Calvino e il calvinismo

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Calvino e il calvinismo

Massimo L. Salvadori

Le opere dell'uomo sono solo quelle che Dio permette

Il francese Giovanni Calvino è stato, dopo il tedesco Martin Lutero, il maggiore esponente della Riforma protestante che, a partire dal 1517, aprì una lunga era di aspri conflitti all'interno del mondo cristiano. Il calvinismo indica sia una specifica concezione del protestantesimo, e più in generale del cristianesimo, sia l'insieme delle Chiese formatesi in Europa nel corso del 16° secolo per iniziativa di alcuni grandi riformatori, tra i quali spiccano, oltre a Calvino, lo svizzero Ulrico Zwingli e lo scozzese John Knox

Da Noyon a Ginevra

Nato in Francia a Noyon nel 1509 e morto a Ginevra nel 1564, Calvino è stato non soltanto un grande pensatore religioso ma anche il maggiore organizzatore della Chiesa da lui fondata. Dopo aver condotto studi umanistici e giuridici, aderì al protestantesimo. Per sfuggire alle persecuzioni cui i protestanti erano sottoposti in Francia, si rifugiò in Svizzera, dove pubblicò nel 1536 la prima edizione dell'opera che doveva restare il fondamento della sua dottrina, l'Istituzione della religione cristiana, che fu ripubblicata più volte e tradotta in molte lingue.

Dopo aver viaggiato in varie località, a Ferrara incontrò Renata di Francia, moglie del duca Ercole I d'Este e simpatizzante per la Riforma. Di passaggio a Ginevra nel 1536, trovò una città in preda ad acuti conflitti politici e religiosi. Si fermò su invito del predicatore Guillaume Farel, che aveva visto in lui l'uomo che avrebbe potuto consolidare la Riforma nella città, ma, non essendo riuscito nel suo intento ed essendo stato espulso, nel 1538 si recò a Strasburgo. Nel 1541 fece ritorno a Ginevra, richiamato dalla cittadinanza e vi rimase fino all'anno della sua morte, dedicandosi a riorganizzare la vita sia religiosa sia politica e sociale della città. È attraverso questa esperienza che il calvinismo assunse la sua fisionomia.

L'ortodossia calvinista

Nel 1541 Calvino definì nelle Ordinanze ecclesiastiche le basi della sua Chiesa. I contrasti all'interno del protestantesimo ginevrino restavano assai aspri, e Calvino li affrontò con il pugno di ferro, al fine di far prevalere la propria concezione, secondo cui spettava alla religione guidare anche la politica e ispirare tutti i comportamenti sociali. Egli non esitò a sradicare le opposizioni anche con la violenza, pur di far trionfare la 'repubblica dei santi'. Nel 1553 fece condannare al rogo il riformatore spagnolo Michele Serveto.

Calvino voleva che tutti coloro che abbracciavano la sua dottrina la professassero apertamente, sopportando, se necessario, anche la persecuzione. E poiché in Francia, in Italia e in altri paesi vi erano suoi seguaci che, per paura, non manifestavano la loro fede in pubblico, li accusò di essere dei 'nicodemiti' (ovvero degli imitatori del Nicodemo di cui si parla nei Vangeli, il quale per timore aveva incontrato Gesù di notte). Per servire la parola di Dio, non si potevano accettare compromessi, anche se ciò metteva in pericolo la libertà e la stessa vita.

La diffusione del calvinismo

Da Ginevra il calvinismo, o 'cristianesimo riformato', si diffuse nel resto della Svizzera, in Scozia (dove, introdotto e consolidato da John Knox, assunse la denominazione di presbiterianesimo), in Francia (dove i calvinisti presero il nome, di incerta origine, di ugonotti), nei Paesi Bassi (nei quali si affermò come Chiesa riformata), in Inghilterra (dove diede origine alla corrente dei puritani), in Germania, in Polonia e in altri paesi dell'Europa centrale e orientale.

Successivamente il calvinismo si diffuse nelle colonie inglesi d'America, nell'Africa del Sud, in Asia. In Italia il calvinismo è rappresentato dalla Chiesa valdese, la quale ha la sua maggiore concentrazione nelle valli del Piemonte dette, appunto valli valdesi, con la loro capitale religiosa a Torre Pellice. Le chiese calviniste sono riunite nell'Alleanza riformata mondiale, creata a Ginevra nel 1875, la quale comprende 175 chiese di 84 paesi, con poco meno di 70 milioni di membri.

L'organizzazione della Chiesa

Calvino organizzò la propria Chiesa con l'intento di dar vita alla comunità degli 'eletti', ovvero di coloro che Dio ha scelto come il proprio popolo in terra. Questa comunità era chiamata ad affermare il primato assoluto dei principi religiosi, fondati sulla parola divina quale è espressa nelle Sacre Scritture, e a organizzare ogni aspetto della vita associata in base a questi stessi principi. La Chiesa era organizzata nel modo seguente: i pastori dovevano provvedere all'esercizio del culto e alla cura delle anime; i dottori all'istruzione; gli anziani erano incaricati di mantenere la disciplina all'interno della Chiesa; i diaconi avevano il compito di aiutare i poveri. Il governo vero e proprio era affidato, per quanto riguardava la dimensione più strettamente religiosa, alla Venerabile Compagnia, composta da pastori e dottori, e, per la sorveglianza sul comportamento dei cittadini, al Concistoro, formato da pastori e laici anziani e nominato dal Consiglio generale della città. Per dare un'adeguata formazione ai predicatori fu fondata nel 1559 l'Accademia.

Costituitasi in 'repubblica dei santi', Ginevra, mentre reprimeva con energia tutti i dissidenti, divenne il rifugio di un gran numero di protestanti che sfuggivano alle persecuzioni cattoliche. L'opera di Calvino Istituzione della religione cristiana costituì il fondamento della dottrina della Chiesa. Il servizio divino, officiato durante il culto nelle chiese e improntato a grande semplicità, comprendeva la predica del pastore, la preghiera comune dei fedeli e il canto dei Salmi. La Cena del Signore, che veniva celebrata quattro volte all'anno, era obbligatoria per tutti i fedeli.

La dottrina della predestinazione

Cardine della dottrina calvinista era la teoria della predestinazione. Secondo Calvino, tutto si compie nel mondo per opera dell'unica volontà: quella di Dio, che è il sovrano di tutto e di tutti. Quella di Dio è una sovranità che non si può contrastare; il solo pensiero di poterlo fare è un atto blasfemo. L'uomo deve perciò sottomettersi senza riserva alcuna a essa. Da questo discende che ogni singolo uomo è non ciò che vuole essere, ma ciò che Dio vuole che sia. L'uomo non ha alcuna scelta propria; egli non può decidere, in base alla sua volontà, di operare bene o male ‒ come ritiene la dottrina cattolica ‒ venendo quindi ricompensato da Dio per il bene e condannato per il male che ha fatto. Le opere dell'uomo non sono altro che quelle che Dio permette.

Dunque libero è soltanto Dio, non l'uomo, che è predestinato prima ancora della nascita. Le opere buone di questo o quell'individuo sono il segno del favore divino, mentre quelle cattive costituiscono la testimonianza che questi non si trova nella grazia divina. Una simile dottrina, che pareva indurre gli uomini alla passività, ebbe invece in concreto l'effetto di indurre i calvinisti a un atteggiamento quanto mai attivo, a operare bene per dare segno di essere beneficati dalla grazia divina.

Il calvinismo, la politica e l'economia

In campo politico e sociale il calvinismo teorizza la piena sottomissione delle autorità politiche alle autorità della Chiesa e dei comportamenti sociali all'insegnamento religioso. Ma se le autorità politiche si oppongono ai retti insegnamenti, allora il cristiano ha il diritto e il dovere di ribellarsi a esse.

Per quanto riguarda le attività economiche, il calvinismo impone al buon cristiano di lavorare instancabilmente, combattendo ogni forma di parassitismo e di pigrizia, di vivere nella maniera più frugale senza cedere alle lusinghe peccaminose del piacere mondano, di impiegare in nuove attività produttive utili le ricchezze accumulate. Il successo economico è quindi considerato anch'esso una prova della grazia divina. La conseguenza fu che i calvinisti con le loro attività hanno dato un grande contributo allo sviluppo dell'economia capitalistica moderna (capitalismo).

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