Kreisky, Bruno

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Uomo politico austriaco (Vienna 1911 - ivi 1990). Dirigente socialista, ebreo, si rifugiò in Svezia durante il nazismo. Tornato dall'esilio (1945) fu segretario di stato agli Esteri (1953), quindi ministro degli Esteri (1959-66), presidente del Partito socialdemocratico (1967-87) e presidente del Consiglio (1970-83). Caratterizzò la sua politica in senso riformatore (assistenza pubblica, scuole, diritti civili).

Vita e attività

Arrestato dai nazisti nel 1938 perché militante socialista ed ebreo, riuscì a rifugiarsi in Svezia dove rimase fino al 1945. Nel 1953 divenne segretario di stato agli Esteri nel 1º gabinetto Raab; vicepresidente del partito socialista dal 1959; da tale anno sino all'aprile 1966 fu ministro degli Esteri e prese parte fra l'altro alle trattative con l'Italia per la questione dell'Alto Adige. Dopo la svolta politica del 1966 (fine dei governi di coalizione e costituzione, da parte del Partito popolare austriaco, del primo gabinetto monocolore del dopoguerra), K. si concentrò sull'attività del partito, divenendone presidente nel 1967 e ponendo le basi per la riscossa socialista degli anni Settanta. Dopo la vittoria elettorale del 1970, costituì un governo di minoranza e puntò apertamente a conquistare la maggioranza assoluta dei voti, indicendo elezioni anticipate nel 1971. Il raggiungimento di questo obiettivo segnò l'inizio di una lunga fase di egemonia socialista nella vita politica austriaca, che trovava conferma nei successivi appuntamenti elettorali del 1975 e del 1979. K., sempre riconfermato leader del partito e presidente del consiglio, caratterizzò la sua politica in senso riformatore (assistenza pubblica, scuole, diritti civili), riuscendo a conseguire elevati livelli di occupazione con un tasso di inflazione relativamente contenuto, altresì consolidando il prestigio internazionale del suo paese. Perduta nel 1983 la maggioranza assoluta, si dimise dal cancellierato. Inoltre, K. ha ricoperto la carica di presidente onorario del partito socialista dal 1983 al 1987.

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