CALCUTTA

Enciclopedia Italiana (1930)

CALCUTTA (Kali-Kotta, pron. Calcotta, A. T., 93-94)

Cesare CALCIATI
Carmine CIALFI
Pino FORTINI
Camillo MANFRONI

Città dell'India, capoluogo della presidenza del Bengala, situata a 22° 34′ N. e 88° 24′ E., sulla riva sinistra del Hugli (Hoogly), a 139 km. dal mare e a soli 7 m. sul livello del medesimo. Presa nel suo complesso (compresa Howrah, sulla riva destra del Hoogly), occupa un'area di circa 87 kmq. con una popolazione di 1.132.246 abitanti (1921).

I due terzi circa della metropoli che stanno a N. e ad E. sono occupati dai quartieri indigeni; il resto costituisce il quartiere europeo. La città propriamente detta, potrà contare oggi 899 mila abitanti, così suddivisi nelle varie religioni: indù 606 mila, maomettani 242 mila, cristiani 40 mila, israeliti 2 mila, varie 9 mila. Nel 1911 gli Europei ammontavano già a 13.500: fra questi era un nucleo d'Italiani, principalmente commercianti, che oggi raggiunge il numero di 84 sui 285 di tutto il distretto consolare di Calcutta. Per effetto del suo carattere assolutamente commerciale, solo ⅓ della popolazione di Calcutta è nata sul posto, e il numero delle donne è circa la metà di quello degli uomini.

Il clima è caldo e umido: da novembre alla fine di febbraio è il periodo migliore; il mese più caldo è maggio con la media di 29°,8; il più fresco è gennaio con 18°,4; piove per circa 118 giorni all'anno, massime d'estate, con un totale di 1544 millimetri. I cicloni devastatori sono'tutt'altro che rari (tristemente famosi quelli del 1737, 1842, 1864, 1867). Nel 1897 un forte terremoto abbatté fra l'altro la torre della cattedrale.

La favorevolissima posizione topografica in una delle più ricche regioni dell'India, la navigabilità del fiume, il convergere di tre grandi rami ferroviarî e l'impulso dato dal progresso dell'Impero inglese, hanno fatto sì che Calcutta, pur non mancando d'industrie di qualche importanza anche solo in relazione alla sua popolazione (industria della iuta, oleifici, mulini, fonderie, concerie, chincaglierie, lavori d'ottone, stamperie), sia soprattutto un grande porto commerciale (v. appresso).

La massima parte dei quartieri indigeni è ben servita da un vasto reticolato di strade rettilinee che s'incrociano perpendicolarmente da N. a S. e da E. a O., ma presenta anche un gran numero di bazar. di viuzze strette e popolose e un'eccessiva densità di case e di abitanti. Per contro è notevole l'aspetto maestoso della parte meridionale, composta dal Maidan che s'unisce agli Eden Gardens e al forte Williams verso la riva del Hugli. Torno torno e nelle vicinanze sorgono i sontuosi edifici del quartiere europeo. Degni di menzione fra i principali sono: il monumento in memoria dell'imperatrice Vittoria, la statua di lord Curzon, il Palazzo di Giustizia costruito nel 1872, quello di città eretto per sottoscrizione degli abitanti stessi nel 1804, il palazzo del governo ultimato nel 1803, presso il quale sorge la statua dell'imperatore Edoardo VII, il Museo indiano di storia naturale e industriale, che è il più ricco dell'India, con annessa scuola artigiana del Bengala, la cattedrale intitolata a S. Giovanni, aperta nel 1847, la chiesa cattolica di S. Tommaso iniziata nel 1841, il Belvedere, residenza del governatore, situato nel quartiere di Alipore, il palazzo delle Poste, e altri uffici pubblici. Ricchi giardini, botanico e zoologico, si trovano sulla riva destra del Hugli. I templi indù e le moschee maomettane non presentano grande interesse in confronto ad analoghi edifici di altre parti dell'India.

Bibl.: The Imperial Gazetteer of India, IX, Oxford 1908; J. Murray, A Handbook for travellers in India, Burma and Ceylon, Londra 1920; Censimento degli italiani all'estero alla metà del 1927, Min. degli Affari esteri, Roma 1928.

Il porto. - Sul Hugli, a 80 miglia dal mare, è compreso con Bombay, Rangoon, Karachi, Madras, fra i major ports indiani, attraverso i quali passa oltre il 90% del traffico internazionale del paese. Si perviene al porto attraverso un canale di 120 miglia, irto di ostacoli (i principali sono le barre). Il pilotaggio è naturalmente obbligatorio. La manutenzione del fiume spetta al Hoogly River Survey Departement, a cura del quale sono stati ricostruiti stabilmente i segnalamenti fluviali; il canale di accesso è rischiarato mediante segnali luminosi, dal mare a Diamond Harbour (43 miglia da Calcutta), in modo da consentire la navigazione notturna; dal 1907 i dragaggi si sviluppano sistematicamente, cosicché già nel 1917-18 navi di immersione superiore a 28 piedi risalivano il fiume. Nonostante queste previdenze i fondali variano di continuo e di recente le navi sono state costrette a partire senza aver fatto il pieno carico e il notevole traffico di carbone in uscita è il più minacciato da questo stato di cose. La via di accesso dà adito a un porto che - nella sua veste di scalo modernamente attrezzato - ha cominciato a svilupparsi nel 1870 per opera del Port Trust. Oggi il porto si estende per 16 miglia fra Cassipore a nord e Budge-Budge a sud; esistono lungo il fiume 2330 metri di calate (le nove Calcutta Jetties e le cinque del Garden Reach) in fondali di accosto minimi di 8-8½ metri (ciò che accade soltanto in febbraio e marzo); si aggiungono i 3116 metri delle banchine dei bacini interni dei Kidderpore Docks - aperti al traffico nel 1892 - ai quali si accede mediante una chiusa di 159 metri (capace di dare adito a navi di 9000 t.) mentre una nuova chiusa di 177 metri e di 24,40 di larghezza (per navi di 15-16.000 t.) è in costruzione. A questo infine vanno aggiunte le calate del nuovo King George's Dock la cui chiusa - completata nel 1928 - è lunga m. 213,50 e larga 27,45. L'arredamento meccanico è ottimo e conta fra l'altro 5 bacini di carenaggio. Tutte le calate sul fiume e nei docks sono servite ferroviariamente dal Port Trust Railway con una lunghezza di binarî di 154 miglia; 65.000 mq. di depositi coperti sono a tergo delle calate fluviali; 34 capannoni per pellami sorgono a tergo delle calate dei Kidderport Docks. Le navi si ormeggiano anche sul fiume (71 posti di ormeggio) e fanno operazioni mediante chiatte che scaricano sulle due rive.

Questo complesso e moderno arredamento serve un traffico di grande entità poiché nel retroterra che gravita sul porto mediante le tre grandi vie ferrate: East Indian, Bengal Nagpur Railway; Eastern Bengal State Railway - e che costituisce la più ricca zona agricola dell'India - si addensa una popolazione di circa 100 milioni di abitanti. Ciò spiega come il traffico si aggiri, in questi ultimi anni, sui 6 milioni di t. merci; e nell'anno fiscale 1928-1929 esso difatti fu costituito da 6.600.000 t. (contro 6.140.000 nel 1927-28 e 5.360.000 nel 1926-1927), così ripartite: 2.210.000 in entrata e 4.390.000 in uscita (rispettivamente per i due esercizî precedenti, 1.480.000 e 1.410.000 in entrata e 4.640.000 e 3.930.000 in uscita). Le merci importate nel 1928-1929 segnarono cifre più alte per effetto di eccezionali importazioni di grano e di riso: esse sono composte, generalmente, da cotonate, ferro lavorato, autoveicoli, riso, zucchero, cereali, sale. Le merci in uscita sono composte, nella grande massa, da carboni di Bihar (2.470.000, 2.810.000, 2.640.000 nei tre esercizî in esame, dal 1926-1927 in poi), dalla iuta, da pellami, e dal tè (per il traffico del quale Calcutta costituisce il centro più importante; 116.588 t. ne furono spedite nel 1928-1929). Questo traffico è stato effettuato mediante 1485 navi entrate in porto per t. lorde 7.976.074 con un aumento del 3,8% sull'esercizio precedente.

Il porto di Calcutta, in base al Calcutta Port Act del 1890, modificato del Calcutta Port (Amendment) Act del 1920 è amministrato dai Port Commissioners (in numero di 16), in maggioranza nominati da commercianti ed enti locali.

Le comunicazioni regolari fra l'Italia e Calcutta sono esercitate, dal 1903, dalla Società Veneziana di Navigazione a Vapore, che effettua attualmente una linea quindicinale sul porto predetto con partenze alternate da Venezia e da Genova. La linea, per merci, è effettuata con 12 navi - una parte del materiale è in corso di rinnovamento - a 10 nodi; la Società ha in costruzione 4 motonavi di 8.000 t. di portata e della velocità di 13 nodi, che entreranno in linea nel 1930-1931.

Bibl.: Calcutta Port Trust, A brief history of fifty years work 1870-1920, Calcutta 1920; Calcutta and its development, in Dock and Harbour Authority, luglio 1922; Notizie sui lavori di ampliamento del porto di Calcutta sul fiume Hoogly, in Annali lavori pubblici, febbraio 1924; The extension of the port of Calcutta, in Dock and Harbour Auth., settembre 1925.

Storia. - Era nel sec. XVII un piccolo villaggio alle foci del Gange, dedicato alla dea Kali: propriamente su quel ramo del Hugli, sul quale nel 1686 Job Charnock della Compagnia inglese delle Indie aveva tentato di fondare una piccola fattoria, con il consenso del sovrano locale, feudatario del gran mogol. Quando la fattoria venne assalita dalle forze del grande imperatore, il piccolo nucleo d'impiegati s'imbarcò e prese terra presso il villaggio di Sutanati, in cui si stabili definitivamente nel 1690, e donde a poco a poco estese la giurisdizione della Compagnia. Vi fu qualche anno dopo (1696) costruito un forte, che in onore del re d'Inghilterra, Guglielmo d'Orange, fu chiamato Forte William. Il nuovo possesso fu solennemente riconosciuto dal figlio di Aureng-Zeb; su di esso sorse a poco a poco una città inglese che nel 1707 fu costituita in presidenza autonoma dipendente da Londra e divenne presto assai fiorente. Le restò il nome di Calcutta, e venne a costituire un importante centro di affari per la Compagnia, ma anche il punto di mira di tutti gli avversarî, indigeni ed europei. Dovette sostenere molti assalti; memorabile quello del 1756, quando il principe del Bengala, Surai-ud-Dowlah, l'assalì all'improvviso, saccheggiandola. La soccorsero il Clive, allora ufficiale della compagnia, con il Watson e con una piccola colonna di Europei e d'Indigeni assoldati; liberò Calcutta (1757), riprese la guerra contro i Francesi, occupò Chandernagor; e poi con la battaglia di Plassey s'impadronì di gran parte del Bengala, di cui Calcutta divenne capitale. Più tardi, sciolte le compagnie, Calcutta divenne la residenza del viceré delle Indie. La città, che già nel 1752 si dice avesse 400.000 ab., continuò sempre a crescere come centro commerciale. Nel corso del secolo XIX l'amministrazione pubblica venne migliorandosi, tanto che Calcutta divenne usa delle più belle città dell'India, munita di tutto ciò che la capitale di un grande impero può richiedere. Tale rimase sino al 1912, anno in cui la sede del govenno dell'India fu trasportata a Delhi. Nel 1921, in esecuzione dell'India Act del 1919, essa ebbe un'amministrazione speciale.

Bibl.: A. K. Ray, A short history of Calcutta, 1901; S. S. O'Malley, History of Bengala, Calcutta 1925.

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