Campania

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Campania

Claudio Cerreti

Terra di contrasti

Non è facile definire la Campania. Ha un lungo litorale, ma non è solo una regione marittima: l'interno è montuoso e in qualche tratto i monti arrivano al mare. Il suo capoluogo, Napoli, è tra le città più popolose d'Italia, però la Campania è regione agricola e un quinto della sua superficie è coperto da boschi. È nota per essere caotica e sovraffollata, eppure in gran parte è poco popolata, quasi deserta; ne conosciamo lo scempio urbanistico, e ha tesori naturali e storico-artistici da bastare per un paese intero. È tra le aree meno ricche e 'sviluppate' d'Italia, ma poche altre regioni sono così vivaci, attive e innovative. Sembra sempre in crisi, però ha un'eccezionale riserva di storia e di cultura, che fornisce ai suoi abitanti una rara capacità di affrontare e risolvere i problemi

Pianure fertili, montagne fragili

Il territorio campano è segnato da tre fasce di rilievi più o meno paralleli alla costa, non molto elevati e interrotti da valli e pianure. Proprio lungo il mare si trova una serie di 'edifici' di origine vulcanica, come le alture dei Campi Flegrei e, soprattutto, il Vesuvio (1.281 m); ne fanno parte anche le isole del Golfo di Napoli (Ischia, Procida, Capri). La Penisola Sorrentina è una stretta catena montuosa (Monti Lattari, 1.444 m) che si spinge in mezzo al mare formando le incantevoli 'costiere', sorrentina e amalfitana, famosissime in tutto il mondo. Intorno e alle spalle di queste alture si stendono, fertilissime, la Pianura campana, che dal fiume Garigliano arriva fino al Vesuvio, poi la Piana del Sarno, a sud del vulcano, e infine quella del Sele, lungo il Golfo di Salerno.

Verso l'interno, un secondo allineamento di monti è formato dall'antico, boscoso vulcano Roccamonfina, dai monti del Caudio, dai Monti Picentini (1.809 m), dagli Alburni e dai Monti del Cilento (1.899 m), che arrivano alla costa nel Golfo di Policastro; tra queste montagne si aprono le valli del Volturno e del Calore, alcune conche ‒ come quelle in cui sorgono Avellino e Benevento ‒ e poi il Vallo di Diano. Infine, la terza fascia, più all'interno, è costituita dagli Appennini veri e propri, che nel gruppo dei Monti del Matese, a nord, raggiungono i 2.050 m; se sono poco elevati, in compenso sono continui, con poche e brevi interruzioni dovute alle valli fluviali.

La regione è fortemente sismica, soprattutto nell'Irpinia, nell'area appenninica, dove si sono verificati spesso terremoti disastrosi (l'ultimo, con migliaia di morti, nel 1980); in alcune aree, poi, le rocce ‒ arenarie e argille ‒ non sono molto stabili e, dato che le alture sono state diboscate, spesso si producono frane gravi, come quella che nel 1998 colpì la valle del Sarno.

Il clima più dolce del mondo

Il clima della Campania si può dividere in fasce. Lungo la costa e nelle piane che vi si aprono, fino ai rilievi dell'interno, il clima è tipicamente mediterraneo: ventilato, non troppo caldo e con poche precipitazioni d'estate, con una lunga primavera, un autunno abbastanza piovoso ma dolce e un inverno molto mite. Per secoli questo clima è stato considerato ideale per l'uomo ed è stato uno dei più forti motivi di richiamo per i forestieri (specialmente a Napoli, sulle costiere e nelle isole), molto prima della nascita del turismo moderno: già gli antichi Romani avevano scelto il Golfo di Napoli per le loro villeggiature.

Nell'interno montano prevalgono invece gli influssi sia dell'altitudine sia della lontananza dal mare, e le differenze di temperatura fra estate e inverno, come fra giorno e notte, diventano più forti. Sono più abbondanti le precipitazioni (e spesso anche le nevicate), che riforniscono grandi serbatoi sotterranei da cui prendono origine fiumi come il Volturno e il Sele; le sorgenti del Sele sono talmente ricche da essere utilizzate per alimentare un acquedotto che serve una gran parte della Puglia. Molti altri corsi d'acqua meno importanti attraversano le piane, che un tempo spesso erano paludose. La Campania non ha molti laghi: ma il Lago del Matese ha la particolarità di essere il più grande lago 'carsico' italiano, mentre i piccoli laghi del Golfo di Napoli (e soprattutto quello d'Averno, che occupa un cratere vulcanico) sono famosi per la loro bellezza e sono stati ritratti un'infinità di volte da pittori di tutti i tempi.

La ricchezza della vegetazione e della fauna spontanee è molto ridotta, ormai, data la forte presenza umana. Ma la Campania ha ancora aree di grande interesse naturalistico, in parte protette da due parchi nazionali (quello del Vesuvio e quello del Cilento e Vallo di Diano) e da alcuni parchi regionali, fra i quali è molto esteso il parco dei Monti Picentini.

Quando la Campania era 'felice'

La Campania fu abitata con una certa intensità almeno dal Paleolitico. Ma è soprattutto dal 15° secolo a.C. che si può parlare di una cultura campana, caratteristica dapprima soprattutto dell'area appenninica. Qualche secolo più tardi (8° secolo a.C.) arrivarono i Greci, fondando colonie a Ischia, Napoli, Cuma, Paestum (la cui area archeologica è fra le più belle) e altrove, e gli Etruschi, nell'area intorno a Capua; gli Osci, i Sanniti e i Lucani popolavano le aree interne. La Campania era fertilissima (Campania felix, cioè "fertile", la chiamavano i Romani) e si trovava sui percorsi che univano l'Italia centrale con quella meridionale: era, perciò, ricca e molto popolosa. L'espansione romana, contrastata dai Sanniti, fu lenta ma profonda, e nel 90 a.C. tutti i Campani erano cittadini romani; le testimonianze della presenza romana sono infinite: le più celebri sono certamente le città di Pompei ed Ercolano, sepolte da un'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Dopo la caduta dell'Impero d'Occidente, anche la Campania visse un periodo turbolento e di decadenza economica e territoriale; fu controllata dai Bizantini, dai Longobardi e dopo il Mille dai Normanni, mentre Napoli, Amalfi e Salerno avevano uno sviluppo notevole.

Una storia complessa e discontinua

Dal 12° secolo in poi, Napoli e la Campania furono il cuore del regno meridionale che a lungo si chiamò, appunto, di Napoli, e che alternò periodi di grande espansione economica e culturale (Napoli fu per secoli la città più popolosa d'Europa) ad altri di stasi o decadenza. Unita al Regno d'Italia nel 1861, la regione pagò la perdita del suo ruolo politico con un impoverimento generale, con l'arresto dei processi di sviluppo avviati tra Settecento e Ottocento (industrie d'avanguardia, la prima ferrovia italiana, sistemi di irrigazione molto sofisticati), con un'emigrazione massiccia. In sostanza, la Campania diventò per decenni quasi marginale: solo Napoli continuò ad avere un ruolo, specie nel campo della cultura, addirittura internazionale; inoltre per la Campania passavano, e passano, le vie di comunicazione che univano il Nord al Sud d'Italia.

Nel pieno del 20° secolo si tentò una ripresa dell'industrializzazione, ma con risultati contraddittori, mentre la popolazione continuava ad aumentare, a emigrare e a soffrire di serie forme di disagio sociale: povertà, disoccupazione, lavoro nero, criminalità organizzata. Fu allora che si ebbe l'enorme sviluppo urbano dell'area napoletana che trasformò del tutto il Golfo di Napoli, un tempo ritenuto una delle più belle regioni del mondo.

Le risorse della Campania

Fertile per antonomasia, la Campania è sempre stata una delle regioni agricole più prospere d'Italia, e lo è tuttora nelle sue parti più idonee alle colture, e cioè nelle piane vicine al mare. Qui si coltivano soprattutto ortaggi e frutta, spesso in aziende molto moderne e produttive, e si allevano bovini e anche bufale, con il latte delle quali si produce la mozzarella, nata proprio in Campania. Nell'interno, un tempo soprattutto dedicato ai cereali e alla pastorizia, l'agricoltura ha perso molta della sua importanza. Caratteristica dell'agricoltura campana è la forte frammentazione della proprietà: le aziende sono spesso minuscole (in media, le meno estese d'Italia), e spesso coltivate da persone che svolgono anche altri lavori.

Più di due terzi dei lavoratori sono impiegati nel settore terziario (commercio, servizi vari), e circa un quarto nell'industria, specie nel Napoletano che è la maggiore area industriale del Mezzogiorno: industrie metalmeccaniche, elettroniche, automobilistiche, chimiche, alimentari, dell'abbigliamento e della pelle. Un notevolissimo apporto all'economia della regione viene dal turismo, che riguarda sia la città di Napoli, sia tutto il litorale e le isole, sia altre località particolarmente famose, come Caserta, Pompei e Paestum.

Disoccupazione e statistiche

Molto forte è la disoccupazione ufficiale in Campania. Sono numerosi, però, anche gli impieghi nell'economia detta sommersa, cioè non dichiarata, non controllata e non tassata; e molto rilevante è l'immigrazione, più o meno clandestina, che ovviamente è attratta proprio dalla possibilità di lavorare. In entrambi i casi, si tratta di economia 'non ufficiale'. Questo vuol dire che i dati statistici, in realtà, non riescono a riflettere con precisione la situazione del lavoro e della produzione in Campania: le persone che lavorano sono più numerose e la ricchezza prodotta è maggiore rispetto a quanto risulta dalle statistiche, anche se questo non significa che le condizioni socio-economiche siano brillanti.

La conurbazione 'Napoli'

È sempre difficile stabilire quanti abitanti ha una città: se si considera solo il comune, Napoli ha poco più di un milione di abitanti (ufficialmente è la terza città d'Italia per popolazione). Ma intorno a essa è cresciuta una vasta periferia e molti altri centri, un tempo ben distinti, oggi sono del tutto uniti a Napoli: è quello che si definisce una 'conurbazione', cioè la saldatura di più città, che occupa praticamente tutta la piccola provincia di Napoli (che è meno estesa del comune di Roma) e ospita oltre 3.076.000 di persone. Anche alcune cittadine delle province di Caserta e di Salerno sono unite alla conurbazione, per cui si può calcolare che circa 3,5 milioni di persone vivano nell'area metropolitana di Napoli e delle sue attività economiche. Nel cuore di quest'area, il centro storico di Napoli ne fa una delle città più affascinanti e belle d'Italia e del mondo, importante dal punto di vista economico e culturalmente molto vivace: università, editoria, teatro, musica colta e popolare, poli di ricerca scientifica e tecnologica fanno convivere nella città livelli avanzatissimi di formazione culturale insieme a tradizioni popolari radicate.

Le altre città campane

Le altre città sono poco popolose e piuttosto isolate, hanno pochi rapporti tra loro, non formano una 'rete'. Salerno ha un centro medievale molto bello, che risale a quando era capitale di un ducato indipendente; ha registrato un forte sviluppo (industrie, mercato agricolo, porto) negli ultimi cinquant'anni. Caserta – nota per la reggia settecentesca, uno dei più significativi monumenti italiani – è al centro di un'area agricola e industriale piuttosto attiva. Avellino, capoluogo dell'Irpinia, è soprattutto il centro commerciale e amministrativo di un'area marginale e segnata dall'emigrazione. Benevento, città romana (con un bellissimo arco trionfale), fu capitale di un ducato longobardo, poi passò alla Chiesa fino all'Ottocento; oggi è una città vivace e piacevole.

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