Bambini soldato

Lessico del XXI Secolo (2012)

bambini soldato


locuz. sost. masch. pl. – Persone con età minore di 18 anni che fanno parte a qualsiasi titolo di un esercito o gruppo armato, regolare o irregolare. La definizione comprende anche le ragazze reclutate per fini sessuali e matrimoni forzati. Da diversi decenni, l'UNICEF è impegnata a realizzare in numerosi paesi programmi mirati per assistere e aiutare il reinserimento di questi bambini e ragazzi nella società di appartenenza: si stima che oltre 250.000 siano coinvolti in conflitti in tutto il mondo e secondo i dati rilasciati dalle Nazioni Unite nel 2008 l’utilizzo di b. s. è confermato in Burundi, Ciad, Colombia, Repubblica democratica del Congo, Repubblica centrafricana, Nepal, Filippine, Uganda e Afghānistān. Myanmar è il Paese dove i b. s. vengono impiegati su più ampia scala, sia tra i gruppi ribelli sia tra le forze governative. In totale sono oltre 80 i Paesi dove si verificano rapimenti e reclutamenti forzati tra i minori. I maschi vengono usati generalmente come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi, mentre le ragazze, in partic., sono costrette a prestare servizi sessuali. Intorno al reclutamento dei minori vi sono complessi motivi economico-sociali che rispecchiano l’alta conflittualità e l’estrema povertà di queste zone del pianeta; infatti, se nella maggioranza dei casi i minori vengono sradicati con la violenza dalle loro famiglie e dalla comunità d’appartenenza, in alcune situazioni, in condizioni di estremo degrado e in presenza di legami familiari molto deboli, si verificano casi di arruolamento volontario o deciso dagli stessi genitori, nella speranza di venire risparmiati o per sfuggire alla fame. In questi contesti, ragazzi e bambini diventano molto utili: imparano presto a usare le armi che sono leggere, automatiche e costano relativamente poco, ubbidiscono agli ordini più docilmente rispetto agli adulti e, conseguentemente, si ribellano meno. In molti casi vengono anche drogati per sbloccare i loro freni inibitori nel corso di azioni particolarmente violente. I ragazzi e le ragazze che sopravvivono alla guerra, oltre a eventuali ferite o mutilazioni, sono in gravi condizioni di salute: stati di denutrizione, malattie della pelle, patologie respiratorie e dell’apparato sessuale, AIDS. Inoltre sono spesso insanabili le ferite psicologiche dovute al fatto di essere stati testimoni di atrocità o di averle commesse; senso di panico e incubi continuano a perseguitarli dopo anni. A tutto ciò si aggiungono conseguenze di carattere sociale, come la difficoltà di inserirsi nuovamente in famiglia e di riprendere gli studi. Le ragazze, a volte, non riescono a sposarsi e finiscono col diventare prostitute. Nel 2000 è stato approvato il Protocollo opzionale alla convenzione sui diritti dell'infanzia relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, che ha aumentato dai 15 ai 18 anni l'età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco (art. 1), vietando il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto dei 18 anni (art. 2); entrato in vigore nel febbraio 2002, tale protocollo è stato sottoscritto da 129 Stati.  Nel 2007 a Parigi è stata organizzata la conferenza internazionale Free children from war, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di 58 Paesi, i direttori delle agenzie delle Nazioni Unite e molte organizzazioni non governative, nonché la coalizione internazionale Stop using child soldiers. Al termine della conferenza, i rappresentanti dei 58 governi presenti hanno sottoscritto gli impegni contenuti in due documenti: Paris commitments, un insieme di principi legali e operativi necessari agli stati per proteggere i bambini dal reclutamento o dal loro utilizzo nei conflitti armati e che completano i meccanismi legali e politici già esistenti; Paris principles, un documento più dettagliato che comprende una vasta gamma di principi concernenti la protezione dei bambini dal reclutamento e il loro reinserimento nella vita civile. Nel corso del 2012 è tornato alla ribalta internazionale il caso dell’Esercito di resistenza del Signore (LRA, Lord’s resistance army), l’organizzazione ribelle ugandese guidata dal fondamentalista cristiano Joseph Kony, ricercato per crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale, responsabile del rapimento di 15.000-20.000 bambini, costretti con la violenza ad arruolarsi o a prostituirsi.

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