati di queste grandi e costose rilevazioni. Particolarmente notevole è l'opera prestata a tale proposito dai congressi internazionali di statistica, che portarono alle deliberazioni del congresso di Pietroburgo del 1872, sostanzialmente riconfermate dall'Istituto internazionale di statistica, successo ai congressi, con la deliberazione presa, pure a Pietroburgo, nel 1897, in occasione di un voto per ottenere alla fine del sec. XIX un censimento simultaneo in tutti i paesi civili. Secondo queste deliberazioni i quesiti obbligatorî in ogni censimento generale della popolazione dovrebbero essere i seguenti: cognome e nome; sesso; età; rapporto col capo di famiglia (grado di parentela o condizione della famiglia); stato civile; professione o condizione, professione principale, indicando le professioni secondarie, la posizione (padrone, dipendente, operaio) e, per le persone che vivono in famiglia senz'avere una professione, facendo menzione della professione esercitata dal capo di famiglia; culto; lingua parlata o materna; conoscenza del leggere e dello scrivere; luogo di nascita e nazionalità politica; residenza ordinaria e durata del soggiorno nel luogo del censimento; cecità, sordomutismo, idiozia, cretinismo, alienazione mentale. Oltre a questi punti fissati dall'Istituto internazionale, altri elementi di rilevazione sono stati compresi con minore o maggiore frequenza nei diversi censimenti e cioè: proprietà immobiliare, caratteristiche famigliari, abitazioni, case, distribuzione topografica, fecondità.

a) Cognome e nome. - Questa indicazione, accompagnata dalla firma del capo di famiglia e da quella dell'ufficiale di censimento, è richiesta ormai in tutti i censimenti. Serve di controllo e sta a garanzia delle informazioni date. Vi è spesso indicato il nome del padre e della madre.

b) Sesso. - L'indicazione del sesso, trascurata soltanto parzialmente in alcuni dei più antichi censimenti (individui di colore e schiavi nei primi censimenti americani), è ora universalmente richiesta ad evitare possibili incertezze per alcuni nomi o per scritture poco chiare.

c) Età. - E domandata dovunque come precisa indicazione e non più, secondo avveniva in alcuno dei più antichi censimenti, come appartenenza a un gruppo di età. La domanda può essere formulata in due maniere distinte, secondo che si richiede il numero degli anni (compiuti o con l'aggiunta di quello in corso) o la data di nascita. Quest'ultimo sistema è certo il migliore perché evita l'agglomerarsi delle età ai numeri rotondi; presuppone peraltro condizioni assai progredite di civiltà.

d) Rapporto col capo di famiglia. - È pure ormai una domanda inserita in quasi tutti i censimenti; non dà luogo a particolari elaborazioni se non dove si rilevano i caratteri delle famiglie, ma serve dovunque di elemento di controllo. Presenta peraltro notevoli difficoltà nelle famiglie patriarcali e quando le famiglie contengano elementi svariati e non uniti da vincoli di parentela (ospiti, persone di servizio, dozzinanti e simili).

e) Stato civile. - Fa parte delle domande mai trascurate nei censimenti; l'indicazione dei divorziati è ora generalmente richiesta anche nei paesi ove il divorzio non vige: in alcuni paesi si richiese pure, ma con scarso risultato, lo stato di separazione di fatto o legale. La domanda sull'eventuale convivenza libera non viene generalmente fatta; in alcuni casi si chiede pet i bambini se entrambi i genitori siano vivi o se sia vivo soltanto il padre o la madre.

f) Professione o condizione. - È questa una delle ricerche che più si sono perfezionate e sviluppate nel tempo: dalla semplice richiesta della appartenenza a una delle grandi ripartizioni dell'attività umana (agricoltura, industria, commercio, altre attività), cui si limitavano i primi censimenti americani, alle complicate inchieste dei nostri tempi. Alle espressioni di carattere generico sopra indicate si è sostituita la domanda della specifica forma di attività esercitata, risolvendo per mezzo di elenchi o dizionarî di conguaglio la difficoltà di raggruppare in voci più sintetiche le innumerevoli diverse forme di attività specificate nelle risposte. A necessario complemento della notizia della professione esercitata si è anche aggiunta la specificazione della posizione occupata nella professione stessa, distinguendosi così nelle professioni industriali e commerciali i padroni dai dipendenti impiegati o operai salariati, e da questi gli artigiani.

Né a questo punto si sono fermate le indagini: si è visto come l'attività professionale esercitata da una persona possa essere considerata nei riguardi della persona che la esercita oppure in quelli del luogo ossia dell'azienda ove la professione stessa è esercitata; a dar notizia del primo punto basta l'indicazione dell'attività nel modo sopra accennato: impiegato, falegname, meccanico ecc., ma a soddisfare la seconda occorre richiedere l'indicazione del genere di attività svolto dall'azienda ove il censito lavora, avendosi così, ad esempio: impiegato dello stato, di una banca, di una determinata azienda commerciale, falegname addetto a una fabbrica di carrozze o a uno stabilimento tessile; meccanico in un'officina di costruzione di macchine o in una centrale elettrica, e simili. Con queste due inchieste si ottengono due diversi raggruppamenti delle attività professionali dei censiti: il primo, secondo la natura dell'attività esercitata, il secondo, secondo le attività aziendali; il primo serve di base a tutte le indagini che si riferiscono alle singole persone, ad esempio sulla mortalità, sulla morbilità, sugl'infortunî in relazione alla professione; il secondo a quelle che si riferiscono alla vita economica della nazione, alle organizzazioni sindacali, alla disoccupazione ecc. Lo svolgimento ulteriore di questa distinzione in soggettiva e oggettiva della professione esercitata ha portato, per la sua complessità, a una particolare varietà di censimenti, cioè ai censimenti professionali e successivanente, con un più ampio trattamento dei caratteri delle aziende, ai censimenti delle aziende industriali e commerciali. Quanto si è detto si riferisce alla professione principale, ma potrebbe anche servire a caratterizzare l'eventuale professione secondaria o accessoria. Non tutti i censimenti richiedono peraltro quest'ultima natizia, sia perché la notazione della professione principale con la specificazione qui accennata assorbe inevitabilmente l'attenzione del censito e dell'agente del censimento a detrimento di ulteriori annotazioni sullo stesso argomento, sia perché non si può contare molto in questa seconda indicazione sulla sincerità del censito, il quale, o per timori fiscali o per pregiudizî di posizione sociale, è restio a confessare queste accessorie forme di occupazione o di guadagno. Anche dove la professione accessoria è richiesta, non si va generalmente oltre una sommaria indicazione della medesima. La disoccupazione temporanea è qualche volta occasione a una particolare richiesta riguardante la sua eventualità, le sue cause, la sua durata. Non è peraltro consigliabile includere nel censimento un'indagine che, come questa, richiede soprattutto una rapida elaborazione dei risultati, mal conseguibile con la complessità dei questionarî di un censimento generale.

g) Culto. - Questa domanda, senza avere nessuna delle complicazioni formali della precedente, ha dato luogo a grandi difficoltà di rilevazione e a gravi dubbi sui risultati, in specie nei paesi dove non ci si può riferire a una formale appartenenza ad un culto. Del resto, anche quando la domanda è posta, si suole generalmente lasciare ai censiti facoltà più o meno palese di rispondervi o no.

h) Lingua parlata o materna. - Come la precedente e più che la precedente, la domanda sulla lingua parlata o sulla lingua materna, o sulla lingua d'uso o come in altro modo si è voluto formularla, dà luogo a discussioni che la trasportano spesso dal campo dello studio demografico in quello politico. Qualche volta la domanda è completata o complicata con quella della razza o nazionalità etnica.

i) Conoscenza del leggere e dello scrivere. - Tale domanda, trascurata soltanto in alcuni paesi ove la conoscenza del leggere e dello scrivere è presunta, viene talvolta limitata alla sola lettura, mentre in altri casi dà luogo a due distinte richieste. Non mancano esempî d'indagini più approfondite (grado di istruzione conseguito, titoli posseduti ecc.).

l) Luogo di nascita e nazionalità politica. - La domanda è diretta soprattutto nella sua prima parte a mostrare gli spostamenti prodotti dai movimenti della popolazione (migrazioni dalla campagna verso le grandi città, colonizzazione di territorî bonificati e simili), nella seconda a rilevare la maggiore o minore compattezza nazionale della popolazione. Questa seconda parte presenta in alcuni paesi particolari difficoltà di rilevazione (doppia cittadinanza, apolidi, incertezza degl'interessati, ecc.).

m) Residenza ordinaria e durata del soggiorno nel luogo di censimento. - Queste domande vengono in parte a completare quella precedente, in parte servono, nel caso che si censisca la popolazione di fatto, a stabilire mediante calcolo la popolazione residente nelle varie località. Non mancano peraltro difficoltà notevoli derivanti principalmente dagli interessi pratici collegati a tale questione.

n) Difetti fisici (cecità, sordomutismo, idiozia, cretinismo, alienazione mentale). - Questa dornanda che, in forma ed estensione diversa, figura in numerosi censimenti e che corrisponde a un interesse grandissimo per le notizie che essa potrebbe fornire, dà luogo a forti dubbî sia per la tendenza naturale delle famiglie ove tali casi si verificano a tacerne l'esistenza, sia per l'indeterminatezza del concetto d'idiozia, cretinismo e persino di cecità e sordomutismo nell'uso linguistico comune.

o) Proprietà immobiliare. - La domanda, originata dal desiderio di conoscere rapidamente in modo approssimativo la distribuzione della proprietà nelle diverse parti del territorio nazionale, ha purtroppo il difetto di svegliare nei censiti la diffidenza verso possibili aggravî fiscali. D'altra parte la brevità inevitabile del quesito in un censimento generale non consente di richiedere tutti quei chiarimenti supplementari che permetterebbero di fare la critica e la correzione dei dati raccolti. La domanda suddetta non può tener luogo, neppure in minimo grado, di una apposita indagine sulla proprietà immobiliare.

p) Caratteristiche famigliari. - Oltre alla persona singola può esser preso in esame il carattere delle famiglie o nuclei famigliari, quali sono rilevati dal censimento. Si distinguono in primo luogo le famiglie propriamente dette e cioè i nuclei prevalentemente formati da persone unite per rapporti di parentela o di affinità, dalle convivenze, formate da persone unite da ragioni di gerarchia, d'interesse, di assistenza, di studio ecc. (caserme, alberghi, ospedali, collegi ecc.). Delle famiglie propriamente dette può essere considerato il tipo o carattere (famiglie di soli parenti e affini, con domestici, con dozzinanti ecc.), il numero dei membri che le formano, la condizione sociale cui appartengono, il numero delle persone economicamente attive che ne fanno parte ecc.

q) Abitazioni. - Meglio che nei censimenti, le domande sulle abitazioni trovano il loro posto in indagini apposite, meno rapidamente e grossolanamente condotte. Quando si approfitta del censimento per tale scopo, le domande stesse si limitano generalmente a rilevare il piano, il numero delle stanze di ogni abitazione e la eventuale coabitazione di due o più famiglie in una stessa abitazione. Avendosi già dal censimento il numero dei censiti in ogni famiglia, può essere così rilevato il grado di affollamento di ogni abitazione. Non mancano esempî d'indagini più vaste, in occasione di censimenti, massime per le maggiori città.

r) Case. - Valgono per le case e in grado maggiore le osservazioni fatte per le abitazioni, soprattutto per la maggiore difficoltà di determinare la casa come unità statistica.

s) Distribuzione topografica. - In generale le domande che si riferiscono a questo argomento non vengono rivolte direttamente al censito ma agl'incaricati della rilevazione. Comprendono il nome del comune, della frazione o singola località, nonché quello della strada, mentre in alcuni casi si domanda pure se la casa censita appartenga a un centro abitato o si trovi in aperta campagna (case sparse) in modo da poter determinare: oltre alla popolazione delle singole circoscrizioni amministrative, anche quella di ogni centro o località abitata (popolazione agglomerata) e quella vivente in case sparse. Più minute segnalazioni possono permettere di ripartire la popolazione di un centro fra i singoli quartieri o le singole zone statistiche che formano il centro stesso.

t) Fecondità. - Si richiedono a tale fine l'anno del matrimonio o dei matrimonî, il numero dei figli viventi e quello dei premorti.

Bibl.: Le numerosissime pubblicazioni sui censimenti nei differenti paesi vengono citate nei diversi articoli che trattano dei paesi stessi. Dell'opera dell'Istituto internazionale di statistica, esposta nei Bulletins dell'Istituto medesimo, si è già fatta parola. Su i censimenti demografici dal punto di vista metodologico s'intrattengono generalmente i trattati di metodologia statistica e di demografia (Benini, Contento e altri fra gl'italiani; fra gli stranieri particolarmente von Mayr, Kaufmann, Conrad, Bowley). Possono ricordarsi anche le brevi monografie sulla storia dei censimenti nei diversi paesi, pubblicate fra il 1911 e il 1915 nel Deutsches Statistisches Zentralblatt di Lipsia.

Censimento delle aziende industriali e commerciali.

Come sullo stato della popolazione e sui fenomeni demografici non mancano, anche per il passato assai lontano, notizie sulle industrie e sui commerci di singoli paesi, o, più spesso, di singole città. Successivamente, con lo svolgersi dei censimenti della popolazione, si ebbe, attraverso la classificazione professionale dei censiti, notizia degli addetti a industrie e commerci, ma tale classificazione basata sulla forma personale di attività del censito non è in grado di dare che un imperfetto quadro delle attività industriali e commerciali e non può quindi sostituire un vero e proprio censimento di aziende

Storia. - Forse il più antico esempio di una tale inchiesta è da trovarsi nel censimento ordinato dal governo napoleonico nell'anno 1812 su tutte le manifatture dell'impero. La statistica industriale e manifatturiera era già compresa ampiamente nei quadri delle notizie richieste periodicamente dal governo di Parigi, ma con l'anno 1812 fu dato all'inchiesta il vero carattere di un censimento, le industrie furono suddivise in tre grandi classi: regno minerale, regno animale, regno vegetale, e in 136 categorie. Le notizie richieste per ogni singola industria erano le seguenti: cenno storico, stato attuale, numero delle botteghe, numero degli operai, paga giornaliera normale dell'operaio adulto, quantità e valore degli oggetti prodotti, numero degli operai isolati. Il lavoro fu organizzato con molta diligenza, ma gli eventi non permisero che fosse condotto a compimento. Negli archivî nazionali di Parigi e negli archivi storici di molte città dell'impero, italiane ed estere, rimase peraltro un ricco e interessante materiale. D'altronde, dati gli scopi del censimento, anche se esso fosse stato compiuto, poco o nulla ne sarebbe stato reso noto al pubblico, come nulla veniva pubblicato delle molte altre indagini statistiche allora ordinate.

Per quel che riguarda l'Italia, dati sulle industrie italiane si trovano raccolti nell'opera del Serristori, Statistica dell'Ítalia (1842) e nell'Annuario statistico-economico dell'Italia (Torino 1853), ma un vero censimento, per quanto parziale, non si ebbe fino al 1876 e fu illustrato da Vittorio Ellena nel suo studio La statistica di alcune industrie italiane (in Annali di statistica, s. 2ª, XIII, Roma 1880). Non comprendeva né le industrie minerarie e metallurgiche, né le meccaniche, né le chimiche, ma per le industrie censite faceva indagini assai particolareggiate, richiedendo fra l'altro l'indicazione delle singole macchine caratteristiche di ogni industria. I questionarî vennero riempiti mediante interrogatorî degli industriali e l'inchiesta si svolse attraverso le camere di commercio. Si censirono 9177 imprese con 382.131 addetti (103.562 maschi adulti 188.486 femmine adulte e 90.083 fanciulli d'ambo i sessi). Nella sua sessione del novembre 1882 (Annali di statistica, s. 3ª, VII, Roma 1883) il Consiglio superiore di statistica tracciò degli schemi di domande per una vasta indagine che si svolse successivamente nel periodo di circa dieci anni, dando luogo a 69 monografie di provincie e a 5 monografie di industrie (macinazione cereali, carta, seta, lana, cotone), completate poi con ricerche supplementari in un Riassunto sulle condizioni industriali del regno 1905-1906, pubblicato dalla direzione generale della statistica. Un censimento industriale di carattere generale e a data fissa fu compiuto in Italia il 10 giugno 1911 insieme col censimento demografico; comprendeva gli opifici industriali dove erano occupate almeno due persone, incluso il padrone. Le domande principali si riferivano al genere di industria esercitata, alla natura e al numero dei motori, ai periodi d'inattività e di attività massima e minima, al numero e alla specie del personale. Furono censite 243.926 imprese con 2.304.438 addetti (1.527.866 maschi adulti, 547.725 femmine adulte, 228.847 fanciulli). Il più recente censimento delle aziende ha avuto luogo in Italia il 15 ottobre 1927; oltre che a tutti gli esercizî industriali, senza limitazione di importanza, e quindi anche alla piccolissitna industria e all'artigignato, esso si estese anche agli esercizî commerciali, alle aziende industriali e commerciali dello stato e degli altri enti pubblici (ferrovie, porti, aziende municipalizzate). Si fecero domande sui caratteri generali dell'esercizio, sul personale, sui mezzi di trasporto, sulla forza motrice, sull'impiego della energia elettrica, sulle caldaie a vapore, e si rilevarono 731.888 esercizî industriali con 4.002.931 addetti e 825.337 esercizî commerciali con 1.616.165 addetti.

Caratteristiche. - Il censimento delle aziende ha un carattere generale che lo distingue dalle parziali inchieste su determinate industrie o su speciali aspetti della vita industriale e commerciale di un paese, ma non comprende tutte le forme di attività; ne resta esclusa l'attività agricola che, per i suoi particolari caratteri, esige un censimento separato, e ne sono pur escluse le professioni libere. Spesso anzi il censimento considera le sole aziende industriali, escludendo talvolta le piccolissime e cioè le individuali. Anche il lavoro a domicilio per conto d'industriali e commercianti, che esige una particolare forma d'inchiesta, resta quasi sempre fuori del quadro di un censimento industriale. Naturalmente tutte queste distinzioni ed esclusioni dànno luogo, in pratica, a una serie di casi dubbî fra l'una e l'altra forma di attività, risolti generalmente in modo empirico dalle disposizioni che regolano l'indagine.

Nel censimento delle aziende sono da prendere in considerazione tre punti principali: la natura e l'estensione dei fenomeni da rilevare; la classificazione delle attività rilevate; il procedimento tecnico dell'indagine.

Un censimento veramente completo delle aziende dovrebbe rilevare, oltre alla natura dell'azienda, il carattere giuridico del proprietario, il numero e la specie degli addetti, le forze naturali e derivate che s'adoperano, il capitale investito, il valore del materiale usato e quello dei prodotti ottenuti. I censimemi più moderni, a eccezione di quello americano, non si estendono generalmente al di là della natura dell'industria, delle caratteristiche giuridiche del proprietario, del personale addetto, della forza motrice adoperata. Di grande importanza per l'esito dell'operazione è la definizione esatta dell'unità di censimento, per la facile confusione che il linguaggio comune fa dei termini di azienda, esercizio industriale e simili. Come unità di censimento può essere presa infatti o l'unità giuridico-economica, ossia la ditta, col complesso della sua attività, o l'unità locale, ossia l'opificio, la bottega, ecc., o infine l'unità tecnica quale risulta nei singoli reparti tecnici di un opificio. Non appare possibile materialmente la rilevazione della coalizione industriale svolta oggi così largamente sotto forma di trusts, cartelli, ecc.

La classificazione delle diverse forme di attività industriale e commerciale può farsi sotto diversi punti di vista: sia in base alle materie lavorate, sia al modo di lavorazione, alla natura dei prodotti, alla forma o al carattere del consumo. Può seguirsi anche, tralasciando ogni base sistematica, un semplice ordine alfabetico delle singole voci che caratterizzano le diverse forme di attività. Praticamente nessuno dei criterî sopra accennati ha dato luogo, da solo, a una classificazione di largo uso, e in realtà si è lontani ancora, nonostante gli sf0rzi di singoli studiosi e d'istituti internazionali, da una classificazione che renda perfettamente comparabili i risultati delle indagini nei diversi paesi. Un cammino notevole in questo senso si è peraltro compiuto e la classificazione che, almeno nei gruppi sintetici, va diventando sempre più comune non si basa su uno soltanto dei criterî sopra accennati, ma trae elementi da tutti. Ma, oltre alla concordanza dei grandi gruppi, occorre, perché la comparazione dei risultati sia possibile, che sia uniforme la distribuzione nei gruppi stessi delle singole voci corrispondenti alle innumerevoli forme di attività industriale e commerciale. A tal fine è necessario che ogni classificazione sia accompagnata da un repertorio ricchissimo delle voci suddette col riferimento per ognuna di esse al gruppo cui essa fa capo. Un esempio di simili repertorî è dato dalla Classificazione decimale pubblicata sin dal 1914 dal Ministero del lavoro del Regno d'Italia e aggiornata poi a cura del Ministero dell'economia nazionale.

Nei riguardi del procedimento tecnico dell'indagine, interessa principalmente vedere se essa debba essere eseguita insieme con un censimento generale della popolazione e se e in quale misura debba venire tecnicamente collegata al censimento medesimo. L'esperienza non ha forse dato su questo punto una risposta definitiva; è vero che dall'unione delle due grandi indagini derivano inconvenienti gravi sia per la difficoltà della scelta di una data conveniente a tutte e due, sia per le differenti attitudini che si debbono richiedere dagli esecutori delle due rilevazioni, sia anche per la gravità del lavoro imposto contemporaneamente agli uffici incaricati della revisione, degli spogli e dell'elaborazione del materiale raccolto; ma si deve notare anche come da tale unione possa derivare una notevole economia di spesa, e come un collegamento tecnico delle due operazioni possa assicurare una rilevazione più sicura, particolarmente di quelle attività individuali che un censimento industriale e commerciale non è spesso in grado di cogliere. Esempî notevoli di abbinamento e di collegamento tecnico delle due operazioni si hanno, oltre che nel Census americano, nei censimenti tedeschi (Beruf-und Gewerbezählung) e particolarmente nell'ultimo del 1925 che riunì insieme con il censimento demografico quello delle aziende industriali e commerciali e quello delle aziende agricole; fu eseguito col censimento demografico, senza esservi peraltro tecnicamente collegato, il censimento industriale italiano del 10 giugno 1911, mentre quello italiano del 15 ottobre 1927 si svolse come operazione completamente autonoma.

Sempre a proposito dei procedimenti tecnici è da osservare che nell'eseguire il censimento delle aziende può seguirsi un criterio di massimo accentramento, affidando la rilevazione alle autorità delle minori circoscrizioni amministrative (comune) e riservando la revisione, gli spogli, l'elaborazione e la pubblicazione dei risultati alle autorità centrali, oppure un parziale decentramento, lasciando ai comuni la cura della rilevazione, affidando la revisione e parte dei lavori di spoglio ad autorità locali particolarmente competenti in materia (Camere di commercio e industria o altre consimili istituzioni) e lasciando alle autorità centrali gli spogli ulteriori, l'elaborazione e la pubblicazione dei risultati. Il censimento tedesco del 1925, già citato, fornisce un esempio del primo tipo di procedimento, quello italiano del 1927 un esempio del secondo tipo.

Bibl.: Scarsa è la bibliografia sulla storia e sull'organizzazione dei censimenti delle aziende; possiamo citare: P. Kollmann, Gewerbestatistik, in Handwörterbuch der Staatswissenschaften, 3ª ed., Jena 1909; V. Morgenroth, Gewerbestatistik, in Die Staatswissenschaften, 3ª ed., Jena 1909; V. Morgenroth, Gewerbestatstik, in Die Statistisk in Deutschland, II, Monaco e Berlino 1911.

Sui censimenti industriali italiani, oltre alle pubblicazioni citate nel testo e le relazioni ufficiali, v. Censimento degli opifici e delle imprese industriali al 10 giugno 1911, voll. 5, Roma 1916, e Censimento industriale e commerciale al 15 ottobre 1927, voll. 8, Roma 1928 e segg. Si vedano sui dati alcuni articoli di U. Giusti e di L. Franciosa, in Economia, 1928-29.

Sul censimento tedesco del 1925, oltre alle pubblicazioni ufficiali, si vedano i numerosi articoli in Wirtschaft und Statistik, 1927 e 1928.

Censimento della proprietà fondiaria e delle aziende agricole.

Nella realtà i due termini di proprietà fondiaria e azienda agricola possono coincidere, ma anche divergere in maniera notevole. Si possono avere infatti proprietà composte di più aziende (o imprese) come pure, ma il caso è moltti meno frequente, aziende costituite da un certo numero di proprietà. Questa distinzione giustifica il compimento di due separate rilevazioni statistiche, che hanno entrambe grandissimo interesse scientifico e sono base indispensabile per taluni provvedimenti di politica economica e sociale. La loro importanza risultò chiaramente nel periodo posteriore alla guerra, nei paesi che intrapresero su vasta scala ardite riforme nel campo della proprietà fondiaria. Ma se il valore di questi censimenti è universalmente riconosciuto, pochi sono gli stati che vi hanno posto mano con organicità di vedute, e i risultati ottenuti offrono assai spesso scarsa attendibilità.

Anzitutto non sempre sono nettamente definiti i significati da dare ai termini di proprietà fondiaria e di azienda. Alle volte è il dato di superficie che non si presta ad utili confronti internazionali, perché in taluni censimenti la superficie rilevata è quella totale di ogni azienda, in altri invece si limita alla sola estensione effettivamente utilizzata. E neppure il criterio è uniforme quando si tratta di classificare e raggruppare secondo determinate scale di grandezza i sistemi di conduzione vigenti. Per queste ragioni non è possibile, al momento presente, comporre un quadro comparativo.

La Germania e gli Stati Uniti d'America sono finora i paesi in cui il censimento delle aziende ha raggiunto la maggiore perfezione. In Germania il primo rilievo risale al 1882 e venne compiuto, come tutti quelli posteriori, in occasione del censimento generale delle professioni e delle imprese (Allgemeine Berufs-und Betriebszählung). Col censimento successivo, eseguito nel 1895, le imprese agrarie vennero rilevate con apposito questionario, la cosiddetta carta dell'agricoltura (Landwirtschaftskarte). Quattro distinti gruppi di domande consideravano la superficie, la consistenza del bestiame e delle macchine, nonché altre speciali caratteristiche dell'impresa. Il terzo censimento, l'ultimo prima della guerra, ebbe luogo nel 1907. Alle imprese agrarie vennero sempre dedicati appositi formularî, i quali consideravano separatamente anche le imprese forestali. L'ultimo, in ordine cronologico, venne compiuto il 16 giugno 1925 (con esclusione del territorio della Saar). I moduli ebbero questa volta uno sviluppo sensibilmente maggiore di quelli adoperati in precedenza, e le imprese pescherecce, che prima erano classificate fra le industrie, vengono ora considerate fra le aziende agrarie e forestali. Negli Stati Uniti il primo censimento del genere ebbe luogo il 1° giugno 1850, in occasione del VII censimento decennale. Gli ultimi due sono: quello generale (XIV) del 1° gennaio 1920, e quello speciale dell'agricoltura del 1° gennaio 1925. La scheda del censimento 1° gennaio 1920 conteneva 415 domande, quali: notizie sulla persona del conduttore, sistema di conduzione, superficie e distribuzione delle colture, valore monetario dell'azienda, indebitamento ipotecario, bestiame esistente, macchinario ed attrezzi, ecc. Di mole meno complessa e invece la scheda distribuita per il censimento del 1° gennaio 1925, che riduce le domande a 158.

Organo direttivo, centro di controllo e di elaborazione del censimento è, per la Germania, l'Ufficio di statistica del Reich (Statistiches Reichsamt) del Ministero dell'interno. L'esecuzione compete ai diversi stati che costituiscono la confederazione. Negli Stati Uniti presiede a questo compito l'Ufficio del censimento (Bureau of the Census), aggregato al Ministero del commercio.

In Italia la statistica della proprietà fondiaria ha per base il catasto geometrico particellare istituito con legge 1° marzo 1886. - Ma quand'anche esso fosse compiuto in tutte le provincie, la sola conoscenza degli articoli di ruolo - senza unificazione di quelli intestati alla stessa ditta in diverse agenzie - non può fornire lumi esatti intorno all'entità del fenomeno che si vuole studiare.

Nulla possediamo in fatto di censimento delle aziende, all'infuori di pochi dati indiziarî e di alcuni studî monografici regionali. Il censimento generale della popolazione, con la distinzione fatta per le categorie professionali, potrebbe essere un'ottima fonte se fosse collegato con indagini parallele che rilevassero le superficie. L'Istituto internazionale di agricoltura ha inteso colmare l'evidente lacuna e si è fatto promotore di un censimento internazionale delle aziende, con l'appoggio dei maggiori paesi civili. La rilevazione ha avuto luogo nel 1930. Particolari cure sono state dedicate alla redazione delle norme che devono assicurare l'omogeneità del materiale statistico raccolto. Ogni paese, naturalmente, provvede ad adattarle alle specifiche condizioni della propria agricoltura. Il formulario-tipo, distribuito a tutte le nazioni che hanno aderito all'iniziativa, contiene, oltre a particolari norme delucidative, la definizione di azienda agraria, secondo la quale sono da riguardarsi come aziende tutti i terreni destinati totalmente alla produzione agricola o del bestiame, e che siano coltivati, diretti, amministrati da una persona, sola o con l'assistenza di altre persone, senza riguardo alla proprietà, ampiezza e situazione e anche nel caso che risultassero composti di più particelle separate. Possono non essere censite le imprese con superficie inferiore alle 40 are, o quanto meno vanno tenute separate dalle altre. È stata poi proposta questa scala di classificazione delle aziende a seconda dell'ampiezza rispettiva:

Per l'Italia il censimento delle aziende ha avuto luogo il 19 marzo 1930 (r. decr. 28 luglio 1929, n. 1451), insieme col censimento professionale della popolazione agricola e a quello del bestiame. Le norme di esecuzione furono pubblicate nella Gazzetta ufficiale del 9 gennaio 1930. L'alta direzione è stata assunta dall'Istituto centrale di statistica e organi locali sono stati i comuni che hanno provveduto alla scelta degli ufficiali del censimento, alla divisione del territorio comunale in frazioni e sezioni, alla distribuzione e raccolta dei formularî. L'opera dei comuni venne vigilata e assistita da apposite commissioni istituite presso ogni consiglio provinciale dell'economia e presiedute dal prefetto.

L'articolo 14 delle norme stabiliva in modo categorico che la rilevazione dovesse comprendere tutte le aziende che impiegavano terreno per la produzione agraria e forestale, qualunque fosse la loro superficie, e anche se i prodotti ricavati non fossero utilizzabili per il commercio. Furono esclusi soltanto gli orti e giardini nei centri principali dei comuni che alla data del 1° dicembre 1921 avevano più di 15.000 abitanti. Al concetto di azienda è stata data per l'Italia, ai fini del censimento, un'interpretazione più lata di quella enunciata nel formulario-tipo dell'Istituto internazionale di agricoltura. Le notizie richieste dovevano essere fornite dal conduttore dell'azienda o da chi ne faceva le veci. Secondo l'articolo 16 delle norme citate è conduttore "chi esercita direttamente il fondo sopportandone il rischio. Nel caso in cui il rischio sia sopportato da più persone, è considerata come conduttore quella fra esse che dimora sul fondo e compie anche lavoro manuale oltre che di direzione, anche se sia sottoposta alla direzione di altre persone come per i coloni parziarî e simili".

I moduli adoperati per questo censimento furono varî: il "foglio di aziende agricole" era destinato a raccogliere notizie sul sistema di conduzione, sul personale, su determinate opere di miglioramento fondiario (scolo delle acque, irrigazione, ecc.), sulle industrie rurali annesse, sulla consistenza delle macchine e degli attrezzi, sulla superficie e distribuzione delle colture e la produzione ottenuta nel 1929 (dato facoltativo). Quando le aziende fossero collegate ad organismi amministrativi di ordine superiore, la rilevazione si estendeva a questi e le notizie venivano raccolte nel "foglio per le amministrazioni centrali", che era di due specie: a) per le amministrazioni centrali di grado superiore (che hanno alle dipendenze altre amministrazioni centrali); b) per le amministrazioni centrali di 1° grado (dalle quali dipendono direttamente più aziende, ad es., tenute, fattorie, composte di più poderi). Un foglio a parte era dedicato alle imprese di bonifica.

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