Calabria

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Calabria

Claudio Cerreti

Profondo Sud

Forse più di altre regioni meridionali italiane, la Calabria trasmette un'immagine di sviluppo non omogeneo. Terra marginale, di emigrazione, di risorse povere, di montagne che arrivano al mare e rendono tutto più difficile; eppure viva, bellissima, complessa, affascinante, ricca di storia. Ma è stata spesso lasciata in disparte: più che un rimpianto, la Calabria costituisce un rimorso per il resto d'Italia

Una penisola di monti

La Calabria costituisce una delle due estremità meridionali della penisola italiana e, a sua volta, è una penisola allungata fra il Mar Tirreno e lo Ionio, con coste abbastanza movimentate da golfi e rientranze e generalmente rocciose e alte sul versante tirrenico, basse e sabbiose su quello ionico. Nell'interno, si stende l'estremità meridionale degli Appennini. A nord, il massiccio del Pollino (2.267 m), calcareo, è ancora parte dell'Appennino Lucano. Più a sud l'Appennino Calabro, composto da rocce cristalline, può essere distinto in tre sezioni principali: l'altopiano della Sila (M. Botte Donato, 1.928 m), Le Serre (M. Crocco, 1.276 m) e infine l'Aspromonte (Montalto, 1.955 m).

Lungo il versante tirrenico formazioni montuose arrivano spesso in prossimità della costa, come nel caso della Catena Costiera (M. Cocuzzo, 1.541 m) nell'immediato entroterra di Paola. Da questi monti, non elevati ma dalle forme spesso aspre, scendono molti corsi d'acqua che sono, però, generalmente brevi e a regime stagionale. I più lunghi sono quelli del versante ionico ‒ dove è maggiore la distanza tra montagne e mare ‒ che hanno formato delle piane abbastanza ampie; il Crati e il Neto sono i principali.

Il clima della regione è decisamente mediterraneo e nell'interno presenta le normali variazioni dovute all'altitudine, come la forte differenza di temperature fra estate e inverno. Malgrado l'intenso diboscamento che è stato praticato per secoli, la Calabria è coperta di boschi su circa un terzo della sua superficie. I più ricchi sono sul Pollino (l'unica area italiana in cui si trovano comunità di pino loricato), sulla Sila e sull'Aspromonte, che infatti sono aree protette da parchi naturali.

Coste popolate, montagne abbandonate

Il carattere dominante della Calabria è certamente nei rilievi montuosi e collinari: le pianure non arrivano al 10% dell'intera sua superficie. La montuosità rende problematici gli spostamenti e ancora oggi le comunicazioni ‒ comprese quelle autostradali e ferroviarie ‒ sono poco agevoli. Inoltre, è logico che ne risentano sia l'agricoltura sia la popolazione, che infatti tendono a spingersi sulle coste. Non mancano, nell'entroterra collinare e lungo le valli fluviali, centri abitati importanti: per esempio Castrovillari alle falde del Pollino, Cosenza nella valle del Busento, San Giovanni in Fiore sulla Sila. Ma la maggior parte della popolazione vive nella fascia costiera, dove si trovano tutti gli altri capoluoghi di provincia e le più popolose città non capoluogo, come Lamezia Terme.

Le relazioni fra paesi e città sono perciò limitate, perché si svolgono solo lungo una linea, rappresentata dalla costa, che tra l'altro è ormai congestionata dal traffico. Tipico della Calabria è stato poi il fenomeno della grande crescita delle 'marine': i centri abitati antichi si trovavano nell'interno, più o meno distanti dal mare, ma possedevano un porticciolo; spesso, intorno a questi approdi, sorgeva qualche casa: così sono sorte Marina di Fuscaldo o Marina di Gioiosa Jonica e tante altre.

Con l'arrivo della ferrovia lungo tutta la costa, nelle frazioni costiere (le marine) furono aperte le stazioni e, attorno a esse, presero a crescere impetuosamente le abitazioni, diventando spesso centri più popolosi dei rispettivi capoluoghi comunali e continuando poi a crescere per effetto del turismo balneare.

Le risorse della Calabria

Lungo le coste, nelle piane e sui versanti collinari sono situati anche i terreni migliori per l'agricoltura, che continua a essere importante nell'economia della Calabria. Un tempo si coltivava soprattutto grano, e poi olivi, viti e agrumi (famoso il bergamotto); oggi stanno diventando importanti anche gli ortaggi, la frutta (fichi, fragole) e i fiori coltivati in serra. L'industria, invece, è pochissimo sviluppata e quasi tutta è di iniziativa pubblica, a parte l'edilizia.

Quasi tre quarti degli occupati lavora nel terziario. Ma la disoccupazione è molto alta, il reddito medio è il più basso d'Italia e l'emigrazione costituisce una necessità. Già nell'Ottocento i Calabresi dovettero emigrare in massa, in altre regioni italiane, in America e altrove. Ma non hanno mai potuto smettere davvero e, anche oggi che l'Italia è diventata paese di immigrazione, dalla Calabria si parte per cercare lavoro a Roma, al Nord o all'estero.

La prospettiva più interessante per l'economia calabrese è quella del turismo, ancora poco sviluppato e non bene organizzato ma che può crescere molto, grazie alla bellezza del mare e delle montagne e alle ricchezze storico-artistiche: musei e siti archeologici, castelli, chiese, centri storici. Tra gli ostacoli a un maggiore sviluppo turistico c'è l'insufficienza della rete delle comunicazioni, che è un freno per tutte le attività economiche. Le comunicazioni marittime hanno però registrato una recente crescita: fino al 1995 i soli porti calabresi importanti erano quelli di Reggio e di Villa San Giovanni, utilizzati dai traghetti per la Sicilia. Poi è stato aperto al traffico il porto di Gioia Tauro, specializzato in container, che è diventato il porto di smistamento più importante del Mediterraneo.

Una storia di lontananza

Solo in certi periodi la Calabria ha goduto della sua posizione marittima. Mentre l'interno era occupato da popoli italici (Enotri, Morgeti, Bruzi), verso l'8° secolo a.C. sulle coste calabre arrivarono i Greci, fondando colonie importantissime come Sibari, Locri, Crotone e Reggio, che presto coinvolsero tutta la Calabria nei loro traffici e vi diffusero la cultura greca. Né la conquista romana né le invasioni barbariche né gli attacchi arabi riuscirono a cancellare l'impronta greca.

A lungo sotto il controllo bizantino o longobardo, solo con i Normanni e gli Svevi la Calabria ritrovò l'unità territoriale e fu inserita in una rete di scambi piuttosto vasta. Ma non durò a lungo e già nel 15° secolo la regione ripiombò in uno stato d'isolamento, di povertà e di arretratezza che cominciò appena a migliorare nel Settecento. L'unione all'Italia provocò, da principio, il brigantaggio e lo scontento popolare; soltanto nella seconda metà del Novecento si cominciarono a realizzare quegli interventi che avrebbero dovuto far uscire la regione dal suo secolare isolamento.

Le minoranze linguistiche

L'isolamento della regione ha favorito la sopravvivenza di antiche 'isole linguistiche'. La più importante è quella albanese: in alcuni centri della Sila, infatti, ancora si parla una lingua albanese antica e si conservano molte tradizioni albanesi. Sull'Aspromonte, invece, vive una comunità di lingua greca, e a Guardia Piemontese una di lingua provenzale, come in alcune valli del Piemonte.

Le città

Al tempo della Magna Grecia, la Calabria ebbe città importanti. Poi la decadenza colpì anche loro. Catanzaro, fondata dai Bizantini, conserva un interessante centro storico; è capoluogo regionale. Cosenza ha un centro medievale; non lontano, ad Arcavacata di Rende, dal 1972 sorge l'Università della Calabria. Crotone, capoluogo di provincia dal 1992, è uno dei pochissimi centri industriali calabresi. Reggio di Calabria, rasa al suolo da un terremoto nel 1908, non conserva quasi più nulla del suo antico passato ma, in compenso, è splendido il suo Museo archeologico. Anche Vibo Valentia, città medievale e rinascimentale, è capoluogo di provincia dal 1992.

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