BENIN

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

BENIN

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Giampaolo Calchi Novati

(VI, p. 643; App. IV, I, p. 250)

Nel 1988 le stime anagrafiche indicavano una popolazione di 4.444.000 ab. (erano 3.331.200 al censimento del 1979), corrispondenti a una densità media pari a 40 ab. per km2. La distribuzione della popolazione è ancora più irregolare di un decennio addietro: nelle regioni costiere si superano largamente i 200 ab. per km2, nella fascia centro-settentrionale del paese le densità scendono a circa 50 ab. per km2 e toccano i 10 ab. per km2 in prossimità dei confini con il Niger e il Burkina.

La capitale politica, Porto Novo, nel 1984 contava 164.000 ab., mentre Cotonou, ex capitale e principale centro economico dello stato, superava i 480.000. Le condizioni sociali della popolazione sono molto arretrate: il tasso di analfabetismo è elevatissimo (oltre il 70%); c'è un medico ogni 17.000 ab.; la speranza di vita alla nascita è di 48 anni per i maschi e 52 per le femmine. Il coefficiente di accrescimento della popolazione è elevato; nell'intervallo 1965-80 è risultato del 2,7% annuo, ma negli anni Ottanta si è incrementato e ha raggiunto il 3% annuo.

Le condizioni economiche del paese permangono di grande arretratezza. L'agricoltura continua a essere il comparto fondamentale: nel 1980 impiegava il 70% della forza lavoro, ma contribuiva con meno del 50% alla formazione del PIL. Il reddito medio pro capite, secondo la Banca Mondiale, si aggirava intorno ai 340 dollari (1988), mentre il B. risultava indebitato per oltre in miliardo di dollari.

Già da qualche lustro l'agricoltura rappresenta il settore di maggiore interesse della politica di sviluppo del Benin. Risolvere i problemi alimentari, attraverso il potenziamento e la diversificazione delle colture destinate ai consumi locali, e l'ampliamento della base produttiva delle colture industriali da esportare, erano gli obiettivi da raggiungere. Nel 1975 è stata portata a termine una riforma con la quale veniva introdotta una struttura cooperativistica, ma gli esiti sono stati parziali e insoddisfacenti. La superficie messa a coltura è di poco superiore al 10% di quella potenzialmente sfruttabile. Fra le coltivazioni per l'esportazione primeggiano la palma (ma solo una parte dei sei stabilimenti per la produzione e la raffinazione dell'olio sono operativi) e il cotone (anche se la scarsità di pesticidi e il succedersi di annate siccitose hanno causato notevoli cali nelle produzioni). Allevamento e pesca hanno una modesta importanza commerciale, ma a livello locale contribuiscono a migliorare sensibilmente le condizioni alimentari degli abitanti. Una parte ragguardevole, difficile da valutare, di prodotti agricoli viene esportata nella vicina Nigeria, dove i prezzi sono più alti e i controlli burocratici meno intensi.

L'industria è molto modesta e contribuisce con meno del 20% alla for mazione del PIL. Si tratta, come per il passato, di modeste attività di tra sformazione dei prodotti della terra e di piccole attività manifatturiere. Qualche novità proviene dal settore estrattivo. Sono stati rinvenuti giacimenti off-shore di petrolio che assicurano una buona base energetica per le prospettive di potenziamento dell'industrializzazione. La fase esplorativa non è ancora del tutto conclusa.

Altri progetti riguardano l'ampliamento del porto di Cotonou e la costruzione di una diga sul fiume Mono, a fini irrigui e idroelettrici. Pesante la situazione debitoria del B.: nel 1986 il debito con l'estero era di 781 milioni di dollari, corrispondenti a poco meno del 60% del PIL del paese.

Storia. - Assunta nel 1975 la nuova denominazione di B., l'ex-Dahomey sembrò aver trovato con il regime di M. Kérékou, al potere dal 26 ottobre 1972, una certa stabilità. Una nuova Costituzione fu varata nel 1977. Nel 1979 venne formata l'Assemblea rivoluzionaria nazionale, di 336 membri, scesi a 196 nel 1984, tutti del Partito della rivoluzione popolare del B., il solo legale. Kérékou fu rieletto capo dello stato per un periodo di 5 anni nel 1984 e di nuovo nell'agosto del 1989. Nel 1989 fu rieletta anche l'assemblea nazionale. Nel 1984 venne concessa un'ampia amnistia politica. La continuità di regime non escluse periodici sussulti. Gli ultimi in ordine di tempo si verificarono nel gennaio 1977 (misterioso tentativo di invasione da parte di 'mercenari' di varia provenienza), nel maggio 1985 (incidenti provocati dagli studenti universitari) e nel marzo 1988 (colpo di stato mancato a opera di alcuni militari, fra cui uno stretto collaboratore del presidente). Dimostrando una notevole padronanza della situazione, Kérékou riuscì sempre a sventare le minacce, recuperando il consenso necessario.

Il B. si è allontanato col tempo dall'opzione socialista nella versione marxista-leninista proclamata solennemente nel 1974. Di fatto, dietro la retorica rivoluzionaria, il B. si è impegnato in una politica di privatizzazioni e aggiustamento secondo le prescrizioni della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Si è avuto di pari passo il riavvicinamento alla Francia e alle potenze occidentali. Al di là del possibile risanamento in termini economici e finanziari, si è aperta una breccia sul versante della sicurezza sociale, con ripercussioni soprattutto fra gli studenti e i laureati, ricchezza ma anche punto critico del B., che fin dai tempi coloniali produce intellettuali e burocrati in eccesso rispetto alle sue esigenze. Precaria è anche la coesione etnico-nazionale per il perdurare di rivalità fra i diversi gruppi tribali. Nel dicembre 1989 il partito al potere ha ripudiato ufficialmente il marxismo riconoscendo la separazione fra stato e partito. Nel febbraio 1990 si è svolta una Conferenza nazionale delle forze vive del paese per elaborare una Carta nazionale e avviare una politica di conciliazione e libertà. Il nuovo governo (12 marzo 1990), presieduto da un Kérékou con poteri ridotti e composto tutto da ''tecnici'', ha indetto elezioni presidenziali libere nel marzo 1991, vinte dal primo ministro N. Soglo, che ha sconfitto con larga maggioranza Kérékou.

Il B. occupa una posizione strategica nell'Africa occidentale, anche come sbocco del Niger e del Burkina Faso, e la sua economia dipende in misura notevole dal commercio. Di particolare valore è sotto questo profilo il rapporto con la Nigeria, tanto che il B. ha risentito pesantemente della crisi dell'economia nigeriana dopo il crollo dei prezzi del petrolio sul mercato mondiale.

Bibl.: G.-L. Hazoumé, Idéologies tribalistes et nation. Le cas dahoméen, Parigi 1972; S. I. Onwordi, Benin: rumbles of discontent, in West Africa, 21-27 (nov. 1988); K. Whiteman, Benin, in The Africa Review (1988).

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