INNOCENZO V, beato

Enciclopedia dei Papi (2000)

Innocenzo V, beato

Paolo Vian

Nato intorno al 1224 nella Tarantasia propriamente detta, nell'alta valle dell'Isère, Pietro prese l'abito domenicano intorno al 1240 nel convento di Lione che era stato a lungo guidato da Umberto di Romans e contava allora la presenza di religiosi come Guillaume Pérault, Étienne de Bourbon e Chabert de Savoie. Dopo la prima formazione e un periodo di insegnamento come lettore in uno dei conventi della sua provincia, nell'estate del 1255 fu inviato allo "Studium generale" del convento di St-Jacques a Parigi ove visse l'aspro conflitto fra maestri secolari e mendicanti e ottenne - diciassettesimo fra i Predicatori - il grado di "magister" in teologia. Come maestro partecipò, con Alberto Magno, Tommaso d'Aquino, Fiorenzo di Hesdin e Buonuomo il Bretone, ai lavori della commissione extracapitolare dei cinque maestri incaricata dal Capitolo generale di Valenciennes (giugno 1259) di preparare la "ratio studiorum" dell'Ordine domenicano. Fra il 1259 e il 1264 occupò all'Università di Parigi la cosiddetta "cattedra dei Francesi", una delle due cattedre di cui i Domenicani disponevano da una trentina d'anni, ottenendo nel 1260, probabilmente durante il Capitolo provinciale di Orléans, il titolo di predicatore generale. Subito dopo l'elezione di Giovanni da Vercelli a maestro generale dell'Ordine (1264), centootto proposizioni estratte dai primi due libri del Commento di Pietro alle Sentenze di Pietro Lombardo furono denunciate al generale che dovette rimuoverlo dalla cattedra. Pietro divenne allora, nel 1264, provinciale della provincia domenicana di Francia e tale rimase sino al 1267 quando in settembre, dopo un parere favorevole di Tommaso d'Aquino indirizzato a Giovanni da Vercelli (Declaratio CVIII dubiorum), riottenne la cattedra parigina che occupò ancora per poco più di un anno e mezzo, sino al maggio 1269, quando fu rieletto provinciale di Francia, svolgendo fra l'altro - secondo le direttive di Clemente IV - un'intensa attività di predicatore della crociata. Dopo il duplice mandato di insegnamento (1259-1264, 1267-1269) e di provincialato (1264-1267, 1269-1272), il 6 luglio 1272 Gregorio X, che conosceva personalmente Pietro, lo elesse arcivescovo di Lione e primate delle Gallie, sede a lungo vacante e oggetto delle mire annessionistiche del re di Francia Filippo l'Ardito. Come arcivescovo di Lione, Pietro si adoperò per ristabilire la pace nella città e per regolare i conflitti di giurisdizione fra l'arcivescovo e il re di Francia, alla corte del quale si recò tra la fine del 1274 e gli inizi del 1275, per trattare fra l'altro la questione del matrimonio di Giovanna di Navarra col secondo figlio del re. La nomina del papa precedette di poco la scelta della metropoli ecclesiastica francese quale sede del concilio generale (13 aprile 1273) che doveva aprirsi nel maggio 1274 per trattare i due problemi, connessi, della crociata e dell'unione con la Chiesa greca. Nel frattempo, Gregorio X creò Pietro cardinale e vescovo suburbicario di Ostia (fra il 23 e il 28 maggio 1273; consacrato prima del 9 agosto 1273) e in queste vesti Pietro tenne i discorsi di apertura della terza e della quarta sessione del II concilio di Lione (7 giugno e 6 luglio 1274) e l'elogio funebre di Bonaventura da Bagnoregio (15 luglio 1274), morto poco dopo l'apertura del concilio. Al concilio il domenicano si occupò in particolare della questione degli Ordini mendicanti. La stretta vicinanza di Pietro a Gregorio X (che lo nominò anche penitenziere maggiore) appare confermata dalle missioni da lui compiute accanto al papa a Beaucaire (aprile-maggio 1275) per incontrare Alfonso X di Castiglia e a Losanna (ottobre 1275) per incontrare Rodolfo d'Asburgo, durante il viaggio di ritorno in Italia di Gregorio. E tale vicinanza rende comprensibile la scelta dei cardinali che dopo la morte di Gregorio X (10 gennaio 1276), nel conclave di Arezzo, regolato per la prima volta dalla costituzione Ubi periculum di Gregorio X, elessero Pietro alla Sede romana (21 gennaio 1276) al primo scrutinio. Lo scontro fra il partito romano e quello franco-angioino si era così risolto con la scelta di un uomo noto e vicino al defunto papa ma meno coinvolto direttamente e schierato nel conflitto fra le due tendenze dominanti il Sacro Collegio. Il neoeletto, primo papa domenicano, fu intronizzato e incoronato il 22 febbraio 1276; ma prima di allora, Carlo d'Angiò, che mostrò di accogliere favorevolmente l'elezione del domenicano, incontrò il nuovo papa a Viterbo fra il 7 e il 15 febbraio, durante il viaggio di I. verso Roma. L'insediamento a Roma non poteva di fatto avvenire senza scendere a patti con Carlo che aveva approfittato dell'allontanamento di Gregorio X per rafforzare il suo potere nella città. Il 2 marzo 1276 I. confermò Carlo nella carica di senatore di Roma e di vicario imperiale di Toscana. I pochi mesi di pontificato di I. furono dominati dall'idea centrale - espressa nel documento programmatico Fundamentum aliud (25 febbraio 1276) - della preparazione della crociata per recuperare la Terrasanta ormai saldamente in mani musulmane; in funzione di questa finalità vanno interpretati gli sforzi del papa per la pacificazione di Genova con Carlo d'Angiò (sancita dal trattato di pace del 18 giugno 1276 e dalla fine dell'interdetto) e per la cessazione delle ostilità tra Pisa ghibellina e le città della Lega guelfa toscana (la pace fu firmata il 13 giugno 1276). Ma nelle trattative con la Chiesa greca e per risolvere il conflitto fra Michele VIII Paleologo e Carlo d'Angiò, I. mostrò di subire l'influenza di Carlo e dell'imperatore latino di Costantinopoli Filippo di Courtenay (sotto tale segno le istruzioni affidate dal papa al ministro generale francescano Girolamo d'Ascoli per un'ambasceria che però prima della partenza per Costantinopoli fu raggiunta ad Ancona dalla notizia della morte del papa). La simpatia per Carlo d'Angiò rese naturalmente problematici i rapporti del papa con l'eletto imperatore romano Rodolfo d'Asburgo, del quale I. rinviò l'incoronazione in attesa della restituzione delle Romagne, promessa a Gregorio X. Nel complesso, il breve pontificato innocenziano segnò una rottura nel tentativo del predecessore Gregorio X di liberare il papato dalla crescente stretta angioina. Sul piano della vita più propriamente interna della Chiesa, I. promosse lo svolgimento dell'inchiesta canonica su Margherita d'Ungheria (1242-1270). I. morì a Roma il 22 giugno 1276. Fu sepolto, sotto il pontificato del suo secondo successore, Giovanni XXI, in S. Giovanni in Laterano, alla presenza di Carlo d'Angiò, che intervenne personalmente per ottenere la deposizione del corpo nella chiesa (il sepolcro fu smembrato e disperso nei lavori di ricostruzione della basilica eseguiti nel sec. XVII; si discute invece se la statua del papa orante nella cappella del Crocifisso sia un ritratto di I. o piuttosto l'effigie di Bonifacio IX). Venerato come beato, il suo culto fu confermato da Leone XIII il 14 marzo 1898 e la sua memoria liturgica è fissata al 22 giugno. Come primo papa domenicano, I. godette di una certa fortuna iconografica: tra l'altro, è infatti ritratto fra i Domenicani illustri da Tommaso da Modena negli affreschi della sala capitolare dell'ex convento contiguo alla chiesa di S. Nicolò a Treviso, ora seminario, nel sec. XV, compare in un medaglione del Beato Angelico, sotto la Crocifissione, nel convento di S. Marco a Firenze; e ancora, in seguito, nell'Albero dei Domenicani di Holbein il Vecchio, ora a Francoforte. Al periodo dell'insegnamento universitario risalgono alcune opere di Pietro. In primo luogo, il Commento alle Sentenze, composto fra il 1257 e il 1259, durante l'insegnamento come baccelliere sentenziario, ma pubblicato dopo la licenza magistrale di Pietro, fra il 1259 e il 1264 (comunque prima del 1264 perché il libro I e il libro II, almeno sino alla distinzione 3, esistevano come li leggiamo ora quando, fra il 1264 e il 1267, Tommaso d'Aquino redasse la sua Declaratio CVIII dubiorum) ed edito a stampa a Tolosa fra il 1649 e il 1652. All'opera principale vanno aggiunti altri scritti: a) la redazione A, cioè la recensione corta, della postilla Dedi te in lucem gentium, sulle epistole paoline, anteriore al 1264; b) trentasette questioni quodlibetali, sostenute in una sola seduta, probabilmente, secondo L.B. Gillon, nel periodo del secondo insegnamento; c) oltre cinquanta questioni "de lege et praeceptis", pervenuteci in una "reportatio", anch'esse probabilmente risalenti al periodo del secondo insegnamento; d) un certo numero di sermoni. Sono invece forse perdute le sue note al Pentateuco e al vangelo di Luca, mentre sono a lui attribuite anche delle questioni De motu corporis gloriosi, De materia coeli e De aeternitate mundi. P. Glorieux ha attribuito a Pietro alcune questioni disputate "de malo" tràdite nel ms. Paris, Bibliothèque Nationale, Lat. 15903, cc. 65-123.

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