Burocrazia

Dizionario di Storia (2010)

burocrazia


L’organizzazione e la struttura delle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche di uno Stato e il complesso dei funzionari che, articolati in varie categorie gerarchiche, svolgono nello Stato le funzioni della pubblica amministrazione. La b. nasce dalla logica dell’organizzazione sociale su larga scala e dal dominio di uno o di alcuni sopra i molti, che richiedono agenti, interpreti fedeli della volontà del sovrano, che eseguano gli ordini, che traducano in realtà le aspirazioni. Il 4° secolo a.C. fu un’epoca di grandi imperi e vide la produzione dei più antichi testi di b.; in Cina a opera del filosofo confuciano Mengzi, in India di Chanakya (noto anche come Kautilya, secondo alcuni vissuto precedentemente), le cui massime abbracciano argomenti assai eterogenei: regole per la selezione, metodi decisionali e di legittimazione, principi di politica finanziaria e doveri dei funzionari. Rispetto alle coeve realtà europee, gli Stati orientali erano abbastanza estesi e la direzione collettiva della comunità era sufficientemente complessa da richiedere l’impiego di funzionari per tradurre in pratica le decisioni dell’assemblea. In Grecia, prima ancora di Aristotele, Platone, nella Repubblica, distinse tra i reggitori, custodi dello Stato, e gli ausiliari, che facevano rispettare le loro decisioni. L’insistenza sulla necessità di tenere separata questa categoria di persone, di fornirle un’educazione speciale, la convinzione stessa che essa svolgesse compiti elevati rivelano già l’esistenza del pericolo che i mezzi dell’amministrazione potessero sovvertire gli scopi stessi del governo. Nell’Europa moderna tali mezzi furono identificati con il governo stesso, e questo mutamento segna la nascita della b. nel suo significato attuale. Proprio l’apparizione del termine b., in Francia, verso la metà del 18o sec., esprime la nascita di una forma di governo realmente nuova. I requisiti tecnici del governo erano divenuti troppo complessi perché il sovrano potesse controllarli personalmente. Il governo attraverso i funzionari non rappresentò dunque l’antica usurpazione di autorità da parte di subordinati, ma la totale abdicazione dell’autorità personale di fronte al funzionario illuminato ed esperto, che fondava la propria legittimazione sulla razionalità. Le regolamentazioni più fastidiose cominciarono allora  a essere presentate come necessità del governo, atte a stabilire singolarmente o collettivamente appropriati codici di comportamento e di amministrazione. Da questo conflitto tra fastidio e razionalità derivò un dibattito sulla responsabilità dei funzionari che coinvolse teorici francesi (Le Play), inglesi (Mill) e italiani (Mosca) tra 19° e 20° secolo. Fu tuttavia la cultura tedesca a fornire un fondamento intellettuale alla pratica amministrativa dello Stato moderno. Sotto l’impatto dell’esempio napoleonico e delle nuove richieste avanzate al governo, la Prussia e altri Stati posero mano a riforme che istituivano il sistema unitario o di bureau, nel quale la responsabilità era attribuita a un singolo funzionario tenuto a rendere conto a un superiore ben preciso. La gerarchia di cariche che ne scaturì fu spesso considerata l’essenza della b., che in questo senso non indicava un nuovo tipo di governo ma un sistema amministrativo, atto a garantire responsabilità ed efficienza dalle generiche proteste contro i funzionari considerati come classe, casta o gruppo di interesse.

Si veda anche La burocrazia

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