BLOIS

Enciclopedia Italiana (1930)

BLOIS (A. T., 32-33-34)

E. d. M.
J. J. G.
G. Bou.

Città della Francia, capoluogo del dipartimento di Loir-et-Cher, sede d'un vescovato, d'un tribunale di prima istanza e di commercio. Ha 23.991 ab.; è una graziosa città, costruita lungo il fianco d'una collina sulla riva destra della Loira. "I tetti delle case vi sono disposti in modo" scriveva La Fontaine nel 1663 "che sembrano le scalinate di un anfiteatro". Le vie di Blois conservano ancora le loro vecchie dimore pittoresche, i loro bei palazzi del Rinascimento; ma la città è celebre soprattutto per il suo castello (v. sotto).

Blois è nel centro del Blaisois, al confine dell'Orleanese e della Turenna, nella valle della Loira, il "giardino di Francia", che si insinua largamente tra gli altipiani di Beauce, del Berry e della Sologne. Le vigne e i frutteti ornano i fianchi cretacei delle colline, invadendo la stessa valle ove si praticano le colture orticole e più specialmente quella degli asparagi. La ricchezza del Blaisois, il suo aspetto ridente, contrastano con quello delle boscose regioni circostanti. Blois, molto prospera nei tempi dell'attività del traffico barchereccio della Loira, è un mercato importante, dove si commerciano vino, grano, alcool e cavalli. Le industrie del cioccolato, dell'aceto, dei prodotti chimici, e soprattutto del tannino e delle calzature, sono molto sviluppate.

Monumenti. - Fra i monumenti religiosi della città merita particolare rilievo la chiesa di Saint-Laumer che, consacrata nel 1186, conserva di quell'epoca il coro, il transetto e l'ultima campata della navata. Il coro ha due campate fiancheggiate da due altre laterali, di cui l'esterna termina in piccola abside, l'altra continua nel deambulatorio; e questo tipo di pianta ricorda quello delle grandi collegiate romaniche vicine, di Preuilly e di Fontgombault. Le prime quattro campate della navata (prima metà del sec. XIII) imitano strettamente la navata della cattedrale di Chartres. La facciata, divisa da quattro poderosi contrafforti, è di una nudità impressionante. Dipendeva da Saint-Laumer un bell'edificio costruito nel 1703-1723 da G. De La Tremblaye. Gli altri monumenti religiosi della città sono di epoca più tarda: la chiesa di San Saturnino fu interamente ricostruita nel sec. XV e nel sec. XVI al suo cimitero fu aggiunto il porticato con capitelli istoriati di danze macabre. I progetti della graziosa chiesa dei gesuiti sono del padre Martellange (1624); la chiesa di Saint-Solenne fu quasi completamente rifatta sotto Luigi XIV, che la elevò a cattedrale ed è interessante per essere stata nel sec. XVII costruita in stile gotico; pure del '700 è il vescovado, oggi museo, circondato da giardini e terrazze sulla Loira, che sono, con quelli del vescovado di Limoges, fra i più belli di Francia.

Del castello, ricostruito nei secoli XIII e XIV per la famiglia di Châtillon, restano molti dei ripiani e due torri, una delle quali fu utilizzata nella costruzione del braccio di Francesco I. La Sala degli stati, della prima metà del sec. XIII, fu conservata. Il braccio di Luigi XII dovette essere intrapreso nel 1498, da François de Pontbriant. I muri delle facciate furono costruiti in mattoni e le parti vive dell'opera in pietra; verso la città le finestre vennero aperte senza regolarità, secondo i bisogni dell'interno. Il portone, con una postierla per i pedoni, è sormontato da una grande nicchia dove un tempo era la statua equestre di Luigi XII, opera di Guido Mazzoni: ora v'è una statua moderna. È felice la composizione della facciata sul cortile, con particolari ornamentali del loggiato che dimostrano l'influenza italiana per quanto gli abbaini sul tetto, l'uso dei mattoni, un certo disprezzo per la simmetria inducano ad attribuire questo braccio a una maestranza di muratori francesi. È certo invece che i giardini all'intorno sono stati disegnati dal napoletano Pacillo de Mercoliano. Resta un casino, forse costruito per Anna di Bretagna, all'italiana, ma in stile gotico. Sino dai primi anni del suo regno Francesco I iniziò la costruzione del braccio che porta il suo nome; i lavori di questo braccio erano già assai avanti nel 1519 e si sa che non si protassero oltre il 1524. I critici sono propensi ad attribuirne il progetto a Domenico da Cortona, che risiedé a Blois dal 1512 al 1530. Due parti rendono famoso l'edificio del castello dal lato del cortile. Una è il celebre scalone imitato dalla scala a chiocciola del Louvre (che si ritroverà a Chambord), motivo caro all'architettura francese, l'altra è la facciata. Nella scala c'è quell'amore delle difficoltà, ricercate per sé stesse, così proprio ai maestri gotici. Tutto il peso dello scalone poggia su pilastri angolari, il cui spessore è mascherato dalla delicata decorazione, uniti da tre piani di balconi che seguono il movimento della scala. Un cornicione che continua quello della facciata sottolinea l'effetto della composizione a spirale, ponendola in rapporto con la linea orizzontale. La scala è un ornamento magnifico, una grande colonna tortile, una spirale leggiera e traforata, di perfezione squisita. La facciata del castello guarda verso la città, su largo basamento, e ha tre piani di logge e un'altana, le cui colonne sostengono la copertura. Questa disposizione, tipicamente italiana, è interrotta dall'aggettare di sporti e di balconi: un che di imprevisto nel piacevole alternarsi di chiaro e di scuro. Parecchi dei medaglioni che ornano la facciata sono riproduzioni ingrandite di medaglie del Maderno. Nell'insieme il monumento con il suo duplice aspetto italiano e francese è una delle opere più notevoli della Rinascenza al di là delle Alpi, e il più prezioso dei castelli della Loira. L'edificio subì poi, nel sec. XVII, una terza trasformazione. Gastone d'Orléans, fratello di Luigi XIII, nel 1635 cominciò a rifare su nuovi disegni il castello che gli era stato dato per residenza. La nascita di Luigi XIV fermò i demolitori. Il padiglione centrale, il solo già costruito, non è che l'inizio del progetto grandioso ideato dall'architetto Mansard. Verso il cortile la facciata del padiglione ha tre piani, non corrispondenti alla distribuzione interna dei locali. In un avancorpo riunito alle ali da un colonnato in emiciclo si apre una porta monumentale di accesso allo scalone, che occupa la maggior parte della costruzione; uno sporto rettangolare all'altezza del piano superiore a pianta ovale, e coperto da una vasta, aerea cupola. Accresce l'effetto del tutto la ricca decorazione di stucchi. La facciata che guarda la spianata è molto sobria. Questa parte del castello di Blois inaugura un nuovo periodo nella cultura artistica francese: con i castelli di Vaux e di Maisons essa può considerarsi come il prologo del secolo di Versailles.

I soggiorni che fecero a Blois re e principi indussero i signori e i borghesi del loro seguito a costruirvi ricche case. Il palazzo Sardini, del tempo di Luigi XII, ha una loggia non senza analogia con quella dell'ala del castello costruita da quel re; e nel suo oratorio conserva pitture secondo la tradizione franco-fiamminga. Il palazzo Hurault de Chaverny, nei suoi due cortili interni, e il palazzo Jassaud hanno parecchi motivi gotici. Invece, le ali superstiti del palazzo d'Alluye, costruito verso il 1508 per Florimond Robertet, tesoriere di Francesco I, attestano il progredire dell'influenza italiana. La facciata sul cortile ha due piani a loggia. Le sue modanature sono interamente classiche, e i medaglioni di terracotta all'antica che decorano il cortile accentuano il nuovo orientamento del gusto. La casa di Dionigi Dupont è del 1524 e ricorda in miniatura il castello di Francesco I. Il palazzo dei Guisa ha un fare quasi classico. Dall'epoca di Enrico II in poi le costruzioni diminuirono. Un museo occupa dal 1850 il braccio Luigi XII nel castello; contiene una ricca documentazione grafica dell'edificio e qualche buona tela, fra cui è degna di nota un'allegoria del pittore Jean Mosnier.

Storia. - La città occupa il luogo di un'antichissima stazione gallica, al posto della quale venne fondata una città romana (vi sono i resti di un acquedotto), che fu il centro di un pagus, collegato con Chartres. Anche secondo la ripartizione ecclesiastica, Blois appartenne alla diocesi di Chartres, fino a che Luigi XIV non l'eresse in diocesi a sé. Dell'epoca dei Merovingi e dei Carolingi si sono conservate delle medaglie con l'iscrizione: Bleso Castro. La città, fortificata, fu distrutta da un incendio nell'854, durante le invasioni normanne; risorta dalle sue rovine, appartenne prima ai conti di Parigi, poi ai conti di Champagne, sotto ai quali cominciò a dare il nome a una contea a sé. Verso la fine del sec. XII, sempre sotto la sovranità feudale dei conti, acquista riconoscimento giuridico il comune di Blois. Passata sotto il dominio della casa di Châtillon (1230), presa e ripresa da Inglesi e Francesi durante la guerra dei Cent'anni, nel 1397 la città con la contea fu venduta a Luigi d'Orléans, fratello del re Carlo V. Dopo la metà del sec. XV, Blois ebbe una vita assai più tranquilla e vide nel suo castello succedersi i membri più insigni della casa reale di Francia. I tempi calamitosi tornarono con le guerre religiose; fu devastata nel 1562 e nel 1567 da cattolici e da riformati, ma, superati questi tragici eventi, la sua vita riprese quell'andamento tranquillo, che non l'abbandonò nemmeno durante la rivoluzione. Durante la campagna del 1870 fu bombardata e occupata dai Tedeschi. Blois è la patria di Dionigi Papin, di Amedeo e di Agostino Thierry.

La contea di Blois. - Fino al 1397, quando per 200.000 franchi d'oro fu venduta da Guido di Châtillon a Luigi d'Orléans, la storia della contea è tutt'una cosa con la storia della città di Blois. Poi, acquista un'importanza tutta particolare, non per l'estensione dei domini o per la potenza politica, ma per il fatto che si insignirono del titolo di conti di Blois personaggi famosi per altri motivi. Dopo l'assassinio di Luigi d'Orléans (1407) il dominio della contea passò a suo figlio Carlo, poi al figlio di questo, che fu re Luigi XII. Il regno di Luigi XII fu un periodo di gloria per il famoso castello di Blois. Fu nella sala del secondo piano, sontuosamente decorata, che il 23 dicembre 1588 fu commesso l'assassinio del duca Enrico di Guisa. Dal 1617 al 1619 la regina Maria de' Medici abitò il castello; nel 1626 il fratello del re, Gastone di Francia, duca d'Angiò, ricevette in appannaggio la contea di Blois.

Gli Stati generali e la Costituzione di Blois. - Gli Stati generali furono convocati da Enrico III, dopo la pace cosiddetta di Monsieur (6 maggio 1576), che intendeva por fine alle guerre di religione. Le patenti di convocazione sono del 16 agosto 1576 e la riuniotie ebbe luogo nel momento in cui la Lega cominciava a manifestare energicamente le sue vedute politiche e religiose. D'altra parte bisogna notare che i Riformati non parteciparono alle elezioni e che la maggior parte delle regioni del sud e del sud-est della Francia non furono rappresentate a Blois. Dopo aver fatto un tentativo per impadronirsi della direzione generale degli affari, gli Stati generali domandarono, più o meno nettamente, al re di ricondurre tutti i sudditi alla fede cattolica e il 6 febbraio 1577 gli presentarono i loro cahiers de doléance. Il 1° marzo, Enrico III congedò i deputati del terzo stato e della nobiltà, il 2 quelli del clero, e fu su questi quaderni che s'appoggiarono il cancelliere Cheverny e il Consiglio di stato per elaborare con molta cura quella che, con termine impreciso, fu detta la Costituzione di Blois, benché emanata a Parigi. Fu presentata al parlamento il 25 gennaio 1580, e il 4 maggio alla Camera dei conti. Comprende 363 articoli. I primi 64 articoli trattano del clero; altri degli ospedali, dëlle università e dell'istruzione pubblica. Gli articoli dall'89° al 255° riguardano l'amministrazione della giustizia, la riduzione e la soppressione degli uffici. Gli articoli dal 256° al 328° si riferiscono alla nobiltà e al regolamento militare, quelli dal 329° al 353° alla questione dei possessi della corona e della riscossione dei tributi e taglie; vi sono, infine, diverse disposizioni sulla polizia e sulle vie. Il re aveva previsto che l'applicazione d'una costituzione così importante era possibile soltanto a patto che fosse preceduta dalla pacificazione generale del paese. I torbidi che stavano per ricominciare e continuarono poi, la resero invece impossibile; tuttavia alcune delle innovazioni introdotte dalla Costituzione di Blois poterono ispirare alcuni ministri dell'era assolutista.

Fra il 15 settembre 1588 e il 17 gennaio 1589 gli Stati generali, questa volta più frequentati, sedettero per la seconda volta a Blois. Più che per i voti espressi, questa seconda convocazione è nota specialmente per essere stata funestata dall'assassinio del duca e del cardinale di Guisa (23 e 24 dicembre 1588).

Bibl.: Per la parte artistica v.: L. de la Saussaye, Blois et ses environs, Blois 1860; id., Histoire du château de Blois, 5ª ed., Blois 1863; Catalogue du musée de Blois, Blois 1883; P. Lesueur, Les jardins du château de Blois, Blois 1906; F. Bournon, Blois, Chambord et les châteaux du Blésois, Parigi 1908; H. de la Vallure, Visite à l'hôtel d'Alluye, Blois 1918; Congrès archéologique de Blois, 1926. - Per la parte storica v.: J. Bernier, Histoire de Blois, Parigi 1682; L. de La Saussaye, Hist. de la ville de Blois, Blois 1846; L. Bergevin e A. Dupré, Histoire de Blois, voll. 2, Blois 1846-47; A. Dupré, Ètudes sur les institutions municipales de Blois, in Mémoires de la société hist. et archéol. de l'Orléanais, 1868; J. Soyer, Étude sur la communauté des habitants de Blois jusqu'au commencement du XVIe siècle, Parigi 1894. Per gli Stati generali e le ordinanze, v. H. Hauser, Les sources de l'histoire de France, XVIe siècle, III, Parigi 1912, pp. 277-279, nn. 2281-2290, e pp. 314-323, nn. 2504-2572.

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