BAMBERGA

Enciclopedia Italiana (1930)

BAMBERGA (ted. Bamberg; nel 769 viene ricordata col nome di Castrum Babenberg, forse da Baba, divinità slava adorata nella valle del Regnitz; frequente nei dintorni la toponomastica slava; A. T., 56-57)

Elio MIGLIORINI
Hans FISCHER
Ermanno LOEVINSON

Città della Baviera (distretto dell'Alta Franconia), ricca di memorie storiche, specialmente imperiali; fu sede d'un vescovato un tempo assai potente. La parte antica della città si stende sulla sinistra del Regnitz (che scende dal Giura di Franconia e passa per Norimberga), poco prima della confluenza di questo nel Meno e dopo che esso ha ricevuto, circa 2 chilometri a monte, il canale Lodovico (Ludwigskanal), che unisce il bacino del Reno a quello del Danubio.

Essa è posta sul pendio costituito da sette piccole colline del Triassico superiore (alt. m. 290-380 s. m.), denominate dalle chiese (S. Michele, S. Giacomo, ecc.) che ne occupano le sommità; è perciò detta talora la Roma tedesca. La parte più moderna della città è invece compresa tra i due rami del Regnitz; sul sinistro in una piccola isola ricavata artificialmeme con palafitte è il Municipio (1744-56) e subito vicino, dove il Regnitz si fraziona in piccole diramazioni è il caratteristico quartiere denominato Piccola Venezia, (Klein-Venedig o Fischerei) con numerosi ponticelli e case con tetti multiformi e molto sporgenti, davanti alle quali è un piccolo spazio presso la riva del fiume. La parte modernissima della città è invece più a nord, sulla destra del ramo destro del Regnitz, presso la stazione ferroviaria.

Lo sviluppo demografico di Bamberga in questi ultimi anni è stato abbastanza notevole, ma non paragonabile a quello di altre città della Baviera. Nel 1885 contava 31 mila abitanti, nel 1910 48 mila, nel giugno 1925 49.478, in grande prevalenza cattolici. Bamberga è un centro culturale abbastanza importante per i suoi molti istituti d'istruzione, specialmente religiosi, per una ricca biblioteca notevole soprattutto per i suoi manoscritti, e per il museo storico che ha sede nell'antica Cancelleria vescovile. Il contado è specialmente noto per la coltura degli ortaggi, che si è sviluppata segnatamente nella parte orientale della città. Essa è praticata sia da grandi imprese (le maggiori sono la Freiland e la Warmhaus), sia da circa 400 piccoli proprietarî (Gärtnermeister), che formano una specie di corporazione, allo scopo di valorizzare economicamente la vendita dei prodotti.

L'attività industriale è rappresentata da un grandissimo cotonificio (nella parte nord-ovest della città; 2000 operai) e da numerose fabbriche di birra (frequente nei dintorni la coltivazione del luppolo). L'antica industria della ceramica ha invece ormai solo scarsa importanza.

I dintorni della città hanno un aspetto molto attraente per i boschi (ad es. il Michaelsberger Wald e l'Altenburger Wald, quest'ultimo con un castello e un'alta torre; m. 386 s. m.) che coprono ancora le colline circostanti. Anche il Parco Teresa (Theresienhain), nell'interno della nuova città, conserva senza modificaziom la flora locale.

Arte. - Bamberga acquistò importanza artistica quando l'imperatore Enrico II il santo (1002-1024) la scelse come sua residenza e la elevò a sede di vescovato. Su un'imponente spianata in cima a un colle s'erge il più importante monumento della città, il Duomo, fondato nel 1004 da quell'imperatore. È una basilica del sec. XIII, a tre navate, costruita su pianta del sec. XI. La scultura, cominciando dalla decorazione della porta della Misericordia (Gnadenpforte), si anima d'intensa vita interna nei concitati altorilievi del recinto del coro, rappresentanti apostoli e profeti, e raggiunge nelle figure a tutto tondo, ispirate alla scuola di Reims, di Maria ed Elisabetta nella Visitazione (Elisabetta è detta anche Sibilla per la sua espressione da veggente) e in quella equestre del re, l'espressione più perfetta e compiuta della plastica romanica in Germania. Fra le numerose tombe è notevole quella di papa Clemente II, e quella dell'imperatore Enrico II, eseguita da Tilman Riemenschneider alla fine del sec. XV. Un quadro del Rosario del 1515 costituisce la più notevole testimonianza della scuola pittorica di Bamberg.

Il periodo fra la fine del sec. XI e il principio del XII, con la costruzione di molte chiese oltre al Duomo, fu di decisiva importanza e determinò l'aspetto generale della città. La posizione della maggior parte delle chiese su colline, delle quali quella più alta è coronata dal Castel vecchio con battifredo e costruzioni dei secoli XV e XVI, come pure l'originale adattarsi dell'edilizia al terreno montano e fluviale, conferiscono alla città un'impronta che sebbene rude ha del fantastico e del pittoresco. Alle più antiche costruzioni sacre appartengono: la chiesa dell'ex-convento dei benedettini sul colle di S. Michele (Michaelsberg); la chiesa di S. Stefano completamente ricostruita nel sec. XVII a croce greca da Giovanni Bonalino, Valentin Fucker e Antonio Petrini; la basilica romanica a pilastri di S. Gandolfo nella Theuerstadt; quella di S. Giacobbe. Ricordiamo infine la chiesa di St. Getreu, già Sancta Fides, completamente ricostruita nel sec. XVIII. L'edificio gotico più importante è l'arciparrocchia dedicata alla Vergine. Il municipio, situato su un'isola della Pegnitz, con una torre a difesa del ponte, nella sua pianta gotica risale pure al sec. XV; ma nel secolo XVIII fu trasformato.

L'antico palazzo arcivescovile in piazza del Duomo con la graziosa facciata del sec. XVI è stimato una delle più importanti opere del Rinascimento tedesco; e tutto il Burgberg situato dietro il Duomo costituisce un angolo molto suggestivo della città medievale. Il Geiersworthschloss di fronte al municipio, è stato costruito nel secolo XVI su disegno di Hans Holl. Della stessa epoca è la pala d'altare intagliata in legno da Veit Stoss nell'arciparrocchia, nonché la serie delle stazioni della Via Crucis della scuola di Adam Kraft sulla via che conduce al Monte di S. Michele. Fra il 1685 e il 1693 sorse la chiesa di S. Martino del collegio dei Gesuiti, su disegno di Georg Dientzenhofer. Di quel tempo (1686-1695) è anche il castello di Seehof con quattro torrioni, costruito da Antonio Petrini nei dintorni della città. Per lo sviluppo edilizio della città ebbe poi massima importanza il governo del principe-vescovo Lotario von Schönborn (1693-1729) il quale fece edificare sul colle del Duomo la nuova sede vescovile da J. Leonhard Dientzenhofer, e nei più lontani dintorni della città il castello di Pommersfelden, opera di Johan Dientzenhofer, di Lucas von Hildebrand e di Maximilian von Welsch, una delle più importanti costruzioni barocche di Germania. Il successore di quel principe, Federico Carlo di Schönborn, fu anch'egli un fervido fautore delle belle arti. L'attività di geniali artisti ed architetti, specialmente dei pittori italiani, chiamati alla sua corte influì largamente su tutta la vita artistica della città. Fra i numerosi edifici sorti in quell'epoca occorre ricordare almeno due palazzi privati del consigliere aulico J. J. T. Böttinger: quello al numero 14 della Judengasse, di forme pesanti ed esuberanti, e quello della Concordia, su pianta di tipo genovese, lungo il fiume. La scultura trovò ancora uno straordinario sviluppo nel Rococò con le opere di Ferdinand Tietz e di Peter Benkert. Sono infine notevoli le collezioni del tesoro del Duomo, della Biblioteca nazionale (con i gioielli dell'epoca dell'imperatore Enrico II), dell'associazione storica, della galleria comunale, della galleria del palazzo arcivescovile, e di quella del castello di Pommersfelden. Quest'ultima possiede dipinti del Rembrandt, Rubens, van Dyck, Tiziano e di numerosi pittori italiani dell'epoca barocca.

Storia. - La città di Bamberga, di cui si ha il primo ricordo nel 902, cominciò a svilupparsi per opera dei primi margravî della casa di Babenberg (v.). Dopo la decapitazione di Adalberto, nel 906, la città venne alle dirette dipendenze della corona, che ne dispose concedendola (973) al duca di Baviera Enrico il Litigioso, dal quale passò al figlio, l'imperatore Enrico II. Questi riconobbe l'importanza raggiunta dalla città, facendola (1007) sede d'un vescovado feudale e quindi capitale di un vero e proprio stato entro l'impero (v. oltre). La popolazione urbana, quantunque fosse quasi sempre ostacolata dai vescovi, riuscì spesso ad affermare la sua autonomia, nel sec. XIV, attraverso lotte furiose d'esito incerto, che riarsero ancora fino al secolo successivo, fra gli orrori delle guerre ussitiche. L'autorità vescovile prevalse infine e un nuovo periodo di splendore per le arti e le scienze si ebbe a Bamberga sotto il vescovo Giorgio III di Limburg (1505-1522). Ma poco dopo la città fu devastata durante i torbidi della guerra rustica, a cui non rimasero estranei molti cittadini luterani di Bamberga. Alla riforma luterana infatti non mancarono numerose adesioni, tollerate dal vescovo Veit II di Würzburg (1561-77), ma presto annientate dal suo successore. La città ebbe un periodo di rifioritura scientifica con l'erezione dell'università, soppressa poi nel 1803; ma ebbe di nuovo a soffrire nella guerra dei Trent'anni, e poi nella guerra dei Sette anni per opera delle armate prussiane, e nelle guerre napoleoniche per mano dei Francesi. Insieme con il principato vescovile la città fu secolarizzata (1802), per essere poi incorporata nei possedimenti del duca di Baviera. (V. Tavv. III e IV).

Bibl.: Per la parte geografica v.: Leist, Führer durch Bamberg, Bamberga 1889; Ament, Führer, Bamberga 1912.

Per la parte storica v.: Jäck, Bambergische Jahrbücher bis 1833, Bamberga 1829-34; Rösel, Unter dem Krummstab. Zwei Jahrhunderte Bamberger Geschichte, 1430-1630, Bamberga 1895; Chroust, Chroniken der Stadt Bamberg, voll. 2, Bamberga 1907-10.

Per la parte artistica v.: P. Schneider e W. Ament, Bamberg, die fränkische Kaiser- u. Bischofsstadt, Bamberga 1912; M. Conway, The Bamberg Treasury, in The Burl. Mag., XXVIII (1915-16), pp. 14-20, 60-65; Fr. Frd. Leitschuh, Bamberg, nella collezione Berühmte Kunststätten, n. 63, Lipsia 1914; Kunstdenkmäler, I, Berlino 1924; E. Knapp, Mainfranken. Eine fränkische Kunstgeschichte, Würzburg 1928.

Il principato vescovile di Bamberga.

L'imperatore Enrico II fondò nel 1007 il vescovado di Bamberga conferendolo al suo cancelliere Everardo I (1007-1040), con la missione di convertire i Vendi pagani, numerosi allora in quella regione. La cattedrale nuova vi fu consacrata 5 anni dopo. Grande onore toccò al secondo vescovo di Bamberga, Suidger, venendo egli elevato nel 1046 alla cattedra di S. Pietro col nome di Clemente II. Si ampliò assai il territorio, nel quale il vescovo esercitava diritti feudali, con l'acquisto, sotto il vescovo Ermanno, del territorio di Banz (1071); crebbe la fama del vescovado per l'opera evangelizzatrice del vescovo S. Ottone (1102-1139) fra i Borussi e i Pomerani; culminò la potenza temporale, quando Federico II concesse al vescovo Enrico I di Biberstein il titolo di principe con la conferma di ampî diritti di sovranità. D'altra parte il potere secolare dei vescovi era indebolito dalle frequenti lotte contro la cittadinanza di Bamberga (così nel 1291, nel 1379 e nel 1435) e dalle forti spese che comportava: presto i principi-vescovi furono oberati dai debiti, ai quali cercarono di fare argine con l'imposizione di nuove tasse onerose. Spiccano nella serie dei 63 vescovi Giorgio I di Schaumberg (1459-75), restauratore della disciplina ecclesiastica e protettore di artisti, e Giorgio III di Limburg (1505-1522). Questi, amico intimo dell'imperatore Massimiliano I e umanista, iniziò il suo governo colla pubblicazione di uri codice penale che fece epoca, la Bambergensis constitutio criminalis (1507), modello al quale s'ispirò il codice penale di Carlo V. Nuovamente e fortemente ebbe a soffrire il territorio sotto il dominio temporale del vescovo per la guerra dei contadini, servi della gleba, sollevatisi contro i proprietarî al tempo del vescovo Weigand di Redwitz (1522-1556), troppo debole per epoca così turbolenta; il vescovo, alleatosi coi signori feudali della Franconia e della Svevia, entrò in guerra aperta contro il margravio Alberto di Brandeburgo, spinto da motivi religiosi non meno che dalla preoccupazioue di salvaguardare il suo possesso temporale. A tali guerricciole fu posto termine soltanto nel 1557, dalla dieta di Ratisbona, che impose Brandeburgo. I successori si adoperarono con successo a restaurare la disciplina fra il clero, spesso concubinario, e a combattere la Riforma, validamente sorretti dai gesuiti, chiamati (1612) dal più attivo di questi vescovi, Giovanni Goffredo di Aschhausen. Là dove i padri non riuscivano con l'insegnamento a ricondurre i riformati nel grembo della chiesa cattolica, essi erano aiutati con mezzi più energici dal braccio temporale del vescovo e agli eccessi rispondevano gli eccessi. Durante la guerra dei Trent'anni il paese ebbe a soffrire assai per imposizioni di ogni genere. Duravano già da più di 100 anni le contese con la casa d'Austria per certi possedimenti del vescovado nella Carinzia, quando finalmente, nel 1675, sotto il vescovo Filippo di Dernbach (1672-83), si giunse a un accordo. Le buone relazioni con la casa d'Austria facilitarono anche la mediazione dell'imperatore Leopoldo I tra il vescovo e il capitolo della cattedrale.

Figure caratteristiche per quell'epoca di sovranità assoluta furono i due vescovi, conti di Schönborn, Lotario Francesco (1693-1729) e Federico Carlo. Il primo, ch'era ad un tempo elettore di Magonza, fu gran costruttore di castelli e palazzi, il secondo, famoso oratore sacro, sostenne prepotentemente gravi contese e processi contro il suo capitolo per i diritti sulle immunità ecclesiastiche; ma ebbe la peggio tanto presso la corte suprema dell'impero quanto presso la curia romana. L'esistenza del principato ebbe fine legale nel 1802 in seguito alla pace di Lunéville e al Reichsdeputationshauptschluss dell'anno seguente, per cui fu incorporato al ducato di Baviera.

Bibl.: Jäck, Geschichte der Provinz Bamberg, 1006-1803, voll. 4, Bamberga 1809-10; I. Looshorn, Geschichte des Bistums Bamberg, voll. 6, Monaco e Bamberga 1886-1906; Weber, Das Bistum und Erzbistum Bamberg, Bamberga 1905; id., Geschichte der gelehrten Schulen im Hochstift Bamberg, 1007-1803, Bamberga 1880; Wild, Staat und Wirtschaft in den Bistümern Bamberg und Würzburg, Heidelberg 1904.

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