Avogadro di Quaregna, Amedeo

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Chimico e fisico (Torino 1776 - ivi 1856). Tra i fondatori della moderna teoria atomica, nel 1811 formulò una delle ipotesi fondamentali della chimica moderna, quella che stabiliva che volumi uguali di gas dovessero contenere lo stesso numero di molecole. La validità di tale ipotesi non fu tuttavia immediatamente accettata e furono necessari molti anni, nuove teorie e numerose esperienze in laboratorio prima che essa diventasse la base della moderna teoria atomica.

Vita e attività

Laureato in giurisprudenza, dal 1801 fu segretario della prefettura del dipartimento dell'Eridano. Preferì tuttavia e coltivò gli studî di matematica e fisica; insegnante di queste materie nel R. Collegio di Vercelli (1809), tenne poi nell'università di Torino la cattedra di fisica sublime (fisica-matematica) dal 1814 al 1822, anno nel quale fu soppressa, per riottenerla nel 1834. Nei primi lavori si occupò di elettrologia: tentò una illustrazione dello stato elettrico di un isolante posto tra due conduttori carichi, intuendo il concetto di polarizzazione elettrica di un dielettrico, e formulò un'ipotesi sulle modalità della conduzione elettrica. Postulò anche una relazione tra qualità elettriche e chimiche dei corpi e propose una serie elettrochimica aperta a tutti gli elementi, non solo ai metalli. Nel 1809 raccolse in un'unica memoria i risultati della sperimentazione in questo campo e dichiarò che le proprietà acide o alcaline di un composto sono tali in relazione a un altro composto, in un antagonismo che spiega l'affinità chimica.

Nel 1811 nell'articolo Essai d'une manière de déterminer les masses relatives des molécules élémentaires des corps, et les proportions selon lesquelles elles entrent dans ces combinaisons l'A. enunciò la teoria che in eguali volumi di gas, anche diversi, a eguale pressione e temperatura, sia contenuto un egual numero di molecole (legge di A.): teoria basata su deduzioni tratte dai risultati delle recenti esperienze di Gay-Lussac, riferiti anche alla teoria delle proporzioni definite. Poiché alla sua ipotesi sembravano fare eccezione troppo rilevante i corpi composti, egli superò la difficoltà con un'altra ipotesi, divenuta poi assioma della chimica moderna, che completava la prima: contro il presupposto allora comunemente accettato, dell'indivisibilità della molecola dell'elemento, A. ammise la distinzione, anche nei corpi semplici, di molecole elementari o atomi, indivisibili, e molecole integranti, o vere molecole, composte dalle prime. Formulata la sua teoria, egli tentò anche di determinare il peso atomico relativo di alcuni elementi. Dal 1811 al 1821 A. pubblicò memorie a contenuto sperimentale e teorico; dibatté col Berzelius alcune questioni sulla teoria elettrochimica; asserì l'identità delle leggi inorganiche e organiche e definì la formula di alcuni composti organici; cercò di stabilire i numeri affinitari che misurano l'affinità dei corpi per il calore, attenendosi al concetto di calore come fluido imponderabile. Dal 1837 al 1841 pubblicò i 4 voll. della Fisica de' corpi ponderabili ossia Trattato della costituzione generale de' corpi, compendio di fisica teorica.

Costante (o numero) di A. Il numero di entità elementari (molecole, atomi, ioni, elettroni, ecc.) presenti in una mole di sostanza; si indica con N ed è uguale a (6,0221367 ± 0,0000036)•1023 mol-1.

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