Banca mondiale

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Banca mondiale

Franco Passacantando

La B. m. ha sede a Washington e si articola in cinque istituzioni, la principale delle quali è l'International Bank for Reconstruction and Development (IBRD), costituita, insieme al Fondo monetario internazionale nel 1945, in seguito alla Conferenza delle Nazioni Unite di Bretton Woods (1944), e la cui attività è diretta a finanziare programmi di investimento nei Paesi in via di sviluppo. Ciò avviene principalmente mediante il prestito a lungo termine, concesso a tassi di poco superiori a quelli di mercato, per i Paesi con un reddito pro capite superiore ai 965 dollari (dato del 2005); oppure, per i Paesi con reddito inferiore, mediante finanziamenti a condizioni più favorevoli e, in misura crescente, risorse a dono, soprattutto per progetti nel settore sociale, corrisposti dall'International Development Association (IDA), che opera dal 1960. La B. m. fa confluire verso i Paesi in via di sviluppo risorse fino a 30 miliardi di dollari annui. Mentre l'IBRD si finanzia emettendo obbligazioni, l'IDA utilizza fondi elargiti dai Paesi più ricchi. Per sostenere il settore privato nei Paesi in via di sviluppo, nel 1956 è stata fondata l'International Finance Corporation (IFC), che acquisisce partecipazioni azionarie in società private e concede prestiti, di frequente insieme a banche internazionali private. L'IBRD, l'IDA e l'IFC sono agenzie specializzate delle Nazioni Unite. Nel 1988 all'IFC è stata affiancata la Multilateral Investment Guarantee Agency (MIGA) che fornisce garanzie per rischi non commerciali, come quelli da esproprio; dal 1966, inoltre, la risoluzione di controversie tra governi e investitori privati stranieri è facilitata dall'International Centre for the Settlement of Investment Disputes (ICSID).

I due principali organi di governo della B. m. sono il Comitato dei governatori (184, in rappresentanza di altrettanti Paesi membri) e il Consiglio dei direttori esecutivi (24), cui è delegata gran parte delle decisioni. Nel Consiglio 8 membri rappresentano il proprio Paese (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Cina, Russia e Arabia Saudita); gli altri 16, gruppi di Paesi (l'Italia rappresenta anche Albania, Grecia, Malta, Portogallo, San Marino e Timor Est). I voti sono proporzionali al peso dell'economia del Paese su quella mondiale: gli Stati Uniti hanno il 16,4% dei voti, il Giappone il 7,87% e la Germania il 4,49% (l'Italia il 2,79%).

L'IBRD, inizialmente impegnata a finanziare progetti di investimento, si è dedicata sempre più ad attività di consulenza, soprattutto nel campo della pubblica amministrazione. Anche la destinazione dei finanziamenti è stata modificata: alla realizzazione di infrastrutture si sono affiancati programmi nei campi dell'istruzione e della sanità. Negli anni Ottanta l'accento si è spostato sugli indirizzi di politica economica adottati dai governi, mediante raccomandazioni orientate verso il Washington consensus: un insieme di politiche volte a promuovere le privatizzazioni e la liberalizzazione dei mercati, e a perseguire condizioni di stabilità monetaria e di equilibrio nei bilanci pubblici.

Dalla metà degli anni Novanta la B. m. ha intrapreso un ampio programma di riforme per rispondere alle critiche di scarsa efficacia e democraticità. La struttura organizzativa è stata decentrata e resa più snella; l'allocazione dei fondi è stata legata sempre più al successo dei Paesi nel realizzare le politiche. Si è data enfasi alle politiche sociali, al rafforzamento delle istituzioni e alla lotta contro la corruzione, ed è stato facilitato il pubblico accesso ai documenti interni. Nel 1993 è stato inoltre istituito l'Inspection Panel, composto da tre membri, per consentire a rappresentanti della società civile di appellarsi contro decisioni aziendali ritenute dannose dal punto di vista sociale o ambientale. Da oltre 30 anni, infine, opera l'Operations Evaluation Department (OED), che fornisce valutazioni indipendenti sui progetti e le politiche della Banca.

Nel 1996 è stata avviata un'iniziativa per la riduzione del debito dei Paesi più poveri. L'avvio di tale riduzione è subordinato alla presentazione di un programma pluriennale di misure economiche e sociali racchiuso nel documento Poverty reduction strategy papers, preparato in seguito ad ampie consultazioni del governo con gruppi politici, settore privato e rappresentanti della società civile del Paese. Secondo i dati di fine 2005, il programma è stato avviato per 28 Paesi e concluso per 18; nel complesso, lo stock del debito di tali Paesi sarà ridotto di due terzi. Nel 2004 l'onere del servizio del debito era diminuito dal 15,7% delle esportazioni (1998-99) al 7,3%. Per evitare ai Paesi più poveri di incorrere in debiti, dal 1998 l'IDA fa ricorso all'utilizzo di risorse a dono.

La capacità della B. m. di assicurare in futuro uno sviluppo più equo dell'economia mondiale dipenderà, in primo luogo, da come saprà reagire ai mutamenti di mercato. Dagli inizi degli anni Novanta del secolo scorso la crescita dei flussi di capitali privati ha superato di molto quella dei fondi pubblici di aiuto, e le migliori condizioni finanziarie di molte economie emergenti hanno ridotto la convenienza relativa dei prestiti. Tali sviluppi sollecitano la B. m. a orientare gli interventi verso i Paesi non interessati dai flussi di capitali privati, come, per fare un esempio, l'Africa, e a ridefinire il suo ruolo nelle economie emergenti di successo, quali la Cina o l'India.

Un secondo aspetto è quello della 'condizionalità', che consiste nel vincolare la concessione di prestiti all'attuazione di una serie di provvedimenti da parte dei Paesi beneficiari; al fine di renderla più efficace, la B. m. cerca di rafforzare la condivisione (ownership) delle misure che vengono proposte da parte dei Paesi stessi mediante la preparazione dei Poverty reduction strategy papers, già menzionati, e cercando di focalizzare le condizioni sugli obiettivi finali da perseguire, anziché su singole e specifiche misure.

La domanda di beni pubblici globali, quali la tutela dell'ambiente, la salvaguardia della stabilità finanziaria, la risposta a emergenze sanitarie sollecita sempre più la B. m. a definire regole di condotta e di policy cui i singoli Paesi devono attenersi. In campo finanziario, tale indirizzo viene perseguito insieme al Fondo monetario internazionale (v.). Per la B. m., che non ha poteri legislativi sovranazionali, la capacità di svolgere un ruolo di regolamentazione deve affidarsi al consenso reciproco e a meccanismi di pressione derivanti dall'esigenza di perseguire finalità condivise. Una delle condizioni di successo è che l'istituzione sia percepita come effettivamente operante nell'interesse comune. A tale riguardo è ritenuta importante una revisione delle quote di voto per assicurare anche ai Paesi più piccoli e più poveri influenza nei processi decisionali, e per adeguare la quota di Paesi come l'India e soprattutto la Cina al loro maggior peso nell'economia mondiale. Cambiamenti di questo tipo sono stati sollecitati dal Comitato dei ministri finanziari e dello sviluppo (Development Committee) e più di recente alla riunione del 2005 del gruppo degli otto Paesi più industrializzati (G8).

Un ultimo importante sviluppo riguarda la mobilitazione internazionale per la realizzazione dei Millennium Development Goals (MDGs), definiti nel settembre del 2000 all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite: otto obiettivi quantitativi di riduzione della povertà e di miglioramento nei campi della salute, istruzione e tutela dell'ambiente nei Paesi più poveri. Il carattere molto ambizioso di tali obiettivi, da raggiungere nel 2015, rende necessario uno sforzo di coordinamento tra molteplici istituzioni, tra le quali la B. m. riveste un ruolo di primaria importanza.

bibliografia

D. Clark, J. Fox, K. Treakle, Demanding accountability, Lanham (MD) 2003; World Bank, A guide to the World Bank, Washington 2003; Balancing the development agenda, ed. R. Kagia, Washington 2005; www.worldbank.org.

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