Benevento

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Comune della Campania (130,84 km2 con 58.338 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. La città a 135 m s.l.m. sul colle della Guardia, alla confluenza del Sabato nel Calore, sorge nel cuore della regione campana al centro di una vasta conca, circondata da monti. L’antica area urbana comprende un moderno nucleo di sviluppo industriale (carta, vetro, lavorazioni meccaniche, del legno, dei pellami, dei materiali da costruzione), che si affianca alle tradizionali produzioni alimentari e dolciarie (liquore Strega). Notevoli, nell’area suburbana, le colture ortofrutticole e di tabacco. Non lontana (19 km) dall’autostrada Napoli-Bari e collegata da un raccordo (Telese-Caianello) all’Autostrada del Sole, B. è anche un importante nodo ferroviario (linee per Napoli, Caserta, Termoli, Foggia).

Città degli Irpini nel Sannio, da Maleventum fu chiamata Beneventum dai Romani, dopo una vittoria su Pirro. Congiunta con Capua dalla Via Appia, fu una base dell’espansione romana nell’Italia meridionale e la sua posizione strategica fu determinante anche nel Medioevo. Durante la guerra bizantino-gotica fu occupata da Belisario nel 536 e ripresa da Totila nel 545; nel 571 divenne il centro del ducato longobardo, poi trasformato in principato, subendo poi le ripercussioni degli avvenimenti politico-militari dell’Italia meridionale. Dopo essere stata possesso dei Bizantini e dei Longobardi, passò alla Chiesa (1051), cui rimase di fatto anche con il ritorno dei duchi (1055-77). Ai papi fu però sempre contesa dai sovrani che dominarono su Napoli: fu occupata da Federico II (1241-50), Manfredi (1258-66), Ladislao di Durazzo (1408), Giovanna II (1414-18); gli Aragonesi la tennero come vicari della Chiesa (1443-59), l’imperatore Carlo V la occupò nel 1528 e i Borbone dal 1768 al 1774. Nel 1799 la città si sollevò e aderì alla Repubblica partenopea; nel 1806 Napoleone la eresse in principato per Talleyrand, ma il congresso di Vienna la restituì a Pio VII. B. partecipò ai moti carbonari del 1820-21 e fu riconsegnata alla Chiesa dalle truppe austriache; nel 1860 Garibaldi la dichiarò capoluogo di provincia del Regno d’Italia.

Con i Longobardi ha inizio la trasformazione della città romana (di cui restano l’arco di Traiano, il ponte Leproso, l’anfiteatro) nella Civitas nova, promossa dal re Arechi II entro il 774 (parte della cinta muraria; S. Sofia, con affreschi del’8°-9° sec. e chiostro del 1142-76). Notevoli anche le testimonianze romanico-gotiche (cattedrale, sec. 12°-13°, con porta di bronzo istoriata; S. Francesco, 1243; rocca dei Rettori, 1321). Danneggiata dal terremoto del 1688, B. risorse con l’importante contributo dell’arcivescovo V.M. Orsini (poi papa Benedetto XIII), che consacrò la chiesa di S. Bartolomeo (F. Raguzzini, 1729). Tra gli edifici contemporanei è notevole la centrale telefonica di N. Pagliara (1964). Importante il Museo del Sannio, fondato nel 1873.

Ducato e principato di B. Il ducato fu fondato verso il 570 da un gruppo di Longobardi, staccatisi dal regno principale stanziato in Nord Italia sotto la guida di Zottone; alla sua morte (591) fu retto per un quarantennio da Arechi, che aggiunse altri territori e stabilì l’ordinamento interno. Nel tempo della massima estensione territoriale (con Romoaldo II, 706-31), comprese la quasi totalità del Mezzogiorno continentale. Spesso alleato con il papato contro il regno longobardo, alla caduta di questo (774), il ducato fu trasformato in principato; dopo un periodo di torbidi interni fu rappacificato nell’847 dall’intervento carolingio, ma si divise in due Stati: uno con centro Salerno, l’altro, che mantenne il titolo di principato, con centro Benevento. Sotto la spinta dei Bizantini il principato venne man mano restringendosi, finché Aione (m. 890) dovette riconoscersi loro vassallo e suo figlio Orso abbandonare la città. Nel 900 se ne intitolò di nuovo principe il conte Atenolfo di Capua. Suo nipote Landolfo II e soprattutto il figlio di questo, Pandolfo, ricostituirono un ampio Stato, ottenendo da Ottone I la marca di Spoleto e Camerino e riunendo il principato di Capua e quello di Salerno (978), ma alla morte di Pandolfo (981) il principato fu diviso tra i figli. Del territorio di B. si impadronì il nipote Pandolfo II, i cui successori nel 1038 divennero vassalli dell’Impero, staccandosene nel 1047. Dovettero allora lottare con la Chiesa, ma finirono poi col riconoscersene vassalli. Nel 1077, con la morte dell’ultimo principe beneventano, Landolfo VI, la Chiesa ebbe il pieno dominio sulla regione.

Provincia di B. (2080 km2 con 272.318 ab. nel 2020). Compresa tra il Molise, la Puglia, e le province di Avellino e Caserta, è suddivisa in 78 comuni. Gran parte del territorio è montuoso, con gruppi di notevole imponenza, come il Taburno (1393 m) e il Mutria (1822 m). Il Calore, con i suoi affluenti, è l’asse idrografico della regione. La provincia è la meno popolata della Campania (140 ab./km2); la popolazione provinciale, infatti, mostra una dinamica negativa, dopo una fase di incremento fra gli anni 1980 e la prima metà degli anni 1990.

L’economia, caratterizzata da un generale ristagno delle dinamiche occupazionali locali, si basa sul settore primario, l’intera condizione socioproduttiva è da considerare poco dinamica. L’industria è soprattutto legata alla trasformazione dei prodotti agricoli (molitura dei cereali; oleificio; notevole complesso enologico a Guardia Sanframondi) o alle tradizioni artigianali (specie nel ramo tessile). Segnali di cambiamento si rilevano nel terziario, dove servizi e funzioni per lo sviluppo dell’imprenditorialità sono in espansione, nel quadro di un progressivo processo di terziarizzazione delle strutture produttive locali.

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