MISTRUZZI, Aurelio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MISTRUZZI, Aurelio

Alessandra Imbellone

– Nacque il 7 febbr. 1880 a Villaorba, frazione di Basiliano (Udine), da Giacomo, geometra, e Filomena Vau, proprietaria terriera.

Rimasto orfano del padre nel 1886, frequentò fino al primo anno il liceo classico per poi passare all’istituto tecnico e conseguire i diplomi di agrimensura e agronomia. Alla scuola d'arti e mestieri «Giovanni da Udine», nel capoluogo friulano, frequentò dal 1899 i corsi dello scultore L. De Paoli e ricevette la prima formazione artistica. Prestato il servizio militare a Roma, soggiornò a Venezia, dove frequentò all’Accademia di belle arti i corsi d'ornato dell’architetto V. Rinaldo per l'anno 1902-03 e conseguì l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole tecniche e normali (professione che svolse negli anni a venire per mantenersi agli studi).

Trasferitosi a Milano nel 1903, entrò come apprendista negli studi degli scultori E. Pellini e A. Mazzucchelli, apprezzati specialisti nel genere funerario e nei busti-ritratto di gusto decorativo, ben rispondenti alle esigenze della committenza borghese. Realizzò nel 1904 il suo primo lavoro in marmo (la testa in bassorilievo del Cristo nel Getsemani di Pellini), il primo dal vero (busto di Madonna in adorazione), un busto della madre (tutti non reperiti) e la statuetta in bronzo Colombe (collezione privata). Del 1905 sono il Ritratto della madre, l’unico dipinto noto del M., e il piccolo bronzo Mammola (entrambi in collezione privata; Roma, Archivio della famiglia Mistruzzi, ms.: Attività artistica dal 1906 in poi).

Nel 1906 il M. si iscrisse all'Accademia di Brera, dove fu allievo dello scultore E. Butti e di C. Tallone alla scuola obbligatoria del nudo. Dallo stesso anno è documentato il rapporto con la fonderia legata allo scultore F. Barzaghi. La grande statuaria celebrativa di Butti e il verismo di V. Vela e L. Bistolfi sarebbero rimasti suoi costanti punti di riferimento. L'influenza predominante di Pellini, del quale frequentava i corsi serali presso la scuola d’arte applicata, è testimoniata dalla testa di bimbo in bronzo Ego cogito ergo sum (1907, collezione privata). Al 1906 risale anche l’esordio espositivo del M., che partecipò alla I Mostra nazionale di belle arti tenutasi a Milano.

Nel gennaio 1908 vinse il concorso per le borse di studio triennali bandite dal Comune di Udine, intitolate ad A. Marangoni, ottenendone una per il perfezionamento a Roma: la Testa d’uomo modellata dal vero come saggio d’esame è conservata nella Galleria d'arte moderna di Udine, insieme con un Nudo di giovinetta poi inviato come saggio di studio. A Roma giunse il 25 aprile di quell’anno per stabilirvisi definitivamente. Affittò uno studio in via Margutta 83/a, spostandosi presto al numero civico 54, dove aveva sede il Circolo artistico internazionale, crocevia di fondamentale importanza per la vita artistica romana dei primi trent'anni del Novecento. Lì conobbe la viennese Melanie Jaiteles, che sposò nel 1913 e con la quale ebbe quattro figli: Adriana (1914), Diego (1915), Lea (1918) e Fabiana (1923).

Elusivo sul proprio iter formativo, il M. contribuì a creare quell’immagine di artista senza maestri, «condotto dalla Provvidenza alla vita dell’Arte», promossa dalla critica di parte clericale (Polvara, p. 1). Fu invece grazie alla frequentazione della neoistituita scuola dell’arte della medaglia che sarebbe giunto ad affermarsi fra i protagonisti della rinascita di quel particolare genere artistico che caratterizzò la prima metà del Novecento. Nel 1909 ebbe come insegnante di modellazione lo scultore G. Romagnoli, primo direttore della scuola, e come professore d’incisione L. Giorgi, capo incisore della Zecca, realizzando in quegli anni tra l'altro la medaglia del congresso artistico internazionale (1911). Suoi modelli di medaglie coniate dalla Zecca furono esposti alla Mostra internazionale delle industrie e del lavoro tenutasi a Torino nel 1911, anno che vide intensificarsi la sua produzione medaglistica e l'attività espositiva. Un primo vertice qualitativo lo raggiunse nel 1918, con il modello, poi coniato dalla Zecca nel 1925, delle 100 lire Vetta d'Italia, moneta fra le più apprezzate dagli appassionati di numismatica.

Nel 1919 partecipò al concorso per la coniazione della medaglia annuale pontificia. A vincerlo fu Romagnoli, ma l’anno seguente il M. fu convocato in Vaticano per eseguire un ritratto dal vero, su targa bronzea, di Benedetto XV, che servì poi da modello per la medaglia annuale celebrativa del sesto anno del suo pontificato. Iniziò così la sua carriera di medaglista della Santa Sede, durante la quale, dal 1920 al 1960, fornì i modelli delle medaglie annuali, straordinarie, giubilari e commemorative della Città del Vaticano.

Delle sue medaglie vaticane si distinguono quelle celebrative dei diversi anni di pontificato di Pio XI – dedicate al concordato tra l’Italia e la S. Sede (1929), al primo anniversario della costituzione della Città del Vaticano (1930), alla prima trasmissione radiofonica della Radio Vaticana (1931), alla canonizzazione di Tommaso Moro e John Fisher, assai apprezzata per il suo aspetto neorinascimentale (1935) – e Pio XII, dedicate all'invocazione della pace (1940), alla misericordia di Gesù per denunciare gli orrori della guerra (1941), a ricordo dei radiomessaggi d'esortazione alla pace inviati dal pontefice (1942), dell'allocuzione contro le nuove dottrine sociali (1948), dell'esortazione papale a difesa della fede cattolica (1949), al rinvenimento del sepolcro di s. Pietro (1952), a ricordo dell'ampliamento della stazione Radio Vaticana di Santa Maria di Galeria, raffigurante nel verso un angelo in volo sopra le antenne della Radio Vaticana (1958). A queste si aggiungono le medaglie: per il 15° centenario del concilio di Efeso, che presenta nel verso una dettagliata raffigurazione dell'interno della basilica di S. Maria Maggiore a restauri conclusi (1931); quella raffigurante nel verso il nuovo ingresso ai Musei Vaticani (1932); a monsignor F. Spellman (1944), figura chiave dei rapporti fra Italia, Vaticano e Stati Uniti negli anni della guerra fredda; per l'anno santo 1950; per l'inaugurazione del collegio americano del Nord sul Gianicolo (1953); per monsignor G.B. Montini, arcivescovo di Milano (1954); per il 450° anniversario della fondazione del corpo della Guardia svizzera vaticana (1955).

Al 1921 risalgono le medaglie di Dante Alighieri realizzate per il Comitato civico e per il Comitato cattolico di Ravenna, e la grande medaglia in oro Ignoto militi, deposta sulla bara del milite ignoto al Vittoriano: una produzione che fu notata da C. Ricci e U. Ojetti, il maggior sostenitore della rinascita dell'arte della medaglia italiana. Fu lui a chiamare nel 1924 il M. a partecipare all’Esposizione internazionale della medaglia moderna organizzata a New York con una serie di medaglie che, al rientro in Italia nel 1925, furono trasferite alla III Biennale romana, nella sezione delle Medaglie moderne italiane curata dallo stesso Ojetti. Al rapporto con il critico si deve la partecipazione, nel 1930, alla Mostra della medaglia e placchetta italiana dal Rinascimento ai giorni nostri tenutasi a Roma e all’Exposition de la Gravure et de la médaille italienne organizzata presso la Bibliothèque nationale di Parigi. Importante fu la sua partecipazione nel 1932 alla Mostra della medaglia presso la XVIII Biennale di Venezia, dove espose dodici esemplari.

Tra le altre medaglie in ambito civile si annoverano: quelle per il centenario della morte di A. Canova (1922), Il timoniere con l'effigie di B. Mussolini (1925), per la Battaglia del grano (1926), Roma (1927), di Mussolini (1930), l'Autocaricatura all'età di cinquant'anni (1930), e quella per l’Accademia pilalusorum Jucundiana (1939) dedicata all'amico ingegnere G. Barluzzi con il quale il M. praticava il gioco delle bocce; del Gattamelata (1943), una delle più apprezzate per il suo diretto richiamo a Donatello e al Rinascimento; 1943 dedicata all'annus horribilis della guerra; le medaglie celebrative della caduta del fascismo (1943), della liberazione di Roma e Firenze (1944), della Germania devicta (1945) e la medaglia contro la persecuzione degli ebrei (1945). Eseguì le medaglie per gli ottant'anni di Benedetto Croce (1946) su commissione del PLI (Partito liberale italiano), per il congresso della DC (Democrazia cristiana, 1947), per il decennale della Repubblica Italiana (1958), per l’accordo monetario europeo (1958), per le Olimpiadi a Roma (1960, non coniata), e la medaglia celebrativa del venticinquesimo anniversario dalla prima trasmissione radiofonica della RAI (1960).

Intanto, il 28 febbr. 1922, il M. era stato nominato membro della Pontificia Accademia dei virtuosi del Pantheon, e nel 1924 fu chiamato a far parte della Giunta direttiva della neoistituita Commissione centrale pontificia per l’arte sacra. Il 25 giugno 1932, con un chirografo di Pio XI, fu nominato incisore ad perpetuum della Sede apostolica. Nel 1936 divenne accademico corrispondente alla S. Luca, e nel 1946 accademico nazionale. Dal 1946 fino al 1953 ricoprì la carica di presidente del Centro nazionale artigianato, legato alle ACLI (Associazioni cristiane lavoratori italiani) e alla DC.

Dalla fine del primo decennio del Novecento il M. iniziò ad affermarsi come scultore monumentale, mettendosi in luce nel concorso per il nuovo ponte Vittorio Emanuele di Roma con una statua di Vittoria, poi inviata a Udine come ultimo saggio della borsa Marangoni e collocata nel 1912 nell’abside del tempietto ai Caduti, per essere tradotta in bronzo nel 1926. Fu merito di questa statua se l’architetto R. D'Aronco gli commissionò la decorazione scultorea del municipio udinese, la prima commissione pubblica ricevuta dal M., che vi attese fra 1913 e 1915, realizzando colossali gruppi allegorici liberty dedicati alle virtù civili e politiche (fra questi La vittoria del lavoro, L'unione fa la forza, Venezia e Terza Italia, Impero e Patriarcato). Affermatosi pienamente come scultore, eseguì nel 1915 l'Autoritratto di dimensioni oltre il vero, presentato con successo alla LXXXIV Esposizione della Società amatori e cultori di belle arti di Roma (Roma, Accademia di S. Luca; modello a Udine, Galleria d'arte moderna).

Dopo aver servito come ufficiale nella Grande Guerra, il M. vinse i concorsi per l’esecuzione di monumenti ai caduti in varie località italiane, mettendo a punto iconografie più volte ripetute nel bronzo.

Per il monumento di Basiliano (1919-21) elaborò l’iconografia del Fante vittorioso, riprodotta fra 1921 e 1925 a Grottaminarda, Alpicella di Varazze, Portogruaro, Serra San Bruno, Monte San Giusto, Chiaramonte Gulfi e Colonna. Per il monumento di Atina (1919-21) inventò, ispirandosi a un verso di G. Leopardi, il gruppo della madre china a mostrare al figlioletto i nomi dei caduti, poi messo in opera nei monumenti di Zagarolo, Camogli, e Gemona. Per il monumento di Castelfranco Veneto (1921-24) elaborò il gruppo dell’Apoteosi, con l'angelo della morte che sostiene il corpo nudo. Seguirono, sempre negli anni Venti, i monumenti di San Daniele del Friuli, dei ferrovieri caduti nella stazione di S. Lucia a Venezia, Bertiolo, Martignacco, Attimis, Talmassons, Cividale, Decimo ad Azzano, Cisterna del Friuli, Manzano, San Giorgio di Nogaro, Marostica, Gaeta e Pordenone.

Il monumento Frey per il cimitero Monumentale di Milano (1911), con la statua in bronzo della Vita coniugale, dette inizio alle numerose commissioni ricevute dal M. nel genere funerario.

Fra queste si distinguono il monumento Limo nel cimitero del Verano a Roma (1914), la cappella Nerazzini per Montepulciano con l’altorilievo della Pietà (1914-19), la tomba Moretti per Blessano con l'apprezzata statua della Vergine saggia (o prudente, 1920), che rivisita in chiave novecentista la Fiducia in Dio di L. Bartolini, in analogia con i coevi esiti di A. Wildt. Seguirono i monumenti Treves nel cimitero Monumentale di Torino (1921), Castelli nel Monumentale di Milano (Pietà, 1923), Moretti al Verano (1925-28, con l'altorilievo del Ciclo della vita), Loreti per Zagarolo (1930, con la statua in bronzo dell’Invocazione replicata nel 1932 per la tomba Mistruzzi al Verano), Valdani nel Monumentale di Milano (1934), e la lastra tombale del fratello Diego nel cimitero di Udine (1939).

La Fontana delle rane realizzata su progetto di D’Aronco fu premiata con la medaglia d’oro alla I Biennale delle arti decorative di Monza nel 1923: la statua della Ranocchietta, terminata nel 1919, ottenne la medaglia d'argento e fu replicata dal M. in diversi esemplari (uno dei quali acquistato nel 1922 dallo Stato per il Museo d’arte italiana di Lima). Fra 1929 e 1930 realizzò il monumento al poeta G. Ellero per Udine.

Episodio centrale della vasta produzione ritrattistica del M., quasi interamente dispersa, fu l'incontro con Mussolini, cui fu presentato il 3 ag. 1926 per eseguire una targa-ritratto in busto alla quale il M. lavorò il giorno seguente a palazzo Chigi. Il 10 agosto Mussolini appose la propria firma nel modello oggi conservato nella Galleria d'arte moderna di Udine.

Realizzò in seguito busti di Mussolini per il Monte di Pietà di Roma (1928, presentato alla II Biennale friulana, con il titolo Il dominatore), per la sede della Federazione fascista di Milano (bronzo, 1934, oggi Milano, Galleria d’arte moderna), per il salone del consiglio della Banca d'Italia, per le sedi principali degli italiani all'estero e altre destinazioni. In pendant furono generalmente richiesti busti del re Vittorio Emanuele III, che il M. modellò per la prima volta intorno al 1925.

La statua in legno di S. Valentino per la parrocchiale di Basagliapenta (1911) fu la prima opera eseguita dal M. nel campo della statuaria sacra, nel quale fu assai attivo nei decenni successivi. Importante fu il suo intervento, a fianco di A. De Carolis, per la Basilica del Santo a Padova, dove realizzò le statue in bronzo di S. Rosa da Lima (1924-26) e S. Francesco (1929) e quella in legno dell’Immacolata (1928 ora a Vicenza, S. Lorenzo).

Lavorò per le chiese di Zoppola (Madonna col Bambino in legno, 1925), S. Maria del Suffragio a Grotte di Castro (busto-reliquario di S. Flavio Martire, 1932), delle suore francescane di Grottaferrata (Crocifissione, 1932), per il santuario di Cristo Re a Sestri Levante (Madonna del Grappa, 1934), per l’Esposizione della stampa cattolica in Vaticano (statue di Angeli, S. Paolo e Madonna delle Missioni, 1936), per il tempietto ai caduti di Udine (Crocifisso e rilievi di Santi per la mensa dell’altare, 1939), per la cappella Torlonia in S. Giovanni in Laterano (statua della Munificenza, 1943), per il cardinale D. Tardini (gruppo Mater orphanorum, 1946, Roma, villa Nazareth), per la basilica delle Grazie a Este (rilievi dell’altare maggiore con Scene della vita della Vergine, 1946), per la chiesa di S. Maria in Trivio a Roma (statua-reliquiario del Beato Gaspare Del Bufalo, 1954), per la chiesa del S. Cuore immacolato di Maria a Roma (busto-reliquario di S. Claret, 1950), per la chiesa francescana della Custodia a Betania (paliotto in marmo dell’altare maggiore con Angeli presso il sepolcro di Lazzaro, 1952), per la parrocchiale di Avilla di Buia (prima stazione della Via Crucis, La condanna, bronzo, 1958). Un capitolo a sé stante dell'attività monumentale del M. deve essere considerato quello dedicato alla realizzazione di battenti in bronzo per i portali delle chiese, anche se la sua opera più ambiziosa – i battenti per la quinta porta del duomo di Milano dove illustrare Origini e vicende del duomo dalla sua fondazione fino all’attualità – rimase allo stato di modello (Niguarda, villa Clerici, Galleria d'arte sacra dei contemporanei). Realizzò a Roma, presso la fonderia di A. Bruni, le imposte bronzee per i portali della chiesa della Visitazione a Gerusalemme (1939), e quelle per i portali della cattedrale di Newark nel New Jersey (1952-54), liberamente ispirate alle prime porte di L. Ghiberti per il battistero fiorentino.

Dell’attività didattica svolta nell’istituto Beato Angelico di studi per l'arte sacra, presso il collegio domenicano di S. Maria sopra Minerva, testimoniano le lezioni sulle porte istoriate e Dal bassorilievo alla statua (in Saggi e lezioni sull'arte sacra, Roma 1938, pp. 138-142), tenute nell’anno accademico 1936-37 (Il prof. M. ... ).

Il M. realizzò dagli anni Venti un gran numero di oggetti di oreficeria sacra destinati all'arredo liturgico e alle cerimonie religiose. Prima opera importante in questo campo fu il pastorale in argento per il vescovo di Duluth (1923).

A quello seguirono la muta di candelabri in bronzo dorato per la cappella Sistina commissionata da Pio XI (1932), che colpì i contemporanei per il suo gusto cinquecentesco; la lampada in argento e il tabernacolo della chiesa della Flagellazione in Gerusalemme (1932); il mattone in bronzo per la chiusura della porta Santa della basilica di S. Pietro (1934); la rosa d’oro offerta da Pio XI alla regina Elena (1937, Roma, S. Giovanni in Laterano); il tabernacolo per la chiesa del Monte delle beatitudini in Palestina (1938); gli ostensori per le chiese di Zoppola e del Cristo Re a Roma (1939); il campanello in bronzo per padre A. Gemelli (1941); il calice per la chiesa del Cristo Re a Roma (1946); tronetto d’altare, portella di tabernacolo e ostensorio per la chiesa del Carmelo a Vetralla (1948-49); martello e cazzuola in oro e avorio utilizzati da Pio XII per l’apertura e la chiusura della porta Santa della basilica di S. Pietro (1949); formelle e stemmi per il fercolo di s. Agata (1951-59, Catania, Museo diocesano); la rosa d’oro per la chiesa metropolitana di Goa (1953, modello a Udine, Galleria d'arte moderna); la corona d’oro e gemme per l’icona Salus popoli Romani in S. Maria Maggiore (1954); il pastorale per monsignor Montini (1954); il calice per la cripta dei caduti al Vittoriano (1956).

Alle opere di oreficeria sacra si affianca una dispersa produzione di oggetti destinati a riti civili e militari, quali il bastone di comando per il governatore di Rodi, M. Lago (1933) e diversi cofani per bandiera destinati a navi da guerra.

Sua ultima impresa fu il colossale monumento equestre del generale Rafael Leónidas Trujillo Molina, dittatore della Repubblica Dominicana, eretto nel 1957 a San Cristóbal, e abbattuto dopo l'uccisione del tiranno, nel 1961.

Il M. morì a Roma il 25 dic. 1960 e fu inumato nella tomba di famiglia al Verano.

Fonti e Bibl..: Roma, Accademia di S. Luca, Archivio storico, Buste bio-bibliografiche accademici, ad vocem; Ibid., Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Archivio della Scuola dell’arte della medaglia, b. 22; Ibid., Soprintendenza alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Archivio storico, Fondo Ugo Ojetti, Serie I, Artisti, Corrispondenti, M.UA.1281; Ibid., Archivio della famiglia Mistruzzi, Attività artistica dal 1906 in poi; G. Polvara, A. M.: uno scultore medaglista, in Arte cristiana, XI (1923), 1, pp. 1-8; G. Del Puppo, A. M. e l’opera sua, in La Panarie, 1° marzo 1924, pp. 129-143; A. Kuhn, A. M., in Die christliche Kunst, XXXI (1934), pp. 1-10; C. Luperini, Profili brevi di artisti contemporanei: A. M., in L’Artista moderno, XXXII (1934), 5, pp. 92 s., 97-100; G. Guida, Uno scultore religioso: A. M., in L’Illustrazione vaticana, VII (1936), 4, pp. 174-176; A. Patrignani, Un decennio di attività medaglistica di A. M., in Numismatica, 1948, n. 14, pp. 30-38; P. Scarpa, «Domus Jucundiana», in Strenna dei romanisti, IX (1948), pp. 127-130; M. Guerrisi, A. M., Roma 1961; A. D’Ambrosio, A. M. scultore e medaglista della S. Sede, in Strenna dei romanisti, XXXV (1974), pp. 151-157; G. Montenero, A. M. 1880-1960, Udine 1974; O. Orsini, A. M., graveur du Saint-Siège, in Le club français de la médaille. Bulletin, 1978, n. 58 pp. 54-63; Il lascito Aurelio Mistruzzi della Provincia di Udine, a cura di A. Mucchino, Udine 1992; P. Cabrini Venier Romano, Un artista, suo figlio: A. e Diego Mistruzzi, in Mitteleuropa, 2007, n. 2, pp. 11-13; Ars metallica: monete e medaglie: arte tecnica e storie: 1907-2007 cento anni della scuola dell'arte della medaglia nella Zecca dello Stato (catal.), Roma 2007, pp. 132, 137, 140; A. Imbellone, A. M. una vita per l'arte, Roma 2010;  Dizionario biografico friulano, a cura di G. Nazzi, ad vocem.

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