BORDEAUX

Enciclopedia Italiana (1930)

BORDEAUX (A. T., 35-36)

Henri PATRY
Giovanni DALMASSO Paul COURTEAULT Léopold Albert CONSTANS Giuseppe GALLAVRESI

Città della Francia, capoluogo del dipartimento della Gironda, situata sulla Garonna, a 96 km. dall'Atlantico e a 25 km. a monte del Bec d'Ambès, dove comincia l'estuario della Gironda.

Bordeaux è l'unica grande città della bassa Garonna. Essa sempre più accentra in sé tutte le energie della regione. essendo nello stesso tempo un importante centro di viticoltura, un porto fluviale (canale laterale alla Garonna, da Castets a Tolosa, prolungato col Canal du Midi da Tolosa al Mediterraneo), un porto d'estuario e una città industriale. La coltura della vite è un'antica tradizione nel territorio bordolese; i vini dei Bituriges erano ricercati a Roma già negli ultimi anni dell'Impero. Anche ai nostri giorni, i vigneti giungono alle porte della città e rivestono le palus d'Entre-deux-Mers, le valli della Dordogna e della Garonna, le coste di Saint-Émilion, le sabbie delle Graves e i pendii delle colline del Médoc. In tutti i tempi, l'esportazione dei vini ha costituito il principale traffico del porto di Bordeaux.

Vini di Bordeaux. - I vini di Bordeaux sono bianchi e rossi: questi ultimi sono i più noti anche fuori della Francia. Appartengono alla categoria dei vini da pasto superiori (tipici vini da arrosto). I vini rossi sono ottenuti con l'uva dei vitigni Cabernet (Franc e Sauvignon), Merlot, Malbeck e Syrah; i vini bianchi invece soprattutto con l'uva del Sémillon, del Sauvignon, della Muscadelle, e in minor parte anche con quella della Folle blanche.

I grandi vini rossi si producono nel Médoc, nelle Graves e nel Saint-Émilionais; i grandi vini bianchi nel Sauternais e nelle Graves. Poi si producono vini più andanti nelle regioni contermini.

I più celebrati vini rossi di Bordeaux (grands crus) son quelli del Médoc (regione che s'estende da Bordeaux a La Pointe-de-Grave). Essi sono: il Château-Lafite, il Ch.- Latour, il Ch.-Margaux. Sono vini d'un bel colore rubino, che col tempo diviene granato, dal profumo delicatissimo che ricorda le mandorle e le violette, dal sapore vellutato, armonico, mediamente alcoolico (per lo più sui 12 gradi), moderatamente acidi (in generale meno dei grandi vini rossi italiani).

Nelle Graves (regione situata sulla sinistra della Garonna, fra Bordeaux e Sauternes) si producono pure dei vini rossi di gran pregio, ricchi di colore, di profumo e di corpo. Il più celebrato di essi è lo Château-Hau t-Brion.

Nel Saint-Émilionais (regione di terreni calcarei o silico-calcarei, sulla riva destra della Dordogna) si producono pure ottimi vini rossi, di bel colore, di speciale bouquet, molto di corpo, piuttosto lenti a invecchiare, che s'avvicinano alquanto ai vini di Borgogna. Il più rinomato di essi è lo Château-Ausone.

Fra i vini bianchi, celeberrimi sono quelli di Sauternes, ottenuti sulla riva destra della Garonna e sulle rive del Ciron, in terreni silicei. Sono vini che stanno fra quelli superiori da pasto (da pesce) e quelli liquorosi: con un profumo delizioso, un sapore vellutato, amabile, delicatissimo, pur essendo ricchi di alcool. Il più grande di tali vini è lo Château- Yquem; ottimo anche lo Ch.-Latour blanche.

Anche nelle Graves s'ottengono vini bianchi d'alto valore: sono per lo più secchi, molto profumati specialmente da vecchi.

Il ponte sulla Garonna arresta a monte lo sviluppo del porto; al di là, sarebbe impossibile prolungare gli scali e sistemare bacini lungo le rive del fiume. D'anno in anno, l'attrezzamento del porto si vien perfezionando e rimodernando: ponti volanti di Queyries e di Bassens (riva destra), bacini con chiuse e canale di Grattequina (riva sinistra), approfondimento del canale, che, nelle sue condizioni attuali, può essere risalito in qualunque momento da navi che peschino fino a m. 7,50. L'accesso dei grandi bastimenti costituisce tuttavia un arduo problema, e appare evidente la necessità di avamporti più avanzati; pertanto, grandi lavori sono già stati eseguiti o sono in corso d'esecuzione (riva di grande navigazione a Blaye, ponti volanti di Pauillac, stazione di scalo a Verdon). Da Bordeaux a Verdon è tutto uno splendido sviluppo di porti, d'avamporti, di ponti volanti, di scali (10 km. di rive, cui possono approdare navi d'alto mare), di terrapieni scoperti utilizzabili per il deposito di merci; il tutto servito da 195 km. di strade ferrate (tettoie per i treni, locali di distribuzione, installazioni industriali).

Bordeaux è uno dei grandi porti coloniali francesi, e ciò deve alla sua posizione geografica, essendo il più vicino all'Occidente Africano (Marocco, Africa Occidentale Francese, Africa Equatoriale Francese). Il Senegal le invia le sue arachidi e le sue gomme arabiche, mentre l'Africa Equatoriale Francese le invia principalmente il suo legname. Essa rappresenta pure una delle migliori tappe tra l'Europa centrale, il mondo americano e le regioni del Pacifico. Il Brasile le invia il caucciù e il caffè; gli stati della Plata (Uruguay e Repubblica Argentina) le inviano lane, pelli, carni conservate e anche cereali. Ma, pur essendo da ricercarsi fuori d'Europa le fonti della sua prosperità commerciale, si devono aver presenti le sue relazioni con l'Inghilterra, che le invia carbon fossile, solfato di rame, carta e tessuti, ricevendone in cambio vini, acquavite, legname da miniera e generi alimentari; e con la Spagna, che esporta minerali, olî, lane e pelli, importando legname e perfostati. Per il tonnellaggio che non è lontano dai quattro milioni di tonnellate, Bordeaux è il quarto porto della Francia.

Le materie prime venute di fuori hanno dato origine a una fiorente industria. Gli stabilimenti aumentano sempre di numero: alti forni, frantoi per arachidi, raffinerie di petrolio e di zucchero; essi, insieme con le stazioni e i cantieri da costruzione, si stendono nel sobborgo La Bastide, che è congiunto alla città dal gran ponte. Questa netta distinzione tra le due rive, di cui l'una è il porto marittimo, l'altra il sobborgo industriale, sarà per lungo tempo ancora la più spiccata caratteristica del centro bordolese.

La popolazione di Bordeaux, ridotta dalle guerre della Rivoluzione e dell'Impero a soli 100.000 abitanti, nel 1876 era salita a 215.000 e ne contava 256.026 nel 1926.

L'università, con una frequenza media negli ultimi anni di circa 2750 iscritti, risale al 1441 ed è fra le più rinomate provinciali francesi. A Bordeaux sono numerose le accademie scientifiche destinate all'esplorazione regionale; fra esse meritano menzione particolare la Société archéologique che pubblica dal 1874 un Bulletin e la Société des archives historiques de la Gironde (Archives historiques dal 1858). La biblioteca universitaria è divisa per facoltà e raccoglie circa 350.000 voll. e 215.000 dissertazioni e scritti accademici.

Monumenti. - Bordeaux, come altre città francesi, ha soprattutto l'impronta del secolo XVIII, ma conserva pure monumenti di ogni altra epoca della sua storia. Del tempo del fiorente municipio galloromano, dei primi secoli della nostra era, vi sono resti dell'anfiteatro conosciuto dal Medioevo in poi col nome di Palais Gallien: una porta e delle arcate esterne costruite in piccoli conci con fasce di mattoni. Il tempio della Tutela, fastoso edificio dell'età severiana, fu raso al suolo per ordine di Luigi XIV. La città romana fu distrutta nella prima invasione dei barbari, nel 407; ma il Museo lapidario, uno dei più bei musei della Francia, conserva numerosi resti dei suoi monumenti grandiosi e una bellissima collezione di monumenti sepolcrali, ritrovati nelle fondazioni delle mura della città del sec. IV, nota per la descrizione di Ausonio. Dell'epoca merovingia rimangono sarcofagi di marmo decorati di ornamenti simbolici: provengono dal grande cimitero, celebre nelle leggende epiche del Medioevo, che circondava la collegiale di Saint-Seurin, e alcuni se ne conservano ancorai con altri frammenti della stessa epoca, nella sua cripta. Codesta cripta risale all'incirca all'anno 1000 e col portico occidentale della chiesa, che è del sec. XI, segna a Bordeaux l'inizio dello stile romanico, stile che si spiegò sulla facciata della chiesa abbaziale di Sainte-Croix, deformata nel 1860 da un restauro dell'Abadie.

Bordeaux ha parecchie chiese medievali. Nel sec. XII furono costruiti il coro rettangolare della chiesa di Saint-Seurin, il campanile presso la navata meridionale, e fu cominciata questa navata, il cui originale partito deriva dalle chiese a cupola. La cattedrale di Saint-André fu consacrata nel 1096 da Urbano II. L'unica sua navata fu cominciata un poco prima del 1150: larga 18 metri, alta 23, è coperta di audaci vòlte ogivali, che fanno di questa superba costruzione un esempio singolarissimo dell'architettura "plantageneta" del sud-ovest della Francia: esse sostituirono le vòlte angioine primitive, su pianta quadrata, crollate alla fine del sec. XII, e furono rinforzate con potenti contrafforti. Nel sec. XIII la porta reale sul fianco settentrionale fu ornata di mirabili statue di apostoli che si possono comparare ai più perfetti capolavori della scultura francese del tempo, superiori a quelle del portale meridionale di Saint-Seurin. Allora furono costruite anche le vòlte attuali di Sainte-Croix e i muri di Sainte-Eulalie, consacrata nel 1174, ma appartenente a tutte le epoche dello stile gotico. Il sontuoso coro di Saint-André, tipica costruzione dello stile gotico "raggiante", è del sec. XIV, come i due portali del transetto. Presso la cattedrale s'incominciò nel 1440 il campanile isolato, elegante e robusto. La facciata occidentale di Saint-Seurin fu decorata nel sec. XIV con un portico ornato di statue, sostituito nel 1828 da un portale neoromanico. La chiesa di Saint-Michel, schiettamente francese, cominciata nel sec. XIV, continuata con altra pianta nel secolo XV e terminata nel XVI, con le sue tre navate e la sua corona di cappelle è la più importante costruzione gotica a Bordeaux. Come a Saint-André, vi fu aggiunto un campanile isolato, la "flèche", innalzato a più che 114 m. tra il 1472 e il 1492 dai due Lebas-de-Saintes, poi spesso mutilato dagli uragani, e infine rifatto nel 1861 dall'Abadie. Nel sec. XV fu addossata a Saint-Seurin l'elegante cappella di Notre-Dame-de-la-Rose, decorata all'interno di bassorilievi d'alabastro e d'una bella cattedra episcopale. La chiesa di Saint-Eloi è un edificio dell'ultimo periodo gotico.

Dell'architettura militare del Medioevo rimangono solo due tra le molte porte della cinta: la porta di Saint-Eloi o della Grosse-Cloche, "beffroi" municipale di cui restano due delle sei torri del sec. XIII, spesso restaurata e rimaneggiata; la porta del Calhau o del Palais (1495 circa), le cui edicolette e la cui decorazione preannunciano il Rinascimento. Resta qualche traccia della seconda cinta del sec. XIII, e della grande cinta del sec. XIV. Due torri ricordano il castello di Hâ, costruito da Carlo VII; ma l'altra fortezza, edificata dallo stesso re dopo la conquista della Guienna (1453), e ricostruita dopo la Fronda, lo Château-Trompette, fu demolita per far posto alla Esplanade des Quinconces.

Nel sec. XVI le chiese medievali di Bordeaux si arricchirono di tombe, stalli, statue, tra cui il grazioso gruppo di S. Anna con la Vergine Bambina nella chiesa di Saint-André (1508). Del sec. XVII è la chiesa di Saint-Brun, antica cappella dei certosini, consacrata nel 1620, che ha nel coro una grande ancona in marmo bianco, nero e rosso, con statue. È fra queste l'Annunciazione di Pietro e Lorenzo Bernini (1621), una delle prime opere di quest'ultimo e tra le più preziose che di lui possegga la Francia: fu ordinata dal cardinale de Sourdis, di cui c'è anche il busto, opera dello stesso Lorenzo. La chiesa di Saint-Paul, già dei gesuiti, terminata nel 1676, possiede un altare sormontato dall'Apoteosi di S. Francesco Saverio di Guillaume Coustou (1744). Dal 1684 al 1707, i domenicani costruirono su progetto di Michel du Plessy l'elegante chiesa di Notre-Dame, in stile barocco. Dal 1730 al 1749 gl'intendenti Boucher e Tournv aprirono in faccia al porto la Place Royale, capolavoro degli architetti Jacques e Ange-Jacques Gabriel, ove s'innalzava tra i due palazzi della Dogana e della Borsa la statua equestre di Luigi XV, opera di Jean-Baptiste Lemoine. Il Tourny, che creò la Bordeaux moderna, fece sostituire alle porte medievali la porta Dijeaux (1748), la porta della Monnaie (1752), la porta d'Aquitania (1753), la porta di Borgogna (1755) in stile classicheggiante, decorate dagli scultori Michel Van der Voort e Claude Francin, che eseguirono anche, il primo la fontana Saint-Projet, il secondo il frontone del portico della scuola d'equitazione. Egli aprì larghe strade, piazze regolari (Place Tourny, Place d'Aquitaine, Place du Champ-de-Mars, Place Dauphine e il Giardino pubblico).

Sotto Luigi XVI, tra il 1772 e il 1781, l'arcivescovo principe di Rohan sostituì l'antico palazzo arcivescovile con un nuovo palazzo - oggi comunale - opera degli architetti Étienne e Bonfin, decorato d'intagli dal Cabirol e di pitture monocrome da Pietro Lacour. Tra il 1771 e il 1780 il maresciallo Richelieu fece costruire da Victor Louis il Grand-Théâtre, capolavoro di architettura e di sontuosità. Il Berruer ne ornò il colonnato di statue e il Robin ne dipinse il soffitto. Molti palazzi privati risalgono alla stessa epoca, decorati d'intagli, di balconi, di cancellate, di martelli. E la tradizione decorativa si conservò a Bordeaux fin dopo la Rivoluzione.

Il sec. XIX ha dato alla città edifici, chiese, fontane, statue, mercati e stazioni. Citiamo soltanto il ponte di pietra dell'ingegnere Deschamps, costruito tra il 1810 e il 1822, opera ammirevole per quell'epoca.

V. tavv. XCIII a XCVI.

Bibl.: C. Jullian, Inscriptions romaines de Bourdeaux, Bordeaux 1887-90, voll. 2; id., Histoire de Bordeaux, ivi 1895; J.-A. Brutails, Les vieilles églises de la Gironde, ivi 1912; Ch. Marionneau, Description des œuvres d'art qui décorent les édifices de la ville de Bordeaux, ivi 1861; V. Louis, architecte du Théâtre de Bordeaux, ivi 1881; L. Deshairs, Bordeaux. Architecture et Décoration au XVIIIe siècle, Parigi 1908; M. Reymond, Les sculptures de Bernin à Bordeaux, in Revue de l'Art ancien et moderne, 1914, pp. 45-60; P. Courteault, L'église de Notre-Dame de Bordeaux, Bordeaux 1917; id., La Place Royale de Bordeaux, Parigi 1922; id., Le Centenaire du pont de Bordeaux, 1922; L. Blanc, La ferronnerie à Bordeaux, Parigi 1923; Ch. Saunier, Les Villes d'art célèbres. Bordeaux, Parigi, 2ª ed., 1925.

Storia. - L'età antica. - Nell'antichità, Burdigala era la capitale dei Bituriges Vivisci (Strab. IV, 2, 1) e si trovava all'incrocio della via Spagna-Gallia settentrionale e della via Mediterraneo-Oceano. L'origine e il nome paiono liguri. Sotto il dominio di Roma, appartenne alla provincia di Aquitania. La conquista della Britannia durante il regno di Claudio concorse alla fortuna commerciale del gran porto oceanico. Sembra però che Burdigala sia sempre rimasta città libera: il praetor che vi s'incontra (Corp. Inscr. Lat., XIII, 596 segg.) sarà stato un magistrato non della città, ma dell'intera civitas dei Bituriges Vivisci; nessun magistrato nelle iscrizioni, soltanto dei decuriones (loc. cit., 583, 584), una flaminica (602), una mater sacrorum (575). Fino al sec. IV, Burdigala fu città commerciale opulenta, ma con certa reputazione di materialismo grossolano (Martial., IX, 32). Invece, nel sec. IV, oltre che ricchissima (Amm. Marc., XV, 11, 13; Auson., Clarae Urbes, 129 segg., 166 segg.), diviene centro di alta cultura: le sue scuole sono celebri; produce scrittori quali Ausonio, S. Paolino, Sulpicio Severo. Fino al 1677 Bordeaux serbò, sotto il nome di Piliers de Tutelle, gli avanzi di un grandioso tempio romano, con belle colonne corinzie e 42 statue: datava forse dal tempo dei Severi. Si vedono ancora le rovine di un anfiteatro, detto Palais Gallien; avanzi di acquedotto (cfr. Corpus Inscr. Lat., XIII, 596 segg.), di terme, delle mura di cinta costrutte verso il 300. Il museo contiene numerose tombe con bassorilievi, esemplari interessantissimi di arte gallo-romana.

Bibl.: C. Jullian, Inscriptions romaines de Bordeaux, Bordeaux voll. 2, 1887-1890; id., Hist. de Bordeaux, depuis les origines jusqu'en 1895, Bordeaux 1895; Espérandieu, Recueil général des bas-reliefs de la Gaule romaine, II, Parigi 1908, pp. 120-220 e 460-461; Hirschfeld, in Corp. Inscr. Lat., XIII, p. 75; J. A. Blanchet, Les enceintes romaines de la Gaule, Parigi 1907, pp. 166-171.

L'età medievale e moderna. - Come nelle altre città dell'Aquitania, anche a Bordeaux il cristianesimo penetra relativamente tardi ed ha impronta schiettamente latina, non greca o siriaca. È verisimile che l'ordinatore della prima comunità cristiana e il fondatore della sede vescovile sia stato il vescovo Orientalis, che è presente al concilio d'Arles, nel 314. Tuttavia, fin verso la fine del sec. IV, il cristianesimo non trionfa nella città. Questa, travagliata da gravi crisi interne, è appena uscita da esse, quando cade sotto il dominio barbarico. Vanamente assediata dai Visigoti ariani nel 407, li accoglie da amici entro le mura nel 414; i Visigoti la saccheggiano e vi s'insediano stabilmente nel 418, mentre i ricchi signori, galli romanizzati, si ritirano a vivere nelle loro ville. Così la città diventa quasi una capitale barbarica, benché ancora di nome dipendente da Roma, e ancora non del tutto abbandonata dal culto delle lettere e dall'esercizio dei commerci, specialmente per opera degli ebrei. I Visigoti infieriscono contro i cattolici; la città è spesso senza vescovo, e non vede di mal occhio la venuta di Clodoveo e dei suoi Franchi, cattolici, dopo la vittoria di Vouillé (507). Morto Clodoveo, anche Bordeaux passò dall'uno all'altro dei suoi successori, entrando, con l'Aquitania, nelle infinite divisioni patrimoniali del regno franco. Nulla contraddistingue la sua storia nei secoli seguenti: nell'era carolingia divise la sorte dell'Aquitania, fu orribilmente devastata dai Normanni (857), abbandonata dal suo arcivescovo, quasi distrutta. Solo nei secoli X-XI la città un po' per volta rifiorisce, accresce la sua popolazione, riprende i commerci.

Ma solamente sotto la dominazione inglese (1162-1451), alla quale Bordeaux fu sottoposta con l'Aquitania, la città riacquistò tutta la sua importanza e il suo splendore. Le libertà comunali furono allora favorite e nel 1235 Enrico III accordò a Bordeaux una carta di comune. Fra gli altri privilegi, gli abitanti di Bordeaux ebbero il diritto di eleggere il loro sindaco, che fino allora era stato un funzionario reale. Trenta probiviri erano incaricati specialmente dell'amministrazione; nei casi eccezionali un collegio di trecento notabili era chiamato a deliberare; al disotto del sindaco un clerc de ville era incaricato delle finanze.

La città, pur fra le lotte non infrequenti fra gruppi di cittadini per la nomina del sindaco, s'ingrandì molto allora; nuovi quartieri si estesero al di là della cinta primitiva e nuove mura furono costruite (1302); un palazzo comunale fu elevato nel luogo ove oggi si trova il Mercato Grande. Nel medesimo tempo il commercio prese una grande estensione: i vini, che si esportavano in Inghilterra e in Spagna, ne erano il principale alimento. Sotto Edoardo I incominciarono due grandi fiere annuali di otto giorni, che furono le prime e poi famose foires de Bordeaux.

La guerra dei Cent'anni giovò agli abitanti di Bordeaux, perché i re d'Inghilterra, per assicurarsi la loro fedeltà, furono costantemente obbligati a trattarli con riguardo; nel 1376 un'ordinanza riformò l'amministrazione municipale e regolò in maniera più precisa le attribuzioni del Consiglio del sindaco. Nel 1441 una bolla di papa Eugenio IV istituì a Bordeaux un'università, organizzata sul modello di quella di Tolosa.

Nel 1451, Bordeaux aprì le sue porte a Dunois, a condizione che non sarebbero state imposte nuove tasse, ma, non essendo stati rispettati questi patti, la città si arrese al generale inglese Talbot, nel 1452. Essa fu allora assediata dai Francesi (1° agosto-9 ottobre 1453), dopo la battaglia di Castillon, e finalmente dovette sottomettersi. Perdette tutti i suoi privilegi, soprattutto quello di battere moneta; il sindaco non fu più creato per elezione, come prima, ma fu invece nominato dal re. Furono costruiti per sorvegliare la città due castelli-fortezze, che rimasero sino alla fine del sec. XVIII.

Tuttavia Luigi XI comprese che, per conciliarsi gli animi degli abitanti di Bordeaux, bisognava far loro qualche concessione: nel 1462 fu istituito nel palazzo dell'Ombrière un parlamento la cui giurisdizione si estendeva sul Bordolese, il Bazadois, le Lande, l'Agenais, il Perigord, il Limosino e il Saintonge; fu ristabilita l'università; fu fondata una corporazione di marinai. Carlo VIII fece redigere le Coutumes della città.

Questa ritrovò splendore sotto Francesco I. Nel 1534 vi fu fondato il Collegio di Guienna, dove insegnarono illustri professori: Elia Vinet, lo Scaligero, Buchanan. La Riforma penetrò a Bordeaux verso quest'epoca, e, malgrado le persecuzioni del parlamento, vi fece rapidamente numerosi proseliti specialmente fra gli siudenti, i funzionarî e gli stessi parlamentari.

Nel 1548, l'imposizione della gabella sollevò una formidabile insurrezione nella città. Il luogotenente del re e alcuni funzionarî furono massacrati. Il re mandò il connestabile Montmorency in persona a sedare la ribellione, e questi punì assai duramente gli abitanti, i quali perdettero tutti i loro privilegi e dovettero pagare una grossissima ammenda: 150 persone furono giustiziate.

Durante le guerre di religione, Bordeaux rimase fedele al re. Il parlamento di Guienna fu uno dei primi a riconoscere la sovranità di Enrico IV sulla Francia. Ma nella prima metà del sec. XVII la città fu agitata da varî torbidi; nel 1619 fu soppressa la podesteria e vi fu ristabilita solo parecchi anni più tardi, e durante la prima, ma specialmente la seconda Fronda, Bordeaux mantenne sempre un contegno equivoco, anzi apertamente sedizioso contro la corona, allacciando rapporti, oltre che con i ribelli di Francia, anche con gli Spagnoli. Sotto Luigi XIV alcuni lavori abbellirono la città e furono costruite nuove strade. Colbert prese parecchie misure per favorirne il commercio. Nel 1713 fu fondata l'Accademia di scienze e lettere, ma Bordeaux ebbe un'era di vera prosperità sotto il regno di Luigi XV. Il marchese di Tourny, intendente di Guienna dal 1743 al 1758, ne fece in pochi anni una delle più belle città di Francia. Il centro della città fu ricostruito secondo un piano regolatore che è seguito ancora. Il duca di Richelieu continuò gli abbellimenti del suo predecessore: l'architetto Louis innalzò sulla spianata dello Château-Trompette il suo famoso teatro (1780), che prima della costruzione dell'Opéra era considerato come il più bel teatro di Francia.

Alla fine del sec. XVIII Bordeaux era una delle città più fiorenti: aveva una popolazione di più di 100.000 abitanti e il suo commercio era sviluppatissimo, specialmente con le Antille e San Domingo. La città prese parte attiva alla Rivoluzione, e non appena si ebbe notizia della presa della Bastiglia, il popolo corse alle armi e s'impadronì dello Château-Trompette. È nota la parte avuta, nell'Assemblea legislativa prima e nella Convenzione poi, dalla deputazione di Bordeaux (Vergniaud, Guadet, Gensonné, Ducos e Fonfrède) che formarono il centro del gruppo detto dei Girondini.

Il 9 dicembre 1870 Bordeaux divenne la sede della delegazione del governo per la difesa nazionale e fu per tre mesi capitale.

Bibl.: E. Vinet, Discours de l'antiquité de Bordeaux, 1565; O' Reilly, Histoire complète de Bordeaux, voll. 4, Bordeaux e Parigi 1856; Gaulieur, Histoire de la Réformation à Bordeaux, 1883; F. Michel, Histoire du commerce et de la navigation à Bordeaux principalement sous l'administration anglaise, voll. 2, 1867-1871; E. Brives-Cazes, Le Parlement de Bordeaux, Bordeaux 1870-75; H. Gradès, Hist. de B., Parigi 1888; A. Communay, Les négociants bordelais au XVIII siècle, Parigi 1888; id., Le Parlement de B., Parigi 1886; Th. Malvezin, Hist. du commerce de B. depuis les origines jusqu'à nos jours, voll. 4, Bordeaux 1892; P. Joinville, Le commerce de Bordeax au XVIII siècle (dissertaz.), 1908; C. Jullian, Histoire de Bordeaux, depuis les origines jusqu'en 1895, Bordeaux 1895; Lhéritier, Tourny, intendant de Bordeaux, Parigi 1920; Lhéritier, Les débuts de la Révolution à Bordeaux, Parigi 1919.

L'assemblea di Bordeaux. - Fu prevista dall'armistizio concluso il 28 gennaio 1871 fra Jules Favre e Bismarck, dopo la capitolazione di Parigi. Occorreva tanto al governo della difesa nazionale quanto ai Prussiani vincitori che il potere chiamato a concludere la pace a nome della Francia vinta emanasse da una consultazione libera del paese. L'armistizio doveva durare 21 giorni, le elezioni aver luogo l'8 febbraio e l'Assemblea adunarsi il 12 febbraio a Bordeaux, ove si era rifugiato il Gambetta; il quale, emanando il decreto per la convocazione dei comizî, aveva dichiarato ineleggibili i funzionarî del secondo Impero e coloro che erano stati candidati ufficiali di quel regime. Sennonché Bismarck gli telegrafò che tali esclusioni non avrebbero conferito agli eletti i diritti previsti dall'armistizio. Per evitare un'ulteriore ingerenza del nemico, il Favre fece annullare dal consiglio della difesa nazionale il decreto del Gambetta. Le elezioni ebbero luogo alla data prescritta e nel massimo ordine; ma dei 768 deputati da eleggere ne furono nominati solo 630, in seguito a molte elezioni multiple. Di questi eletti appena 200 erano fautori del regime repubblicano, il resto aspirava alla restaurazione di una delle varie dinastie che si erano succedute sul trono francese. L'Assemblea elesse nonostante ciò come presidente il repubblicano Grévy, che si era peraltro fatto conoscere come un avversario della dittatura e di una continuazione illimitata della guerra. Il Dufaure fece intanto deliberare un'inchiesta sulla possibilità di riprendere la lotta allo spirare dell'armistizio, poi l'Assemblea commise l'imprudenza di lasciar discutere una mozione del Keller, deputato dell'Alsazia, che escludeva a priori cessioni territoriali, e che dovette essere respinta per non impedire i negoziati. Il cancelliere tedesco poté dunque arguire dal voto che l'Assemblea si sarebbe rassegnata ad un'amputazione del territorio nazionale. Intanto, il 17 febbraio l'Assemblea, dichiaratasi sovrana, nominò il Thiers capo del potere esecutivo della repubblica, titolo imposto dal Thiers stesso alle riluttanze dei legittimisti che erano stati eletti in numero di circa duecento. La sera stessa il nuovo capo dello stato, che fu subito riconosciuto dalle potenze estere, ripartì per Parigi, donde riprese l'incresciosa discussione dei preliminari di pace con Bismarck, riuscendo a gran fatica a salvare Belfort. Firmati i preliminari il 26 febbraio, il Thiers li comunicò tosto all'Assemblea, che il 1° marzo li discusse e si rassegnò a ratificarli con 546 voti favorevoli contro 107 contrarî, essendosi astenuti 23 deputati. Il Thiers ripartì di nuovo per Parigi, in modo da giungere in tempo a limitare ad un solo quartiere della metropoli l'occupazione militare tedesca. La capitale era già in uno stato impressionante di anarchia per lo meno spirituale, e l'abolizione non graduata della moratoria, che si era prorogata durante tutto il tempo dell'assedio, la gettò in un baratro economico. Le elezioni a Parigi furono favorevoli all'estrema sinistra e contribuirono a spaventare la maggioranza dell'Assemblea, convinta che da Parigi venivano imposte al resto della Francia rivoluzioni a getto continuo. Pertanto, la proposta di trasferire la sede dell'Assemblea a Parigi fu respinta da 427 deputati contro 154, ciò che diede all'opinione pubblica parigina un senso d'isolamento, che senza dubbio contribuì a spianare la via all'insurrezione dei comunardi. Intanto l'Assemblea, ritenendo di non poter continuare a risiedere nell'angolo sud-ovest della Francia, dopo aver discusso sull'opportunità di trasferire la sua sede a Bourges, Fontainebleau e Versailles, prescelse quest'ultima (10 marzo). I deputati tennero a Bordeaux un'ultima seduta l'11 marzo e decisero di riconvocarsi per il 20 marzo a Versailles. Prima di lasciare la sede provvisoria, i deputati monarchici, in numero di più di 400, conclusero col Thiers, interprete anche di repubblicani moderati, il cosiddetto "Patto di Bordeaux", consistente in sostanza nel rinviare la decisione sulla forma di governo all'indomani della liberazione del territorio. Gli orleanisti dovettero appigliarsi a ogni espediente per guadagnar tempo, sia per ottenere i voti dei legittimisti per la convalidazione del duca d'Aumale e del principe di Joinville, eletti membri dell'Assemblea, sia per assicurare l'appoggio della destra alle leggi di difesa sociale. I legittimisti dal canto loro furono costretti a rinviare i loro piani di restaurazione del conte di Chambord, di fronte all'ostinazione con cui questi si illudeva di potere risalire sul trono con la bandiera bianca.

A Bordeaux fece una breve apparizione il generale Garibaldi, la cui elezione non poteva essere convalidata, mancandogli la nazionalità francese; egli troncò netto, dimettendosi.

Bibl.: G. Hanotaux, Le gouvernement de M. Thiers, Parigi 1925.

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