Basilicata

Dizionario di Storia (2010)

Basilicata


Regione dell’Italia meridionale. Il nome compare per la prima volta in un documento del 1175 e sembra derivare da quello del funzionario bizantino (basilikos) che amministrava nel sec. 11° parte dell’antica Lucania; il nome Lucania ha sostituito quello di B. dal dicembre 1932 fino a che nella Costituzione si è ritornati al nome medievale. In età romana la B. fece parte della 3ª regione augustea (Lucania-Bruzio). Sul finire dell’età antica, le invasioni barbariche, l’anarchia, le devastazioni e la conseguente diffusione della malaria ricacciarono verso le alture le popolazioni: scomparvero così i popolosi centri italo-greci e la regione venne acquistando caratteristiche protrattesi fino ai primi decenni del 20° sec.: centri abitati in alto, latifondo e terre comuni, acque dilaganti, malaria nel basso. I primi secoli del Medioevo furono caratterizzati dal contrasto fra greci accampati sulle coste e goti prima, e longobardi poi, prementi dall’interno. Nella divisione del ducato di Benevento, la B. passò al nuovo principato di Salerno (847) quasi per intero. La conquista normanna iniziò un nuovo frazionamento della regione, riunita solo dopo la riorganizzazione della monarchia (1130). Allora il nome B. fu dato ai bacini dei cinque fiumi sfocianti nello Ionio, ai quali appunto si estende l’odierna regione. Capitale dello Stato normanno fu dapprima Melfi. I successivi monarchi svevi resistettero alla dominazione angioina, che al tempo della guerra del Vespro trovò in Ruggiero di Lauria uno dei suoi più temibili avversari. Nei secoli successivi la storia della B. è tutta percorsa dai contrasti dinastici e dagli urti tra Corona e feudatari, e di questi tra loro, finché nella prima metà del Cinquecento la B., con tutto il regno di Napoli, passò sotto il dominio spagnolo. Aggravi fiscali, pessima amministrazione, incertezza della legge, prepotenza feudale caratterizzarono il dominio spagnolo, che tuttavia permise un certo aumento della popolazione con l’assicurata lunga pace, interrotta solo nel 1647-48 dalla ripercussione del moto di Masaniello, che vide insorgere quasi tutta la B. e terre limitrofe con a capo Matteo Cristiano da Castelgrande. Il successivo dominio francese (1806-15) vide un disordine endemico, fomentato dal brigantaggio e dai maneggi di parte borbonica. Dopo il 1815 notevole fu la diffusione della Carboneria. Il 1848 vide al centro degli eventi una borghesia liberale moderata stretta fra assolutismo monarchico e fermenti contadini, finché nel 1860 si allineò a fianco di Garibaldi. Presto però dai detriti del vecchio mondo borbonico si scatenò la violentissima reazione del brigantaggio (1860-65). Fiscalismo, accentramento, impreparazione al nuovo regime, concorrenza economica del Nord colpirono la B., come tutto il Mezzogiorno, dopo l’Unità. L’impulso dato all’emigrazione, se diminuì la disoccupazione in alcune zone e garantì un certo afflusso di capitali, accentuò la disgregazione sociale della regione, mentre la politica demografica del fascismo e la pretesa di aver risolto la questione del Mezzogiorno aggravarono la situazione.

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