Bicameralismo

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Sistema parlamentare che si fonda sull’esistenza di due camere, poste in posizione di assoluta parità (b. perfetto), cosicché, pur costituendo soggettivamente organi reciprocamente distinti ed autonomi, possono dar luogo a manifestazioni di volontà imputabili allo Stato soltanto se consentano entrambe sullo stesso testo di deliberazione.

Il sistema ha avuto la sua prima formulazione nel Parlamento inglese, nato per risolvere i conflitti costituzionali del 17° sec. e costituito da una Camera alta, dei Lords, e da una Camera bassa, dei Comuni. La fortuna del b., a cui Montesquieu diede una fisionomia che rimarrà definitiva nel moderno costituzionalismo, nasce dunque dalle esigenze di moderato compromesso che esso soddisfa. Ciò spiega la diffusione del sistema in Europa e negli USA, dove il Senato rappresenta il principio dell’autonomia, dell’uguaglianza e dei diritti dei singoli Stati, mentre la Camera dei rappresentanti esprime il principio della sovranità popolare e della maggioranza numerica. In Europa il processo di democratizzazione della vita politica ha corroso i privilegi dei membri della Camera alta, facendo anche del Senato una Camera elettiva. Tra le non poche alternative al b., in sede teorica e politica, la più importante è costituita dall’ unicameralismo, i cui fautori criticano nel b. la lentezza del procedimento legislativo, la frequenza di conflitti di competenza e di fatto tra le due camere, paventando nella loro azione contraddittoria una paralisi della vita parlamentare.

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