BOURGES

Enciclopedia Italiana (1930)

BOURGES (A. T., 32-33-34)

V. B.
J. J. G.
L. A. C.
G. Bou.

Città della Francia centrale, capoluogo del dipartimento dello Cher. È posta a 156 m. s. m., su una collina circondata da vaste praterie, che la Yèvre, l'Airam e le loro derivazioni bagnano trasformandole anzi spesso in terreni paludosi. La parte vecchia della città, con strade anguste e case antiche, costituisce ancor oggi il centro di Bourges ed è circondata da bei viali che sorgono al posto delle antiche fortificazioni. A sud-est di questa si stende il nuovo quartiere, molto importante perché vi sorgono tutti gli stabilimenti militari e industriali. L'importanza strategica della città, favorevole al concentramento di truppa e all'approvvigionamento, ne ha fatto la sede dell'VIII corpo d'armata e di molte industrie attinenti alla guerra, come fonderie di cannoni, polveriere, fabbriche di affusti, scuola di pirotecnica, ecc. Assai florido è anche il commercio di prodotti agricoli e di bestiame ovino, per il quale è utilizzato assai spesso il Canal du Berry. Bourges contava, nel 1926, 44.245 ab.

Bourges è sede di arcivescovado, di prefettura, di corte d'appello, di corte d'assise, di tribunale di prima istanza e di commercio, di camera di commercio. Tra i molti istituti d'istruzione ricorderemo un liceo, un collegio femminile, una scuola normale femminile, una scuola di arti applicate all'industria e il seminario ecclesiastico. Possiede anche una bella biblioteca municipale ricca di 40.000 volumi, manoscritti e incunaboli.

Monumenti. - Delle chiese monastiche sorte a Bourges dal sec. VI in poi non rimangono che due frammenti: la porta di Sainte-Aoustrille, forse sec. XI, e il portale di Saint-Ursin, di data più incerta tra il principio e la fine del sec. XII, ma certamente di fattura lombarda. Nella sua lunetta sono rappresentate scene prese dai fabliaux, scolpite da un certo Ursus. Della cattedrale, costruita da Gauzlin tra il 1014 e il 1030, non rimangono che due portali laterali, ornati molto probabilmente nella seconda metà del sec. XII.

La cattedrale attuale fu cominciata alla fine del sec. XII. Per compensare un dislivello, tra il 1180 e il 1200 fu costruita la chiesa sotterranea. Durante il primo quarto del sec. XIII furono innalzati il coro e sei campate della nave; le altre campate e il grosso della facciata vennero terminati nel 1270. Il crollo della nuova torre rese indispensabili gl'importanti rimaneggiamenti eseguiti al principio del sec. XVI. La cattedrale non ha transetto: e codesta singolarità potrebbe forse spiegarsi con la necessità di valersi delle costruzioni già esistenti. Comunque, un ingegnoso artificio corregge ciò che la pianta ha d'insolito: la distanza tra i pilastri del coro è maggiore di quella che c'è tra i pilastri della navata. Ma l'originalità della cattedrale di Bourges consiste realmente nella disposizione delle sue cinque navate; essa derivò da una crisi architettonica di cui abbiamo altri due esempî nelle cattedrali di Rouen e di Meaux. Il costruttore della cattedrale di Bourges non aveva progettato cappelle nel deambulatorio (quelle che vi furono costruite in falso sono posteriori); probabilmente soltanto dopo un interruzione dei lavori egli pensò di sopprimere, come era stato fatto allora a Chartres, i matronei a cui ricorrevano i primi architetti gotici per sostenere le navate. La debolezza dei contrafforti indica che l'architetto credeva che le vòlte delle doppie navate laterali sarebbero state sufficienti a sostenere la spinta delle vòlte della nave centrale. La disposizione delle porte della facciata accenna felicemente alle cinque navate dell'interno. Il resto della facciata è meno felice; solo la vetrata centrale, "le grand housteau" eseguito sui disegni di Drouet de Dammartin, ha un certo carattere. I due portali settentrionali - quello della Vergine e l'altro con episodî della vita di S. Stefano - sono all'incirca della metà del sec. XIII. La lunetta del portale centrale deve essere stata scolpita verso il 1270: Cristo Giudice appare fra angeli che portano gli strumenti della passione, tra la Vergine e S. Giovanni; al disopra due angeli reggono il sole e la luna; al disotto, in due zone, sono la Resurrezione dei morti e la Separazione degli eletti dai reprobi. Qualche studio di nudo conferisce a questi rilievi, di attraente fattura, un pregio di rarità. Qualità ancora più notevoli rivelano i 62 bassorilievi che negli sguanci dei portali rappresentano scene dell'Antico Testamento. La cattedrale di Bourges conserva qualche frammento di vetrate, la cui esecuzione può risalire alla seconda metà del sec. XII. Nel deambulatorio, vetrate del primo quarto del sec. XIII illustrano le concordanze fra l'Antico e il Nuovo Testamento. Le finestre alte del coro hanno una serie di figure il cui disegno, volutamente sommario, è molto espressivo. Alcune vetrate della fine del sec. XV, e specialmente quella della cappella dei Trousseau (1404-1406), sono invece pregevoli per la rara delicatezza del modellato. L'Annunciazione della cappella Jacques Coeur (1448-1450), con spiccati caratteri fiamminghi, segna il ritorno di allora nell'arte vetraria a tonalità più robuste. Invece, influenze italiane si rivelano continuamente nelle vetrate posteriori, e particolarmente in quelle attribuite a Jean Lécuyer (cappella dei Tullier, 1532). Nella cripta è la tomba del duca Jean de Berry, eseguita da Jean de Cambrai sul tipo delle tombe dei duchi di Borgogna. Notevoli anche il maresciallo di Montigny, scolpito dal Bourdin, e le statue dei Laubespine di Philippe de Buyster.

La chiesa di Saint-Pierre-le-Guillard, benché di modeste dimensioni, ha il deambulatorio, e, come la cattedrale, è senza transetto e, per varî caratteri, ricorda le architetture della Champagne e della Bourgogne. La chiesa di Notre-Dame, fu ricostruita verso il 1520 da Guillaume Pelvoysin. Ora si sta terminando la chiesa di Saint-Bonnet che lo stesso architetto aveva lasciato incompiuta, e che ha le più belle vetrate di Jean Lécuyer.

Il palazzo che Jean de Berry aveva fatto costruire a Bourges non presentava che lontani rapporti con le costruzioni di tipo medievale a cui la generazione precedente si era attenuta fedelmente. La Sainte-Chapelle, che vi era stata costruita sui piani di Drouet de Dammartin, fu distrutta nel 1757. Delle tre sale che, in fila, formavano il piano di ricevimento, non rimangono che poche campate. Jacques C0eur acquistò nel 1442 il terreno sul quale doveva sorgere il suo palazzo; e quando nel 1453 egli cadde in disgrazia, l'opera era appena terminata. La facciata occidentale del palazzo di Jacques Coeur che s'appoggia ai bastioni e utilizza la base di tre torri, presenta tuttora un aspetto militare. La facciata orientale è in special modo attraente: le finestre rettangolari a croce vi sono disposte, secondo le necessità dell'interno. La grande vetrata della cappella, che fu costruita al di sopra della vòlta, accentua l'entrata. La torretta della scala, che termina in una lanterna, rende pittoresco l'aspetto della facciata, il cui sistema di tetti presenta un grande movimento. L'insieme dei fabbricati che circondano il cortile centrale è ancora più vivo. Molte scale esterne disimpegnano tra loro le diverse parti. Gallerie, che potevano essere riscaldate, uniscono l'ala di abitazione a quelle destinate agli affari e alla rappresentanza. L'iconografia delle sculture è ispirata agli avvenimenti della vita domestica. Per fortuna l'architettura dell'interno della cappella è intatta: le due campate della vòlta, le cui nervature poggiano su mensole scolpite, sono decorate con figure di angeli che recano cartigli sui quali sono scritti brani dei salmi, dipinte in chiaro sul fondo chiaro. L'antico municipio fu costruito nel 1488 da Jacques de Pigny: si trova ora rinchiuso nel "Piccolo Liceo", che comprende anche l'ala aggiuntavi nel 1624 da Jean Lejuge. Celebre è la sua torre scalare, ma l'abbondanza della decorazione nuoce alla linea delle sue campate. Costruito al principio del sec. XVI dall'architetto Guillaume Pelvoysin per il mercante fiorentino Durante Salvi, il palazzo Cujas, oggi museo comunale, rivela l'apparire dei primi elementi italiani soltanto nelle decorazioni, mentre le parti sul cortile, costruite in mattoni, non hanno che linee gotiche.

Il palazzo Lallemand fu opera di varie generazioni. Il grosso della costruzione dovette esser terminato verso il 1518 da Jean III Lallemend. I suoi corpi, arretrati dalla strada, si raggruppano intorno a tre cortili, il cui differente livello rese impossibile ai costruttori una simmetria, che d'altronde forse non desideravano. L'influsso italiano vi è considerevole nella decorazione: soltanto il profilo e la forte sporgenza del cornicione ricordano le esigenze del clima piovoso del Berry. Una delle più belle parti dell'edificio è la torre della scala della corte superiore.

Del convento degli agostiniani, cominciato al principio del sec. XVI, resta una sala con un pulpito ottagonale a vòlta: la tradizione vuole che Calvino vi abbia predicato nel suo soggiorno a Bourges, nel 1539. Si attribuisce al Mansard la cappella del convento delle Orsoline. Il Seminario grande, iniziato nel 1682, e ora caserma Condé, ha una bella pianta, ma purtroppo parte delle sue decorazioni e dei profili è appena abbozzata. Il monumento più importante per lo stile è l'Hôtel de Ville, già arcivescovado. L'arcivescovo Phelypeaux de la Vrillière ne commise i progetti, nel 1684, al Bullet, amico del Blondel. Al pianterreno si aprono grandi finestre a tutto sesto sulla muratura di conci profilati; il primo piano ha finestre rettangolari con pilastri ionici; il cornicione molto sporgente è coronato in balaustrata. Il tracciato della passeggiata sulla quale sorge l'Hôtel de Ville è notevole: deve appartenere alla fine del sec. XVII; nel sec. XVIII vi fu aperta una terrazza sul lato orientale per godere la vista delle campagne circostanti. Fra i monumenti eretti a Bourges nei secoli XIX e XX vanno ricordate le statue di Jacques Coeur e di Luigi XI, opera di Jean Baffier, e il monumento eretto dallo stesso Baffier in memoria dei caduti nella guerra del 1870-71. Il museo comunale, fondato nel 1834, contiene preziosi avanzi di monumenti di Bourges, distrutti nel corso dei secoli, tra cui i più importanti sono gli altorilievi dell'antico tramezzo della cattedrale (il Louvre ne possiede altri pezzi); alcune figure piangenti della tomba di Jean de Berry; una vetrata proveniente dal palazzo di Jacques Coeur. D'interesse puramente locale le sale di pittura, dove nondimeno si trovano sei tele di Jean Boucher (1568-1633).

Bibl.: A. Martin e Ch. Cahier, Monographie de la cathédrale de Bourges. Vitraux du XIII siècle, Parigi 1842-44; A. de Girardot, Les artistes de Bourges, Parigi 1861; Hiver, Les bas-reliefs de la chambre du trésor de l'hôtel Jacques Coeur, in Mémoires de la Société des antiquaires du centre, Bourges 1868; P. Rhodier, Notice historique sur l'hôtel Cujas, ibid., 1884; A. Buhot de Kersers; Histoire et statistique monumentale du Cher, Bourges 1875-1899; H. Boyer, Les enceintes de B., in Mémoires de la Société historique du Cher, Bourges 1888-89; A. des Meloizes, Les vitraux de B. postérieurs au XIIIe siècle, Lille 1891-94; A. de Champeaux, Les travaux d'art exécutés par Jean de France duc de Berry, Parigi 1894; Congrès archéologique de B., Caen 1898; J. Clément, Vitraux du XIII siècle de la cathédrale de Bourges, 1900; F. Deshoulieres, L'hôtel Jacques Coeur en 1679, in Mémoires de la Société des antiquaires du centre, Bourges 1900; P. Gauchery, Les statues et les mausolés des familles de l'Aubespine et de la Grange-Montigny, ibid., 1903; A. Gandilhon, Le premier jubé de la cathédrale de Bourges, La cathédrale de Bourges, Parigi 1911; id., Les sculptures de la façade occidentale de la cathédrale de B., Parigi 1912; G. Hardy, e A. Gandilhon, Bourges, Parigi 1912; S. Muté, La cathédrale de Bourges, Bourges 1924-25; A. des Meloizes, Bourges à travers les âges, Bourges (in corso di pubblicazione).

Storia.

L'età antica. - Nell'antichità classica Bourges si chiamava Avarëcum e apparteneva alla Gallia Celtica, come capoluogo dei Biturêges Cubi. Era circondata da paludi che formavano la Yèvre (Avara) e i suoi affluenti. Fu tra le più belle città galliche (Caes., De Bell. Gall., VII, 13, 3; 15, 4) finché Giulio Cesare la prese e saccheggiò nel 52 a. C. (ibid., 16-28). Dai Commentarî conosciamo anche la struttura delle mura della città gallica, formata da terrapieni resi solidissimi da armature di travi. Risorse sotto l'impero (Ptol., II, 7, 10; Itin. Ant., p. 459, 460; Tab. Peuting., p. 251, 272), ma non pare, né dalle iscrizioni né dai ruderi, che abbia mai ritrovato l'antico splendore. La città gallo-romana si stendeva sulla collina, la cui sommità è oggi occupata dal palazzo della prefettura. Rimane ancora per una lunghezza di circa 100 m. una fila di arcate con pilastri scanalati, che indica, almeno approssimativamente, le proporzioni di monumenti scomparsi. Sussistono tracce di mura del sec. IV. Bourges possedeva un anfiteatro (Corp. Inscr. Lat., XIII, 1197-2000; cfr. Hirschfeld, ibid., p. 160) situato sull'attuale Piazza della nazione; i suoi ultimi ruderi sono stati distrutti nel 1619 (cfr. E. Chénon, Les arènes de Bourges au Moyen-Âge, in Mém. de la Soc. des Antiquaires, 1906). Dal sec. IV in poi fu detta Biturigae, dal nome del popolo (Amm. Marc., XV, 11, 11; Sidon. Apoll., Ep., VII, 9, 23; Anon. Ravenn., IV, 40).

Bibl.: Corp. Inscr. Lat., XIII, p. 160; Espérandieu, Recueil général des bas-reliefs de la Gaule romaine, II, pp. 320-352; Blanchet, Les enceintes romaines de la Gaule, Leroux 1907.

L'età medievale e moderna. - Il cristianesimo penetrò nella regione probabilmente verso la fine del sec. III, con S. Ursino, che fu il primo vescovo di Bourges. Nel 478 la città cadde nelle mani dei Visigoti, ma trent'anni dopo se ne impossessarono definitivamente i Franchi di Clodoveo. Disputata fra i varî regni merovingici, restò all'Aquitania, alla quale la tolse Pipino nel 763. Al tempo degli ultimi Carolingi fu sede di una contea ereditaria, decaduta poi, nel sec. X, al grado di viscontado. Davanti ai continui progressi dell'autorità reale, il visconte di Bourges, nel 1120, cedette la città al re di Francia. Da allora la città divise le sorti del Berry (v.), di cui rimase la capitale. Un'importanza speciale ebbe soltanto, durante la guerra dei Cent'anni, quando il delfino Carlo, figlio di Carlo VI, vi portò la sua corte e il parlamento, in attesa di poter essere non solo il "piccolo re di Bourges" ma, effettivamente, come poi fu (Carlo VII), il re della Francia, che gli Inglesi gli contendevano. Luigi XI vi fondò un'università, illustrata da nomi di maestri del diritto come l'Alciato e il Cuiacio e da uno scolaro come Calvino. Non per ciò Bourges fu calvinista; ché anzi rimase costantemente avversa ai riformati, perseguitati con accanimento dopo la notte di S. Bartolomeo. Enrico IV la poté avere, nel 1594, solo comprandone il governatore.

Bibl.: J. Chenu, Recueil des antiquités et priviléges de la ville de Bourges, 1621; H. Jongleux, Archives de la ville de B. avant 1790, voll. 2, Bourges 1877-78; id., Bourges, esquisse historique, Bourges 1879; E. de Maisonneuve, Les anciennes corporations ouvrières à B., Bourges 1881; P. Gauchery e A. de Grossouvre, Notre vieux Bourges, Bourges 1912.

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